18 maggio 2017. Il mondo si risveglia più vuoto di quando si era assopito. Qualcuno ha deciso di spiccare il volo diretto verso un’altra dimensione, lasciando sulla Terra solo ricordi e musica, tanta buona musica.
Doveroso cominciare questo articolo citando quella particolare data di maggio, rimasta ormai impressa nei ricordi. Ma non vuole essere il ricordo malinconico di un musicista talentuoso del calibro di Chris Cornell a guidare l'articolo, piuttosto un'analisi del messaggio e della portata del contributo musicale che è stato in grado di trasmettere dapprima con gli storici Soundgarden; un messaggio ancora vivo perché congelato nell'eternità della musica. Nel suo essere un artista sensibile e vocalmente molto dotato, Cornell nei suoi circa trent'anni di dedizione alla musica è stato in grado di raccogliere a sé sempre più sostenitori, grazie ad una carriera densa di successi e di progetti che, oltre alla band sopra citata ed ai più commerciali Audioslave, lo hanno visto impegnato anche con un suo progetto solista, capace di attirare i non amanti del grunge o dell’alternative metal, oltre che con i Temple Of The Dog, con cui incise quella pietra miliare dell’omonimo album, contenente alcuni tra i brani più belli interpretati dal cantante di Seattle come la mastodontica Hunger Strike. Se il timbro sporco e profondo di Chris riesce a catturare all’interno di canzoni caratterizzate da atmosfere blueseggianti e calde, di sicuro non perde emotività anche quando ha a che fare con il sound più moderno e pomposo degli Audioslave. Sarà su di loro che quindi principalmente ci concentreremo in questo articolo.
AUDIOSLAVE: LIKE A STONE. Nati dopo lo scioglimento dei già citati Soundgarden, gli Audioslave possono essere definiti come un'estensione più educata dei ribelli Rage Against The Machine, con l’aggiunta di un Chris Cornell reduce da un periodo personale buio per via di dipendenze ed abuso di sostanze. Il loro stile alternativo, le loro liriche spesso profonde e l'energia espressa con sonorità tra il catchy ed il commerciale –vedasi la frequente rotazione di pezzi come Cochise nell’emittente MTV- hanno portato il gruppo a diventare molto noto ad inizio anni 2000, in piena epoca in cui gruppi nu/alternative metal, quali Linkin Park, Korn, System Of A Down e Slipknot, stavano affermandosi nel panorama musicale internazionale. Il brano che andremo ad analizzare è sicuramente uno dei più noti, uno dei più “easy listening” come struttura, ritmica e melodia, ma che non per questo non ci fornisce spunti di riflessione molto intimi e profondi: stiamo parlando di Like A Stone, tratto dal debut album omonimo pubblicato nel 2002. Arrangiamento semplice, zero tecnicismi strumentali, pochi orpelli ed una tristezza di fondo che si imprime nell’ascoltatore. Che cosa rende allora questo brano così speciale? Su tutti svetta sicuramente la prestazione magnifica al microfono di un Cornell capace di trasferire i propri sentimenti, le proprie emozioni all’interno del pezzo, facendo sintonizzare l’ascoltatore con il vortice di sensazioni spesso tristi e malinconiche, perfette per toccare l’anima. In secondo luogo, ma non per questo meno importante, bisogna dare grande merito al testo scritto dallo stesso musicista, non banale ma neanche troppo complesso, che esplode in un ritornello emozionante. Proveremo a darne un'interpretazione, nonostante nasconda alcuni strati più criptici.
On a cob web afternoon, In a room full of emptiness By a freeway I confess I was lost in the pages of a book full of death; Reading how we'll die alone. And if we're good we'll lay to rest, Anywhere we want to go.
In un pomeriggio di dubbi In una stanza completamente vuota Vicino ad una superstrada confesso Di essermi perso fra le pagine Di un libro intriso di morte; Leggendo di come moriremo soli. E che se saremo buoni potremo giacere, Ovunque vorremo.
