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LEGENDS OF ROCK - # 40 - David Bowie, parte seconda
12/06/2017 (1841 letture)
Avevamo lasciato il buon David al termine della prima puntata del "Legends of Rock" che lo riguarda, alle prese con l'uscita di Hunky Dory. Riprendiamo adesso ad occuparcene quando una svolta importantissima sta per materializzarsi nella sua vita da artista e non solo: The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.

STARDUST ON GEMINI SPACESHIP; COMME D'HABITUDE
Divenuto rapidamente un'icona del glam, il disco esplose immediatamente come successo planetario. La storia di Ziggy e del suo farsi tramite con un'altra dimensione per veicolarne all'umanità il messaggio (concetto poi ampliato ed in parte stravolto negli spettacoli live), usando vari elementi stilistici tra i quali il glam rock era il principale, la faceva ovviamente da padrona. L'identificazione di Bowie con Ziggy, in parte studiata a tavolino ed in parte sfuggita di mano a chi aveva concepito l'idea, rese il cantante qualcosa di nuovo nel mondo del rock. Incredibilmente teatrale nell'immagine e nel concetto di uomo/rocker/artista non più separabile nelle sue molteplici identità, il personaggio-alter ego creato da Bowie aveva una fonte di ispirazione precisa in Iggy Pop. L'idea di costruire qualcosa di "poppiano" in un ambiente totalmente diverso come quello britannico, era assolutamente irrestibile per il Nostro. Per la cronaca, lo stesso nome Ziggy deriva dalla ragione sociale di una sartoria e di Iggy unita a quello del cantante Norman Carl Odam (Stardust da Legendary Stardust Cowboy suo nome d'arte), ma anche Lou Reed rappresentò un modello al quale ispirarsi insieme ai Velvet Underground; e non è finita. Lo stesso Marc Bolan era un personaggio iconico il quale, col suo trucco e la sua "elettricità" fece la sua parte nella costruzione del pantheon ispirativo bowieiano. Tuttavia, il più importante punto di riferimento per la genesi del disco probabilmente più conosciuto del cantante è il meno noto di tutti: Vince Taylor. Il rocker dal successo postumo ed il suo comportamento che definire eccentrico è certamente riduttivo, con il suo perdere progressivamente contatto con la realtà contribuì involontariamente a delineare in parte il personaggio di Ziggy Stardust. Bowie lo omaggerà molti anni dopo con una cover di I Took a Trip (On a Gemini Spaceship). Il tutto, comunque, in chiave davvero molto teatrale. Talmente tanto da trascinare l'intero movimento Glam, che vive in quell'epoca un momento di splendore irripetibile, per molti versi. Molto interessante come Life on Mars risulti incredibilmente ed insospettabilmente simile ad un pezzo arcinoto di Frank Sinatra: My Way. Stesso modo di inserire la parte vocale negli spazi ampi di una melodia anch'essa molto simile, pur con “intenzionalità” più rock, ma in modo altrettanto rassegnato e malinconico. E non è affatto un caso, bensì una citazione voluta, dato che Bowie stesso era stato in precedenza incaricato di tradurre per il mercato inglese My Way/Comme d'Habitude e pur non vedendo mai pubblicata la sua versione, la “tradusse” in Life on Mars. Le solite storie nascoste tra le pieghe della storia del rock.

LA TRASFORMAZIONE DI ZIGGY
Bowie gira il suo primo video utilizzando Space Oddity, poi parte per un lungo tour che mette il luce la fusione quasi completa tra uomo e personaggio. Gli spettacoli che mischiano musica, vestiti, trucchi incredibili e messaggi sessuali espliciti -c'era stata anche una maliziosa intervista a Melody Maker nella quale David aveva detto di essere omosessuale, facendo crescere esponenzialmente l'hype su di sé con dichiarazioni mirate e volutamente contraddittorie- regalano al cantante un successo pazzesco specialmente tra i più giovani e, come già accennato nella puntata uno, producono un effetto a cascata che spinge le vendite di Hunky Dory e del materiale precedente. La critica, finalmente, passa dalla sua parte; poi tutto si sposta negli Stati Uniti. E' il periodo in cui a beneficiare del suo tocco è Lou Reed il quale, con Transformer, ottiene a sua volta un successo insperato solo fino a pochissimo tempo prima e contemporaneamente confeziona, proprio in tandem con l'album di Bowie, un'accoppiata fondamentale per la storia del Glam.

