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PREMIATA FORNERIA MARCONI - GruVillage Festival, Grugliasco (TO), 21/06/2018
26/06/2018 (1403 letture)
Nell'attesa di entrare, con il biglietto tra le mani, sono consapevole che da lì a breve sarò a pochi metri dalla più grande band prog della storia del nostro paese: la Premiata Forneria Marconi. I motivi che mi hanno condotto al GruVillage sono due: il primo è sicuramente il disco uscito ad ottobre dell'anno passato, Emotional Tattoos, che dà il nome al tour, e il secondo è l'ingresso nella band di Marco Sfogli, talentuoso chitarrista partenopeo che ha preso il posto dello storico frontman Franco Mussida dopo 44 anni e ben 16 album in studio. Negli anni che vanno dal 2006 al 2017 la PFM è stata molto attiva sul palco, ma per nulla prolifica in studio, eseguendo infatti un gran numero di tour e concerti e pubblicando solo album dal vivo. Con l'arrivo di Marco Sfogli evidentemente qualcosa è cambiato. C'è stata la volontà di produrre nuovo materiale e di tornare in studio ad incidere. In questo contesto nasce Emotional Tattoos, diciassettesimo lavoro della band, composto da due dischi: il primo interamente in lingua inglese, titoli compresi, con i testi redatti da Patrick Djivas; il secondo identico in tutto e per tutto ma in lingua italiana, questa volta con i testi di Franz Di Cioccio. Entrambi i dischi sono cantati da Franz: in quello italiano se la cava ottimamente, mentre si intuisce una certa difficoltà in quello in inglese.

La serata si è aperta con la prima canzone del nuovo disco, Il Regno. È stato subito possibile notare con un rapido colpo d'occhio che la quasi totalità degli astanti superava il mezzo secolo di età e che quindi avrebbe forse preferito un'ouverture compresa in uno dei dischi storici. La band ama definirli "i fondamentali", come ricordato parecchie volte durante la serata da Di Cioccio, che si è destreggiato fantasticamente nel doppio ruolo di cantante e batterista. Per accontentare il pubblico, cioè i fan di lungo corso, la PFM ha deciso quindi di eseguire di seguito ben sette canzoni dei primi quattro album, i lavori che hanno consacrato il gruppo nell'olimpo del prog. Sentire queste canzoni dal vivo con un'acustica perfetta e con l'aggiunta del maestro Lucio Fabbri è stato davvero una meraviglia per l'udito. A spezzare questo momento amarcord ci ha pensato La Danza degli Specchi: Di Cioccio ci ha raccontato in via molto confidenziale che questa canzone racconta tutta la storia della PFM, dagli albori ai giorni nostri. Il testo e la melodia sono un viaggio che attraversa la carriera della band e Di Cioccio è stato davvero volenteroso di spiegare questo aspetto, come a voler sottolineare l'importanza dell'ultimo album per lui. Poi ancora Quartier Generale, unico singolo estratto dall'album, e Freedom Square a chiudere il trio di canzoni di Emotional Tattoos. Dopo Harlequin, estratta da Chocolate Kings, la band ha deciso di rivisitare un brano classico in chiave moderna, quasi metal: il quadruplo pedale della doppia batteria di Roberto Gualdi e Franz Di Cioccio ci ha martellato e deliziato le orecchie durante i circa dieci minuti de La Danza dei Cavalieri di Sergei Sergeyevich Prokofiev, tratta dalla sua opera Romeo e Giulietta. Ritorniamo immediatamente nel 1973 con Mr 5 till 9 e Alta Loma 5 till 9, che include l'ouverture di Guglielmo Tell di Rossini, proprio come in quel Live in USA del 1974, durante gli anni del massimo fulgore. Come di consueto, il gruppo ha salutato tutti mimando l'uscita di scena. Il concerto in realtà non è finito e per intrattenere il pubblico, ravvivando gli animi, il gruppo reinterpreta Il Pescatore di De Andrè e infine, come un vero showman, Di Cioccio divide il pubblico in 3 aree per chiudere in bellezza con Celebration : la parte destra è incaricata di ripetere "CE-", la centrale "LE-" e la parte sinistra, in cui mi trovavo, "-BRATION". È stato un ottimo modo di interagire con il pubblico e coinvolgerlo maggiormente, complice anche il clima amichevole durante tutta la serata.

