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LA POLEMICA - # 12 - Chi vuole davvero gli ologrammi nel metal?
03/08/2019 (1971 letture)
BRIEFING CONCETTUALE
Una delle questioni più spinose emerse nell’ultimo periodo riguardanti la nostra musica è sicuramente quella degli ologrammi dal vivo. Il fenomeno è se vogliamo uno degli effetti collaterali che ha comportato inevitabilmente l’avvento della rivoluzione tecnologica, che nell’era contemporanea si è già affermata e continua ad avanzare inesorabilmente. Come ben si sa, l’ologramma è la riproduzione virtuale di un’immagine registrata attraverso dei fasci laser, volendo utilizzare una definizione semplicistica, poichè il concetto sarebbe da ampliare ulteriormente da un punto di vista scientifico.
Sebbene sia stato inventato già negli anni quaranta, l’ologramma entra in contatto con il pubblico di massa solamente nella seconda metà inoltrata del secolo scorso. Quando nel 1977 durante la proiezione del primo “Star Wars” è apparso per la prima volta sul grande schermo l’ologramma di Leia Organa, lo si è associato subito ad un elemento caratteristico dell’ambito fantascientifico, ma all’epoca non tutti potevano immaginare che sarebbe diventato di reale utilizzo in futuro.

Rimanendo ancora per un attimo nell’universo di George Lucas, in occasione della nuova trilogia lo stesso personaggio interpretato da Carrie Fisher viene ricostruito attraverso la CGI, per sopperire non tanto alla prematura scomparsa dell’attrice, quanto al gap d’età che sarebbe stato incolmabile. E qui inizia il primo spunto per la discussione, poichè pur trattandosi di due cose diverse il principio di base è lo stesso. Una volta apparsa la ricostruzione del personaggio in CGI, mentre lo stupore si mescolava alla nostalgia tra i presenti in sala, non ha potuto fare a meno di insinuarsi una domanda nella mia testa. In questi tempi dai ritmi frenetici e in continuo cambiamento, siamo arrivati ad un livello tale di progresso per cui nel prossimo futuro potremo essere tutti sostituibili? La tecnologia è talmente avanti da rendere l’uomo obsoleto e poter fare a meno del singolo individuo già nel giro di qualche anno? La domanda è sicuramente approssimativa e non tiene conto di tutte le dinamiche del progresso scientifico, ma se gli attori sono stati “rimpiazzati” dalla loro controparte virtuale, nello stesso periodo è accaduta una sorte simile ai loro “ex colleghi” musicisti. Grazie all’utilizzo dell’ologramma, molti cantanti del passato deceduti sono stati fatti “tornare in vita” e hanno potuto salire nuovamente sullo stage. Questa pratica non riguarda solo icone del mondo rock, è stata estesa anche ad artisti di altri generi come Michael Jackson, Tupac Shakur, Amy Winehouse, Whitney Houston, Eazy-E, Maria Callas e via discorrendo. Ma il caso che probabilmente ha scaturito i primi dibattiti, e in fin dei conti il motivo che ha portato alla stesura di questa Polemica, riguarda l’ologramma di Ronnie James Dio. Dopo essere stato utilizzato per la prima volta durante il Wacken Open Air del 2016, e dopo aver successivamente annunciato il tour Dio Returns agli inizi del 2017, le opinioni contrastanti sono sorte subito già tra i fan più accaniti del cantante di Black Sabbath, Dio ed Heaven and Hell. In linea generale si dividono tra chi considera l’operazione un affronto immane alla memoria del cantante e un pretesto infelice per ricavare soldi (le più quotate in realtà), chi invece la vede come un’occasione per poter sentire nuovamente dal vivo l’artista, e chi ancora la considera una schifezza già in partenza. D’altra parte, si hanno pareri discordanti anche tra le persone più vicine a Ronnie James quando era in vita, con la moglie che autorizza l’operazione utilizzando toni entusiastici, mentre lo storico chitarrista Doug Aldrich mostra qualche perplessità, ritenendo che l’operazione non sarebbe piaciuta al cantante. Non serve nemmeno ricordare quanto sia imponente lo status di icona di Ronnie James Dio all’interno della nostra musica: se ci fosse un ipotetico Pantheon delle divinità metal rivestirebbe sicuramente il ruolo di un Poseidone o di un Horus, divinità talmente importanti da essere imprescindibili per la natura della mitologia stessa. Quello su cui è necessario soffermarsi, invece, ed è una riflessione portata in auge dall’avvento dell’ologramma, riguarda l’eredità lasciata dall’artista stesso. Più precisamente vale la pena chiedersi se l’immortalità dell’artista sia già consolidata in virtù di quanto ci ha regalato in tutti questi anni con i suoi album, oppure se sia il caso di renderla effettiva nel verso senso della parola, facendo rivivere le sue esibizioni dal vivo attraverso la riproduzione olografica.

