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L‘ARCHIVIO DELLA ‘ZINE - # 31 - Greta Van Fleet, Little Caesar, The Night Flight Orchestra, The Black Dahlia Murder, Marilyn Manson e....
30/09/2018 (1435 letture)
L'estate è ormai tecnicamente finita e, a dispetto del fatto che in alcune zone si vada ancora al mare, in altre l'Autunno si fa già sentire da un pezzo. Il caldo del trimestre estivo, però, non ha influito sul nostro ormai classico lavoro di sviluppo e arricchimento del data base di Metallized. Eccovi dunque la lista delle recensioni inserite senza "ius primae page", se così si può dire, regolarmente divise per genere e munite delle tradizionali anteprime di lettura. Non resta quindi che invitarvi a farci sapere cosa pensate dei dischi inseriti e del loro esame da parte nostra.

ROCK/HARD ROCK/PROG
Greta Van Fleet - Black Smoke Rising
Il sound è chiaramente di matrice hard rock/blues rock, si rifà ai grandi classici degli anni 70 senza apportare grosse novità, anzi racchiudendo in parte capolavori del passato di band quali Lynyrd Skynyrd e soprattutto Led Zeppelin. Dico "soprattutto" poiché è palese che la voce di Joshua Kiszka ricordi il timbro, l'estensione e quell'innata capacità di coinvolgere che furono di Robert Plant.

Deadheads - This One Goes to 11
La velocità di esecuzione è la caratteristica essenziale dei Deadheads, unita alla vivacità della chitarra solista, sempre pronta a tirar fuori il consueto assolo fra la metà e il finale delle tracks. La sezione ritmica non fa altro che stabilizzare l'album su tempi forsennati, rotti soltanto da un sopraggiungere di tinte oscure sulla parte centrale del disco, le quali comunque non escludono la permanente componente rock'n'roll, l'allegria irrefrenabile e una "caciara" calcolata.

Peter Frampton - Fingerprints (Rifatta)
L'anno di grazia 2006 è stato per Peter Frampton quello del buon ritorno con Fingerprints. L'ex compagno di scuola di David Bowie e chitarrista degli Humble Pie, è infatti riapparso sul mercato dopo il buon Now del 2003 e, soprattutto, dopo un periodo non troppo fortunato della sua carriera che si è protratto abbastanza a lungo. Di questa sua avventura la punta di diamante è da considerare lo storico doppio dal vivo Frampton Comes Alive, uno dei dischi più venduti della storia del rock e che proprio per questo condizionerà la sua carriera futura. Un po’ come quegli attori che ottengono enorme successo in una sit-com e poi non riescono a scrollarsi mai più di dosso il personaggio interpretato.

Little Caesar - Little Caesar
Uno dei dischi più belli ed energetici dell’ondata street/sleaze. Un esordio stupendo, ricco di sfumature, pregevolezza, capacità, atmosfere variegate e un cantante come Ron Young dotatissimo nel saper interpretare alla perfezione ogni singolo secondo di musica con la sua ugola, calda, avvolgente, versatile e di grande espressività. I Little Caesar si formano nel 1987 a Los Angeles, con una formazione in origine composta da Ron Young (voce), Apache (chitarra), Loren Molinare (chitarra), la prima apparizione del quintetto avviene nel 1989 su una compilation edita dalla Metal Blade Records

The Night Flight Orchestra - Amber Galactic
Il nome dei The Night Flight Orchestra ai più non dirà forse molto, ma basta leggere la formazione per capire che non si tratta di una band qualsiasi. A saltare all’occhio sono infatti i nomi del cantante Björn Strid e del bassista Sharlee D’Angelo, col primo che è conosciuto per essere la voce dei ben più famosi Soilwork e col secondo che è invece attualmente tra le fila di Arch Enemy, Mercyful Fate, Spiritual Beggars e Witchery. Un condensato di esperienza niente male, quindi. A loro si aggiungono il chitarrista e membro fondatore David Andersson (Mean Streak, Soilwork), l’altro axeman Sebastian Forslund, il tastierista Richard Larsson e il batterista Jonas Källsbäck.

