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21/03/24
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WOLFMOTHER - LARS ROCK FEST - Giardini pubblici, Chiusi Scalo (SI), 07/07/2019
13/07/2019 (1130 letture)
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Col passare degli anni il Lars Rock Fest di Chiusi si è imposto come uno dei festival più interessanti e frequentati del centro Italia. Il fatto di accogliere gruppi di livello internazionale facenti parte perlopiù della scena post punk (nel corso degli anni Diaframma, Wire, Gang of Four, Protomartyr tanto per citarne alcuni) ha acceso i riflettori su questo piccolo festival di campagna, che arrivato all'ottava edizione è ormai divenuto grande. A suggellare il successo degli ultimi anni è arrivato il nome grosso anzi enorme, poiché i Wolfmother non sono certamente una band usurata dal tempo o underground bensì una realtà consolidata che ha raggiunto l'apice del successo dopo il notevole album d'esordio del 2005 e che ha attualmente all'attivo quattro LP. A portare l'hard rock nel piccolo paese toscano in provincia di Siena ci hanno pensato perciò gli australiani snaturando in parte il festival e i suoi propositi mirati alle forti connotazioni new wave, alla musica elettronica e sperimentale. Gli organizzatori sono incappati nel più classico dei colpi di fortuna e hanno giustamente colto l'occasione al volo ospitando una band di serie A, chiudendo la tre giorni nel migliore dei modi.
WOLFMOTHER Sfortunatamente mi perdo il concerto dei Black Rainbows, infatti era proprio la band stoner romana ad anticipare Andrew Stockdale e compagni. L'entrata sul palco degli headliner avviene attorno alle 23, come da programma. Boato e applauso di rito e si parte forte con Victorious, titletrack dell'ultimo disco datato ormai 2016. La voce del singer sembra già abbastanza calda quando si prodiga negli acuti del chorus e la conferma arriva su Colossal, grande opentrack dell'album d'esordio colorata di refrain stoner sempreverdi. Su White Unicorn Andrew evidenzia i primi problemini tecnici, che in parte rovineranno il pezzo e che purtroppo lo accompagneranno per tutta la serata. È un fastidioso riverbero della chitarra ad infastidire il frontman, il quale farà presente ai tecnici del suono in più di un'occasione il malessere senza riuscire a correggerlo in corsa. A togliere le castagne dal fuoco ci pensa un'esecuzione incendiaria di Woman, osannata dal pubblico, persino da coloro che non conoscono a fondo la band di Sydney. New Moon Rising ci riporta alla memoria Cosmic Egg, uscito ormai dieci anni fa e lo fa nel migliore dei modi con la solita fantastica performance alla chitarra del leader. Poi ancora un ritorno all'antico con Apple Tree e Mind's Eye sulla quale purtroppo avviene il patatrac, poiché tutta la strumentazione crasha fra i mugugni ed i fischi di disapprovazione del pubblico. Andrew imita il gesto del bere per darci un'idea di cosa abbiano fatto i tecnici prima del concerto, in realtà il festival si svolge in una zona abbastanza umida perciò non è poi così improbabile che ciò accada. Poco male! I nostri riprendono professionalmente da dove avevano interrotto per il gran finale e poi si esibiscono in una simpatica versione di Communication Breakdown dei Led Zeppelin, vista la situazione.... Un simpatico siparietto non previsto tanto che il batterista Hamish Rosser sbaglia l'attacco un paio di volte costringendo tutti alla riesecuzione. In ogni caso è tutto molto divertente e dopo questo spiacevole accaduto anche Andrew sembra lasciarsi andare un po' poiché si rende conto che a livello tecnico, almeno stasera, non potrà ottenere la perfezione. La seconda parte infatti, nonostante i soliti evidenti problemi di equalizzazione dei suoni, scorre abbastanza liscia con la colorata White Feather, dopodiché il frontman ci domanda se abbiamo voglia di entrare in un'altra dimensione: assenso generale e sparata a mille una gran versione di Dimension con tanto di assolo di batteria (dove Rosser ha modo di rifarsi) e di basso. Vagabond regala momenti emozionanti con la sua verve acustica, sentitamente made in Australia. California Queen e The Love that You Give riportano in alto la tensione ed il voltaggio prima del gran finale affidato a brani simbolo del gruppo come Pyramid, dall'esecuzione canora complessa per il falsetto ma dalla forte scarica adrenalinica, per poi proseguire con la fantastica Gypsy Caravan. Chiude i giochi un'esaltante esecuzione di Joker & the Thief fra la festa e l'esaltazione generale di un pubblico non abituato a cotanta qualità sonora e frenesia musicale.
SETLIST WOLFMOTHER 1. Victorious 2. Colossal 3. White Unicorn 4. Woman 5. New Moon Rising 6. Apple Tree 7. Mind's Eye 8. Communication Breakdown (Led Zeppelin cover) 9. White Feather 10. Dimension 11. Vagabond 12. California Queen 13. The Love that You Give 14. Pyramid 15. Gypsy Caravan 16. Joker & the Thief
CONCLUSIONE Con tanto campanilismo, ma permettetemelo giustificato, non posso far altro che ritenere il 7 luglio 2019 una serata memorabile. Difficilmente in un paese di appena ottomila anime (quattro se si considera solamente la frazione luogo dell'evento) si esibisce una band del calibro dei Wolfmother. Sorvoliamo sui problemi tecnici poiché la location si è dimostrata all'altezza della situazione, inoltre offre servizi di ristorante, pizzeria, pub a prezzi onesti, oltre che attrazioni come il mercatino del disco. Infine - fattore assolutamente da non sottovalutare - l'ingresso all'area concerti è totalmente gratuito e godersi una band del genere a 0 € non è cosa di tutti i giorni. Lunga vita al Lars Rock Fest.
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Me lo hanno raccontato. Mi è dispiaciuto in effetti |
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Peccato ti sia perso i Black Rainbows, hanno fatto un concerto spettacolare. |
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