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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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KREATOR + DIMMU BORGIR + HATEBREED + BLOODBATH - THE EUROPEAN APOCALYPSE - Alcatraz, Milano - 06/12/2018
12/12/2018 (1524 letture)
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Non appena letto l’annuncio della data italiana dell’European Apocalypse tour mi si illuminarono gli occhi: Kreator e Dimmu Borgir co-headliner accompagnati da Bloodbath e Hatebreed, mica pizza e fichi. Con dei nomi del genere in cartellone questo mini festival (perché di festival si può parlare, visti i diversi generi proposti) si presentava immediatamente come uno degli appuntamenti più appetitosi dell’anno. Per un motivo o per l’altro mi attardo a comprare il biglietto, ma ciò si rivelerà una mossa azzeccata: dopo aver subito un’insopportabile rottura di scatole a causa del famigerato periodo “black friday”, questo rivela una volta tanto la sua utilità sotto forma di abbassamento del prezzo del biglietto; lo prendo come un segno, è il momento di fiondarsi dal rivenditore sotto casa e accaparrarmi senza indugio l’agognato tagliando. Arrivo all’Alcatraz con un leggero anticipo e noto con piacere che pure i prezzi del merchandise sono onesti, per cui prendo una t-shirt e mi piazzo sotto il palco in seconda fila con facilità (il pubblico al momento non è ancora numerosissimo). Dopo pochissimi minuti in perfetto orario si abbassano le luci e fa il suo ingresso il primo gruppo della serata...
BLOODBATH Apre le danze la superband Bloodbath che ci inietta dello sporco death metal direttamente nelle vene come solo un ensemble di valore sa fare. Nick Holmes & soci si presentano sul palco con l’aspetto di zombie che abbiano appena finito di far merenda con cosce e braccia di cristiani pur con una mise quanto mai adatta (il singer in particolare risulta comunque elegante in completo nonostante il sangue rappreso sulla camicia). La maggior parte dei presenti è già in visibilio, e a ragion veduta: non capita tutti i giorni di ritrovarsi come opener il cantante dei Paradise Lost -giusto per dirne uno- e per qualcuno sono addirittura il motivo principale della propria presenza al concerto. I Nostri, freschi di full length come ci ricorda il buon Nick, pescano tre brani dal nuovo The Arrow of Satan Is Drawn e data anche la ristrettezza della scaletta la scelta pare appropriata oltre che comprensibile. La fine del set dei Bloodbath arriva in fretta senza effetti pirotecnici, ma abbiamo comunque avuto modo di apprezzare un gruppo di grande caratura che ha saputo scaldare a dovere il pubblico.
SETLIST BLOODBATH Intro 1. Fleischmann 2. Let the Stillborn Come to Me 3. So You Die 4. Bloodicide 5. Outnumbering the Day 6. Chainsaw Lullaby 7. Eaten
HATEBREED In netto contrasto con la figura di Holmes, il buon Jamey Jasta irrompe sulle assi dell’Alcatraz carico come una molla: è tempo di saltare a ritmo di Live for This e Doomsayer per la gioia dell’eterogenea platea la quale non si fa pregare troppo dagli incitamenti del singer, specie quando questi chiede il primo circle pit della serata. Tamarro come sempre, Jamey non sta fermo un secondo, mentre i suoi compagni non sono da meno: Chris Beattie viaggia di quattro corde che è un piacere completandosi alla perfezione con le rullate di Byrne, mentre il corpulento Frank Novinec esegue un riff dietro l’altro: bando a tecnicismi e assoli, gli Hatebreed stendono un tappeto sonoro sul quale Jasta canta zompando come un canguro. Durante una pausa il cantante racconta di quando il management dei Kreator telefonò agli Hatebreed chiedendo se fossero interessati a partecipare all’European Apocalypse tour con l’ovvia e unica risposta possibile da parte degli statunitensi: “Yes!” C’è ancora tempo per un’esplosiva Destroy Everything e la conclusiva I Will Be Heard ed è il momento dei saluti: al di là dei gusti personali gli Hatebreed si sono dimostrati un’ottima live band e Jamey Jasta un frontman di grande carisma, capace di coinvolgere il pubblico con un perenne sorriso sulle labbra.