L’ARTE CHE SUPERA L’ARTISTA
L’arte che supera l’artista sopravvivendo alla morte del suo creatore è un concetto riportato e discusso da molti esponenti in ambito filosofico. La nobilitazione dell’arte stessa è stata più volte celebrata da personalità di spicco, tra le quali vengono subito in mente Oscar Wilde, Pablo Picasso, Herman Hesse e non ultimo Anton Ego. Se pensiamo a varie opere letterarie, quadri o album, pur assistendo al susseguirsi delle decadi con conseguente cambiamento delle varie tendenze, alla morte del loro autore il loro valore è rimasto intatto, in alcuni casi guadagnando ancora maggior importanza. Facendo riferimento alla musica che ascoltiamo, possiamo dire la stessa cosa per gli album realizzati. Nonostante il tempo che tutto logora, tutto cambia e tutto distrugge, fortunatamente la qualità dei lavori resta invariata, continuando a rimanere tale anche dopo il ritiro dalle scene o lo scioglimento dei loro stessi autori. Nel corso degli anni le band sono soggette all’inevitabile logoramento, quindi con performance live non più all’altezza degli anni migliori o potranno cambiare il loro percorso, in alcuni casi distanziandosi dai loro stessi fan intraprendendo svolte stilistiche non gradite, ma a prescindere da tutto ciò, ogni volta che prenderemo in mano i vari Number of the Beast, Kill ‘Em All, etc. suoneranno sempre uguali come quando li abbiamo sentiti la prima volta. Una volta inciso su disco, il lavoro realizzato rimarrà sempre intatto come è stato appena uscito dallo studio. Forse l’ologramma potrebbe essere visto come una sorta di “DVD dal vivo”, offrendo la garanzia che l’artista sia sempre in grado di esprimersi all’apice delle sue possibilità sul fronte live. Altro aspetto positivo potrebbe essere la conservazione del messaggio che porta la band in questione. In una considerevole parte dei casi, molti gruppi del mondo rock e metal si prefissano attraverso i loro testi di promulgare certi valori o messaggi, molte volte motivo di fregio poichè viene sbandierato dai metallari stessi verso chi ascolta musica meno “impegnativa”. Pensando ad artisti che con la loro musica invitano a riflettere sulla società che ci circonda, continuare a farli vivere attraverso gli ologrammi potrebbe contribuire a preservare il loro messaggio e tenere attiva la mente dei fans, o perlomeno continuare comunque a trasmettere un certo tipo di valori.

RICONOSCIMENTO O VILIPENDIO VERSO L’ARTISTA
Questo ci porta a considerare l’ologramma dal vivo come una sorta di riconoscimento della grandezza degli artisti, un tributo a tutto ciò che hanno saputo realizzare in vita e l’importanza che ha rivestito la loro carriera. I recenti biopic hanno dimostrato come ci sia ancora la voglia di celebrare e di rivivere le gesta delle grandi icone del passato che hanno fatto la storia, non solo per l’entusiasmo con cui sono stati accolti ma anche a giudicare dagli incassi ottenuti. Indubbiamente, come in molti altri ambiti, non si può evitare di prendere in considerazione l’operazione come un pretesto per guadagnare. Vedendo la questione esclusivamente dal punto di vista dell’intrattenimento e dello spettacolo, l’utilizzo degli ologrammi aprirebbe la strada a scenari illimitati, che garantirebbero infinite possibilità di intrattenimento per molti anni a venire. Non solo, ma si potrebbe assistere ad eventi che in circostanze normali risulterebbero impossibili e finora sono rimasti tali. Basta immaginare ad esempio una sfida all’ultimo assolo tra Randy Rhoads e Chuck Schuldiner insieme sul palco, oppure un Dimebag Darrel con i Megadeth, realizzando quello che era stato a suo tempo uno dei pallini di Megadave. Così come poter assistere ad un concerto degli AC/DC non solo con la formazione originale ma con entrambi i cantanti, o ancora vedere il Metal God che duetta con la sua versione più giovane ricordandosi com’era a suo tempo avere i capelli. Volendo vedere il rovescio della medaglia, ci sarebbe però un retrogusto decisamente amaro nel rendersi conto che l’esibizione a cui stiamo assistendo si avvicina più a una versione dal vivo del videogame “Rock Band” che ad un concerto metal vero e proprio. Inoltre, sebbene la possibilità di vedere una super band ogni sera sia decisamente allettante da un punto di vista teorico, si rischia spesso di uscire dal seminato, molte volte andando magari contro quello che sarebbe stato il volere degli artisti in vita. Indubbiamente la sfera economica ha un peso rilevante nella società, oggi forse ancor più che in passato, motivo per cui quando si tratta di prendere decisioni di questo tipo gli ideali vengono messi in secondo piano se non totalmente da parte. Quando alcune operazioni intraprendono una direzione opposta a quello che sarebbe il pensiero ed il modo di vivere dello stesso artista preso in esame, sorge comunque il dubbio di assistere a qualcosa che va contro i princìpi che il genere professerebbe in partenza. Oltre al fatto che far riprodurre ad oltranza le stesse mosse registrate ogni sera potrebbe togliere valore ed unicità a quanto fatto mentre era ancora in vita, e dissacrare così ciò che è stato considerato a suo tempo “sacro”.

