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TREVOR AND THE WOLVES - Ritorno al passato
27/09/2018 (1244 letture)
Barry: Ciao Trevor e benvenuto su Metallized! Come stai?
Trevor: Ciao ragazzi, grazie dello spazio. Io sto bene, sono sempre attivo su più fronti, questo mi tiene giovane. Il nostro è un mondo giovanile, passionale, non potrei mai farne a meno.

Barry: Domanda “classica” riguardante il tuo progetto solista ed il tuo album Road to Nowhere: come mai un musicista noto per le sue produzioni “estreme” sceglie di realizzare un lavoro di puro, sano hard 'n heavy anni 80? Una sorta di esigenza di un diverso tipo di espressione musicale?
Trevor: Sono da sempre molto legato alla musica estrema, ieri come oggi, non è cambiato nulla, assolutamente. Tuttavia quando ho deciso di mettere in piedi un nuovo progetto tutto mio, mi sembrava giusto differenziare questa nuova creatura dalla mia band di sempre, i Sadist. Avrei trovato poco sensato fare qualcosa di simile, è questa la ragione. E poi tutti noi nasciamo musicalmente con l’hard & heavy, con questo disco ho voluto omaggiare quegli anni.

Barry: Che sensazione hai provato, dopo tanti anni di cantato death, a cimentarti con uno stile vocale più morbido, ancorché personale e riconoscibile?
Trevor: E' stata una bella sfida, anche qui l’obiettivo era di sperimentare nuove soluzioni per me. Poteva essere interessante il connubio con una voce estrema, anche se un cantato più acido e meno violento con tutta probabilità era la soluzione più azzeccata e naturale. A fine anni ottanta ho iniziato a cantare cercando di avvicinarmi il più possibile al growl, alle sonorità estreme, dopo anni avevo voglia di misurarmi in altri ambiti, comunque legati al mio passato di metalkid. Certe cose sono venute fuori in maniera del tutto naturale, voglio aggiungere a chi mi chiede se ci dovremo abituare a questa versione di Trevor: no signori miei, io canto Death Metal e sarà così per sempre!

Barry: Come hai lavorato per comporre la musica? Anche in questo, caso, immagino, devi aver provato sensazioni “strane”, nel trovarti coinvolto in un genere diverso da quello cui sei abituato.
Trevor: Con Francesco Martini, chitarrista della band, c’è un ottimo feeling, non ci sono state difficoltà, Francesco ha scritto ottimi riff e insieme abbiamo sviluppato tutto il resto, anche se ogni membro della band ha dato il suo supporto. Conoscere da sempre l’hard & heavy mi è servito molto, le strutture sono ovviamente diverse dal metal estremo, ho fatto qualche passo indietro, per certi versi è stato un ritorno al passato, divertente e stimolante.

Barry: A livello testuale, oltre al tuo amore per la natura e la vita “di strada”, emerge anche la tua passione per i film horror; ci vuoi parlare delle tue influenze per la scrittura dei testi?
Trevor: Road to Nowhere è un album molto genuino, sotto ogni punto di vista. Emerge il mio amore folle per la natura selvaggia, per i boschi, la montagna. I testi sono incentrati su questo mio lato passionale, anche se tra le righe c’è sempre un altro mio grande amore, quello per l’horror. E così emergono vecchie leggende, dove tra i cespugli del bosco appaiono e scompaiono piccoli uomini deformi, o ancora storie terrificanti sulla Transilvania. Road to Nowhere è un viaggio immaginario, ho fatto visita a luoghi incredibili avvolti in una natura spettacolare e ricchi di leggende affascinanti, dove in alcuni casi lo storyboard è costituito da racconti horror, come per Bath Number 666, Black Forest, Burn at Sunrise. Di certo non ne ho mai fatto segreto, sono affascinato dal male.

