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I 100 MIGLIORI DISCHI DELLA NWOBHM - La recensione
07/08/2018 (2273 letture)
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Prima di cominciare la recensione di questo libro, occorre precisare che il volume in questione, uscito originariamente nel 2010, è il capostipite della serie di Tsunami edizioni dedicata a "i 100 migliori dischi" di un dato genere (o sottogenere) musicale. Essendo tale libro assente nel nostro database, è sembrato opportuno recuperarlo per completezza di informazione, data la presenza degli altri volumi della serie. Pubblicato in collaborazione con la redazione di Rock Hard Italy, come pure gli altri titoli dedicati al Thrash e al Death, I 100 migliori dischi della NWOBHM è curato da Stefano Cerati, storica penna di Flash e attualmente co-editore e redattore (per l'appunto) dell'edizione italiana di Rock Hard. Al suo fianco troviamo, come autori delle recensioni contenute all'interno (oltre allo stesso Cerati, ovviamente), alcuni dei suoi collaboratori della rivista in quegli anni: Daniele Purrone, Andrea Raffaldini, Edoardo Trepes e Nikola Grukevich. Il volumetto brossurato, dal canto suo, si presenta dignitosamente, anche se dall'aspetto non particolarmente curato, nel classico formato A5 tascabile che contraddistingue tutti i volumi della serie. La scelta dell'immagine di copertina avrebbe forse meritato una ricerca più accurata, risultando un po' anonima con il Tower Bridge di Londra incorniciato dallo Union Jack, e magari avrebbe fatto piacere una foto dell'epoca, più emblematica del movimento musicale oggetto del libro. Andiamo quindi a parlare dei contenuti, iniziando la disamina dall'introduzione per poi proseguire con altre considerazioni relative alle recensioni vere e proprie.
DALL'HARD ROCK ALLA NWOBHM Nella parte introduttiva, Cerati ripercorre la nascita del genere sin dalle prime contaminazioni dell'hard rock classico (o heavy metal, come fa notare l'autore, dato che in quel periodo i due termini erano pressoché intercambiabili) degli anni '70 di gruppi quali Deep Purple, Black Sabbath e Judas Priest con la nascente corrente punk del biennio 1975-1977. Parla poi della trasformazione della neonata NWOBHM da corrente di nicchia a fenomeno di massa, che portò necessariamente alla nascita della stampa specializzata, per mano di giornalisti come Geoff Barton (indicato erroneamente come Burton) e conseguentemente delle prime riviste specializzate in musica heavy metal, tra cui Kerrang!, fondata per l'appunto dal giornalista britannico. Vengono inoltre spiegati i criteri che hanno portato alla scelta dei dischi presi in esame nel libro. Se da una parte non possono mancare i dischi storici, il lavoro di recupero che è stato fatto ha coperto principalmente gruppi che all'epoca non hanno raggiunto il successo di formazioni storiche quali Iron Maiden o Saxon, ma anche tutte le varie contaminazioni della NWOBHM con altri generi nascenti in quell'epoca (glam, punk, thrash). La lista non ha pretese di esaustività, ma vuole piuttosto essere una panoramica del genere nei suoi momenti di massima creatività artistica, scelta rappresentata in particolare dall'inclusione delle compilation storiche Metal For Muthas e Lead Weight.
