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MARILYN MANSON + THE CHARM THE FURY - Ippodromo delle Capannelle, Roma, 25/07/2017
01/08/2017 (2218 letture)
M'ILLUMINO D'IMMANSON
Tecnicamente non sono stato il solo ad avere la “brillante” idea che dà il titolo al presente paragrafo, giacché anche un gruppo di ragazzi si è presentato al Rock in Roma con uno striscione recante l'ardita crasi che sarebbe piaciuta ad Ungaretti (o forse no). A mia difesa, però, debbo dire di averla partorita già a dicembre del 2016, quando, con il fido compagno di tanti concerti Lorenzo, abbiamo acquistato i biglietti per la data romana di Marilyn Manson. Man mano che i mesi passavano, oltre all'attesa sempre più insostenibile, siamo però stati preda anche di molti dubbi: è noto, infatti, che da tempo il fu Reverendo della Chiesa di Satana abbia perso una buona dose di smalto tanto in studio, dove negli ultimi anni ha probabilmente azzeccato il solo The Pale Emperor, quanto soprattutto dal vivo. Cosa aspettarci, dunque, dall'ex icona malvagia degli anni 90, incubo assoluto dei benpensanti? I dubbi ci attanagliano fino al 25 luglio, giorno dello show, quando ci rechiamo con il consueto buon anticipo verso l'Ippodromo delle Capannelle, sperando di evitare per quanto possibile il traffico dell'Appia. L'impresa riesce a metà, dato che la bella arteria consolare è intasata in diversi punti, ma il tempo scorre piacevolmente fra timori sulla salute vocale del Reverendo e speranze sulla scaletta, che, come vedremo, rimarranno per alcuni aspetti atrocemente deluse.

THE CHARM THE FURY
Una volta superati i lunghi e laboriosi controlli all'ingresso, prendiamo possesso di un posto abbastanza vicino al palcoscenico ed iniziamo a contare i minuti per la comparsa della band spalla, gli olandesi The Charm The Fury. L'attesa, trascorsa facendo commenti sulla somiglianza fra Marilyn Manson e Nicolas Cage, si rivela più lunga di quanto preventivato, dal momento che i cinque ragazzi si presentano sul palco solamente alle 21, con mezz'ora di ritardo rispetto a quanto scritto sul biglietto. Benché parecchi (me compreso) mugugnassero, il quintetto di Amsterdam si fa prontamente perdonare, rendendosi protagonista di una performance energica e molto coinvolgente: i The Charm The Fury suonano infatti un convincente, granitico groove metal con qualche spruzzata di alternative e metalcore, palesemente debitore di band quali Pantera e Lamb of God; mattatrice indiscussa dello show è la minuta cantante Caroline Westendorp, che, oltre a rendersi protagonista di una prestazione davvero notevole, specialmente nelle numerose parti in growl, non sta letteralmente ferma un secondo sul palco ed incita a più riprese il pubblico a pogare, ricevendo per la verità una risposta abbastanza timida in tal senso. Brani come Down on the Ropes e Echoes, tratti dal secondo lavoro in studio della band, The Sick, Dumb & Happy, di recente pubblicazione, ricevono in compenso applausi a scena aperta, al pari di una breve cover strumentale dell'immortale Seek and Destroy dei Metallica e della conclusiva Carte Blanche. Volendo trovare un difetto allo show di questi ragazzi, potremmo sicuramente parlare dei volumi: il basso del bravo Lucas Aenoldussen, infatti, sovrastava a più riprese gli altri strumenti e creava un muro sonoro con le chitarre molto possente, ma anche, a tratti, decisamente caotico. A risentirci a presto, ragazzi, magari con un settaggio più equo!

MARILYN MANSON
Archiviata l'ottima esibizione dei The Charm The Fury, gli addetti del Rock in Roma si precipitano sul palco per allestire il set dell'headliner di questa serata, che per la verità alla fine risulta abbastanza sobrio. Il buon Marilyn Manson, del resto, ormai va per i cinquanta e probabilmente risulterebbe ridicolo se perpetuasse gli eccessi che lo hanno reso tanto amato/odiato negli anni 90. Ad opinione di chi scrive, peraltro, più che un personaggio realmente “malvagio”, il nostro è stato soprattutto un vero e proprio genio del marketing, che ha ripreso ed enfatizzato, grazie anche ad un maggiore sfruttamento dei media, gli aspetti più scandalosi del rock già messi in scena da star come Alice Cooper ed Ozzy Osbourne. E' stato, naturalmente, anche un ottimo autore ed artista, che ha parimenti avuto l'intelligenza di circondarsi di validissimi collaboratori sia in studio (la sua carriera sarebbe stata la stessa senza l'apporto di Trent Reznor?), sia dal vivo.