E’ con un un clima cupo e triste che il brano inizia. Un arpeggio di chitarra, accompagnato da basso e batteria, cadenza un ritmo lento ed apparentemente rilassante. Ma è proprio in questo momento che entra in scena Chris, spostando in maniera netta l'asse emotivo e portandoci su un mood più cupo. Nell'emettere quasi dei lamenti dalla gola, descrive con amarezza la sensazione di solitudine mentre ci si trova in un luogo vuoto, desolato. La stanza viene paragonata ad un ammasso di ragnatela, quasi a voler raffigurare una mente aggrovigliata di dubbi. Ci si sente sperduti, non si comprende come uscire dal misto di angoscia e paura nel quale ci si trova, probabilmente dovuti alla scomparsa di una persona cara alla quale si fa rimando nel testo. La riflessione è anche volta al capire come sia possibile morire soli, con una apertura religiosa nel finale della strofa, dalla quale potrebbe essere inteso un riferimento al passaggio dal nostro mondo a quello incerto dell’Aldilà.
In your house I long to be; Room by room patiently, I'll wait for you there like a stone. I'll wait for you there alone.
Nella tua casa tua desidero essere; Di stanza in stanza con pazienza, Ti aspetterò lì Come una pietra. Ti aspetterò lì Solo.
Il primo ritornello aumenta l’epicità del pezzo con una melodia più maestosa. Cornell ci racconta di un luogo in particolare nel quale vorrebbe trovarsi, che può essere inteso come quello nel quale potrà incontrare nuovamente la persona alla quale sono rivolti i suoi pensieri, nonostante l’impazienza di volerla incontrare sembra quasi contrastare con la solidità e la pazienza con cui viaggia "di stanza in stanza". Stando ad alcune interviste rilasciate prima e dopo la pubblicazione dell’album di debutto degli Audioslave, Cornell ammise di aver vissuto un’infanzia difficile segnata da lunghi periodi di depressione e da un forte contatto con la religione, dovuto alla frequentazione di una scuola cattolica improntata su delle regole molto ferree. Nel corso degli anni, il cantante mutò opinione nei confronti della religione, non arrivando a dichiararsi “credente”, ma allo stesso tempo da ateo si confronterà in modo più spirituale a molte tematiche della vita. Questi dettagli hanno sicuramente influito anche sulla stesura delle lyrics di questo brano, che contiene in sé numerosi riferimenti criptici al cristianesimo e ad un possibile Dio, inteso come entità spirituale superiore. Tornando al brano, Chris usa un paragone molto bello e molto forte per descrivere la sua voglia di rivedere la persona cara e questo viene descritto spiegando che lui la aspetterà li, "come una pietra” (Like a stone, come il titolo della canzone). Un altro particolare che conferma la tristezza provata dal leader nei confronti della sua solitudine arriva quando rimarca ti aspetterò lì, da solo, senza far quindi riferimento ad alcun sostegno o aiuto esterno. Ci si trova da soli ad attendere un ritorno e nell'ascoltare queste parole si ha quasi la sensazione di vedere un uomo seduto in una stanza completamente vuota, con pareti tinte di nero.
And on my deathbed I will pray to the gods and the angels, Like a pagan to anyone who will take me to heaven; To a place I recall, I was there so long ago. The sky was bruised, the wine was bled, and there you led me on.
E sul mio letto di morte pregherò Gli dei e gli angeli, Come un pagano (pregherò) chiunque Mi porterò in paradiso; In un luogo in cui mi ricordo Di essere stato cosi' tanto tempo fa. Il cielo era livido Il vino color sangue E lì mi guidavi.