LA NWOBHM: UN SOTTOGENERE DALLE MILLE SFACCETTATURE Come anticipato, gli autori del libro non si sono limitati a elencare tutti quei gruppi i cui stilemi ricadono (o ricadevano) nel gran calderone NWOBHM (tra i nomi noti certamente Iron Maiden, Praying Mantis, Diamond Head), ma anche alcuni che pur non condividendo in toto tali stilemi, in un modo o nell'altro hanno avuto un ruolo preponderante nell'evoluzione del movimento. Ci si riferisce in particolare a band come i Def Leppard, presenti con ben due album, ovvero il primo On Through The Night e il secondo High 'n' Dry, gruppo che ha sempre osteggiato la propria appartenenza alla NWOBHM, dichiarandosi più influenzato dall'hard rock americano. O anche ai Venom, presenti con Welcome To Hell e Black Metal, coevi sì alla maggioranza dei gruppi elencati, ma che più che per la NWOBHM saranno fondamentali per la nascita del thrash metal e di generi più estremi (tra cui quello che prende il nome dal loro secondo album). O ancora ai White Spirit di Janick Gers, presenti con l'album omonimo, secondo gli autori più affini ai Deep Purple che ai Black Sabbath o ai Judas Priest. Si passa inoltre per gruppi che hanno influenzato l'iconografia glam, come i Wrathchild, dediti a un heavy metal classico, ma abbigliati come dei Motley Crue ante litteram, ma anche per l'unica eccezione alla britannicità del libro, ovvero i Trust (presenti con Repression), fautori dell'attitudine stradaiola tanto cara a gran parte della NWOBHM e autori di brani importanti quali Antisocial (coverizzata dagli Anthrax), nonché collegati a doppio filo con gli Iron Maiden per aver fornito al gruppo di Steve Harris il batterista Nicko McBrain e per aver accolto Clive Burr dopo la sua uscita dai Maiden.
100 DISCHI DA 100? A giudicare dal titolo ci si potrebbe in effetti aspettare che i dischi oggetto di recensione siano tutti dei capolavori. Chi conosce un minimo il genere in questione sa che difficilmente potrà essere così, dato che la NWOBHM ha avuto sfogo, come già detto, in un lasso temporale piuttosto contenuto, di circa 4-5 anni, e molti dei protagonisti del periodo sono caduti nel dimenticatoio ben presto, mentre altri non sono neppure arrivati alla pubblicazione di un disco vero e proprio. È quindi abbastanza naturale trovare più opere di alcuni gruppi definibili di prima categoria, sia per esposizione mediatica sia per l'intrinseco valore artistico, determinanti per la nascita e l'evoluzione del genere. Mi riferisco in questo caso ai primi tre album degli Iron Maiden, capisaldi dell'Heavy Metal anche al di fuori dei confini della NWOBHM, nonché al trittico dei Saxon preso in esame, ovvero Wheels Of Steel, Strong Arm of the Law e Denim And Leather. A queste due band storiche si aggiungono gruppi fondamentali come Angel Witch, Samson, Raven, Diamond Head, Praying Mantis e i già citati Def Leppard e Venom, senza contare lo spazio dedicato alle compilation Metal For Muthas e Lead Weight. Tra questi, una pletora di gruppi minori ma altrettanto validi, che non hanno mai avuto il riscontro di pubblico sperato, ma hanno comunque conquistato una fetta di appassionati. Si parla ad esempio di band, per citare le più note, quali Demon, Gaskin, Girlschool, Satan, Tank, Tokyo Blade e Tygers Of Pan Tang, che tra le loro uscite annoverano almeno un disco di notevole interesse. I restanti gruppi, invece, sono da considerarsi luogo di approfondimento per chi ha già una panoramica completa della questione.
CONCLUSIONI In generale ci sono alcuni commenti da fare relativamente a questo I 100 migliori dischi della NWOBHM. In primo luogo, il libro è completamente in bianco e nero, cosa di cui comunque la Tsunami ha tenuto conto per le pubblicazioni successive, e questo appiattisce un po' la presentazione degli album. In secondo luogo, sono da segnalare diversi refusi (nulla di trascendentale, intendiamoci) di cui il più evidente è l'inversione delle copertine dei dischi dei Samson. Infine, l'inclusione di alcuni gruppi non propriamente affini al genere potrà far storcere il naso ai puristi. Discorso forse antico, ma è discutibile inoltre la presentazione di 100 dischi come i migliori di un genere, che se può essere in parte vero per alcuni, per altri è decisamente fuorviante, ma tutto ciò è spesso frutto di specifiche direttive editoriali. Ciò non toglie che la disamina contenuta nel libro è valida e le recensioni sono esaustive e ben argomentate, spesso ricche di aneddoti interessanti. Apprezzabile, inoltre, l'indicazione delle ristampe vicino all'anno originale di pubblicazione.
