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21/03/24
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AMORPHIS + SOILWORK + JINJER + NAILED TO OBSCURITY - Live Club - Trezzo sull'Adda (MI) - 12/02/2019
17/02/2019 (1973 letture)
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PROBLEMATICHE RISOLVIBILI Non sarò gentile, cercherò di essere onesto verso una serata che attendevo da tempo e che finalmente a trentacinque anni suonati mi consentirà di riuscire a vedere i Soilwork dal vivo, senza dimenticare gli Amorphis e la loro gloriosa storia. Bisogna considerare il permesso lavorativo con problematiche, nessi e connessi, il successivo ritorno in tarda notte, il post dove ti ricordi non aver più vent’anni e i pensieri vengono al pettine. Ma si vive una volta sola, per cui via che si parte verso una data che probabilmente non rimarrà negli annali come tra i concerti da ricordare del 2019, ma di sicuro si preannuncia di alto livello qualitativo. Incontro mio padre in pausa pranzo, due chiacchiere e mi dice: “ma chi va a vedere un concerto alle sei di pomeriggio?” Non ha idea che questi piccoli o medio eventi richiamino moltissima gente; sin dalle 17:30 uno sparuto gruppetto di persone era in fila all’ingresso e ho dovuto attendere una buona mezz’ora prima di riuscire ad entrare. Non mi dispiace, anzi, dà coraggio e mi ricorda che l'ambiente dei live non sta morendo, servono solo gli stimoli giusti. Entro perché inizia a fare freddo, venite con me e concentriamoci sulle band.
NAILED TO OBSCURITY Ho scoperto i tedeschi all’incirca due anni fa grazie al precedente King Delusion, non mi emozionarono così tanto, a dirla tutta, li trovai tendente al mediocre. Preso dall’opportunità della giornata metto impegno e passione nel seguire il loro spettacolo, ma anche in questa occasione nulla mi è stato trasmesso. Sarà la cosa migliore far partire una serata con del death/doom alle sei di pomeriggio? La band stenta veramente ad entrarmi nelle vene, mi guardo in giro e c’è apprezzamento nel pubblico che sta iniziando ad entrare, applausi e piccoli headbanging ci sono ma è un’atmosfera ovattata. Cinque canzoni a disposizione dei nostri che pescano solamente dagli ultimi due album in studio durante i quaranta minuti circa d’esibizione. Alcuni momenti validi, giusta la chimica tra i componenti ai quali un applauso va doverosamente fatto, ci hanno messo impegno e dedizione lasciando ben sperare per ambiti differenti da questo specifico tour. Bravi, tecnicamente ineccepibili, ma manca quell'emotività in forma canzone, a mio avviso, che deve necessariamente essere la base per un genere così intenso come il death doom. Alla prossima ragazzi.
JINJER Chiedo inizialmente venia perché non ho mai avuto alcun interesse passato nei confronti di questo gruppo. Chiedo nuovamente scusa ma il battesimo del fuoco l’ho avuto in versione live: il risultato è stato sotto le aspettative. Ciò non è dovuto al fatto che abbia deciso di erigermi su di un piedistallo, lasciando ristagnare la personale avversione per ogni forma di “core” e/o proto Djent, ma piuttosto a causa dell’incomprensibilità di alcuni pezzi, apparentemente senza forma, con comparto vocale e strumentale che paiono andare per direzioni distanti ed opposte, mentre il costante passaggio growl e successivo ritornello orecchiabile, carino e radiofonico ha definitivamente esaurito ogni scorta a sua disposizione. Ci sono mille band la fuori con moltissime qualità che suonano lo stesso genere e la scelta di utilizzare dei suoni iperpompati, il singolo chitarrone ribassato e una cantante che scuote gli animi non è nulla di attraente nel mondo d’oggi. L’ho ascoltato tutto il concerto, non ho perso un singolo minuto, ho effettivamente percepito la “botta” data dai suoni ma nulla è pervenuto attraverso le reali note suonate. V’è una netta differenza tra questi due fattori e spesso si viene presi d’inganno, è successo anche a me in passato, ma basta svegliarsi dall’incantesimo e tutto prende una sostanza differente. Tutto è comprensibile, vi sono dei fattori positivi all’interno di questi prototipi di canzone, ma ribadisco il concetto di come all’interno della musica dei Jinjer non vi sia nulla di realmente necessario al palinsesto contemporaneo. Nove i pezzi a loro disposizione, quarantacinque i minuti offerti alla prestazione. Non ho altro da aggiungere. L’attesa è finita, ora arriva Strid e il morale si rialza.