Quanto di ciò è rimasto, nel 2017? Siamo ansiosi di scoprirlo, ma il nostro si fa aspettare per quasi quaranta minuti, allietandoci nel contempo con una inquietante compilation di Diamanda Galàs e con The End dei The Doors. L'apparizione del Reverendo sul palco è peraltro preceduta dall'innalzamento di un paio di tendoni neri a mo' di sipario che i malcapitati addetti devono tener fermi con le mani per impedire che il vento li sollevi anzitempo. Finalmente, verso le 22.15, il sipario cala ed i musicisti fanno la loro comparsa sul palco, attorniati da fumi e luci soffuse. L'inizio è affidato a Revelation #12, primo di ben tre pezzi estratti dall'album di prossima (ma ancora senza una data esatta) pubblicazione, Heaven Upside Down; la scelta di includere un numero tanto elevato di brani neppure rilasciati come singoli, a fronte di alcune clamorose esclusioni in scaletta, desterà alla fine più di qualche perplessità, ma almeno i pezzi in questione sembrano funzionare discretamente. Manson, benché visibilmente appesantito ed un po' freddo, sembra sufficientemente in palla dal punto di vista vocale ed impreziosisce con qualche “urlaccio” modello vecchi tempi un pezzo storico come This is the New Shit, accolto con grandissimo entusiasmo dal pubblico festoso. Come ormai ci ha abituati, il cantante fra un pezzo e l'altro si riserva frequenti pause, oppure compie gesti equivoci verso il suo bassista storico Twiggy Ramirez, o ancora tenta di accoltellare i suoi chitarristi Paul Wiley e Tyler Bates (quest'ultimo noto anche e soprattutto per le sue colonne sonore cinematografiche come 300 e Watchmen); non manca di raccontare anche cosa accadde durante la sua ultima calata capitolina, nella quale a quanto pare fu arrestato per aver mostrato i gioielli di famiglia in pubblico. Ringraziandolo per la simpatica immagine, accogliamo volentieri altre hit della sua quasi trentennale carriera quali mOBSCENE e The Dope Show, prima di una chicca inaspettata quale Great Big White World, tratta al pari di The Dope Show da quel capolavoro industrial/glam che risponde al nome di Mechanical Animals. Dopo No Reflection, la cui esclusione dalla setlist per la verità non ci avrebbe fatto strappare i capelli, una pausa più lunga delle altre costituisce il preludio ad una delle canzoni maggiormente attese, ancorché si tratti di una cover: esatto, è il momento di Sweet Dreams, un tempo brano synth degli Eurythmics, trasformato da Manson in una oscura litania. Il nostro, per cantarla, si presenta sul palco in cima a dei vistosi trampoli e munito di lunghe stampelle, con le quali ogni tanto ammonisce severamente i presenti; i celebri urli riservati al verso Some of them want to be abused, ormai, sono piuttosto smorzati, ma l'effetto complessivo è ancora notevole, o almeno il pubblico pare davvero perdonare tutto al suo idolo nero. Segue poi, introdotta da una citazione di Revolution dei The Beatles, una grintosa versione di Disposable Teens, che rimarrà purtroppo l'unico estratto della serata da Holy Wood (uno dei miei lavori preferiti del Reverendo), prima di un altro pezzo dal nuovo album, intitolato We Know Where You Fucking Live: verosimilmente si tratta del migliore dei tre, giacché quello conclusivo, intitolato SAY10 con un gioco di parole che al giorno d'oggi appare onestamente un po' puerile, non trasmette molto; sarà per il completo bianco di cui il nostro si ammanta, guadagnandosi subito l'impietoso soprannome di Omino Michelin, alludente alla sua circonferenza addominale? Forse, ma non solo. Prima di SAY10, ad ogni modo, Manson propone Deep Six, unico estratto dal discreto The Pale Emperor (non mi sarebbe dispiaciuta anche The Mephistopheles of Los Angeles) e, soprattutto, l'anthemica The Beautiful People, classico immancabile su cui il pubblico si scatena. Siamo però ormai vicini alla conclusione dello show e, se tutti aspettano quantomeno Antichrist Superstar ed Irresponsible Hate Anthem, il Reverendo opta invece per The Reflecting God, tratta dal medesimo album, ma non altrettanto brillante. Ottima, ad ogni modo, la prestazione di Ramirez e del batterista Gil Sharone, visto per un periodo con i The Dillinger Escape Plan. La conclusione, fortunatamente, è affidata ad un altro pezzo da 90, la bellissima Coma White, probabilmente la mia canzone preferita in assoluto fra quelle partorite dalla sua penna; sentirla finalmente dal vivo è davvero emozionante e mi gioco quel poco di voce che mi era ancora rimasta. In compenso, una volta recitato l'ultimo verso, il nostro abbandona di colpo il palco senza proferir parola (Non dà la mano? avrebbe chiosato il mai troppo compianto Paolo Villaggio), seguito dai suoi musicisti. Non che pretendessimo un baciamano personalizzato o il rogo di una Bibbia come ai “bei” vecchi tempi, ma almeno due parole di commiato e la presentazione dei musicisti non avrebbero guastato.