Il Rovescio della Medaglia - La Bibbia (Rifatta)
A cavallo tra la Formula 3 ed i Black Sabbath, Il Rovescio della Medaglia poteva contare su una base tecnica eccellente, su una sicura conoscenza della nascente proposta Hard Rock d’oltre Manica, su uno stile relativamente originale, ma soprattutto su un'attrezzatura personale che comprendeva: Fender bass e chitarre Gibson Les Paul, batteria Hayman con percussioni Premier/Paiste, amplificazione Sonex e impianto voci Mack da 6000 Watt. Così nacque l’Hard Rock nella terra d’Enotria.

Small Jackets - Walking the Boogie
Uscito nel 2006 e quindi abbastanza a ridosso della pubblicazione del primo album, Walking the Boogie mostra in realtà sin da subito una profonda maturazione e una grande evoluzione nel sound del gruppo. Non sono più solo le roventi basi hard rock e garage a tenere banco, pur rimanendo fortemente presenti e anzi ancor più caratterizzate ma, nella musica composta quasi esclusivamente da Lu Silver, comincia ad infiltrarsi a chiare note qualche influenza boogie, southern/country, qualche parte acustica e psichedelica e, in generale, ci si rende conto con piacere che i quattro sono davvero cresciuti, come musicisti e come band. Il risultato è un disco vibrante, carico di elettricità e sudore, estremamente live nella resa, come nella profondità di suono, quasi da “presa diretta” in studio, ma al tempo stesso vario e capace di offrire anche altre sfaccettature, oltre al sano e torrenziale rock’n’roll di base.


HEAVY/SPEED
Evil Invaders - Feed Me Violence
Tornano in pista, a distanza di due anni, gli Evil Invaders ovverosia gli alfieri di un “ignorantissimo” speed/thrash provenienti dal Belgio, con annessa tanta voglia di fare baldoria e macinare minuti a suon di bordate metalliche. Ci avevano lasciato piacevolmente sorpresi al debutto, Pulses of Pleasure, grazie ad una formula rimasta completamente inalterata e improntata verso la ripresa del sound thrash anni 80 unita ad un’influenza marcata dell’heavy classico e, minoritaria, a quella dell’hardcore punk; un mix sintetizzabile sotto la sigla speed metal.

Bridge of Diod - Of Sinners and Madmen
La proposta dei Bridge of Diod è piuttosto personale e questo è un pregio, dato che si muove lungo tre direttrici principali: heavy e thrash, con qualche espressione quasi vicina al prog, dato l’alto livello tecnico espresso e il gusto per costruzioni piuttosto articolate e non necessariamente lineari. Il tutto completato dalla voce pulita e piuttosto acuta di Stefano che non si risparmia affatto nel suo doppio ruolo, contribuendo in maniera forte all’identità di un gruppo che, comunque, fa ampio sfoggio di una preminenza chitarristica evidente.

DEATH/THRASH
The Black Dahlia Murder - Nightbringers
lo stile è quello che ogni fan dei Black Dahlia Murder si aspetterebbe di sentire da parte loro: un veloce melodic death metal farcito di riff taglienti e ritmi martellanti. Fin qui tutto bene, certo, anzi: benissimo. Ma poi il punto debole, segnato dal fatto che tutto ciò non sembra bastare nel soddisfare le esigenze del gruppo, il quale sfocia sovente nel deathcore e in tutta la sua energia deflagrante. Accade così che le linee vocali si assestano un po’ troppo spesso in uno scream prolungato e talvolta fastidioso, tipico appunto di generi quali metalcore e deathcore, e il growl gutturale della grande tradizione death finisce relegato in seconda posizione soltanto.

Devangelic - Phlegeton
Stilisticamente non ci si discosta molto dal brutal no-compromise di Resurrection Denied, anche se qualcosa di nuovo si avverte: il sound è diventato più oscuro, malefico e misterioso, scelta azzeccata se il concept dell’album è l’Inferno dantesco. Il groove ricopre sempre un ruolo di primaria importanza e non mancano assolutamente le sezioni con cui svitarsi il cranio a furia di headbanging. La produzione, ad opera della Comatose Music, rispecchia alla perfezione l’attitudine primordiale del genere, evitando quindi i suoni cristallini e perfetti che cozzano con l’idea originale del death metal. Detto in poche parole: gli amanti del sound old school non potranno non apprezzare.

