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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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THIS TOMB IS MY ALTAR - Traffic, Roma, 08/12/2018
13/12/2018 (1601 letture)
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Oltre alle discutibili luminarie che ingombrano le vie, in vista delle festività natalizie, dicembre reca con sé un appuntamento irrinunciabile per gli amanti del death/black più marcio e seminale. L’evento in questione porta il nome di This Tomb is My Altar, tratto da uno dei brani degli headliner, gli inglesi Grave Miasma. La serata ha avuto luogo presso il Traffic, la cui sala costituisce -specie negli ultimi anni, segnati dalla chiusura di altri importanti locali- un lido abituale per chiunque voglia assistere a concetti metal nella capitale. L’inizio dello show è previsto per le 20.30: mi affretto dunque alla volta del locale, proprio mentre i Serpent Ritual dischiudono il sipario.
SERPENT RITUAL Con pochi minuti di ritardo rispetto a quanto previsto dalla scaletta della serata, fanno la loro comparsa sul palco i romani Serpent Ritual, aventi all’attivo una demo, Nexvs Diaboli -licenziato peraltro dalla Regain Records. L’esibizione ha luogo dinanzi ad una platea che, pur non essendo gremita, risulta discretamente popolata sebbene siano soltanto le 20.40 circa, ulteriore prova di come si stia sviluppando una sorta di fascinazione e tendenza per le sonorità qui proposte. Queste ultime, attingenti a piene mani dall’operato di epigoni quali Beherit e Void Meditation Cult, sono improntate al più furibondo e seminale war metal. Sebbene il pubblico fosse per certi versi poco partecipe e caloroso, lo spettacolo è stato comunque seguito con vivo interesse. La paternità delle soluzioni stilistiche qui dispiegate è rivendicata mediante brano con il quale i nostri si accommiatano dagli astanti: una cover di Lord of The Void degli Archgoat. Il breve ma intenso set, conclusosi persino in anticipo rispetto alla scaletta, lascia spazio alla formazione successiva.
SETLIST SERPENT RITUAL 1. In Pvlverem Mortis 2. Death.Void.Khaos 3. The Heinous Blessing 4. Nexvs Diaboli 5. Lord of the void (Archgoat cover)
NECROMORBID Seguono nel bill i Necromorbid, la cui proposta non si mostra molto dissimile dai Serpent Ritual. La band si presenta sul palco indossando gli strali di borchie e catene di rito, scatenando sulla folla un amalgama bestiale avente quali coordinate l’operato di Archgoat e Black Witchery anche nell’attitudine lirica, improntata ad un feroce anticristianesimo, declamante ogni sorta di profanazione ed abominio nei confronti dello stesso. I brani qui presentati sono tratti dal primo ed unico lavoro in studio della formazione, El día de la bestia. Anche in tal caso, una sezione ritmica asfissiante ed estremamente serrata è vergata da un riffing caotico e saturo e da una prestazione al microfono veemente e ferina. Non manca, anche in questo caso, l’omaggio ad uno nei numi tutelari della band sopra citati, ovvero una cover dei Black Witchery (Desecration Of The Holy Kingdom), posta come conclusione dello spettacolo. Il clima comincia a farsi più caldo e le presenze continuano ad aumentare tant’è che, alla fine dell’esibizione - l’esterno del locale ed i banchetti dedicati al merchandising risultano essere discretamente frequentati. Questi ultimi hanno rappresentato fuori di dubbio un ulteriore elemento di lustro dal momento che, oltre al materiale delle band che seguitavano ad esibirsi, vi era una discreta selezione black e death, con qualche concessione eterodossa -la sottoscritta si è ritrovata tra le mani, sfogliando i vinili in vendita, persino un lavoro dei Fates Warning!