LUCI ED OMBRE
Un po' amareggiati per la conclusione tanto rapida dello show, ci incamminiamo lentamente verso le uscite, per rifocillarci e riposarci un po' in vista del rientro verso casa. Il concerto di Marilyn Manson cui abbiamo appena assistito, come intuibile dal resoconto che avete appena letto, ha presentato alcuni aspetti positivi ed altri indubbiamente negativi. Fra i primi va sicuramente incluso il divertimento, che alla fine è l'aspetto principale di ogni show dal vivo: mentiremmo, infatti, se dicessimo che il Reverendo ed i suoi musicisti non abbiano messo su uno spettacolo intrigante ed eseguito con perizia. Sentire finalmente dal vivo pezzi come The Beautiful People, Coma White o This is the New Shit, per chi segue da tempo l'artista dell'Ohio, curandosi poco della sua immagine e molto della sua musica, è stata indubbiamente una grande emozione. In tal senso, il nostro non ha assolutamente deluso le attese, aiutato anche da una tenuta vocale che, se non proprio sfavillante, ci è parsa comunque migliore rispetto alla media degli ultimi anni.
D'altro canto, è impossibile non rimarcare la brevità della scaletta: quattordici brani sono davvero pochi per un headliner e, soprattutto, per un artista del calibro di Manson, che ha alle spalle quasi trent'anni di carriera e dieci album (compreso il prossimo) da cui attingere. Capiremmo se stessimo parlando di pezzi lunghi ed elaborati in stile Dream Theater, ma qui siamo alle prese con canzoni dalla durata media di quattro minuti, oltretutto intervallate da pause in certi casi piuttosto lunghe. Inoltre, per quanto un musicista abbia il sacrosanto diritto di suonare ciò che più gli aggrada, siamo rimasti davvero sbalorditi nel constatare l'assenza dalla setlist di brani quali Irresponsible Hate Anthem, Antichrist Superstar, The Nobodies, Rock is Dead, The Fight Song, Angel With the Scabbed Wings, solo per citare i casi più eclatanti; non si tratta di “fissazioni” personali (ad esempio avrei pagato oro per ascoltare In The Shadow of the Valley of Death, però so bene che Manson non la esegue da anni), ma di veri e propri pezzi da 90 che hanno fatto la storia del Reverendo. Infine, al di là di pochi, brevi siparietti, il gruppo è stato piuttosto freddo sul palco, come dimostrato anche dalla rapidissima fuga a fine concerto; in tal senso, risulta impietoso il confronto con i ragazzi dei The Charm The Fury, che viceversa non sono stati fermi un attimo ed hanno incitato e ringraziato più volte i presenti. La freddezza non è necessariamente un indice per valutare la performance di una band, naturalmente, ma un po' di partecipazione in più sarebbe stata gradita, a maggior ragione considerando la brevità dello show. Torniamo dunque a casa tutto sommato soddisfatti, ma non come forse sarebbe stato lecito aspettarsi. Speriamo che il nuovo album ci restituisca almeno in studio un Reverendo all'altezza dei tempi che furono.

