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DEATH SS - Rock contro la stupidità
08/09/2018 (3021 letture)
Come ogni anno, l'Agglutination si è rivelato essere il solito happening informale e divertente. Per quanto riguarda Metallized, oltre alla cronaca dei concerti proposti, è stata anche l'occasione per rivolgere qualche domanda ad una parte dei gruppi presenti. Alcune interviste le avete già lette all'interno del report della manifestazione, mentre qui cominciamo a leggere quanto dichiarato dagli altri. Ad inaugurare questo giro in coincidenza con l'uscita del loro nuovo album sono allora i Death SS, con un disponibile Steve Sylvester ed un gentilissimo Freddy Delirio a rispondere ai nostri quesiti, posti come sempre senza seguire alcun canovaccio prestabilito. All'intervista era presente anche il collega Raffaele Pontradolfi di VeroRock.it il quale, come già in occasione delle interviste dello scorso anno, ha posto anch'egli qualche domanda.

Francesco: Ciao Steve. Allora: noi ci siamo visti l'ultima volta all'Apulia Metal Fest di Bari nel 2014. Adesso c'è un nuovo album che uscirà tra pochi giorni; me ne vuoi parlare?
Steve: Bè... si tratta di un album che è nato molto spontaneamente, con delle nuove canzoni nate negli ultimi due o tre anni, che esprimono come è la band in questo momento e senza nulla di progettato in questo senso.

Francesco: Io di solito evito accuratamente anteprime, singoli, samples e roba simile perché voglio sempre trovarmi davanti al prodotto completo fin dal primo ascolto. Stavolta, però, ho ceduto ed ho visto ed ascoltato il video di R'n'R Armageddon. Quanto può essere rappresentativo dell'insieme?
Steve: In parte. Il disco nuovo è più heavy, più anthemico rispetto ad esempio ad Heavy Demons, con meno elettronica e più melodia che in passato. Questo perché è nato più spontaneamente in questo arco di tempo e, come ti dicevo, rappresenta come ci sentiamo in questo periodo.

Francesco: L'impressione che ho tratto dal singolo è infatti di qualcosa di più spontaneo, più R'n'R, di molto adatto ai concerti dal vivo.
Steve: Sicuramente; anche se non mancano classici elementi gotici, ma non è una cosa pianificata, è semplicemente venuto così. C'è un po' questo ritorno alle melodie, ai ritornelli stile anni 80, agli assoli di chitarra. Questo perché sentiamo che questa è la direzione che dobbiamo prendere in questo momento. Però è sempre nel nostro stile.

Francesco: Riguardo al video: sembra anche questo qualcosa di estremamente spontaneo, però c'è un evidente lavoro in post-produzione abbastanza importante.
Steve: Sì, perché ci siamo voluti rappresentare come in un futuro apocalittico, ma c'è un richiamo ai tempi che stiamo vivendo, all'attualità, a come stanno andando le cose nel mondo. In un certo senso i mostri classici non sono più i veri mostri, non fanno più paura. Quello che fa paura adesso è l'uomo, la sua tecnologia, la minaccia continua della guerra e tutto quello che può esserci dietro la situazione politica attuale in Italia e nel mondo. Per cui noi siamo diventati nel mondo del rock i difensori di certi valori più positivi. Contrariamente a ciò che si può pensare i mostri non sono più quelli cattivi, ma sono diventati i buoni che combattono il vero male, che è quello che fa l'uomo. I veri mostri non sono quelli che ne hanno l'aspetto e nel video volevamo rappresentarlo. Siamo un po' come dei supereroi della Marvel (una risposta che, riletta dopo le inqualificabili, ignobili polemiche post-concerto, rende l'accaduto ancora più grottesco e squalificante per chi le ha promosse - NdA).

Francesco: Ah, ecco, questo mi concede un aggancio per una domanda a proposito dell'artwork: è stato disegnato da un valente fumettista come Alex Horley, no?
Steve: Alex Horley, esatto. Un disegnatore che ha prodotto copertine per DC Comics, Marvel e nel mondo musicale per Kiss, Rob Zombie e molti altri.

Francesco: Un settore affatto nuovo per te, quello dei fumetti. Tempo fa ho scritto anche una recensione di un libro al quale hai collaborato per Mencaroni intitolato Immaginario Sexy, proprio all'epoca dell'Apulian Metal Fest. Che poi si trattava in realtà di una serie, no?
Steve: Sì, infatti. Ne sono usciti già quattro ed il quinto ed ultimo è previsto all'inizio del prossimo anno.

