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CELESTE + HATE&MERDA + NAGA + GUESTS - Trecentosessanta Gradi, Roma, 22/09/2017
26/09/2017 (2039 letture)
San Lorenzo, Roma: è proprio nel cuore palpitante della Mecca per studenti fuorisede ed avventori più disparati alla ricerca di aperitivi a buon mercato che si dischiude uno degli eventi underground più attesi del mese. Il palco del Trecentosessanta gradi ha difatti ospitato i transalpini Celeste, il cui sound crepuscolare ben si concilia con l’incipiente incedere dell’autunno. Ad accompagnare la formazione francese sono alcuni nomi noti della scena romana (Seventh Genocide e Tibia), i partenopei Naga nonché i fiorentini Hate&Merda, forti di un consenso crescente e di una solida fan base anche nella capitale. A dispetto delle sempre più crescenti difficoltà che si incontrano nell’organizzare live di qualsiasi natura nella città eterna, la serata ha avuto un discreto seguito ed una partecipazione tutto sommato soddisfacente, considerando le dimensioni piuttosto ridotte del locale che comunque, in virtù di uno spazio per concerti sotterraneo a volta con pietra viva a vista, ha rappresentato una cornice suggestiva ed originale per la serata.

SEVENTH GENOCIDE
Ad esordire dischiudendo il sipario dell’evento sono i Seventh Genocide il cui ultimo lavoro in studio, Toward Akina, è stato licenziato proprio il 22 settembre. Ed è proprio da tale full-length cui la band attinge per dar corpo alla propria esibizione. La proposta dei capitolini è un post black metal a tinte atmosferiche, sostanziantesi tematicamente della riflessione sulla morte e la trascendenza. La resa in sede live dei brani risulta davvero notevole e l’impatto emotivo delle sezioni arpeggiate, dispiegantesi sinuosamente in lunghe ed armoniche divagazioni -dal sapore progressive rock settantiano- è conservato per intero. Il tutto è esaltato da soluzioni melodiche raffinate e mai stucchevoli o abusate.

TIBIA
Dopo un solerte riassestamento del palco, è la volta della breve esibizione dei Tibia, band dedita ad un crust serrato e travolgente. La vorticosa e brevissima performance della formazione è vivacizzata dalla verace simpatia romanesca dei membri, protagonisti di gustosi scambi di battute anche laddove vi erano problematiche riguardanti l’accordatura degli strumenti o dei suoni. La travolgente e comunque partecipata esibizione dei nostri ha costituito una parentesi spigliata e genuina apprezzata tanto dalla sottoscritta quanto dai numerosi astanti.

NAGA
Ad avvicendarsi successivamente sono i Naga il cui sulfureo doom/sludge -ricordante per certi versi la lezione dei nostrani Ufomammuth- risulta essere quanto di più adeguato alla prosecuzione della serata. Il trio sceglie di introdurre il pubblico alla propria proposta anzitutto mediante Hyele, tratta dal loro ultimo lavoro in studio, l’EP Inanimate. Il pubblico in sala si fa più numeroso, e l’angusto spazio del locale viene ben presto riempito in attesa della performance. La densa coltre cordofona sgorgante dalle dita di Lorenzo ed Emanuele avvolge a spirale l’incedere funereo ed abissale della sezione ritmica. Su tutto si stagliano vocals volutamente molto riverberanti in grado di conferire un tocco esoterico all’amalgama. Il tessuto della traccia successiva, Worm, si apre a suggestive dissonanze ed intermezzi arpeggiati laddove Hierophania appare più trascinante e serrata. A chiudere il live sono gli slow tempo marziali e potenti di Hēn, probabilmente la più oscura e sepolcrale tra le tracce eseguite. Nonostante il pericolo che composizioni tanto articolate e pertinenti ad un genere massimamente fruibile all’ascolto individuale risultassero poco depotenziate, i Naga si sono mostrati capaci di offrire agli spettatori una prestazione muscolare ed organica, rasentante la perfezione nell’esecuzione.

