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ANGRA + DRAGONHAMMER
TRAFFIC CLUB - ROMA

METALITALIA.COM FESTIVAL - Day 2 - Live Music Club, Trezzo sull'Adda (MI), 16/09/2018
19/09/2018 (1515 letture)
Per il secondo anno di fila il Metalitalia Festival propone la formula di due giorni, e anche in questo caso la direzione stilistica delle due line-up è piuttosto chiara: il primo giorno è interamente dedicato alle sonorità power/heavy, il secondo a quelle doom/gothic, esattamente come l’anno scorso. Come per ormai ogni edizione, la location è l’eccellente Live Club di Trezzo sull’Adda. Ecco quindi il resoconto della seconda giornata, che culmina nel doppio set speciale degli svedesi Tiamat e i Candlemass con lo storico ritorno di Johan Langquist, il primo cantante del gruppo doom.

Non ho modo di arrivare in tempo per l’intera esibizione dei Nibiru, da Torino, che propongono uno sludge psichedelico, con passaggi al limite del drone vero e proprio – mi auguro di poter parlare più approfonditamente di loro in un’altra occasione. Ho avuto invece modo di vedere parecchie volte i parmensi Caronte, e sempre con piacere; dato l’accostamento riuscito di un doom/stoner intenso ma ancora carico di blues/rock a delle linee vocali accattivanti, mi hanno sempre ricordato gli Electric Wizard di Witchcult Today. La band è una presenza regolare su molti palchi europei importanti, sicuramente in virtù di una proposta matura e un’esecuzione professionale. I Doomraiser romani, con 15 anni di attività, sono un nome noto nel panorama doom metal italiano; la loro proposta mi ha ricordato per certi versi sia quella doom inglese (Cathedral su tutti) sia ancora quella statunitense (Trouble e Pentagram, direi). Sono stati autori di una prestazione solida e che ha completamente incontrato il mio gusto.

DOOL
Gli olandesi Dool, che contano nelle loro fila membri del noto gruppo dark rock The Devil’s Blood, propongono un insieme accattivante di metal suggestivo, doomy e spesso piuttosto psichedelico, di gothic rock/pop, fino anche a tratti di death rock e affini. Li caratterizza una voce femminile di carattere, e il fatto di contare su 3 chitarre che hanno immediatamente l’effetto di riempire le orecchie degli ascoltatori con melodie riuscite, idee ben sviluppate e anche sufficientemente catchy, senza sforare nella banalità. Li definirei una scelta azzeccata per questo festival, considerando che erano una delle poche scelte estere (l’unica a parte gli headliner) in una situazione in cui è lasciato molto spazio alle band nazionali.

SETLIST DOOL
The Alpha
Golden Serpents
In Her Darkest Hour
Love Like Blood (Killing Joke cover)
Vantablack
Oweynagat


FORGOTTEN TOMB
Lasciato per un attimo da parte il consenso ottenuto dalle loro più recenti release, che hanno virato verso uno stile più articolato, un suono più corposo (quasi più doom/gothic che black metal in senso stretto), i piacentini Forgotten Tomb propongono un set interamente dedicato all’album di debutto Songs to Leave, riportandoci al momento in cui la proposta del gruppo era più cruda, diretta. Un black metal piuttosto lento, dalle tinte malinconiche e depressive, che si distingue per un lavoro chitarristico, specie per quanto riguarda i lead e le melodie di spicco, ispirato e già maturo. Dal vivo naturalmente possono giovare dell’impatto sonoro, più intenso, che quella registrazione non ha, forse anche per una scelta essenzialmente stilistica. Assieme al cavallo di battaglia Disheartment, anche gli altri pezzi (alcuni dei quali, dice il frontman, mai suonati dal vivo) riescono a coinvolgere un pubblico piuttosto numeroso – nonostante questa fosse la proposta più estrema della giornata.