Questa parte del brano ha un gusto quasi teatrale nella descrizione dei particolari ed è come assistere ad una scena tragica e dolorosa. L’attenzione si sposta su Cornell che metaforizza la vita come un letto di morte, nel quale sta aspettando un ricongiungimento. Sembra quasi aver terminato le speranze nell'affidare le sue preghiere verso gli dei, verso gli angeli, "come un pagano" verso chiunque possa soddisfare il suo desiderio di abbandonare la Terra per arrivare finalmente a quel paradiso a cui tanto aspira. Le tre strofe finali sono una descrizione astratta della sensazione provata in quel momento di dolore e attesa, durante il quale trova però uno spiraglio di positività seppur melanconico: si può leggere come il luogo a cui i ricordi di Chris si ricollegano sia anche connesso al ricordo di questa persona cara, che lo incoraggiava e guidava, quasi come a voler trarre da quei ricordi la forza di resistere, continuando a vivere in attesa del ricongiungimento naturale.
In your house I long to be; Room by room, patiently, I'll wait for you there like a stone. I'll wait for youthere alone, alone.
Nella tua casa Vorrei essere; Di stanza in stanza, con pazienza, Ti aspetterò lì come una pietra. Ti aspetterò lì, solo, solo.
Di fronte al ripetersi del ritornello, Chris varia leggermente la melodia vocale di alcune parole, ma è come per voler rimarcare la tristezza nella paziente attesa, sostenendola con maggiore enfasi e rendendola ancora più amplificata.
And on I read until the day was gone; And I sat in regret of all the things I've done; For all that I've blessed, and all that I've wronged. In dreams until my death I will wander on.
In your house I long to be; Room by room, patiently, I'll wait for you there like a stone. I'll wait for youthere alone, alone.
E proseguii con la lettura fino alla fine del giorno; E rimasi seduto con il dispiacere per tutte le cose che ho fatto; Per tutte quelle in cui sono riuscito E tutte quelle in cui ho sbagliato. Nei sogni fino alla mia morte continuerò ad andare avanti.
Nella tua casa Vorrei essere; Di stanza in stanza, con pazienza, Ti aspetterò lì come una pietra. Ti aspetterò lì solo, solo.
L'ultima strofa accumula tutto il dolore e lo fa esplodere in versi devastanti, nei quali si può dedurre come Chris, mentre sta sfogliando le pagine del libro che aveva iniziato a leggere a inizio brano (che certi dettagli farebbero pensare possa essere la Bibbia), rifletta su alcune delle cose compiute durante durante la sua vita. Rimane dispiaciuto per le cose che ha fatto, per i risultati ottenuti ma anche per gli errori. Il riferimento ai sogni che lo traghetteranno fino alla morte può forse rimandare ad una condizione quasi allucinogena della vita: può essere essa stessa vista come un susseguirsi di sogni, che una volta conclusi, lo porteranno finalmente al ricongiungimento tanto sperato.
LA FINE DI UN SOGNO Like A Stone si candida ad essere una delle canzoni più profonde partorite dagli Audioslave: il videoclip è girato nella stanza di un’abitazione (quasi un rimando alla stanza citata nel brano) e mostra i quattro musicisti intenti ad eseguire il pezzo, senza colpi di scena; è un video molto semplice perché vuole dare maggiore risalto all'espressività più intima e riflessiva del pezzo. L’analisi del brano è ovviamente una delle possibili interpretazioni, alcune dedotte da stralci di interviste e dichiarazioni rilasciate sul vissuto dell'artista, ma è complicato comprenderne a fondo il reale significato. Qualche indizio ce lo ha dato lo stesso Cornell, senza tuttavia scendere in maggiori dettagli, affermando che il pezzo riguarda il costante pensiero ad un possibile aldilà, alla speranza di una sua esistenza, pur differentemente rispetto al normale approccio delle religioni monoteiste. Ciò non elimina i dubbi riguardanti alcune parti del testo, che rimangono comunque criptiche, lasciando spazio anche ad altre interpretazioni plausibili.
Con la comprensione meno superficiale di lyrics di questo livello di profondità, molti brani possono splendere con maggiore enfasi nelle nostre orecchie. Ora non ci resta quindi che rimettere su il brano e riascoltarlo con attenzione, cogliendone i suoi dettagli e rivolgendo un pensiero e chi ce lo ha donato attraverso la sua musica.
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