::: ::: ::: RIFERIMENTI ::: ::: ::: Titolo: I 100 migliori dischi della NWOBHM Autore: Stefano Cerati (a cura di) Casa Editrice: Tsunami Edizioni Prezzo: 15,00 Euro Numero Pagine: 224
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8
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X Simone. Ok. Si concordo, sarebbe un titolo più azzeccato. |
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7
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@Galilee mi sono spiegato male, mi riferivo a diversi libri che la Tsunami ha pubblicato oltre questo, uno sui 100 migliori album Power Metal e un altro sui 100 migliori album Glam Metal. In tutti i casi sarebbe più adatto un titolo come appunto "100 album da conoscere" . |
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6
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In realtà questi 100 titoli fanno pienamente parte a tutto diritto della NWOBHM. Un 'insieme di bands dalle svariate influenze e stili. Di Power o glam o altro qua non c'e proprio nulla. Non bastano 3 bands in croce leggermente al di fuori dal seminato a cambiare un movimento. Anche perchè tolti i capelli, musicalmente siamo in piena New Wave. Per non parlare dei Venom che pur diversissimi ne erano tra i Leader. Questa era la NWOBHM, questo era quello che offriva l'Inghilterra in quegli anni, prendere o lasciare. Ottimo libercolo ovviamente e quoto Riky Bay. |
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5
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Trovo che i titoli di questi libri siano un po' fuorvianti, forse meglio "100 album NWOBHM/Power/Glam da conoscere" con un equilibrio tra classici stranoti e piccole gemme meno note piuttosto che "i 100 migliori". |
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4
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Ben vengano questi volumi, per me e'abbastanza ovvio che molte persone si troveranno d'accordo sulla metà degli album, sull' altra metà opterebbero per nomi diversi e non mi riferisco al libro in questione che non ho, ma per esperienza su altri, a me ad esempio i Tokyo Blade non fanno impazzire, gli Elixir che non so se ci sono con son of odin avevano fatto un ottimo lavoro. ed e'solo un esempio |
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3
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Questo tipo di pubblicazioni sono da prendersi più come delle 'introduzioni' ad un genere musicale, anche se il titolo del libro può far presagire ad altro. Da tenere presente che la n.w.o.b.h.m. non era un genere musicale, ma un movimento dentro cui si muovevano decine e decine di band dai stili musicali molto differenti tra loro. Un titolo così, per gli appassionati del classico suono british (esempio iron maiden), potrebbe non essere troppo contento trovare band dal suono e attitudine differenti. La n.w.b.o.h.m. non erano 'solo' venom, iron maiden, raven, saxon e tante altre band famose, ma aveva al suo interno tantissimi nomi meno 'conosciuti' ma meno 'fortunati' in termini di notorietà. I nomi? Witchtfinder general, fist, jaguar, witchfynde, demon, vardis, tysondog, avenger... e tanti altri. Diciamo che la funzione di questi opuscoli è quella di invogliare il/la lettore/trice a cercare nel sottobosco circostante le innumerevoli band che nel loro 'piccolo' hanno contribuito a rendere grande la n.w.b.o.h.m. Magari contribuendo con un solo album, ma magari di buona qualità. Certo non saranno masterpiece, ma validi si. Questo naturalmente se non ci si limita sempre ai soliti noti .... de gustibus (Imho) |
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2
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A proposito, una domanda: visto che la Tsunami pubblicò qualche anno fa anche "I 100 migliori dischi Glam Metal" recensirete anche quel libro, per completezza? |
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Posseggo questo libro, lo comprai a suo tempo e tuttora lo tengo presente quando vado a caccia di metal alle varie fiere del disco. Buona recensione, ma non sono d'accordo con questa frase: "A giudicare dal titolo ci si potrebbe in effetti aspettare che i dischi oggetto di recensione siano tutti dei capolavori". Questi sono i 100 migliori tra una pletora di, poniamo, 1500 dischi, tra cui ci sono alcuni capolavori, il che non implica e non sottintende che tutti e 100 siano tali. |
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