SETLIST FORGOTTEN TOMB
Entombed by Winter
Solitude Ways
Steal My Corpse
No Way Out
Disheartenment


NOVEMBRE
I romani Novembre, con oltre 25 anni di attività, sono la più nota band gothic/doom del panorama italiano, dato inoltre il successo delle proprie release (su etichette quali Century Media o Peaceville). Da sempre caratterizzati da uno slancio piuttosto progressivo, si potrebbe paragonarli a Katatonia o Anathema, unitamente a un po’ di Opeth. I pezzi sono molto evocativi e denotano un grande know-how in termini di composizione e arrangiamento, cosa che ho imparato ad apprezzare molto in questo specifico stile di metal, che in mancanza di una vera e propria componente aggressiva deve ricercare strumenti espressivi più fini per distinguersi, cosa che ai Novembre riesce piuttosto bene. La voce così particolare, e piuttosto acuta (almeno rispetto agli standard più cupi del genere) partecipa di quella sensazione eterea, spesso quasi onirica, che la loro musica ha, e a cui i lead di chitarra e gli effetti di riverbero contribuiscono nettamente. Non manca anche qualche momento con maggiore verve, e addirittura alcuni momenti di drumming più estremo che probabilmente sono eredità del background e delle radici del gruppo. Ammetto che conoscere meglio il loro materiale mi avrebbe di certo aiutato a digerire meglio la proposta, non certo immediata dal vivo, ma sono rimasto piuttosto impressionato.

SETLIST NOVEMBRE
Australis
Annoluce
Umana
Nostalgiaplatz
URSA
Bremen
Onirica East
Come Pierrot
Everasia
Cold Blue Steel


TIAMAT
I Tiamat si presentano sul palco con un Johan Edlund dall’outfit e le movenze tanto estrosi che non si può fare a meno di fissarlo. Sebbene la sua forma vocale sia onestamente buona, il frontman svedese appare evidentemente svogliato, e spesso dimentica parole, intere strofe, sbaglia attacchi, tra le occhiate sommesse degli altri musicisti che nel frattempo presentano un’esecuzione più che solida del terzo album della band, Clouds, a cui segue – dopo un breve intervallo – quella del loro capolavoro Wildhoney: un set lungo, che seleziona certo il materiale più noto e forse meglio riuscito del gruppo, ma che lascia un po’ di amaro in bocca per la scarsa accortezza con cui il personaggio cruciale approccia l’evento. Più tardi sarei addirittura venuto a sapere che Edlund aveva creato qualche impiccio tra organizzazione e compagni di gruppo, dichiarando di non voler suonare Wildhoney quella sera, e poi, una volta convinto, dimenticandosi di presentarsi sul palco all’orario di inizio, almeno fino a quando non è stato ritrovato a girovagare per il Live Club. Lui stesso, peraltro, spende pochissime parole tra i pezzi (praticamente solo verso l’inizio del set), estremamente sbiasciate e faticose, nonostante la sua voce cupa riesca a fare emozionare e rassomigli ragionevolmente a quella del disco. Non posso che rammaricarmi, però, di come alcune canzoni siano state rovinate dalla sua inerzia, come la bellissima Do You Dream of Me, in cui – dopo essersi guardato intorno con aria perplessa – smette di cantare e se ne esce con la scusa che è per lui "risulta impossibile continuare a cantare un pezzo d’amore del genere, quando il suo cuore appartiene a un’altra persona", decisamente da aggiungere alla lista inedite stramberie sentite durante un concerto metal. Aggiungo anche che, mentre Clouds è stato effettivamente eseguito per intero, 2 o 3 tracce di Wildhoney sono state tagliate. Mi dispiace quasi parlare male di una band di tale caratura artistica, e che apprezzo sinceramente, ma vorrei che fosse chiaro che la prestazione strumentale è stata praticamente ineccepibile (così come la resa sonora), laddove è necessaria un’esecuzione appassionata, attenta (soprattutto alle chitarre), ma è inevitabile che il comportamento poco professionale del mastermind del gruppo spenga l’entusiasmo e ci dia l’idea di un gruppo in qualche modo vittima della noia, magari anche verso la sempre più insistente richiesta di set classici a discapito delle produzioni odierne, che rimangono praticamente materiale per affezionati.

SETLIST TIAMAT
In a Dream
Clouds
Smell of Incense
A Caress of Stars
The Sleeping Beauty
Forever Burning Flames
The Scapegoat
Undressed
Wildhoney (intro)
Whatever That Hurts
The Ar
Visionaire
Kaleidoscope
Do You Dream of Me?
Gaia