R. Pontradolfi: Io invece volevo chiederti: rispetto alle altre band italiane degli anni 70 e 80 -penso ai Vanadium, ai Vanexa, etc.- come vedi oggi l'evoluzione del metal in questo paese? Ci sono delle band degli ultimi dieci anni che ti hanno colpito.
Steve: Sinceramente non seguo molto la scena. Ascolto un po' quello che mi capita, dal pop al rock ed un sacco di altre cose. Italiano... non italiano... non ti so rispondere. Credo che non si possa parlare più di scena italiana da tanti anni, ci sono ormai delle scene mondiali, globali. Ultimamente mi parlano spesso dei Ghost e di Tobias Forge.

Francesco: I Ghost sono un gruppo che difficilmente sarebbe esistito senza i Death SS.
Steve: Ma lui è un nostro grande fan, infatti.

R. Pontradolfi: Voi avete suonato a grandi manifestazioni italiane come il nostro Gods of Metal ed altre estere. Ora siete qui all'Agglutination. Avete trovato grosse differenze come pubblico ed organizzazione tra Italia ed estero?
Steve: No, il pubblico è sempre lo stesso. Può cambiare l'organizzazione. Comunque stavi parlando di Gods, una manifestazione che non aveva niente da invidiare ai migliori Open Air. La migliore organizzazione che abbiamo incontrato secondo me è stata quella dello Sweden Rock Festival.

Francesco: Poco fa hai parlato di scena globale, che è un discorso che non fa una piega al tempo della rete. Ma i gruppi italiani quanto si rendono conto di appartenere a questo tipo di realtà? Perché io vedo -termine un po' desueto, se vuoi- un certo provincialismo sia nel proporsi che, soprattutto, nel gestirsi, nel promuoversi e di conseguenza nel non accedere a questa scena globale.
Steve: Sì, perché in Italia si soffre ancora di una mancanza di strutture ed a parte i soliti tre o quattro nomi si fa un po' fatica ad uscire. Anche perché a livello di media non c'è alcuna attenzione per la scena rock italiana. Non fa business e se non fa business non viene considerata; siamo sempre lì.

Francesco: Bè, abbiamo parlato prima dello Sweden, quindi di Nord Europa, posti dove quando fanno le selezioni per manifestazioni mainstream come l'Eurofestival trovi il gruppo metal che si piazza al terzo o quarto posto. Fantascienza qui da noi, d'accordo, ma è anche vero che non è che si sia fatto molto per sdoganarsi da queste situazioni.
Steve: Non abbiamo nemmeno grosse etichette, che si interessano solo a grandi numeri. In Italia se guardi la scena di adesso chi abbiamo che fa grandi numeri? Roba "mordi e fuggi" tipo trap o personaggi effimeri. I quali, però comunque vendono milioni di CD e fanno milioni di visualizzazioni su YouTube e sono quelli più pompati dalla stampa e dai media, che personalmente mi fanno molto cagare. Culturalmente non sono il massimo, ma una cosa del genere nel rock non c'è mai stata, non c'è mai stato un gruppo rock o metal italiano pompato in quel modo. È una questione anche culturale, politica, che è lunghissima da affrontare. In genere va avanti quello che riesce ad ottenere l'espediente più spettacolare o a sfruttare la moda del momento e questo è sempre stato appannaggio di altri settori musicali.

Francesco: Eppure in certe zone persino i settori estremi arrivano a proporsi non dico in maniera strettamente mainstream così come si intende per la trap o cazzate varie, ma con un'esposizione mediatica anche importante.
Steve: È la mentalità dei giovanissimi che è diversa, del pubblico.

R. Pontradolfi: E come è percepita la nostra musica all'estero? Come qualcosa da approfondire oppure è rimasta confinata in un ambito limitatissimo?

Steve: Nel caso dei Death SS noi esistiamo da 41 anni e siamo ancora qui a fare ciò che facciamo. Abbiamo ricevuto tributi da parte di gruppi esteri, quindi un segno lo abbiamo lasciato, però siamo sempre lì. Ad ogni modo quello che volevo fare l'ho fatto. Ho il vantaggio di essere un po' in un limbo, in una posizione intermedia. Non ho vincoli e faccio dischi quando mi pare e quando ho qualcosa da dire.