SETLIST MARILYN MANSON
1. Revelation #12
2. This is the New Shit
3. mOBSCENE
4. The Dope Show
5. Great Big White World
6. No Reflection
7. Sweet Dreams (Are Made of This)
8. Disposable Teens
9. We Know Where You Fucking Live
10. Deep Six
11. The Beautiful People
12. SAY10
13. The Reflecting God
14. Coma White



fresathor
Sabato 5 Agosto 2017, 13.25.25
16
Beh un gruppo valido come i the charm non avevano poi chissà quale rivale...mica c'erano gli iron Maiden
ObscureSolstice
Sabato 5 Agosto 2017, 12.04.39
15
@Metal Maniac: diverse volte è successo che le band spalla abbiano dato una prova migliore delle band headliner dove suonavano anche i nomi storici...ma qui per nomi storici, non è il caso di marilina manson
Metal Maniac
Venerdì 4 Agosto 2017, 22.27.51
14
secondo me era UNA PALLA dal punto di vista fisico! vabbè dai, quantomeno i presenti si sono potuti consolare con un gran bel gruppo spalla... che vergogna però, ad essere surclassati dal gruppo spalla devi essere conciato proprio male...
Gianluca
Venerdì 4 Agosto 2017, 21.50.44
13
La recensione dice che manson era in palla da un punto di vista vocale
ObscureSolstice
Venerdì 4 Agosto 2017, 19.24.05
12
A tratti sarebbe vergognoso andarlo a vedere
Leonardo G.
Mercoledì 2 Agosto 2017, 16.15.39
11
A tratti è stato vergognoso per come ha cantato, non sono per niente soddisfatto della serata.
Metal Maniac
Mercoledì 2 Agosto 2017, 14.15.14
10
rimangono le impressioni già dette e stra-dette negli ultimi 10-15 anni, il re dei ruba-soldi, poco professionale e alquanto irrispettoso verso chi spende soldi per vederlo con una forma fisica raccapricciante o per comprargli dei dischi oggettivamente scialbi... vederlo in questo stato mi fa quasi pena... e comunque anche ai tempi d'oro la situazione non era diversa, concerti brevi e fine degli show senza salutare o proferire parola... crede di essere un duro a comportarsi così? per me è solo un gran maleducato.
InvictuSteele
Martedì 1 Agosto 2017, 19.09.52
9
Concerto pessimo, brevissimo, brani alternati da pause lunghissime, Lui senza voce e lento nei movimenti per colpa di qualche kg di troppo, mancanza di vere hit e commiato sbrigativo. Deludente, il fenomeno Manson non mi ha convinto, non lo ha mai fatto in precedenza e non lo ha fatto nemmeno questa volta.
tino
Martedì 1 Agosto 2017, 16.51.05
8
manson non mi è mai piaciuto, neanche quando era magro, però i the charm and the fury sono una band strepitosa che merita veramente, sono contento abbiano fatto un bello show
Third Eye
Martedì 1 Agosto 2017, 16.40.25
7
Mi è bastato leggere il titolo del primo paragrafo ("M'illumino D'immanson") per desistere dalla lettura di questo report...
Fruzzio
Martedì 1 Agosto 2017, 15.43.33
6
Io l'ho visto a Roma parecchi anni fa, concerto corto...niente bis..si spensero le luci e lui non c'era piu'..quindi niente di nuovo.
Vanessa Inc
Martedì 1 Agosto 2017, 15.19.32
5
Concerto de merda sotto tutti i punti de vista...si può dire o mi bannate!
nonchalance
Martedì 1 Agosto 2017, 15.08.09
4
Ha sempre fatto così il ragazzo: pochi pezzi e a casa. Mica è Robert Smith..
Metal Maniac
Martedì 1 Agosto 2017, 14.40.42
3
ma davvero è diventato così?!? ah ah ah!
Billy Bones
Martedì 1 Agosto 2017, 13.06.34
2
Boia è diventato un vero cotechino, lardoso a livelli ridicoli. A parte questo l'ultimo disco era proprio bello, però cavolo, curati un minimo, almeno per avere la giusta mobilità e salute per fart concerti anche migliori
manaroth85
Martedì 1 Agosto 2017, 0.25.54
1
Visto a Verona, Irresponsable Hate Anthem per fortuna nostra l'ha suonata, i tre inediti non mi han preso più di tanto, ma giudicherò all'uscita del disco, il concerto è stato ottimo! nulla di paragonabile a 15anni fa, ma per questi tempi va bene cosi! Coma White l migliore in assoluto!
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ARTICOLI
01/08/2017
Live Report
MARILYN MANSON + THE CHARM THE FURY
Ippodromo delle Capannelle, Roma, 25/07/2017
 
 
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