Dopo un concerto di questa portata è doverosa qualche considerazione: sono rimasto quasi infastidito dalla cifra pagata per assistere al concerto, ovvero 15 euro. Sarei stato ben contento di pagare il doppio o anche il triplo considerando che è stato uno dei migliori concerti ai quali io abbia mai assistito. Sfogli alla chitarra è un acquisto davvero gradito, Di Cioccio è un frontman che nonostante l'età riesce a gestire il palco come fosse nel fiore degli anni e il maestro Lucio Fabbri è stato il fiore all'occhiello della serata, deliziando le nostre orecchie con le dolci note del suo violino. L'acustica è stata perfetta, i volumi erano ben gestiti e si poteva udire ogni nota di ogni strumento. Mi ero già trovato al Gru Village per il concerto dei Dream Theater nel 2014 e anche allora ero rimasto impressionato dalla resa sonora. Sicuramente è stata una serata ideale per i fan del progressive rock settantiano ma anche per un ascoltatore di progressive metal, che avrebbe apprezzato molto la parte strumentale più aggressiva, ovvero la seconda parte del concerto. È questa la musica italiana che siamo fieri di esportare nel resto del mondo.

SETLIST PREMIATA FORNERIA MARCONI
1. Il Regno
2. La Luna Nuova
3. Photos of Ghosts
4. Il Banchetto
5. Dove... quando... (parte I)
6. Dove... quando... (parte II)
7. La Carrozza di Hans
8. Impressioni di Settembre
9. La Danza degli Specchi
10. Quartier Generale
11. Freedom Square
12. Harlequin
13. Danza dei Cavalieri - Romeo e Giulietta (Sergei Sergeyevich Prokofiev)
14. Mr. 9 till 5
15. Alta Loma 5 till 9 + Guglielmo Tell Ouverture (Gioachino Rossini)

