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NECRODEATH - Gli anni di Cristo
02/05/2018 (1986 letture)
I Necrodeath non hanno bisogno di presentazioni: alfieri del metal estremo italiani da oltre tre decadi, si sono resi autori con l'ultimo album di una delle migliori prove della loro discografia. In occasione del concerto romano della band, abbiamo raggiunto cantante e bassista per una breve, ma interessante chiacchierata. Buona lettura!

Barry: Buongiorno ragazzi e grazie per esservi concessi di nuovo ai nostri microfoni! Bentornati!
Flegias: Grazie a voi!
GL: Bentrovati!

Barry: Dunque, partiamo subito “col botto”: il vostro nuovo disco, The Age of Dead Christ, è una vera mazzata di thrash/black dall'inizio alla fine, immagino ne siate orgogliosi!
GL: Direi di sì! Si tratta di un ritorno alle nostre origini, sulla scia anche di quelle che sono le nostre influenze musicali, quindi è sicuramente caratterizzato da un'impronta piuttosto violenta. Un'altra caratteristica che ci piace e che abbiamo ricercato espressamente è il suo suonare molto diretto, il che poi amplifica la violenza di cui parlavamo poco fa.

Barry: Possiamo quindi definirlo una sorta di sunto e di celebrazione della storia dei Necrodeath?
GL: Sunto non lo so, celebrazione in qualche modo sì! Il fatto che questo disco esca a trentatré anni di distanza dal cambio di nome -da Ghostrider a Necrodeath- e dalla pubblicazione del nostro primo demo, The Shining Pentagram, implica certamente un omaggio alla nostra storia ed al tempo che abbiamo trascorso in studio ed on the road. Il riferimento alla morte di Cristo contenuta nel titolo, del resto, si riferisce proprio a quello!

Barry: L'idea che ho avuto, ascoltandolo, è che vi steste effettivamente rendendo conto di avere fra le mani un qualcosa di “speciale”.
Flegias: Guarda, è un'impressione ci riferiscono in molti, ma in realtà per noi non è stato così! Stranamente pare proprio che abbiamo fatto centro, visto che sta piacendo un po' a tutti, sia ai nostri vecchi fan, sia a quelli nuovi, ma non abbiamo cambiato più di tanto il nostro abituale modo di lavorare. L'unica cosa che intendevamo effettivamente fare, come già detto, era quella di tornare alle nostre origini, sia come sound, sia materialmente come composizione: devi sapere che noi abitiamo lontani gli uni dagli altri, quindi spesso in passato abbiamo lavorato scambiandoci demo ed idee a distanza, mentre stavolta abbiamo deciso di riunirci tutti assieme e jammare. Probabilmente questo modus operandi ha influito parecchio sul risultato finale!

Barry: In sostanza eravate fermamente decisi ad ottenere questo tipo di risultato!
Flegias: Esatto! Tutto nasce sempre da un'idea, che poi si sviluppa naturalmente: dopo aver suonato un po' in sala prove, abbiamo deciso di provare a riprodurre sia quel tipo di sonorità, sia anche quel tipo di produzione in stile anni 80, ovviamente con la consapevolezza odierna; piuttosto che sfruttare il metronomo e fare un copia/incolla dei riff, abbiamo tolto il metronomo ed abbiamo suonato e cantato tutto l'album dall'inizio alla fine!
GL: Sicuramente anche la registrazione ha avuto un'impronta particolare, a differenza dei dischi precedenti, dove c'era stata una maggiore progettazione a monte; registrare senza metronomo, in presa diretta, è stata una bellissima esperienza! Considera ad esempio che, per registrare le mie parti, avrò impiegato sì e no tre ore: sono arrivato in studio alle dieci di sera ed all'una di notte avevo già finito, mentre, come chi fa musica saprà benissimo, di solito un'operazione del genere richiede almeno una giornata. Tre ore quindi possono sembrare poche, ma si è trattato di una cosa molto spontanea!
Flegias: Un approccio molto live!
GL: Sì, esatto! Infatti una delle cose che ci piacciono di questo album è che suona molto live, che trasmette tutta quell'energia che noi pensiamo di trasmettere quando suoniamo su un palco. La cosa bella è che molti pezzi, come diceva Flegias prima, sono nati jammando assieme e sono rimasti pressoché tali e quali uguali alle versioni che poi abbiamo registrato; non ci sono state quindi rielaborazioni successive o arrangiamenti che hanno snaturato l'idea iniziale, quindi ci piace sentire che l'energia iniziale immessa nel pezzo si è poi mantenuta tale. Anche io continuo a riascoltare spesso l'album, mi piace molto e mi piace ricordare le volte in cui ci siamo ritrovati assieme in sala prove, a suonare e comporre assieme.