SETLIST NECROMORBID 1. Intro 2. Celestial Slaughter 3. Manifestation Of Demonic Revenge 4. Night Burial Evocation 5. Supreme Satanic Redemption 6. Untitled New Track 7. Antichrist Command Supremacy 8. Cathedral Of The Black Goat 9. Desecration Of The Holy Kingdom (Black Witchery Cover)
PROFANAL Dopo qualche attimo dedicato al soundcheck, è la volta dei toscani Profanal, con i quale iniziamo ad entrare nel vivo della serata. La formazione, attiva sin dal 2007, è dedita ad un death old school pregno di mefitici allentamenti doomegianti, e fedele alla lezione dei maestri del genere -Asphyx, Grave e Dismember su tutti). La band trae in questa sede gran parte dei propri brani dal loro secondo lavoro in studio -eccezion fatta per Torment of Saturn e Conquering Cemeteries), rilasciato dalla Iron Tyrant. dopo una serie di promettenti Demo, Ep e Split. Per la sottoscritta costituiscono un’inaspettata sorpresa dal momento che si dimostrano capaci di una performance energica e coinvolgente: alla granicitià della prova agli strumenti si accompagna di fatti la prestazione vocale eccezionale di Rosalba, in grado di sfoderare un growl potente e- è il caso di dirlo- penetrante facendo mostra di un dinamismo travolgente sul palco, in grado di trascinare piacevolmente l’audience, che inizia a scatenarsi incitata dai membri della band. La sezione ritmica, robusta e corposa, sottolinea gli allentamenti ed i mid tempos che informano i brani in maniera potente e netta, riuscendo a donare un’interpretazione personale ed incisiva e ad ammantare di fresca ispirazione un genere volutamente monolitico e, per dir così, molto spesso rigidamente aderente ai propri canoni stilistici.
SETLIST PROFANAL 1. A Call for Revenge 2. Despised Mankind 3. Torment of Saturn 4. Thanatophobia 5. Oracle of the Supreme Fire 6. Burn the Altar 7. Considered as Gods 8. Conquering Cemeteries
DEMONOMANCY L’approssimarsi dell’esibizione di una delle combo più attese della serata contribuisce all’incremento dell’afflusso di partecipanti, che raggiunge in questo frangente il proprio picco, mentre vengono allestiti gli ultimi scampoli dell’essenziale scenografia che farà da cornice allo show. I Demonomancy hanno difatti il merito di aver travalicato i limiti della scena capitolina per imporsi anche a livello internazionale, ricevendo l’attenzione della Nuclear War Now Productions prima e della Invictus Productions poi, con la quale hanno licenziato il loro ultimo e celebrato lavoro in studio, Poisoned Atonement. Nonostante la numerosità degli astanti, la sala non è stipata, lasciando una piacevole libertà di movimento. Si ha così modo di sostare pressoché sottopalco tanto per lanciarsi nel pogo quanto per godersi il concerto al riparo da traumi ossei -ahimè, sono di statura minuta e tendo ad impattare con il pavimento alla prima spinta ben assestata! Le luci si affievoliscono, e la band romana inizia a comparire sul palco, mentre risuona nell’aria l’introduzione atmosferica Revelation 21.8. La sospensione generata dalla stessa viene immediatamente rotta sulle note di Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator) con la quale i nostri dispiegano la potenza della loro proposta. Quest’ultima, pur essendo imbastita su un death/black facente segno ad act come Profanatica, Blasphemy e Von, è rielaborata in maniera personalissima ed incisiva in un turbinio di riff di matrice thrash e death, informati composizioni trascinanti e dinamiche. La resa in sede live è pressoché perfetta, i membri della band intessono un dialogo ed un contatto costante con il pubblico che è palesemente in visibilio per la performance. L’intreccio tra il timbro ruvido e veemente di Marco (The Unbaptized Shepherd) ed il growl gutturale di Antonio (Cutthroat) restituisce una trama vivace ed estremamente intrigante anche a livello delle linee vocali. I suoni saturi e dal feeling marcio che accompagnano le trame allucinante dipinte dagli strumenti, contribuiscono ad immergere i partecipanti in uno stato d’animo che ha, a un tempo, le fattezze dell’estasi quanto dell’apotropaica necessità di scuotere le proprie membra a tempo. Un’esibizione che dunque traspone e sublima la già ottima prova in studio, salutata a malincuore dagli affezionatissimi fan della formazione. Ci auguriamo di vederli ancora ben presto e che possano far propria la notorietà e la fama che meritano.