Last Rites - Nemesis
Siete propensi a tuffarvi in trenta minuti di puro, violento, magnifico thrash/death metal in salsa tricolore? E perché mai non dovreste? Loro sono i Last Rites, quartetto savonese attivo da ben venti anni che, per celebrare questa importante ricorrenza, hanno rilasciato sul mercato il loro terzo full-length, Nemesis, sciorinando ogni oncia della loro considerevole abilità tecnica e compositiva. L'album, uscito sotto l'egida della MASD Records, è composto da otto brani, cinque inediti e tre rifacimenti di vecchi classici del gruppo

HARDCORE PUNK
Discharge - Disensitise
Si parte a stecca con la doppietta Blood Of The Innocent/CCTV, dove il metal punk la fa da padrone, con lo stesso ritmo praticamente per tutta la durata dei brani, l’assolo è breve e acidissimo, la voce sguaiata ma sempre sotto controllo, la sezione ritmica fisicamente al top con un Rainy al basso sempre pronto a coprire la mancanza di una chitarra sotto gli assoli del fido compare Bones, palesemente divertito a non aver perso un grammo del marciume sonoro che l’ha sempre contraddistinto. Si continua senza tregua con la punkeggiante What Method What Madness

INDUSTRIAL
Marilyn Manson - Heaven Upside Down
cosa resta, dunque, di questo personaggio, la cui fama sinistra e spesso ingigantita dai media ha più di una volta oscurato le sue qualità musicali, pur non indifferenti? Anche in questo caso, la risposta non è delle più agevoli: dal vivo il nostro mostra sempre più difficoltà, principalmente dal punto di vista vocale, mentre si dimostra ancora più che capace di dare spettacolo; in studio, viceversa, dopo un periodo abbastanza buio vissuto fra il 2007 ed il 2012, il Reverendo ha saputo stupire un po' tutti con il sorprendentemente valido The Pale Emperor, risalente al 2015: pur non essendo un capolavoro, questo album mostrava al mondo che il corpulento cantante dell'Ohio, specie se affiancato da un compositore abile come Tyler Bates, aveva ancora qualcosa da dire.

INCLASSIFICABILE
Igorrr - Savage Sinusoid
il dubbio che Gautier Serre -alias Igorrr- si stia prendendo gioco dell’umanità intera non può essere definito illegittimo; ma non è nemmeno possibile dar contro al partito di chi vuole il Nostro genio assoluto del panorama musicale internazionale, insomma non è tutto bianco o tutto nero. Già, le cose non sono così semplici, come semplice non è l’ascolto di un album che abbia in copertina il moniker Igorrr. Nonostante questo sia il terzo album del musicista francese ancora non ci si riesce a raccapezzare su quale direzione si voglia seguire, e sicuramente è questo l’obiettivo del progetto Igorrr: spiazzare l’ascoltatore

UP THE CAPPONS!!
Ed anche per stavolta è quanto. Mentre le ultime possibilità di andare al mare vengono sfruttate da chi può ancora farlo (ed io può, come avrebbe detto il buon Angelo Massimino di calcistica memoria) e per altri i primi freddi si fanno sentire, noi siamo già regolarmente al lavoro per la prossima puntata della serie. Quando invece di quello dei costumi da bagno e delle angurie, sarà il momento dei cappotti e dei capponi, sarà una nuova tornata di dischi fuori menù a tenervi compagnia ed a farvi scoprire qualche uscita più o meno recente della quale parlare con noi. Intanto, godetevi queste e mi raccomando, quando sarà ora:
Up the Cappons!!



Lele 12 DiAnnő
Lunedì 1 Ottobre 2018, 8.43.22
1
Non so perché, ma questa faccenda delle recensioni rifatte mi ha stimolato a rileggere 1984...
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