Barry: Un disco molto istintivo quindi, anche se poi contiene molte sfumature, oltre alla violenza pura e semplice!
GL: E' vero, va ascoltato molte volte perché ha bisogno di essere assimilato: ci sono pezzi molto veloci ed aggressivi, che magari ad un primo ascolto possono risultare un po' pesanti; una volta assimilati bene, però, credo proprio che permettano agli ascoltatori di comprendere ciò che volevamo trasmettere. Poi, per carità, ovviamente può piacere o non piacere!

Barry: A me è piaciuto! Per quanto riguarda i testi, anche se fate un largo uso di metafore, possiamo dire che contengono molte critiche ai mali della società odierna?
Flegias: Ma sai, almeno da quando faccio parte della band, quindi da Mater of All Evil in poi, le tematiche non sono cambiate troppo: nella stesura dei testi io ho sempre lavorato sulle allegorie, allo scopo di trattare problematiche attuali! Per quanto riguarda questo disco, abbiamo avuto l'opportunità di spiegare tramite un video track-by-track le tematiche sottese ai pezzi, quindi magari la cosa è emersa maggiormente: The Whore of Salem, come saprai, parla dei moderni leoni da tastiera, paragonati agli Inquisitori del Processo di Salem, The Master of Mayhem parla dei mostri della porta accanto, The Triumph of Pain tratta l'argomento della depressione...ma in realtà negli anni non è cambiato nulla! Ti do una piccola esclusiva: stiamo ristampando con la Scarlet i primi dischi cui ho partecipato, quindi Mater of All Evil e Black as Pitch e, avendo rifatto tutte le grafiche, sono andato anche a ribattere tutti i testi: nel farlo, mi sono reso conto che, pur con chiavi di lettura diverse, alla fine parlo sempre di questo genere di argomenti! Capisco comunque anche che, in assenza di una spiegazione, non sia sempre facile andare oltre la pura violenza della nostra musica e cogliere l'autentico significato dei testi che scrivo: ad ogni modo, la nostra sensibilità è sempre rivolta all'attualità!

Barry: Non manca peraltro la feroce critica nei confronti della Chiesa cattolica, con un pezzo come The Revenge of the Witches, dedicata al Processo di Triora.
Flegias: Esatto, la traccia ricorda il tristemente famoso Processo alle Streghe di Triora, svoltosi in questo piccolo paese della Liguria alla fine del sedicesimo secolo; Triora è vicina a Genova, luogo di nascita dei Necrodeath, quindi si tratta di un tema che abbiamo sentito in modo particolare! Il tema dei processi alle streghe, poi, ci sta particolarmente a cuore poiché, riportato all'attualità, ricorda gli odierni processi alle intenzioni, alle idee: se porti i capelli lunghi ed una croce rovesciata sulla maglietta, ecco che vieni subito marchiato di infamia, capisci cosa intendo dire? Componendo un brano come The Revenge of the Witches abbiamo voluto far intendere che, rispetto a quell'epoca, certe cose non sono cambiate poi molto: anche oggi, purtroppo, siamo in balia dei potenti, vittime di un pensiero puritano veicolato tanto dalla politica, quanto soprattutto dalla Chiesa cattolica. Ma su questo argomento stendiamo un velo pietoso, meglio non parlarne, ahah!