SETLIST DEMONOMANCY 1. Revelation 21.8 2. Fiery Herald Unbound (The Victorious Predator) 3. Archaic Remnants of the Numinous 4. Poisoned Atonement (Purged in Molten God) 5. Involution of Spirit Into Mass 6. The Last Hymn to Eschaton 7. Fight Till Death (Slayer Cover) 8. The Day of the Lord
GRAVE MIASMA E la volta infine dei Grave Miasma. La formazione dà in questa sede luogo all’ unica data sul suolo italico, che ha rappresentato, dunque una tappa obbligata per i fan più fervidi. I deathster entrano in scena sulle note di Arisen Through the Grave Miasma, tratta dal primo lavoro -dei Nostri- che hanno all’attivo tre EP ed un full-length. Apparentemente la sala sembra meno affollata rispetto a prima. Si tratta tuttavia di una situazione passeggera: gli astanti, che si erano temporaneamente allontanati dal palco per rifocillarsi con un bicchiere di birra ed una boccata di aria fresca, fanno gradualmente ritorno nel corso del live, per godere dell’ultima performance prevista per la serata. Ci troviamo così condotti al cuore dell’intreccio mortale dispiegato dagli inglesi, radicato in un riffing monolitico ed asfissiante, inchiodato da una sezione ritmica caotica ed oppressiva. L’esibizione è salutata con calore da coloro che affollano il sottopalco, aprendo le danze sull’onda del ritmo sepolcrale e mortifero sprigionantesi dagli strumenti dei Grave Miasma. Questi ultimi decidono di offrire al pubblico anche un assaggio del nuovo materiale, rappresentato da Erudite Decomposition. L’ora piuttosto tarda, la stanchezza maturata nel corso delle quattro ore precedenti ed una setlist granitica ed impegnativa, protrattasi per oltre cinquanta minuti, rendono lo spettacolo piuttosto oneroso da seguire, soprattutto dopo un set estremamente dinamico come quello dei Demonomancy. Si è tuttavia ricompensati dall’energia e dalla passione con i quali i Nostri ammantano ogni brano, dialogando ironicamente con il pubblico. Al netto di qualche problema di suono -il drumming appare difatti talvolta eccessivamente ovattato-, l’esecuzione è difatti impeccabile e partecipata e non si ha nulla da eccepire in merito. L’esibizione termina qualche minuto dopo l’una e mezza, cagionando il dispiacere degli spettatori più coinvolti, che si erano sino a quel momento lanciati in un pogo gioviale e divertito.
SETLIST SETLIST GRAVE MIASMA: 1. Arisen Through the Grave Miasma 2. Gnosis of the Summon 3. This Tomb is My Altar 4. Ovation to a Thousand Lost Reveries 5. Purgative Circumvolution 6. Erudite Decomposition 7. Pillars 8. Glorification of the Impure 9. Full Moon Dawn
ENCORE Ritual Lair
This Tomb is My Altar ha, in ultima analisi, costituito un’occasione pressoché unica per saggiare in sede live le capacità delle promettenti band coinvolte, nonché un evento decisamente unico per chiunque prediliga determinate sonorità. Complimenti dunque all’organizzazione, che ha avuto il merito di dar forma ad un bill interessante, in grado di fornire una panoramica stimolante sullo stato dell’arte del death nostrano ed internazionale.
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3
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I Beherit sono Finlandesi, non statunitensi. |
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2
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"... con un bicchiere di birra ed una bocca di aria fresca": correggere! |
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1
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Avrei voluto esserci soprattutto per i Livornesi Profanal ( volevo testare dal vivo lottimo growl di Rosalba) e i Grave Miasma con il loro negromantico suono. Però per motivi familiari me ne son dovuto rimanere a casa a fare il babbo. |
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