ZIDDIN STARSANE ALLA CONQUISTA DEGLI U.S.A.
Sfruttando l'incredibile successo ottenuto, anche il successivo Aladdin Sane - A Lad Insane, ossia “un ragazzo folle”, una sorta di estensione malinconica di Ziggy Stardust- si piazza senza problemi al numero uno in U.K. ed in Francia e nella Top 20 in U.S.A., vendendo oltre quattro milioni e mezzo di copie. Il disco è il risultato del tour statunitense, dato che viene scritto in gran parte durante i relativi spostamenti in bus ed in treno e le tematiche affrontate riguardano proprio le vicende di viaggio di un europeo in America, con quasi tutti i pezzi associati ad una città. Tuttavia, ed a dispetto del suo successo e del suo essere comunque un ottimo prodotto, si tratta di un lavoro intrinsecamente inferiore al precedente per almeno due motivi. In primo luogo perché bissare la qualità di un capolavoro a stretto giro di posta è altamente improbabile, in secondo perché proprio le condizioni nel quale è stato concepito lo rendono meno organico e di conseguenza più frammentario rispetto a Ziggy Stardust. Anche i suoni si fanno complessivamente meno europei e più diretti, meno raffinati, mentre i testi si fanno più introspettivi. Dopo il raggiungimento del successo, è la sua difficilissima gestione a determinare la scrittura. L'accoglienza della stampa è molto diversa tra le due sponde dell'oceano, con i critici statunitensi che acclamano senza farsi problemi la svolta che, del resto, porta Bowie molto vicino a ciò che meglio conoscono e quelli europei, molto meno indulgenti e tradizionalmente meno disposti a perdonare il successo. Specie se in parte maggiore determinato dagli acquisti degli adolescenti. La copertina del disco, a prescindere dal contenuto, diventa una delle immagini più iconiche della storia non solo della musica, con il fulmine rosso che attraversa la faccia di Bowie che, oggi come oggi, non è conosciuto solo da chi vive su.. Mars. Ottima, fra parentesi, la risposta del Giappone, con il tour che si prolunga anche da quelle parti. A scrivere qualche riga riguardante quel periodo, è la nostra Selenia Marinelli:

”E' proprio in occasione di questo tour nel 1973 che, infatti, l'artista si avvale dalla collaborazione con il designer di moda Kansai Yamamoto: il connubio tra l'eclettismo estetico di Bowie e colui che è ritenuto l'antesignano del movimento contemporaneo della moda giapponese non potrà che portare a risultati perturbanti. Emblematici resteranno, infatti, i costumi realizzati da Yamamoto, che si ispirerà anche al Das triadische Ballett di Oskar Schlemmer, pittore e scultore tedesco, che nel Bauhaus di Weimar negli anni '20 del Novecento era responsabile di un corso di cultura, danza e teatro che poneva al centro delle sue riflessioni il tema del corpo come medium per sviluppare un sentimento dello spazio attraverso il movimento. E' proprio da questa performance di danza sperimentale che venne riproposta la tuta in vinile nero con le righe spiraliformi bianche, divenuta successivamente iconica con il servizio fotografico che vede Ziggy/Aladdin assumere diverse pose su un fondale rosso”.

L'artista, comunque, sente già il bisogno di esplorare nuove strade ed alla fine del tour scioglie gli Spiders From Mars; ma non solo. La costruzione di un personaggio come Ziggy/Aladdin, così incredibilmente pervasivo della personalità, vivente su vinile e soprattutto sul palco, non può non lasciare tracce nella psiche dell'uomo che lo ha generato, producendo scompensi che si ripercuoteranno su di lui per molti anni a venire.

AMANDAMI UNA PIN UP DA VISCONTI. PAGO IO LE SPESE
Bowie è il suo personaggio ed il suo personaggio è Bowie. Il simbionte androgino è in lui, vive con e per lui. Sconfina nella vita reale e lo porta sull'orlo di una china che rischia di condurlo alla follia. Verso quella schizofrenia che ha già distrutto il fratello Terry e che lo spaventa moltissimo; bisogna ucciderlo per non morire. Il concerto del Luglio 73 all'Hammersmith celebra proprio questa catarsi; mentre le vendite di tutto il materiale degli ultimi anni decollano definitivamente, bisogna correre lontano dal cadavere di Ziggy.

