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XANDRIA - A tu per tu con Dianne van Giersbergen
24/01/2017 (1883 letture)
L'attesa per la pubblicazione del nuovo disco Theater of Dimensions, prevista per il prossimo 27 Gennaio, tiene sulle spine la band tedesca Xandria, una delle più conosciute in ambito symphonic metal. Dopo Lisa Middelhauve e Manuela Kraller, arrivano il carisma e il talento di Dianne Van Giersbergen che sembra portare nuova acqua al mulino degli Xandria, mai realmente riusciti a brillare. Ci riusciranno con questo nuovo capitolo?
Dianne ce lo racconta, sempre cordiale, ma soprattutto visibilmente entusiasta.


Cafuné: Ciao Dianne, ti voglio ringraziare a nome di Metallized per averci dato la possibilità di intervistarti, sono davvero contenta di poter parlare con te. Direi di iniziare subito con le domande. Ho avuto la possibilità di ascoltare la vostra prossima uscita Theater of Dimensions, vorrei che ce lo presentassi.
Dianne van Giersbergen: Certo. Theater of Dimensions è il nostro nuovo album che verrà pubblicato il 27 Gennaio. Ovviamente devo dire che è il più bel cd che abbiamo mai pubblicato finora. Forse sono quasi obbligata a dirlo, ma il punto è che lo penso davvero. Tutto, dalla scrittura dei testi, a cui ho partecipato io stessa, fino alla produzione, ha funzionato molto meglio rispetto all'album precedente. O almeno così mi è stato confermato dai ragazzi. Per me stato davvero grandioso, perché ho contribuito scrivendo parte dei testi e soprattutto perché l'intero cd è stato costruito sulla mia voce. Penso che risulti evidente ascoltandolo. La mia voce ricopre davvero un ruolo importante e di conseguenza possano pure le chitarre suonare quanto forte vogliono. Trovo quest'album davvero organico, bombastico e più pesante rispetto al precedente. È di certo qualcosa che vale la pena ascoltare.

Cafuné: Il precedente Sacrificium fu pubblicato pochi mesi dopo la tua entrata nella band, mentre con ToD hai avuto tutto il tempo per mettere molto di te nella creazione del disco. Ci sono dei brani che senti più intimi?
Dianne: Proprio così. Personalmente ho scritto cinque canzoni, così come Marco ne ha scritte altrettante. Mentre l'ultima, la più lunga l'abbiamo scritta insieme. Entrambi abbiamo messo molto del nostro nei rispettivi brani. Per esempio il primo Where Heart is Home è stato scritto da me e parla di come sia difficile abbandonare una persona, dopo una rottura o un qualsiasi problema, evitando di guardare al passato. Mi interessa scrivere di cose che ho provato e che capisco, di ciò che ho percorso con le mie scarpe.

Cafuné: Credo che ogni buon disco nasca da una sorta di sfida con se stessi, dalla voglia di superare gli standard posti in precedenza. Come si è svolta la realizzazione dell'album? Avete incontrato particolari problemi?
Dianne: Non abbiamo avuto nessun particolare problema. Abbiamo prestato attenzione a tutto e la differenza sostanziale con il precedente sta nel fatto che abbiamo avuto più tempo per curare ogni particolare con la concentrazione, ma anche il relax necessari.

Cafuné: We Are Murderers è uno dei due promo rilasciati prima della pubblicazione di Theater of Dimensions. Quello che notiamo ancor prima del ritornello catchy, o della ruvida voce di Strid, è il testo, che sembra volerci dire qualcosa di importante. Esiste un qualche intento morale in We Are Murderers?
Dianne: Oh certo, questa canzone l'ha scritta Marco e come detto mettiamo nelle nostre canzoni pensieri ed emozioni che fanno parte di noi. We Are Murderers vuole dirci che se andiamo avanti così distruggendo la terra non ci sarà futuro per i nostri figli o i figli dei nostri figli. Non si è voluto però incolpare qualcuno di specifico, siamo responsabili noi tutti.

Cafuné: Come ha influito il contributo di Björn Strid (Soilwork) e dei Van Canto alla composizione dell'intero cd?
Dianne: Abbiamo collaborato sia con Strid che con i Van Canto, ma anche Zaher Zorgati (Myrath) e Henning Basse (MaYan, Firewind) hanno preso parte all’album. Ognuno di loro ha contribuito in modo diverso al disco. Penso che abbiamo effettivamente cercato di combinare diverse personalità musicali, o per rimanere in tema, molteplici dimensioni.