---- ENCORE ----

16. Il Pescatore (Fabrizio De Andrè cover)
17. Celebration




Area
Mercoledì 27 Giugno 2018, 14.48.33
10
Mi sarebbe piaciuto vederli dal vivo ma ho perso anche questa occasione, non lo sapevo proprio. Ad ogni modo in Italia sono sempre stati tra quelli che meritano di più (anche se ci sono almeno 3 o 4 gruppi Prog migliori di loro della stessa epoca) e che han sfornato alcuni dei dischi più importanti in assoluto. Tuttavia pure io mi trovo d'accordo con Duke qui sotto... si senza Mussida non é più veramente la PFM.
fasanez
Martedì 26 Giugno 2018, 23.35.24
9
Straquotone per Rob. Li ho visti live almeno cinque volte e una di queste fu quando fecero il PFM suona de Andrè, con un'ora abbondante di pezzi di Fabrizio de Andrè e altrettanto della PFM. Fu bellissimo..., Un pezzo di storia della musica italiana oltre che della cultura, imho.
duke
Martedì 26 Giugno 2018, 22.34.24
8
senza mussida non e' piu' la pfm......preferisco riascoltare i loro vecchi vinili dei bei tempi...ormai andati...purtroppo.....
Rob Fleming
Martedì 26 Giugno 2018, 17.47.09
7
Ovviamente sono d'accordo con tutti voi e la definizione "PFM Tribute featuring Franz di Cioccio e Patrick Dijvas" è perfetta. Non avendoli visti non posso dire nulla del concerto. Ma sicuramente io non direi mai di essere quasi infastidito a spendere 15 euro per vederli. Inoltre, non discuto sul fatto che il brano di De André possa non piacere (anche se non sono d'accordo ritenendolo il più grande di tutti), ma in un concerto della PFM o quello che ne rimane, De André non può essere evitato. C'entra per i fantastici due album live; c'entra perché la PFM suonò nella Buona Novella originale e perché la PFM l'ha reincisa nel 2010. La PFM (o quello che ne resta) e le canzoni di De André sono inscindibili. Dipende ovviamente quante ne suonano, non dovendo andare a penalizzare la propria eccellente produzione. In tempi recenti avevo dato loro un'altra possibilità andando a comprare PFM in Classic: una delle più grosse delusione della mia vita. Torno al Live in USA.
Le Marquis de Fremont
Martedì 26 Giugno 2018, 17.17.38
6
Guardi, Monsieur Vicarious, il mio era un commento e non una polemica nei suoi confronti o della sua ottima recensione. Però, si chiamassero PFM Tribute featuring Franz di Cioccio e Patrick Dijvas, sarebbe più corretto. Poi, concordo di nuovo, questi sanno suonare benissimo ed è sicuramente un piacere sentirli. Au revoir.
Vicarious
Martedì 26 Giugno 2018, 14.57.47
5
Ciao ragazzi, non vorrei essere stato frainteso pertanto preciso alcune cose: 1) non è la PFM e sarà pur considerabile una cover band ma come ha detto @le marquis meglio 2 ore (abbondanti, facciamo 2 e mezza) di PFM rimaneggiata che qualsiasi altro orrore, e siamo d'accordo, soprattutto nel panorama italiano. E, come ho detto, sono orgoglioso che gruppi così, seppur non in lineup originale, salgano sui palchi americani e giapponesi 2) 15 euro per portarsi a casa il biglietto per Di Cioccio e Fabbri, che vi assicuro essere un maestro di livello elevatissimo. 3) possiamo anche criticare Sfogli, che ovviamente non è Mussida lo sappiamo bene ed è inutile continuare a ripeterlo, ma è davvero un musicista così pessimo? @alex sì siamo d'accordo, il tuo paragone era perfetto, non è un chitarrista prog rock ma prog metal, basta sentire "There's Hope" per rendersene conto oppure gli album con Labrie. Ma posso assicurare che nelle rivisitazioni classiche di cui ho parlato nel report la sua chitarra e il quadruplo pedale sono stati veramente un piacere. Per concludere, questo è ciò che di più simile abbiamo alla PFM, nonostante non sia l'originale, e questo lo sappiamo. Tenendo conto di vari fattori non posso assolutamente parlare di un concerto di scarsa qualità: costo, acustica e tecnica dei musicisti. Sentire per credere. @fasanez e @alex, come avrete capito siamo d'accordo. @ayreon non sono un fan di de andrè e la cosa che ho apprezzato di meno del concerto è stata proprio la cover, evitabilissima
Le Marquis de Fremont
Martedì 26 Giugno 2018, 14.13.24
4
Devo aggiungermi alle osservazioni di altri post e sottolineare che questa NON E' la PFM ma una cover-band con dentro alcuni componenti storici. Infatti da quell'aria leggermente "tricky", far passare una band leggendaria che era fatta di certi musicisti con un'altra band che non ha più gli stessi musicisti ma vuole continuare a chiamarsi con lo stesso nome. Come se l'Amarone, invece di corvina, rondinella e molinara, avesse dentro corvina si, ma con sangiovese e merlot e vogliamo continuare a chiamarlo con lo stesso nome. Una truffa. Poi, il simpatico Di Cioccio deve pur vivere, senz'altro sono ottimi musicisti, il "logo" ha il suo valore di attrazione. Ma la PFM era quella fino a Chocolate Kings o Jet Lag. Infatti, non suonano quasi niente dagli album cantautorali successivi, tranne cose di De André, perché quella era un'altra PFM, con Di Cioccio che voleva (e vuole) cantare (ma non è De André e non sa bene l'english pronunciation). Per carità, meglio, molto meglio, due ore di PFM taroccata che 10 secondi di Fedez o orrori simili. Au revoir.
ayreon
Martedì 26 Giugno 2018, 11.20.31
3
è stato bello vederli fino al tour di www.pfmpfm ( poco dopo l'uscita di "ulisse" ) ,ora basta . non c'è più mussida ( idem le orme senza tagliapietra ,che vai avanti a fare ?),da quel che leggo la scaletta pure non è stata delle più belle,e poi,va be che collaboravano con de andre,ma adesso basta sempre omaggiarlo ,e parlo da fan , anche pezzi da "suonare suonare " o "come ti va in riva alla città" che dal vivo hanno una resa enorme ( volo a vela,si po' fare ,quartiere 8 ) ,spariti del tutto ,non comprendo chi continua a seguirli ,ma ,i gusti son gusti
Alex Cavani
Martedì 26 Giugno 2018, 11.01.50
2
Idem con @fasanez, seppur abbia visto la PFM anche quest'inverno già con questa formazione e con una scaletta pressapoco identica, la sensazione (desolante) è che il concerto sia sempre una (giusta) esaltazione di Di Cioccio e Djivas, accompagnati da quella che potrebbe essere una cover band - potrebbero essere figli loro almeno un paio di membri - e dalla presenza di Lucio Fabbri, che è il vero mattatore del gruppo ad oggi. Di Cioccio alla voce ha sempre fatto fatica, ma il suo ruolo è quello di showman e quello gli riesce sempre bene, i membri più giovani che si alternano al canto invece sono proprio irritanti a mio parere. E il punto dolente è proprio infine Marco Sfogli: quando li ho visti io a Modena, i suoi suoni erano indecenti e il suo stile è proprio diametralmente opposto a quello di Mussida, Sfogli sta a Mussida come Petrucci sta a Steve Hackett. Nei brani con sezioni acustiche o classiche (La Carrozza di Hans è stata un pugno nello stomaco in questo senso) spesso taglia dei passaggi o li riadatta, spesso togliendo minuti buoni al pezzo (anche Il Banchetto quando li ho sentiti io sarà durato due minuti in meno del brano originale). Quindi, anche se sono uno dei miei gruppi preferiti e sempre lo saranno, vederli ora lascia un po' di amarezza, un po' come l'attuale Banco, che non ha per me senso continuare a chiamare così. Nulla toglie però che ben venga andare a sentire queste band seppur rimaneggiate, perché sono davvero parte del nostro orgoglio e della nostra cultura Italiana e sempre più difficilmente ce ne ricordiamo.
fasanez
Martedì 26 Giugno 2018, 10.38.05
1
Sono uno dei miei gruppi preferiti, sono sicuro che sarà stato uno spettacolo notevole, ma senza Premoli e soprattutto Mussida, fatico a chiamarla ancora PFM...
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