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21/03/24
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DEEP PURPLE - Arena di Verona, Verona, 09/07/2018
16/07/2018 (1994 letture)
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INTRODUZIONE Tornano nuovamente in Italia, stavolta all’Arena di Verona, i Deep Purple con quello che hanno annunciato essere il loro ultimo tour The Long Goodbye. La location, che già ha ospitato in passato lo storico quintetto britannico è come sempre suggestiva, perfetta per accogliere una delle band che ha scritto alcune tra le pagine più belle della storia del rock e per contenere una notevole schiera di fans, più o meno giovani, accorsi da un po’ dappertutto per rendere omaggio e ascoltare ancora una volta i propri beniamini in uno spettacolo che spazia dai grandi classici ai brani del loro ultimo album inFinite.
THE TEMPERANCE MOVEMENT Ad aprire la serata tocca ai The Temperance Movement, gruppo inglese con all’attivo tre album e una buona esperienza live. La loro mezz'oretta di blues-rock scorre bene grazie a canzoni coinvolgenti e di facile presa. Il sole non è calato completamente e l’Arena non è ancora piena, ma il gruppo capitanato dall’energico Phil Campbell suona alla grande, mostrando un’ottima capacità di tenere il palco e voglia di mettersi in mostra. Phil salta e si dimena in pazzi come Caught in the Middle o Take it Back cercando di conquistare il pubblico anche con la loro ballad A Deeper Cut. Il gruppo è valido e si rivela una sorpresa quantomeno piacevole, magari da approfondire, pur non avendo un ruolo di grande rilievo nella serata.
SETLIST THE TEMPERANCE MOVEMENT 1. Caught in the Middle 2. Love and Devotion 3. Only Friend 4. Battle Lines 5. Take It Back 6. A Deeper Cut 7. Ain’t No Telling 8. Built-In Forgetter 9. Backwater Zoo
DEEP PURPLE Sistemata la strumentazione sul palco arriva l’ora dei Deep Purple: l’ingresso è sobrio, ma il calore del pubblico è fin da subito straordinario a dimostrazione dell’eccezionale attaccamento verso il complesso, specie per il buon Ian Paice, batterista leggendario e punto di riferimento stabile nelle varie formazioni. Si inizia subito come da tradizione nel migliore dei modi con Highway Star, brano d’apertura straordinario, fortunatamente tornato stabilmente in scaletta. Seguono altri tre brani leggendari: Pictures of Home, Bloodsucker e Strange Kind of Woman. Non servono presentazioni per il gruppo o per brani tratti da album come In Rock, Fireball o Machine Head (discorso in realtà valido per ogni lavoro della loro discografia). La band si esibisce in maniera indiscutibilmente convincente: Ian Gillan mostra una voce all’altezza, muovendosi sul palco e cantando mettendocela tutta. Gli anni passano, potrebbe bastare questo per perdonare qualsiasi eventuale errore, primo fra tutti la mancanza (per motivi abbastanza scontati) di Child in Time, ma l’esperienza e la classe di Gillan si fanno sentire: la sua performance è a suo modo memorabile e la voce c’è ed è sorprendente. Viene la volta di Sometimes I Feel Like Screaming, a tutti gli effetti un classico dell’era Morse, da sempre vittima di speculazioni giornalistiche e confronti con lo storico Blackmore. La storia alla fine gli ha dato ragione: il suo suono e il suo gusto hanno permesso ai Deep Purple di evolversi, dando spazio a una seconda fase, ormai ben assimilata dal pubblico, che anche in questo evento non può che rimanere entusiasta degli assoli e dei fraseggi di Steve, un professionista unico. Breve e intenso momento in ricordo allo straordinario Jon Lord con Uncommon Man, seguito da un primo assolo di Don Airey. Si ritorna ad infiammare il palco con Lazy seguita dalla più cupa Time For Bedlam, Birds of Prey e The Surprising, tre piccoli capolavori di inFinite, capaci di stupire chiunque, da chi ha sempre seguito i Deep Purple, a chi per motivi anagrafici li ascolta da molto poco. Di nuovo spazio a Don Airey che incanta con un magistrale assolo, tra suoni squisitamente prog e motivi operistici in tema con la location (Marcia Trionfale, La Donna è Mobile, Nessun Dorma). Tecnicamente è impressionante. Di nuovo spazio per i grandi classici: Perfect Strangers, Space Truckin’ e Smoke on the Water, che con il suo leggendario riff guadagna l’ovazione del pubblico. Ci si avvia verso la conclusione: arriva il momento dell’encore con la cover di Hush di Joe South e l’assolo di basso di Roger Glover, che per tutto il concerto suona divinamente, in perfetta alchimia con il gruppo. Prima dei saluti e degli ultimi applausi si torna a ballare per un’ultima volta con Black Night.