Cafuné: Dal tuo sito web si intuisce quanto sia importante per te l'apprendimento di diversi stili. Sei una cantante lirica ma questo non ti impedisce di utilizzare tinte pop, piuttosto che folk all'interno dello stesso ToD, motivo per cui non cadi nella prevedibilità. Secondo te perché è importante per un cantante sapersi avvalere di un'ampia tavolozza vocale?
Dianne: Non dico sia fondamentale nella formazione di un cantante, ma è di certo qualcosa che mi interessa e con cui mi piace misurarmi. Per un cantante è importante approfondire la propria voce e avere la possibilità di scegliere se usare un colore piuttosto che un altro, uno stile o una tecnica che si adatti meglio alla circostanza. Penso che la musica non possa che trarne vantaggio.

Cafuné: Se rivolgi uno sguardo al tuo percorso musicale, dalla prima lezione di canto all'ultimo disco, qual'è la soddisfazione più bella che la musica ti ha dato, e quale il sacrificio più grande che ha richiesto?
Dianne: Penso che la soddisfazione più bella sia quella di poter dimostrare il mio talento e rendere le persone felici grazie a questo. Amo stare sul palco e osservare mentre canto le reazioni del pubblico. Vedere che alla gente piace ciò che a me per prima piace fare, è una grande soddisfazione. Non potrei immaginare qualcosa di meglio. L'aspetto meno piacevole è senza dubbio perdermi gli avvenimenti che interessano la mia dimensione personale, come compleanni, matrimoni ed occasioni relative alla mia famiglia, che ha un ruolo molto importante nella mia vita. Molte volte dire che mi dispiace ma non potrò esserci è un duro sacrificio.

Cafuné: Questa è la mia domanda preferita. Durante tutta la tua formazione classica avrai sicuramente studiato moltissime arie della tradizione operistica italiana. Con quale personaggio dell'opera ti sei più identificata?
Dianne: Non so con quale personaggio, ma c'è quest'aria di Puccini dal titolo Sola, Perduta, Abbandonata che sembra stata scritta apposta per me. È cantata da questa donna che piange e si lamenta, dice che morirà. Amo quel pezzo drammatico.

Cafuné: Ti senti all'apice della tua carriera o vorresti migliorare ancora qualcosa di te sia a livello personale che artistico?
Dianne: Non ne ho idea, perché non so quale sia l'apice della mia carriera. Inizialmente il mio obbiettivo era quello di essere ammessa al conservatorio, studiare e conseguire il titolo che desideravo. Ce l'ho fatta e conclusa la scuola non mi sono più posta un preciso traguardo, volevo solo godermi quello che avevo imparato.

Cafuné: Entriamo in una dimensione più personale, e lasciamo per un momento da parte la musica. Ci racconti brevemente chi è Dianne?
Dianne: Credo di essere una buona persona, ma dovrebbero essere gli altri a dare un giudizio. Sono molto socievole, espressiva, a volte introversa e determinata.

Cafuné: Vorrei che mi nominassi un libro, una persona e un luogo che hanno avuto un impatto significativo nella tua vita.
Dianne: Inferno di Dan Brown, non troppo per la storia ma perché parla dell'intera umanità e questo mi ha in qualche modo aperto gli occhi, non ci avevo mai pensato prima. Elena Vink, la mia vocal coach al conservatorio è stata una persona molto importante per me. Como luogo direi casa mia.

Cafuné: Siamo arrivate all'ultima domanda. Vuoi lasciare detto qualcosa ai fans italiani che ci stanno leggendo? Vuoi prometterci qualche data italiana?
Dianne: Oh già non abbiamo dichiarato ancora nessuna data italiana. Non mi è permesso dire niente in tal senso, ma lasciami salutare tutto il pubblico italiano che era là per noi quando siamo venuti in Italia e che ci hanno supportato. Spero di vedervi anche ai prossimi concerti!

Cafuné: Grazie mille Dianne, ti auguro il meglio. È stato un piacere.
Dianne: Grazie a voi, alla prossima!



Grazia Greyx Pappani
Lunedì 13 Febbraio 2017, 14.41.26
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