SETLIST HATEBREED 1. To the Threshold 2. Live for This 3. As Diehard As They Come 4. Looking Down the Barrel of Today 5. Doomsayer 6. Filth 7. This Is Now 8. Driven by Suffering 9. Beholder of Justice 10. A Call for Blood 11. Destroy Everything 12. I Will Be Heard
DIMMU BORGIR A questo punto l’atmosfera si fa elettrizzante; in moltissimi sono qui stasera per assistere allo show dei Dimmu Borgir per cui i commenti durante il cambio palco si sprecano: dai diversi accenti capisco che l’Alcatraz contiene davvero tutta l’Italia stasera e non posso fare a meno di pensare che c'è chi per questa passione ha dovuto viaggiare per centinaia di km, mentre io fortunatamente in poco più di un’ora potrò rincasare. Cala l’oscurità ed ecco apparire dalle tenebre i musicisti scandinavi, i quali prendono posizione sul palco; l’ultimo a entrare è il leader Shagrath che subito ipnotizza gli spettatori con le sue movenze e la voce che sembra provenire dall’oltretomba. La scenografia è imponente, tra luci soffuse e croci rovesciate sembra di assistere a un cerimoniale pagano con gli adepti che ripetono le parole pronunciate dal grande maestro: sicuramente i Dimmu Borgir con le loro tuniche e il trucco sono un gruppo di grande impatto visivo, ma per la natura delle loro canzoni molte parti corali sono registrate e quindi si perde un po’ l’appeal diretto che caratterizza un live show. La cosa risulta più evidente a chi, come il sottoscritto, non è troppo avvezzo alle sonorità symphonic/black e naturalmente non infastidiscono i fan della band, ma comunque innegabilmente quello che risulta è un effetto “posticcio” che può non piacere a tutti. Ciò detto, i norvegesi tirano fuori una prestazione di tutto rispetto, proponendo molti cavalli di battaglia del loro repertorio e tre estratti dall’interlocutorio Eonian. La mimica e le pose di Shagrath trovano una variazione quando quest’ultimo si esibisce con un tamburo tribale prima di Council of Wolves and Snakes. Dimmu Borgir viene cantata da tutto il locale, Progenies of the Great Apocalypse è spettacolare e il gran finale è affidato a Mourning Palace sulla quale si raggiunge l’apice della performance. A fine set, sulle note di Rite of Passage i Dimmu Borgir si radunano a centro palco per un inchino di ringraziamento agli applausi ricevuti, quindi -mentre viene issato un enorme telo nero a oscurare lo stage- nelle prime file si nota un ricambio di spettatori che vede la diffusione di thrasher a discapito dei blackster...
SETLIST DIMMU BORGIR 1. The Unveiling 2. Interdimensional Summit 3. The Chosen Legacy 4. The Serpentine Offering 5. Gateways 6. Dimmu Borgir 7. Council of Wolves and Snakes 8. Puritania 9. Indoctrination 10. Progenies of the Great Apocalypse 11. Mourning Palace Rite of Passage (outro)
KREATOR Il telone di cui si è appena detto oltre a nascondere i preparativi dell’ennesimo cambio palco ha anche un’altra funzione: quando è il turno dei thrasher tedeschi su di esso vengono proiettate delle immagini (accompagnate dalla voce soave ed esotica di Demis Roussos) che ci suggeriscono come nel corso della storia l’uomo abbia sempre avuto una costante: la violenza. E di questa i Kreator se ne intendono eccome: una volta saliti sulle assi della venue milanese i crucchi sparano una Enemy of God da antologia ed è già ora di volare tra un’esplosione di stelle filanti. Il pogo è totale e immediato, mi ritrovo a guardare negli occhi Sami Yli-Sirniö mentre con naturalezza esegue i suoi assoli, poi arriva la corale Hail to the Hordes cantata dal pubblico guidato da un Mille Petrozza in forma smagliante sotto lo sguardo malvagio di un’enorme testa di demone che sembra volerci inghiottire per trasportarci all’inferno. La formula usata negli album più recenti, maggiormente melodica rispetto ai primi lavori più crudi e grezzi, ottiene un ottimo riscontro anche perché intonare i ritornelli di Satan is Real o Fallen Brother (la cui scenografia al solito prevede un video tristemente aggiornato con le foto dei musicisti che ci hanno lasciato) sa di “momento di aggregazione metallica” e unisce dei perfetti sconosciuti in un unico coro. I grandi classici non muoiono mai, si sa, e Flag of Hate con tanto di bandiera sventolata da Mille non fa eccezione, così come l’irresistibile Phobia, ritmata e violenta al punto giusto; il cantante improvvisa una gara a chi fa più casino tra le varie ali dell’Alcatraz mentre Sami ogni tanto lancia plettri agli astanti che lottano per accaparrarsi l’ambito