SETLIST DEEP PURPLE 1. Highway Star 2. Pictures of Home 3. Bloodsucker 4. Strange Kind of Woman 5. Sometimes I Feel Like a Screaming 6. Uncommon Man 7. Keyboard Solo 8. Lazy 9. Time for Bedlam 10. Birds of Prey 11. The Surprising 12. Keyboard Solo 13. Perfect Strangers 14. Space Truckin’ 15. Smoke on the Water
---- ENCORE ----
16. Hush (Joe South cover) 17. Bass Solo 18. Black Night
CONCLUSIONI Non si può chiedere nulla in più a uno dei gruppi più importanti della storia quali i Deep Purple rispetto a quanto è stato fatto in questo concerto. Ovviamente non ci sono cambiamenti significativi rispetto alle date del 2017 di questo tour, ogni canzone in scaletta è oro e la band offre una performance invidiabile, spaziando dai pezzi storici a quelli più recenti. I Deep Purple non si muovono sul palco come ragazzini, ma l’energia c’è, come c’è la voglia di suonare e di conquistare il pubblico. Il tutto si integra bene con una cornice straordinaria come l’Arena di Verona, che pian piano sta riscoprendo il rock e che da sempre garantisce un’ottima resa acustica e una particolare sensazione di intimità rispetto ad altri concerti. I Deep Purple continuano a dimostrare un’umiltà e una professionalità senza pari: sembra impossibile pensare che sia veramente un tour d’addio. Sperando di poterli vedere ancora, sempre con questa grinta e con questa coesione, non resta altro da fare che ringraziarli infinitamente.
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6
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Si però a parte qualche brano dagli ultimi lavori 3/4 delle scalette sono occupate sempre dagli stessi brani, i soliti 4-5 pezzi da Machine Head, Strange Kind Of Woman, Black Night, Perfect Strangers. |
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5
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A che punto siamo con gli esperimenti sulla clonazione umana? Tutti i componenti soprattutto il maestro Lord andrebbero clonati come alcune altre band degli anni 70. Non torneranno mai piu' quei tempi! |
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4
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c'ero e sono felice di poterlo dire! serata memorabile come ogni volta che ho avuto la fortuna di poterli vedere dalla prima volta a Udine 30 anni
sono semplicemente dei grandi |
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3
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Con un altro cantante(chi ha detto Glenn Hughes?) potrebbero andare avanti anche altri 10 anni... |
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2
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Bellissimo report, tanta invidia per il fatto che hanno suonato Highway star (io li ho visti ben 2 volte e in entrambi le occasioni non la fecero ). Saranno anche dei dinosauri ma finché durano godiamoceli |
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1
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Commento perchè profondamente commosso dal Live Report: visti (per motivi anche anagrafici) un'unica, GRANDE, volta a novembre 2015; in occasione della seconda trance di tournè per promuovere Now What?! Alla luce di quanto letto, secondo me è una piccola, ma anche grande rivincita dello storico gruppo inglese nella loro fase terminale di vita (si spera sempre in un "inFinite long live tour" per giocare un pò col titolo dell'ultimo disco in studio, non mento ), ripenso ad alcuni miei amici che quando gli dissi che andavo finalmente a vederli dal vivo ricevetti risposte tipo "ma sono i dinosauri del Rock", "ma esiste la pensione anche per loro, non lo sanno?!" etc.... Che cazzo di soddisfazione gentaglia di Metallized!!! Leggere che questi "dinosauri" o "pensionati" riescono ancora una volta a fare la pelle a nuovi rockers di oggi di gonfia il cuore in una maniera incredibile! Stanotte dormirò su soffici nuvole di porpora................ |
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