Barry: Ahah va bene, quantomeno non a microfoni accesi! Parlando sempre dei singoli brani dell'album, visto che ne abbiamo parlato prima, The Whore of Salem e The Master of Mayhem sono con ogni probabilità fra i migliori dell'album; vi va di dirci qualcosa in più al riguardo?
GL: Ti faremo contento, visto che stasera i due pezzi sono in scaletta, ahah! Li abbiamo scelti anche perché piacciono molto a noi per primi, ci piace suonarli e speriamo che i fan li assimilino nel corso delle date; come dicevamo prima, ci vorrà un po' di tempo perché tutti possano apprezzarli e capirli, specialmente perché l'album è appena uscito, ma speriamo che facciano breccia!
Flegias: Permettimi la “tamarragine” del termine, ma si tratta probabilmente dei brani più “catchy” dell'album, i più accattivanti. Non a caso abbiamo fatto un video per The Whore of Salem e stiamo lavorando ad uno per The Master of Mayhem. Un altro brano su cui abbiamo puntato molto è The Triumph of Pain, il pezzo più lento dell'album, che abbiamo inserito in scaletta al pari dei due che hai menzionato, proprio perché ci siamo resi conto che questi tre brani sono quelli che hanno il maggiore impatto dal vivo. I videoclip sono realizzati anche come supporto dei fan che, magari, non hanno comprato il disco, ma vogliono ugualmente venirci a vedere; grazie al video possono cantare il ritornello assieme a noi!

Barry: Stasera avrei scommesso molto sull'esecuzione dal vivo di The Kings of Rome, in realtà!
GL: Ahah! Ci sono molti pezzi che ci piacerebbe eseguire dal vivo, ma stasera eseguiremo i tre che ti abbiamo detto.
Flegias: Quando fra trent'anni ricorrerà l'anniversario di questo album, allora lo suoneremo tutto!

Barry: Ahah giusto! Oltre a The Triumph of Pain, le due tracce un po' più particolari del disco sono The Crypt of Nyarlathotep e la title-track; la prima, in particolare, presenta questi bizzarri flauti e tamburi che, se non ricordo male, accompagnavano proprio il Dio Nyarlathotep nei racconti lovecraftiani.
Flegias: Bravissimo! Vedi che quando tiro fuori delle idee poi qualcuno le recepisce? Effettivamente abbiamo inserito due effetti su disco ed uno di questi è costituito proprio dai flauti, che secondo Lovecraft sviluppano le litanie blasfeme che costituiscono un po' la “colonna sonora” di Nyarlathotep. Non a caso, avendo trattato tematiche legate alla paura, all'orrore, alla blasfemia, Lovecraft è probabilmente l'autore da cui hanno maggiormente attinto tutti i gruppi heavy metal della storia! L'altro effetto, più in sottofondo, è quello del temporale, che richiama sempre il testo originale lovecraftiano. Ho voluto espressamente caricare di atmosfera questo brano, proprio perché pensavo che questo approccio potesse dare quel qualcosa in più al testo.

Barry: E direi che l'effetto è stato ottenuto! Quanto alla title-track, invece, ha un che di psichedelico, quasi spiazzante.
GL: Su questo pezzo hanno lavorato molto Pier e Peso: sicuramente volevano creare un brano che si distaccasse dalle atmosfere più pesanti e violente dell'album, un mid-tempo più melodico, quadrato e cadenzato. Pier ha utilizzato una chitarra baritona, con un'accordatura moto più bassa del normale, il brano ruota attorno ad un unico giro di basso che si ripete, proprio per dare quell'idea di litania che poi è confluita nel risultato finale. L'obiettivo era spezzare il ritmo e, come hai detto, spiazzare un po' gli ascoltatori.

Barry: Perfetto. Vi ringrazio per l'intervista, ci vediamo sotto al palco!
Flegias: Grazie a te!
GL: Goditi lo show!



lisablack
Mercoledì 2 Maggio 2018, 14.22.32
4
Piacevole intervista..molto bello l'ultimo album, band orgoglio italiano!
Stagger Lee
Mercoledì 2 Maggio 2018, 13.24.14
3
L'album è davvero bello. Complimenti ai ragazzi!
Aceshigh
Mercoledì 2 Maggio 2018, 13.16.21
2
Mi ha fatto molto piacere leggere che hanno praticamente registrato in presa diretta, un po' come si faceva una volta. Secondo me ne esce sempre fuori un risultato molto più "caldo".
d.r.i.
Mercoledì 2 Maggio 2018, 12.48.06
1
Sempre ottimi!
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