trofeo. Il riff dell’instant classic Hordes of Chaos è godimento puro, questa superba cavalcata thrash dal vivo non fa prigionieri con Ventor che dietro le pelli lascia basiti per furia e precisione, uno spettacolo nello spettacolo. Anche “Speesy” Giesler fomenta la platea col suo headbanging sfrenato e le corna dirette nella nostra direzione mentre è già il momento della doppietta finale rappresentata da Violent Revolution e dalla devastante Pleasure to Kill, sulla quale ovviamente non si contano gli spintoni e nemmeno le persone che ci volano sulla testa. Non c’è che dire, l’European Apocalypse è stata un’esperienza a dir poco esaltante che ha visto i Kreator dominatori assoluti, una macchina da guerra inarrestabile che ha raso al suolo un Alcatraz già provato dalle bordate degli altri ottimi gruppi. A suggellare la serata perfetta l'incontro all'uscita con i thrasher tedeschi dei quali ho apprezzato, tra autografi e plettri, la grande umiltà e disponibilità, mentre del tastierista dei Dimmu Borgir Gerlioz ricorderò soprattutto lo stato di alterazione dovuto probabilmente a qualche bicchiere di troppo in camerino. Come detto, questa data era un vero e proprio mini festival che ha accontentato un po’ tutti i palati e che ha avuto un'organizzazione perfetta, con orari rispettati al minuto spaccato, suoni adeguati e una cornice di pubblico degna di un evento simile; in una parola impeccabile. E speriamo ce ne possano essere tante altre.
SETLIST KREATOR The Four Horsemen (intro) [Aphrodite’s Child song] 1. Choir of the Damned (intro) 2. Enemy of God 3. Hail to the Hordes 4. Awakening of the Gods 5. People of the Lie 6. Gods of Violence 7. Satan Is Real 8. Mars Mantra (intro)/Phantom Antichrist 9. Fallen Brother 10. Flag of Hate 11. Phobia 12. Hordes of Chaos (A Necrologue for the Elite) 13. The Patriarch/Violent Revolution 14. Pleasure to Kill
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9
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Certo che iniziare il concerto con un megascreen che aveva su scritto "Milan prepare to get destroyed" non lascia molta via di scampo  |
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8
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Kreator spettacolari. Delle volte che li ho visti questa è stata la migliore.Bella anche la scenografia e Mille sempre un grande! Dimmu bravi ma la voce si sentiva male.. audio migliorato sul finale. Cmq per entrambi i gruppi se si stava troppo davanti si sentiva di merda. Il volume dei kreator è schizzato alle stelle dopo metà concerto. Curioso di rivedere i DB come headliner. Di vecchie speravo ne facessero altre. Scaletta kreator invece buona con la gradita sorpresa di awakening of the gods |
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7
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Shagrath voce dall oltretomba? Si, ma perchè ormai è svociato da far pena... gracchiava senza aver un briciolo di emissione. |
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Neanche un pezzo a Extreme Aggression o è saltato??? Mah.... |
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Perso i bloodbath ho visto buona parte dei hatebreed... noiosissimi. Dimmu bravi ma audio di merda. Kreator fantastici davvero un super concerto |
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Purtroppo non sono riuscito a vedere Bloodbath e Hatebreed, peccato! Dimmu Borgir, un genere che non ascolto quasi mai, mi hanno davvero coinvolto con Mourning Palace, dal vivo a dir poco sontuosa. Kreator superbi, secondo me l'unica thrash band della vecchia guardia (forse giusto i Testament potrebbero fare lo stesso) a potersi presentare sul palco solo con pezzi "nuovi" (dal 2001 in poi) e mettere insieme uno show fantastico. Hail to the Hordes, Enemy of God, Violent Revolution... Poi vabbè, con Flag of Hate e Pleasure to Kill è venuto giù l'Alcatraz |
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3
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Purtroppo i Kreator, forse la miglior band thrash oggi, non li ho mai visti dal vivo.....sigh... |
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Curioso il fatto che i dimmu non hanno fatto nulla del capolavoro spiritual. Peccato altro gruppo che avrei rivisto volentieri |
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Posso dire "io c'ero"
Demolito da un pogo costante, interrotto solo dai i Dimmu. Esperienza mistica |
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