Barry: Chi sono i tuoi compagni di avventure in questo progetto? I “lupi”, insomma!
Trevor: Quando ho pensato a quest’album in primis la mia intenzione era quella di fare il percorso con musicisti che, prima di essere preparati tecnicamente, fossero amici. La scelta dei miei “Lupi” infatti è ricaduta su grandi amici, con cui condivido buona parte del mio tempo libero. Francesco Martini è un giovane chitarrista, tecnicamente molto preparato, entusiasta di natura, sono certo che farà una gran carriera; le stesse parole valgono per Emanuele Peccorini, la prima volta che lo vidi dietro le pelli ho pensato lui sarà il mio batterista; per Alberto Laiolo e Antonio Aluigi, rispettivamente chitarra e basso, fare questo cammino insieme era doveroso, sono amici di vecchia data, musicisti che non si risparmiano, sia sopra che sotto il palco, questo era quello che cercavo e posso ritenermi più che soddisfatto. Trevor and the Wolves è il mio progetto che ho voluto condividere con le persone a me care. Le registrazioni il mixing e il mastering sono stati curati da Tommy Talamanca, il rapporto tra me e Tommy va ben oltre l’amicizia. Le sessioni di foto sono opera di Ennio Parodi, mentre il videoclip di Burn at Sunrise di Matteo Siri, si tratta di grandi amici, professionalmente impeccabili, entrambi hanno fatto un grandissimo lavoro. La grafica invece è stata realizzata da Eloisa Parodi e Manuel Del Bono, due giovani talenti.

Barry: Il tuo disco solista ha inoltre un discreto numero di ospiti (Stefano Cabrera, Christian Meyer fra gli altri): come si è concretizzata la collaborazione con loro?
Trevor: Riguardo ai guests, ho avuto la fortuna di avere con me grandi musicisti che hanno arricchito il disco con la loro indiscutibile arte. Christian Meyer, drummer di Elio e le Storie Tese non lo scopriamo di certo oggi, rappresenta uno dei migliori batteristi in circolazione, ci conosciamo da diverso tempo e siamo buoni amici; giudicare Christian per la sua tecnica è superfluo, quello che posso confermare è che i grandi musicisti si distinguono soprattutto per la grande umiltà e disponibilità. Le stesse parole valgono per Stefano Cabrera dei Gnu Quartet, si tratta di uno dei migliori compositori contemporanei, un vero talento, ha stravolto positivamente il brano che ha firmato. Che dire di Paolo Bonfanti, se il blues vive ancor oggi nel nostro paese lo si deve a persone come lui, eclettico chitarrista che fa del suo entusiasmo il marchio di fabbrica. V’invito poi ad ascoltare quello che ha fatto Grazia Quaranta, sempre per rimanere in tema di blues voci come quella di Grazia non si trova tutti i giorni, anzi sono certo che cantanti di tale levatura ce ne siano poche in giro. Avevo poi bisogno di qualche strumento tipico per il brano Red Beer, incentrato su una rissa all’interno di un pub sito nel porto di Glasgow, volevo una cornamusa e una ghironda, Daniele Barbarossa dei Winterage e Francesco Chinchella si sono messi a disposizione, facendo un grande lavoro. Credetemi, ognuno degli ospiti mi ha impressionato, hanno arricchito il disco, aggiungendo colori e sensazioni, sono tutti musicisti incredibili, è stato bellissimo lavorare fianco a loro, professionali, geniali, semplicemente unici.

Barry: Il lupo è uno degli animali che maggiormente evocano ed hanno evocato la fantasia dell'uomo: penso agli Indiani d'America, per cui rappresenta un totem, o alla mitologia norrena, con i lupi Fenrir, Skoll ed Hati. Che significato ha per te?
Trevor: Il lupo è un animale molto affascinante, come giustamente dici ha rappresentato da sempre mito e leggenda per diversi popoli. Da naturalista convinto sono felice del ritorno di quest’imponente animale sui nostri monti, spero che questa volta uomo e lupo riescano a convivere, il bosco, la montagna sono anche suoi. Del lupo ammiro le sue tecniche di caccia, la sua intelligenza, sviluppata negli anni per sopravvivere, il suo spirito di gruppo, le sue gerarchie. Amo tutto di quest’ammaliante predatore che sussurra alla luna.