CELESTE
Dopo una nuova ma breve attesa necessaria alla predisposizione del palco, fanno la loro entrata in scena gli attesi headliner della serata, raccomandando al pubblico di metter da parte la tentazione di fumare. Ben presto difatti l’aria viene totalmente saturata dalla macchina per il fumo, ingrediente essenziale alla resa atmosferica della performance. Il subitaneo spegnersi delle luci getta l’uditorio nell’oscurità più totale, riducendo il campo del visibile ad una coltre di ombre e sagome, perforata delle luci laser, indossate sulla fronte da tutti i componenti della formazione. Ciò ha contribuito a forgiare una dimensione per dir così ancora più fisica e carnale ad una proposta che ha fatto della bestialità ferina adombrante il fondo dell’umanità una delle chiavi di volta essenziali dei propri lavori in studio. Si viene sin da subito spazzati via dal riffing corposo, trafitto da vibranti dissonanze di D'errances en inimitiés, traccia estratta da Animales(s) , così come la successiva Laissé pour Compte comme un Bâtard, permeata da un drumming ossessivo ed opprimente, reso ancor più penetrante dal senso di claustrofobia aleggiante nella sala. Ad esser estratte da Infidèle(s) -il prossimo capito della discografia della combo, che verrà rilasciato il 29 settembre- sono invece Cette chute Brutale e Comme des amants en reflet. I brani si configurano come ancor più brutali e diretto rispetto ai precedenti: riff asfissianti e disarmonici sono imbrigliati nelle maglie grosse di una sezione ritmica densa e martellante, sulla quale si dispiega l’ugola sempre caustica ed incisiva di Johan. Nonostante lo spazio angusto non permettesse più di tanto agli ascoltatori di lanciarsi nel pogo o muoversi eccessivamente, non vi è mancato chi ha tentato senza successo un maldestro crowd surfing terminato, soprattutto in virtù del non ottimali condizioni di visibilità, con un capitombolo a terra da parte del povero malcapitato. I transalpini non disdegnano la rievocazione dell’amato Morte(s) Nee(s) nella foggia di Un miroir pur qui te rend misérable e Ces belles de rêve au verres embuées, concludenti il live. Sebbene il saluto della band susciti il rammarico di alcuni degli astanti, richiedenti invano altri brani, vi è da sottolineare come i Celeste abbiano di fatto suonato per più di un’ora e venti senza soluzione di continuità e con la medesima raggelante dedizione dalla prima all’ultima traccia.

SETLIST CELESTE

1. D'errances en inimitiés
2. Laissé pour compte comme un bâtard
3. Cette chute brutale
4. Comme des amants en reflet
5. (I)
6. Dans ta salive, sur sa peau
7. Un miroir pur qui te rend misérable
8. Ces belles de rêve au verres embuées


HATE&MERDA
Ad esibirsi per ultimi, al limitare della serata, sono gli Hate&Merda, sorti dall’underground fiorentino ma in grado di raccogliere consensi in maniera ubiquitaria tra i fruitori di sonorità alternative. Del numeroso pubblico affluito in sala precedentemente, una buona parte vi ritorna per assistere alla performance del combo, mostrando i consueti affetto ed ammirazione che il pubblico capitolino nutre nei confronti del progetto. I due Unnecessary fendono immediatamente l’uditorio con le sanguinose sferzate sludge/hardcore di Ascoltare Con Dolore / Carne Gotica sino a L’inesorabile Declino, prendente forma dall’unione blasfema tra il Salmo 23 ed il nichilismo senza fondo de Il cattivo tenente -pellicola di Able Ferrara da cui è tratto il campionamento che apre il brano. Dai versi strazianti de La Capitale del Mio Male (e alla fine cosa resta di me/resta poco/forse niente/non importa) passando per Vai Via -dedicata "a chi resta"- la musica degli Hate&Merda è come una deiscenza, uno strappo non suturabile nelle pieghe dell’esistente. Ed è da questo ineludibile fondo di disillusione, rimpianto e melanconia che affiora una delle più sentite interpretazioni mai offerte di L’eternità di un’estate terribile, trasportandoci in quella Diamante Street del dubbio e della disperazione che ciascuno di noi ha calcato, almeno una volta, nella propria esistenza esistenza.

Foto a cura di Costanza "Nattleite" Marsella



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26/09/2017
Live Report
CELESTE + HATE&MERDA + NAGA + GUESTS
Trecentosessanta Gradi, Roma, 22/09/2017
 
 
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