Quando ho usato per la prima vota Ziggy era un esperimento, un esercizio per me. Poi è cresciuto a dismisura, molto più di quanto pensassi. Non ho mai visto Ziggy così grande; è riuscito ad oscurare tutto il resto.

Ci sono però anche altre ragioni per la perpetrazione di questo omicidio artistico-rituale, in parte molto più prosaiche. I soldi necessari per far camminare il carrozzone di Ziggy sono davvero troppi e rischiano di minare seriamente la stabilità economica del cantante e della società che dovrebbe gestirne l'attività artistica e commerciale, messa in piedi col manager Tony Defries. Di lì a poco, tra l'altro, Bowie scoprirà di essere stato truffato, dato che Defries gli aveva fatto credere di essere comproprietario della società stessa, ma nella realtà all'artista toccava solo il 50% lordo dei ricavi, ma soprattutto di pagare tutte le spese e le tasse; da solo. Nonostante una rescissione ed una causa, il furbo/disonesto manager riuscirà a spremere soldi sotto forma di diritti vari fino al 1997. Esce la raccolta di cover Pin Ups (Twiggy in copertina) che si scontra con un progetto analogo di Brian Ferry e per David c'è anche il tempo per una breve e intensa relazione con Amanda Lear. Come qualcuno avrà forse notato, è già la seconda volta nello spazio di poco tempo che incontriamo il nome della Lear sul nostro cammino, dopo l'articolo dedicato a Sabina Classen e la cosa è quantomeno singolare. A questo proposito va detto che proprio al Nostro dobbiamo, in qualsiasi senso lo si voglia intendere, la carriera da singer di Amanda, dato che fu lui a finanziare la formazione in tal senso dell'ex musa di Dalì, ed a convincerla ad intraprendere questa strada dopo averla ammirata sulla cover di For Your Pleasure dei Roxy Music. Il successivo Diamond Dogs è il risultato sia del distacco forzato dal periodo precedente, che del trasferimento negli U.S.A. ed il seguente contatto continuativo col Funk. Crasi tra l'idea irrealizzata di un musical su 1984 di Orwell, un racconto di Borroughs e l'idea di un mondo post-apocalisse sulla quale si innestava il nuovo personaggio Halloween Jack, il disco non vede i vecchi compagni d'arme all'opera e non riesce a distaccarsi completamente dal recentissimo passato. Presenti alcuni elementi iconografici che influenzeranno il punk in modo marcato. Bowie si occupa di suonare la chitarra e l'album arriva in cima alle classifiche persino in Italia. Importante il ritorno di Visconti al mix. La cocaina, però, diventa sempre più compagna di vita per lui. Una compagna fedele, ma non d'aiuto. Il trasferimento in California, dove si registra l'irrompere delle droghe pesanti nella sua vita, non lo risolleva di certo. L'approfondimento della passione per l'occulto aumenta di pari passo e la sua salute non è all'apice. L'album David Live vende bene, ma indubbiamente non rappresenta l'artista al suo meglio. Tuttavia, l'attraversare i grandi buchi neri nella vita di un uomo può talvolta farlo sbucare dall'altro lato, in una dimensione raramente peggiore.