Barry: Burn at Sunrise, brano per cui hai realizzato un videoclip, è forse uno dei pezzi più rappresentativi: ti va di parlarci un po' più a fondo sia della canzone, sia del video?
Trevor: Di sicuro è uno dei brani che esprime al meglio il sound di Trevor and the Wolves. Sono molto legato a questo brano per diversi aspetti. Devi sapere che il testo è una leggenda avvolta da mistero e verità, un triste racconto su di un boscaiolo ucciso dalla moglie. Si tratta di un brano ruvido, genuino, proprio per questo motivo ho scelto che rappresentasse fino in fondo quello che sono io lontano dalla musica. Sono un inguaribile naturalista e molte delle mie giornate le trascorro immerso nel verde. Il video è stato girato nei boschi intorno alla mia casa, sull’appenino ligure, diretto magistralmente da Matteo Siri. Le riprese con il drone hanno reso giustizia fino in fondo a questi paesaggi veramente affascinanti, con un finale in cui mi trovo a imbracciare la mia motosega. Il vero Trevor è quello nei boschi della mia Rossiglione, in città mi sembra di essere una sorta di “Crocodile Dundee”. Il caos, lo smog, la frenesia non fa per me. Credo di essere un animale schivo, penso che vivere a stretto contatto con le persone sia sempre più difficile, per questo motivo sono certo che in alcuni momenti può essere interessante vivere nella misantropia assoluta.

Barry: Mi ha particolarmente colpito, in positivo, la produzione, che suona sia vintage, sia moderna e molto corposa: come avete ottenuto questo sound?
Trevor: Sono felice nel sapere che la produzione ti abbia colpito. E’ stata curata da Tommy nei Nadir Music Studios, non poteva essere diverso. Tommy è un fratello, siamo legati da troppi anni, abbiamo e condividiamo troppe cose, lavoro, palco, momenti bellissimi, e altri meno belli. Era scontato che sarebbe stato lui a prendersi cura della produzione, ha fatto un lavoro impeccabile, ormai Tommy e i Nadir Studios rappresentano un punto fermo nel nostro paese, Tommy è un grande professionista, una persona che stimo profondamente e non solo per le sue doti tecniche, si tratta di un ragazzo onesto, deciso e soprattutto instancabile. Gli addetti ai lavori stanno elogiando la produzione, sono felice, il grande lavoro fatto gli è stato riconosciuto.

Barry: So che hai potuto presentare il tuo album nel Cinema Comunale della tua nativa Rossiglione; com'è stata questa esperienza? Pensi di portare ancora in giro il tuo lavoro solista, se possibile?
Trevor: Era mia intenzione fare la release date a Rossiglione, è il mio paese, inutile dire che per me è stata un’esperienza unica. Da quando il disco è fuori abbiamo fatto circa venticinque concerti, il riscontro è stato positivo, non posso assolutamente lamentarmi. L’obiettivo è di promuovere ancora in sede live Road to Nowhere; come spesso dico, suonare dal vivo è con tutta probabilità l’aspetto più appagante per un musicista, specie se il tuo lavoro è apprezzato. Stiamo vivendo un periodo di saturazione per la musica dal vivo, è sempre più difficile, serve avere la testa dura e tanta determinazione, avere fretta può giocare brutti scherzi. Il metal non è per tutti, ma solo per chi vive tutto questo con tanta passione e cuore!