CANDLEMASS
Ha certamente dato un boost all’interesse di tutti l’improvvisa separazione dall’ultimo cantante Mats Leven, il cui annuncio è stato praticamente omesso, o meglio lasciato tra le righe del comunicato riguardante il ritorno al microfono di Johan Längquist, il cantante che fece da session sul seminale Epicus Doomicus Metallicus e che ancora oggi, nonostante la brevità della sua militanza nei Candlemass, è considerato la voce più iconica che il gruppo svedese abbia avuto nei propri 35 anni di carriera, forse, e dico forse, seconda solo a quella di Messiah Marcolin per affezione da parte del pubblico. Infine, l’annuncio che il debutto della band, datato 1986, sarebbe stato eseguito per intero, ha certamente convinto moltissimi a presenziare, e nel momento in cui i sovrani del doom metal salgono sul palco il Live Club è molto gremito. Unico rimorso dello show sarà ancora una volta l’assenza del bassista, fondatore e compositore, Leif Edling, che negli ultimi 3 anni ha drasticamente ridotto l’attività live, limitandosi ad alcuni selezionati show, per motivi di salute – a sostituirlo troviamo invece Per Wilberg, che aveva inoltre appena suonato, sempre come membro live session, per i Tiamat. Restano quindi solo il cantante e il chitarrista Mappe Bjorkman a rappresentare la formazione di Epicus Doomicus Metallicus, mentre comunque anche Lasse Johansson (chitarra) e Jan Lindh (batteria) militino nella band da oltre trent’anni – una line-up decisamente rodata!

Tra l’acclamazione del pubblico, la band fa il suo ingresso sulle note della Marcia Funebre e attacca con Crystal Ball, per poi proseguire con l’intero album ed eseguire solo per ultima la più universalmente nota Solitude. La timbrica vocale sembra essersi conservata, e con un po’ di emozione e nostalgia, sembra davvero di sentire quella del disco. Certo, lo stesso Johan avrà bisogno ancora di qualche show per prendere confidenza con il palco, su cui sembra ancora poco sciolto, ma certamente la voce non manca (sebbene sia leggermente meno potente di quella di Mats). Inoltre, è praticamente perfetta per Epicus Doomicus Metallicus, su cui difficilmente le timbriche degli altri cantanti dei Candlemass si sono così ben distinte (forse anche per abitudine all’ascolto). Tra i momenti più emozionanti si annoverano la parte centrale di Under The Oak, o quella introduttiva di A Sorcerer’s Pledge, in cui si ha modo di saggiare perfettamente la voce, mentre la band sfodera pesantezza e intensità da vendere sui pezzi più canonici, come Demon’s Gate. Un’esecuzione precisa e appassionata che culmina con una Solitude cantata all’unisono dal pubblico, prima anche coinvolto nel coro sing-along che chiude, con voce femminile, la registrazione. Dal momento che l’annuncio del ritorno di Johan è una cosa di poche settimane fa, inattesa e non nota quando la band è stata ingaggiata per questa edizione del Metalitalia Festival, è auspicabile che abbiano avuto poco tempo per preparare una setlist sufficientemente lunga da occupare 90 minuti di set; suonano infatti una ventina di minuti in meno, aggiungendo solamente una Dark Reflections come encore, scelta che viene accolta abbastanza freddamente, se non dai fan più accaniti, mentre gli altri avrebbero forse preferito un altro classico, magari da Nightfall. Che sia stata anche una scelta legata alle capacità vocali del cantante? Dopotutto la timbrica nei dischi successivi si discosta molto dalla sua, e anche sul pezzo del bis si può intuire che non fosse a suo agio quanto sui pezzi da lui "firmati". In ogni caso, un’evenienza da ricordare per esclusività, intensità e in ultimo, per quanto sia stata inaspettata!

SETLIST CANDLEMASS
Crystal Ball
Demons Gate
Black Stone Wielder
Under the Oak
Guitar Solo
A Sorcerer's Pledge
Solitude
Dark Reflections




tino
Domenica 23 Settembre 2018, 9.26.13
3
mi sono visto l'amatoriale di kristiansand dei candlemass con lanqvist, beh devo amettere che canta veramente bene, non l'avrei creduto, ma anche i tiamat con un invecchiato edlund (non li seguo da quindici anni) mi hanno colpito postivamente (live rock hard)
Grezzo
Sabato 22 Settembre 2018, 20.36.24
2
Grandissimo festival, sia il giorno 1 che il giorno 2. Attualmente è il top in Italia, per qualità di bands, location, suoni, logistica e organizzazione in generale. Avanti così. Unico neo: i Tiamat hanno suonato 15 minuti in meno e i Candlemass 25 minuti di meno del previsto in scaletta. Ma non credo proprio sia imputabile all'organizzatore. Sto piangendo ancora adesso per aver visto i Candlemass con Langqvist suonare tutto Epicus. Avanti così.
ObscureSolstice
Sabato 22 Settembre 2018, 13.26.38
1
Un quartetto niente male, non è da tutti i giorni
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Novembre
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Tiamat
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