GIOVANI AMERICANI ALLA STAZIONE PER ACCOGLIERE UN DUCA BIANCO-NERO
Bowie continua a suonare dal vivo e poi, nel 1975, esce Young Americans, un lavoro che propone un artista del tutto nuovo; sotto ogni profilo. Niente più Glam rock, molta musica americana e nera in particolare, molto Funky e Soul ed un po' di disco. Il tutto con un suono particolare, da lui definito "plastic soul" riprendendo la definizione data da un bluesman nero per i bianchi che affrontavano il genere. La nuova svolta lascia sul campo molti consensi acquisiti, ma ne porta di nuovi da parte di ascoltatori che, a loro volta, difficilmente apprezzavano roba come Space Oddity. Anche il look, che già portava al futuro più che prossimo, è completamente diverso: via tacchi, trucco, pettinature glamour e tutto il resto. Spazio a completi e tagli di capelli più eleganti, in linea col suono volutamente plasticoso del disco. Concepito come un live in studio, l'album sfonda negli U.S.A. e segna l'inizio della lunghissima collaborazione con Carlos Alomar (autore con Lennon e Bowie del singolo Fame), ma va benissimo anche in patria. Nel complesso comunque, l'Europa risponde più freddamente ad un lavoro che, peraltro, conteneva elementi musicali naturalmente destinati ad essere accolti in tal modo. Il periodo personale del cantante non è dei più tranquilli, preso in mezzo tra l'assunzione di sostanze non proprio benefiche, diete surreali ed instabilità psichica. Le cronache che riferiscono della sua vita privata in quei mesi, parlano infatti di un uomo sull'orlo della schizofrenia e probabilmente un po' oltre, intento a conservare la sua urina in frigo, ad esaltare in vari modi il nazismo -chiederà scusa anni dopo addossando la colpa allo stato confusionale causato dalla coca e della sua debolezza mentale- terrorizzato del possibile furto del suo sperma ad opera di una congrega di streghe (chi di noi non ci ha mai pensato?) e varie altre improbabili vicende tra le quali minacce che avrebbe ricevuto da Jimmy Page. Inoltre si nutre solo di latte e peperoni, arrivando molto largamente sottopeso. In questo contesto allucinato nasce il Sottile Duca Bianco, concepito in una serie di racconti scritti sul set de L'uomo che Cadde Sulla Terra. Nel film Bowie sfodera comunque una prestazione attoriale maiuscola, forse anche per l'affinità con Walter Tevis, l'autore del romanzo dal quale è stata tratta la pellicola, ma la sua musica non viene utilizzata per la colonna sonora. L'idea del Duca è ormai partorita e viene completamente implementata nel progetto Station to Station del 76 nel quale, ancora una volta, le novità non mancano. Il decimo album della sua discografia vede David impegnato a miscelare Funk e Krautrock con riferimenti occulti e ballads. Soprattutto, però, è un album di preparazione per ciò che verrà dopo.

UN DISCUTIBILE, ARISTOCRATICO DANDY
Per quanto riguarda il personaggio del Duca, ancor più difficilmente distinguibile dall'uomo rispetto a Ziggy Stardust, nonostante si tratti di un character conosciuto ed amato da chiunque si sia anche sommariamente interessato alla questione, è innegabile che rappresenti un'immagine altamente criticabile, se sottoposta ad analisi. Le simpatie nazistoidi più o meno coscienti del cantante, poi dallo stesso attribuite, come già accennato, alla cocaina che scorreva in modo a dir poco copioso ed al suo interesse per il lato mitologico ed estetico legato alla questione, emergono chiaramente nell'iconografia del pallido sangueblu, appartenente ad una pseudo-aristocrazia ariana freddissima, eppure ribollente sotto la crosta di spesso ghiaccio che lo avvolge. Un nobile dai tratti di pazzia evidenti, ammantato da un dandysmo marcescente ed immorale, intrinsecamente privo della capacità di emozionarsi per le emozioni. Un personaggio con chiari tratti repulsivi eppure, proprio come accaduto per tutti i leaders che possedevano le stesse qualità (?), capace di affascinare in un modo violento, magnetico ed ultraterreno. Quel fascino che solo il male con un bel vestito e modi melliflui riesce a possedere, spegnendo la capacità di percepirne i contorni. Insomma: un fascino sottile; appunto. Lo spettacolo che mette in scena è volutamente scarno, tendenzialmente brechtiano sia come luci che come scenografie e, in poco tempo, il Duca usa il suo essere algido all'estremo per scaldare la fantasia di un pubblico che cade letteralmente ai suoi piedi. Lo scalpore negativo del famoso "incidente ideologico della Victoria Station", ingigantito e distorto dai tabloid ed altrettanto fortemente criticato persino dalla moglie (una foto lo ritrasse a bordo di una Mercedes, vestito in camicia nera mentre faceva il saluto romano. Intenzionalità smentita dall'artista), non riuscì a scalfire il successo di un album ben accolto quasi ovunque. Problemi si ebbero però in alcuni Paesi interessati dal tour. Per gli anni a seguire e nonostante gli immancabili ed innumerevoli mutamenti che verranno, David Bowie resterà sempre il Duca Bianco. Si trasferisce in Svizzera, ma non smette con la cocaina; anzi. Le conseguenze del consumo di polvere bianca cominciano ad essere davvero micidiali ed un cambiamento di rotta diventa improcrastinabile. Ad aiutarlo è un nuovo interesse, quello per la pittura e la fotografia, sia in veste di autore che di collezionista di successo. Infine, il trasferimento a Berlino Ovest che segnerà la parte forse più interessante della sua carriera. All'epoca il muro era solidamente in piedi e quell'atmosfera lacerata e lacerante inciderà in modo profondo su di lui e la sua musica.