SOILWORK A differenza degli oramai ex-fratelli In Flames che ho visto e stravisto negli anni, il gruppo capitanato da Speed è per me da sempre misterioso, avendo perso ogni possibilità di vederli live negli anni passati. Lo stimolo per venire a questa data specifica, essendo completamente onesto, è partito dall’ultimo Verkligheten che ho spillato nella top personale dell’anno appena iniziato senza nessuna possibilità di uscita. Spettacolare a mio avviso, quest’ultimo è l’album che amplia in forma definitiva il suono del gruppo e che stasera ha esplorato presente e passato grazie a brani che han toccato in lungo e in largo l’intera discografia. Molti -5- gli estratti dall’ultimo nato, tre per Stabbing the Drama e due dai restanti, tra cui A Predator’s Portrait e Living Infinite. Lasciando da parte il primo, sia Sworn to a Great Divide che Figure Number Five non sono stati toccati, segno della comprensione che aver fatto alcuni passi falsi nella storia della band. Capita anche ai più grandi di incappare in errori, ma fortunatamente stasera la band ha dimostrato oltre che su disco, come sono una sicurezza, e sono al top della forma con la grinta da palcoscenico che spesso ho visto latitare in passato da molti gruppi. Certamente avranno avuto serate migliori, essendo che proprio il frontman era palesemente stanco e provato, un giorno di stacco prima della data italiana pensavo giovasse al gruppo, ma ognuno di noi ha le sue giornate negative. Come avrete potuto notare non è stata una scaletta programmabile, diversi pezzi che ho trovato poco rappresentativi per certi album del passato; sottolineo questo aspetto grazie alla curiosa scelta di proporre The Akuma Afterglow in merito a The Panic Broadcast. Mai lamentarsi del brodo grasso mi hanno insegnato: “porta a casa e goditi ciò che ne viene”. Sedici brani in tutto, settanta i minuti che son stati riempiti da molteplici circle-pit apertisi durante lo spettacolo e la gente che oramai colmava il locale a cantare le canzoni in coro. C’è voluto qualche minuto perché i settaggi dei volumi fossero al meglio, ma quando la ruota ha iniziato a girare ai massimi regimi è stato tutto decisamente splendido. Sono soddisfatto di aver assistito a questo show, una formazione onorevole che grazie a un cantante oggi dotato vocalmente più che mai, un batterista così giovane che pare irreale grazie alla sua disinvoltura dietro le pelli e un palcoscenico pesantemente d’impatto, tutto è andato liscio senza problemi. Bastian Thuusgard è un fenomeno, null’altro da aggiungere. Da segnalare il grande apporto del sostituto Simon Johansson per il deficitario Andersson, la sua grinta è oro puro e merita più visibilità come chitarrista. Ehrnborn in veste di bassista live è un energico e carismatico membro, che non toglie spazio agli altri ma li incita come mai, lodevole. Che altro aggiungere? Che Coudret è un genio diventa banale ma doveroso, ma è impossibile da non citare. Tutti soddisfatti e gli applausi sono giustamente meritati: ora arriva il turno dei finlandesi, che squillino i corni!