Francesco: Ok, credo che ora tu debba cominciare a prepararti. Ti faccio allora l'ultima domanda e prendo ancora spunto dalla tua risposta precedente: so che devono uscire due album tributo, uno più "canonico" ed uno un po' più strano, se vogliamo. Versioni EBM e Neo-Folk di vostri pezzi.
Steve: Sì, il primo della Black Widow, il secondo della Deadly Sin Records con gruppi non rock e non metal che sinceramente io nemmeno conoscevo, ma ho sentito delle cose che mi sono sembrate interessanti. Lo trovo divertente, queste versioni EBM e Folk risultano completamente stravolte rispetto agli originali Death SS.

Francesco: Ma le riconosci come canzoni tue, oppure come qualcosa d'altro?
Steve: Sono completamente riviste in chiavi totalmente diverse, ma le canzoni sono quelle.

Francesco: Quindi c'è lo spunto Death SS e poi le canzoni che diventano un'altra cosa.
Steve: E lo trovo molto interessante e divertente. Versioni dance, techno, ballabili... davvero divertente. E mi fa piacere che il mio gruppo abbia anche dato stimolo ad una cosa del genere.

Appena finito con Steve c'è stato anche il modo di rivolgere un paio di domande a Freddy Delirio, tastierista della band.

Francesco: Freddy, so che anche tu hai un disco che sta per uscire. Volevo sapere tutto quanto lo riguarda, ma anche quanto e se ha a che fare col materiale Death SS. Presumo non troppo.
Freddy: Allora... intanto esco da parecchi mesi di lavoro sul disco coi Death SS, addirittura sette, che mi hanno portato via tantissimo tempo perché me ne sono occupato nel mio studio. Quindi è stato un lavoro immenso. Di conseguenza non potevo occuparmi del mio prima di finirlo. Poi, terminata questa produzione ora sto mixando il mio disco solista, che è stato registrato già più di un anno fa. E' un lavoro dalle sonorità abbastanza oscure, ma anche estremamente melodiche.

Francesco: Ecco, descrivimi nel dettaglio questa tua opera solista, visto che del disco dei Death SS abbiamo parlato prima.
Freddy: Certo. Ci sono diverse influenze che vanno da situazioni alle quali io non ero tutto sommato abituato -ad esempio il Doom- a risvolti pinkfloydiani. E' un disco dalle sonorità cosmiche e melodiche, ma anche sinistre. Non mancano comunque pezzi più veloci ed una buona dose di prog. Dopo oltre vent'anni di H.A.R.E.M. mi sono spostato sulle mie sonorità originali, sia come cantante che come polistrumentista, affrontando temi e sonorità un po' più oscure, che mi si addicono ancora di più.

Francesco: Ma da dove è nata l'idea di questo progetto?
Freddy: Guarda, tutto è nato da un'idea di Massimo Gasperini di Black Widow Records il quale, dopo aver sentito il mio singolo Another World ed apprezzando il mio modo di lavorare attuale -con Black Widow stiamo andando avanti da una vita, per il ventennale uscì per loro anche la ripubblicazione del mio disco solista tutto tastiere intitolato Journey- qui sono invece in veste di polistrumentista e come cantante. Ci sono anche degli ospiti: abbiamo l'ex Death SS Francis Thorn; gran parte della formazione degli H.A.R.E.M. (in particolare il batterista ed il chitarrista) e poi proprio Steve, il quale è venuto a cantare il ritornello di una canzone. C'è quindi un pizzico di Death SS anche qui.

Francesco: Uscirà a nome Freddy Delirio?
Freddy: Il nome del gruppo è Freddy Delirio And the Phantoms.

AD UN MILIONE DI CHILOMETRI DALLA NORMALITA'
Non c'è tempo di aggiungere altro. Le operazioni di "trucco e parrucco", molto lunghe data la nota presenza scenica della band, devono avere inizio e sono quindi costretto ad interrompere la conversazione. La chiacchierata con Steve e Freddy, comunque, ha offerto ugualmente molti spunti di discussione per i nostri lettori. Purtroppo, quelle più lunghe, deprimenti, becere, inutili e prive di senso si sono sviluppate dopo la manifestazione e non certo per iniziativa del gruppo, dimostrando ancora una volta quanto alcuni settori della società italiana vivano ancora nell'anno di grazia 1018 e come sia facile distorcere l'informazione in rete. Non è una novità e, purtroppo, questo non è il primo caso e non sarà l'ultimo, ma certe cose riescono sempre a sorprendere. Italia provincia sempre più remota di un mondo culturale che un tempo dominava dall'alto e che oggi sembra un milione di chilometri avanti a noi. Da questo punto di vista, in attesa di una sempre più improbabile Resurrection, per adesso per noi è puro (Rock'n'Roll) Armageddon.



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