DA BERLINO A VARSAVIA IN TRE PASSI
La seconda metà degli anni 70, infatti, sarebbe passata alla storia della musica per la produzione di tre dischi epocali. Il periodo della "trilogia berlinese" è contrassegnato innanzitutto dalla coabitazione a Schöneberg con la preziosa collaboratrice Corinne Schwab ed Iggy Pop e con l'avvio del lavoro insieme a Brian Eno. Il fatto sarà curiosamente ben poco apprezzato dalla moglie con la quale era già in crisi almeno dal 73, la quale farà repentino ritorno negli States. Be My Wife tratta proprio della faccenda ed il divorzio che arriverà nel 1980. A questo proposito Bowie dichiarerà nel 1993 a "Rolling Stones":

Ci sposammo perché lei voleva un permesso di lavoro in Inghilterra, il che non è certo una buona base per un matrimonio. Infatti è durato molto poco. Voglio dire, nel ’74 già non ci vedevamo quasi più. In seguito lei si faceva vedere ogni tanto, ma facevamo vite separate. Non siamo mai stati veramente insieme.

Nonostante questo contorno non proprio rilassante, il periodo lo vede produrre musica incredibile, sia per Iggy Pop -anche salvifica di una carriera, in questo caso- con The Idiot e Lust for Life e suonando le tastiere per lui in tour, che per sé stesso. Low, basato su una scrittura complessivamente più matura e completa che mai, contiene elementi ancora krautrock con i Kraftwerk ed i Neu! ben percepibili in sottofondo, ambient, new music e lo sviluppo di parti strumentali indipendenti dalla necessità di un testo. Con ciò slegandosi nettamente da una delle prerogative principali del pop ed influenzando assieme a The Idiot varie band ed artisti basilari, dai Joy Division a Gary Newman. Low, in parte già meditato al tempo de L'Uomo che Cadde Sulla Terra e sviluppato ad Heuerville, fu prodotto insieme a Tony Visconti e l'apporto di Eno si avverte nella parte elettronica e concettuale. Un pezzo come Warszawa, tanto per citarne uno, vale da solo l'idea di un nuovo modello musicale per gli anni a venire. Un modello che all'inizio stenta ad affermarsi come tutte le cose rivoluzionarie e di altissima qualità, ma poi diventa oggetto di autentica venerazione da parte del pubblico, della critica e di artisti quali Philip Glass. Durante la registrazione, però, riemergono anche alcune delle paranoie che sembravano ormai alle spalle. Il successivo Heroes è più berlinese in senso stretto, città raggiunta anche per lasciare lontane quelle paure, con l'idea del muro e di ciò che rappresenta a dominare la scrittura. La title-track, una canzone poi usata in qualsiasi ambito e conosciuta davvero da tutti ed in modo assolutamente trasversale, come succede molto spesso all'inizio non colpisce, ma lentamente sale nell'immaginario collettivo e nelle vendite grazie anche ad una sua esecuzione in TV con Mark Bolan (comunque massiccia la sua presenza sugli schermi), fino ad arrivare allo status di "cult" che oggi conosciamo. Anche un duetto con Bing Crosby, non esattamente un artista a lui paragonabile, diventa un successo planetario. Il 1978 è speso in una più che trionfale tourné dalla quale si trae un doppio live (Stage); poi un discutibile film intitolato Just a Gigolo/Schöner Gigolo, Armer Gigolo che non rappresenta certo l'apice artistico di Bowie. Questo a dispetto dell'ambientazione berlinese e di un cast che vedeva all'opera per l'ultima volta Marlene Dietrich, oltre a Kim Novak e quella Sidney Rome oggi inserita nel cast di Don Matteo (!). Il 1979 è l'anno della chiusura della trilogia, con Lodger ancora permeato di un certo minimalismo ultra-raffinato, ma anche connotato dalla presenza di suoni un po' più tipicamente rock, world e new wave. Il disco colpisce meno rispetto ai due precedenti, ma resta comunque un prodotto di livello molto alto. Specialmente se paragonato alla svolta disimpegnata degli anni 80.