Barry: Come riuscite, con la Nadir Music, a tirare avanti e ad essere un punto di riferimento per il metal italiano, nonostante il periodo di crisi del mercato discografico?
Trevor: Inutile dire che questo periodo storico non è dei migliori e non solo per la musica. L’economia è in crisi e tutto ne risente, ogni lavoro ha le sue difficoltà. Tuttavia la grande passione ci spinge a non mollare, questo è il nostro mondo, abbiamo deciso di vivere qui e di certo oggi nessuno di noi pensa di gettare la spugna, anzi, nei momenti meno buoni siamo tutti tenuti a cercare di migliorare, credo fermamente che solo facendo le cose al meglio si riesce a godere ancora di buon credito, non ci sono alternative. Nadir Music è la nostra vita, abbiamo investito molto tempo, molto denaro, siamo felici, soddisfatti, trasformare la passione in un lavoro è qualcosa di unico.

Barry: Da musicista e da produttore/talent scout, che ne pensi dello stato attuale e del futuro del metal nostrano (e non solo, se ti va)?
Trevor: Abbiamo ottime realtà nel nostro paese, tendenzialmente i giovani sono molto preparati. Alcuni dicono che alle nuove leve manca l’originalità, potrebbe essere vero ma una cosa è certa, essere originali oggi è sempre più difficile, diciamo che molte cose nel corso degli anni sono state dette. L’avvento d’internet ha rappresentato una svolta epocale, sicuramente è tutto più semplice ma come sempre avere tutto e subito significa trovarsi di fronte al rovescio della medaglia, che in questo caso rappresenta saturazione e perdita di prestigio. Nel nostro paese abbiamo perso vent’anni in chiacchiere, in futili parole, solo negli ultimi anni le cose sono migliorate. Quanto al futuro del metal in generale, sarà una bella sfida vedere cosa succede quando band quali Iron Maiden, Metallica, Black Sabbath e altri decideranno di appendere gli strumenti al chiodo, quel giorno capiremo se ci sarà un ricambio generazionale!

Barry: Progetti futuri e sogni nel cassetto, sia per il tuo progetto solista, sia per i Sadist?
Trevor: Lavorare e vivere di musica rappresenta aver coronato il mio sogno più importante, non avrei potuto ambire a cose più importanti, mi ritengo già molto fortunato e dal mio punto di vista farò di tutto per continuare a vivere in questo bellissimo mondo. Se per sogni nel cassetto intendi ville con piscina, bella vita, macchine di lusso, allora sono in pace come me stesso non ho mai ambito a certe cose, non fanno per me. La mia vita si divide tra musica, vita nei boschi e famiglia, è quello che volevo e mi sono costruito con tanti sacrifici. Per il resto cosa dire, di recente sono uscito con il mio progetto solista, le cose stanno andando molto bene, spero di portare avanti anche questa cosa, parallelamente ai Sadist. Proprio con i Sadist abbiamo ultimato le registrazioni del nuovo album che uscirà entro fine anno, sono molto soddisfatto di quello che è venuto fuori, si tratta del disco più brutale di tutta la carriera della band, ne vado fiero e orgoglioso. Insomma il sogno nel cassetto lo corono tutti i giorni.

Barry: Grazie!
Trevor: Grazie a voi, il lavoro che svolgete giornalmente è molto importante per il mondo metal, avanti così. Un abbraccio a tutta la redazione e a tutti i lettori, ci si vede on stage. In alto il nostro saluto!!



ObscureSolstice
Venerdì 28 Settembre 2018, 19.42.13
3
Come disse quel giorno il metal è passione, al contrario dei calapastiglie. Trevor, bel progetto, mi piace quasi di più dei Sadist
MetalFlaz
Giovedì 27 Settembre 2018, 21.05.23
2
A molti potrà anche non piacere, artisticamente parlando, però non credo si possa dire che sia un personaggio "costruito", a me sembra sinceramente appassionato. Ah e il suo growl non è mica da ridere, peccato lo usi meno rispetto allo scream
gianmarco
Giovedì 27 Settembre 2018, 17.25.59
1
grande Trevor. Un mito e anche un Genoano DOC
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