SETLIST SOILWORK 1. Intro(Verkligheten) 2. Arrival 3. The Crestfallen 4. Nerve 5. Full Moon Shoals 6. Death in General 7. Like the Average Stalker 8. The Akuma Afterglow 9. Drowning With Silence 10. The Phantom 11. The Nurturing Glance 12. Bastard Chain 13. The Ride Majestic 14. The Living Infinite 15. Witan 16. Stabbing the Drama 17. Stålfågel
AMORPHIS La sala è gremita, le ragazzine tirano fuori i cellulari per scattare foto, inspiegabilmente decido di mettermi tra le prime file, almeno nei minuti iniziali. Sono di corporatura molto voluminosa, ho facilitazioni ai concerti per una visuale alta, ma c’è troppa calca, non riesco a vedere nemmeno i musicisti a tre metri da me a causa delle decine di schermi che registrano l’impossibile e l’inutile. Mi ero promesso di non parlarne ma è impossibile ad oggi, riuscire a vedere un concerto senza dover forzatamente fare la gimcana tra i molteplici schermi, vuoi una o due foto commemorative? Zero problemi, siamo tutti qui apposta, ma stare minuti con uno schermo accanto nel buio e durante un concerto è irritante, sono scappato alla seconda canzone mi sono posizionato in ultima fila, vicino al merchandising, lontano da tali scempi. Porsi qualche domanda a volte è doveroso, piuttosto che rimanere nell’egocentrismo, pensando solo a noi stessi: quei monitor danno fastidio! Bella la scenografia, ottimi i suoni, bella anche l’energia sprigionata da ogni canzone che ti trasporta tra le foreste della Scandinavia e le sue mille storie da raccontare; tutto questo grazie ad una musicalità oggi nettamente superiore al passato sotto ogni aspetto tecnico e stilistico. Joutsen è un vocalist immenso, ha dalla sua ogni forma di dote vocale che sia possibile immaginare. Bello, bravo e pure carismatico, merita tutti gli onori del caso. Ricordo di averli visti la prima ed unica volta ad oggi nel tour di Eclipse, a circa dodici anni di distanza un cambio drastico ma graduale ha portato ad innalzare la band su di una popolarità all’epoca quasi impensabile. Ammetto che non mi sarei mai aspettato tanta calca come stasera, con il locale quasi pieno e molti giovani che diventano a tutti gli effetti “the next generation”. Audience meritato? Assolutamente si! Il tutto scorre via liscio ed indolore, tanti applausi per ogni brano e l’intensità aumenta col passare dei minuti ma per quanto se ne dica delle nuove composizioni, è solamente con il classico Black Winter Days che la folla ha un sussulto all’unisono: quando tocchi la magia del passato, per quanto scarna e grezza in confronto ad oggi, le emozioni non riescono a fermarsi. Settanta i minuti a loro disposizione che hanno lasciato splendidamente figurare ogni membro della band, con alcune canzoni come Daughter of Hate, Heart of the Giant o Silver Bride leggermente modificate per la versione live rispetto all’originale: il bello della diretta! L’ultimo ritornato in casa (Olli-Pekka Laine dimostra di non aver arrugginito la sua classe e offre una prestazione notevole sul palco, insieme al mastro e padre padrone Holopainen merita un doveroso e applauso. La classe non è acqua e i finlandesi stanno martellando il loro nome nella roccia della storia del genere.