LO SPLENDENTE TRILOGY DELL'EROE DI BERLINO
Il Bowie berlinese è da ricordare come un artista inarrivabile il quale non ha soltanto rinnovato la propria carriera in modo imprevedibile e magnifico, ma ha fatto lo stesso con l'intera scena musicale del mondo. In tutto questo, l'apporto di Brian Eno e della città stessa viene comunemente considerato fondamentale e quantitativamente preponderante. Eppure, analizzando più da vicino quegli anni, ci si accorge che la concezione e la registrazione della parte maggiore di Low è stata effettuata a Parigi (nello stesso castello frequentato da Chopin e dove furono registrati Pin Ups ed innumerevoli dischi importantissimi di vari altri artisti) e che quella del capitolo conclusivo -Lodger- a Montreux. Anche l'apporto di Brian Eno, comunque importantissimo, sia chiaro, non riguarda la parte strettamente produttiva, della quale il buon Visconti si è ancora una volta rivelato colonna portante. Ad ogni buon conto, forse, la spinta principale per lo sviluppo di una serie di dischi così importanti è stata quella paura/urgenza della morte che, anni dopo ed in maniera ben più totalizzante, sarà quella che ci regalerà il capolavoro intitolato Black Star. La cocaina, intanto, stava minando la sanità mentale ed il matrimonio del cantante, con Low che, quindi, non rappresenta solo un disco fuori norma nella sua capacità di sintesi tra stili (una caratteristica di tutta la carriera di Bowie, che spesso li cavalcherà), ma anche un vero e proprio farmaco salva-vita per il cantante. Completamente svincolato da logiche di vendita e giovandosi delle "dritte" del duo Eno/Visconti, Low influenzò in brevissimo tempo il modo di pensare la musica, ed è solo con Heroes che Berlino diventa davvero parte fondante dall'impalcatura musicale ed umana dell'artista. Una registrazione effettuata presso l'Hansa by the Wall Studio 2 sotto lo sguardo dei binocoli delle guardie russe, con un Robert Fripp che arriva, registra e se ne va lasciando un'impronta profonda sull'album ed un Eno a renderlo più accessibile. In un certo senso più allegro, più brillo (meno cocaina, si, ma anche alcol a fiumi durante le sessions) e più rivolto alla comunicazione interculturale, Heroes era più vero di ogni cosa fatta in precedenza. La chiusura del periodo con Lodger, che esibiva in sé le evidenze della fine della collaborazione con Eno, mostrava un Bowie che era mutato, che era già altro da Heroes e da Berlino. In parte ancora berlinese, in parte già proiettato negli anni 80, verso le sue parti migliori e quelle peggiori. Tutto questo dopo aver cambiato così tanto le coscienze di molti musicisti da produrre conseguenze in parte ancora oggi in corso. Il Bowie degli anni 80 sarà certamente inferiore (difficile essere superiori o competitivi col massimo) ed ancora una volta interpreterà il mutamento sociale cavalcandolo ed influenzandolo con la sua musica; anche sfruttandolo commercialmente. La sua parte più pop, comunque, sarà capace di restare molto nettamente al di sopra dell'assenza del comune senso del pudore musicale che caratterizzerà il mainstream del decennio, come vedremo nell'ultima puntata della serie.



Kurujai
Mercoledì 14 Giugno 2017, 23.41.11
7
bowie ha sempre avuto bisogno di maschere in cui identificarsi , maschere affascinanti e inquietanti salvo in station to station : lì c'è il bowie più vero , nudo e reale che mai
Rob Fleming
Martedì 13 Giugno 2017, 21.13.30
6
Bello ed approfondito. E non avevo mai realizzato che My Way e Life on Mars avessero così tante affinità. Ma son curioso di vedere come verrà trattato il Bowie anni 80-90 Tin Machine compresi
ricco96
Martedì 13 Giugno 2017, 13.07.09
5
Complimenti Raven, come sempre è un piacere leggere i tuoi articoli. Attendo il resto
Stagger Lee (ex Marchese del Grillo)
Martedì 13 Giugno 2017, 11.44.43
4
Complimenti per il bellissimo articolo ma anche a tutta la rubrica perchè Legends of Rock è una delle mie preferite. Faccio un piccolo appello a Raven....Nick Cave! un saluto!
lisablack
Martedì 13 Giugno 2017, 7.08.11
3
Bell'articolo, dico solo una parola x Bowie..immenso!!
Raven
Lunedì 12 Giugno 2017, 21.15.32
2
Ovviamente
gianmarco
Lunedì 12 Giugno 2017, 20.08.00
1
gli anni 90 e 2000 verrranno trattati ?
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16/02/2010
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LEGENDS OF ROCK
# 1 - Jimi Hendrix
 
 
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