SETLIST AMORPHIS 1.The Bee 2. The Golden Elk 3. Sky Is Mine 4. Sacrifice 5. Message in the Amber 6. Silver Bride 7. Bad Blood 8. Wrong Direction 9. Daughter of Hate 10. Heart of the Giant 11. Hopeless Days 12. Black Winter Day
---- ENCORE ---- 13. Death of a King 14. House of Sleep
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11
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Non avevo mai visto dal vivo gli Amorphis e sono rimasto colpito. Esecuzione uguale ai dischi, e non sempre nei concerti capita. Purtroppo nessun pezzo da Elegy e solo Black winter day dai primi lavori, peccato, ma soprattutto solo 14 pezzi. Le canzoni dell’ultimo album dal vivo rendono decisamente di più a parte un po’ The Bee che come opener non mi ha esaltato. Ottime Bad Blood, Death of a king e Heart of the giant
Prima di loro i Soilwork hanno puntato sul vecchio repertorio e hanno finito con alcuni pezzi dell’ultimo album ma devo dire che mi hanno un po’ annoiato. Avrei preferito meno canzoni loro e un set più lungo per gli Amorphis. Come sospettavo i pezzi dell’ultimo album non mi piacciono neppure dal vivo. Purtroppo non sono riuscito a vedere i primi due gruppi, causa lavoro. Ero curioso per i Jinjer, spero in un’altra occasione. |
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10
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Per quanto riguarda la parte dei Soilwork mi son gasato come un torello, dato che hanno preso (manco a farlo apposta) i miei pezzi preferiti dei loro album ahahahah |
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9
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Andrea, se ti senti vecchio a 35 anni siamo messi male... Io che ne ho molti di più avevo anche fatto mezzo pensiero di andare fino a Trezzo, in fondo ai vecchi tempi mi sobbarcavo ben altre trasferte e mi interessava vedere gli Amorphis, ma da quanto mi racconti ho fatto bene a starmene a casa, fossi venuto avrei probabilmente fracassato il telefono (altrui) su qualche testa bacata. |
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8
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ero a barcellona, Amorphisdelusione totale (era la decima volta che li vedevo), Soilwork (la quinta) macchine da guerra. |
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7
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La serata è stata molto corposa e succulenta ma dagli Amorphis mi sarei aspettato qualche pezzo in più.. 14 sono un po' "pochini" 17/18 sarebbe stato meglio.
Questo non cancella però lo splendido concerto a cui ho assistito |
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6
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Quoto DP manca my kantele, under the Red Cloud, dark Path, among stars tanto per citarne qualcuna |
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5
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Ne hanno fatta di strada gli Amorphis. Grande band! Pensare che li seguo da Tales.... e che li ho vistii al tour di Elegy (di cui conservo il cd firmato da loro) con gruppo spalla i Therion. Peccato non averli potuti vedere adesso a questo concerto... |
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4
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Suoni perfetti, band in gran forma,bastava poco per rendere il concerto INDIMENTICABILE: qualche brano vecchio, coinvolgere di più il pubblico, magari 2 brani acustici... Perché non fare i pezzi da Elegy? Silver bride e black winter day sono state le canzoni più apprezzate dai presenti, bastava scavare un po' più a fondo nell'ampio repertorio... |
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3
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Scalette degli amorphis purtroppo ripetitive, spaziano pochissimo sui vecchi album, cavolo l era pre joutsen è piena di bei pezzi |
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bel repert anche se sono in totale disaccordo sull'analisi sugli ucraini che, secondo i miei gusti attuali, sono una delle cose più interessanti degli ultimi anni e la loro crescernte popolarità ne è conferma. Comunque a parte quello mi spiace non esserci stato anche perchè gli amorphis non li ho mai visti ed è un peccato, come un peccato è aver omesso pezzi dal capolavoro elegy. D'accordo sull'uso indiscriminato degli smartphone che veramente rovina lo spettacolo perchè c'è gente (di merda) che purtroppo non si limita e si ostina a riprese fiume in barba a chi c'è dietro, a me è capitato con i maiden dove un cialtrone qualsiasi si è ripreso davanti ai miei occhi mezzo concerto, alla fine anche io me ne sono andato. |
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Ciao, la serata è stata molto bella, ottimi concerti ma dal mio punto di vista le set list non erano delle migliori.
Con Soilwork e Amorphis sono cresciuto e vedere che i primi non portino nessun brano anche da Natural Born Chaos fa male, cmq sia è stato un album di successo o sbaglio?
Per quanto riguarda gli Amorphis non hanno fatto nulla da Elegy e Tuonela, suonare My Kantele reputo, come l'osannata Black winter day, sia imprescindibile.
Quindi soddisfatto all'80% . |
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