NOSTALGIA O MANCANZA DI REALI ALTERNATIVE
Per certi versi il tutto viene visto come un tentativo da parte degli organizzatori per lucrare approfittando dell’effetto nostalgia. La nostalgia è un elemento da non sottovalutare e da mettere sul piatto della bilancia, poichè potrebbe costituire un fattore determinante per la diffusione degli ologrammi dal vivo in futuro. D’altronde non si può fare a meno di comprendere lo stato d’animo di alcuni fan in determinate situazioni. Già è difficile accettare il cambiamento da parte di una band, e molte volte non è detto che ci si riesca, figurarsi il ritiro o lo scioglimento sapendo di non poterla più vedere. A volte capita senza rendercene conto che alcune band si inseriscano in momenti particolarmente importanti della nostra vita e finiscano per diventare una sorta di colonna sonora di quel periodo. Va da sé quindi che con l’avvicendarsi delle band molti ascoltatori perdano i loro punti di riferimento, e il riportare in vita le icone storiche da parte degli ologrammi permetta loro di trovare un modo per aggrapparsi e rivivere nuovamente i momenti che hanno segnato significativamente la loro vita. Un altro elemento che potrebbe aver portato all’inserimento degli ologrammi potrebbe essere dovuto dalla mancanza di reali alternative ai mostri sacri della musica. Da una parte il mercato iperaffollato per cui diventa difficile trovare dei punti fermi a cui affidarsi, dall’altra la difficoltà di proporre qualcosa di completamente nuovo poichè tutto sembra già stato scritto e inventato, l’ultimo decennio in particolare non gode dello stesso splendore delle decadi precedenti, o quantomeno non è riuscito a rilasciare artisti in grado di essere riconosciuti all’unanimità come possibili icone di un certo spessore e carisma. Aggiungiamo anche la differenza tra il modo di concepire ed approcciare la musica delle varie generazioni. Quando i Black Sabbath fecero uscire il debutto omonimo nel 1970 scuoterono il mondo della musica dalle fondamenta, e il decennio che seguì ampliò ulteriormente quel terremoto gettando le basi per strade che sono poi state percorse in futuro. Nel frattempo, il genere, iniziando come una sorta di versione estrema e “depravata” del rock, che già a sua volta era considerato inizialmente estremo e “depravato” rispetto agli altri generi, è riuscito a proseguire la sua strada per cinquant’anni e creare al suo interno numerose diramazioni. In quasi cinque decadi però i mutamenti sono stati numerosissimi tanto da creare sottogeneri che tra loro non hanno quasi nulla in comune stilisticamente, non è difficile quindi immaginare come possano esserci diversi tipi di ascoltatori. Di conseguenza, chi magari ha assistito gli albori del metal apprezzando gli artisti che l’hanno fatto nascere sia legato ad un certo tipo di sonorità, è abbastanza normale trovi difficile adattarsi a sottogeneri nuovi, che propongono una concezione ed un approccio di base completamente diverso. Non riconoscendo più come qualcosa che lo appartiene, risulta molto più semplice ripiegare su una riproposizione dal vivo per continuare ad apprezzare il genere che lo ha accompagnato fino ad ora, trovando la riproposizione olografica di un mostro sacro come qualcosa di valore comunque superiore a ciò che viene proposto oggi. D’altro canto, se il progetto riuscisse in pianta stabile, la situazione potrebbe togliere ancora più possibilità alle band di oggi di riuscire ad emergere e cercare di guadagnarsi un proprio posto all’interno del panorama internazionale. Ciò taglierebbe ancora di più il futuro del rock, facendolo terminare nel giro di pochi anni e relegandolo ad un genere d’archivio storico che sopravvive esclusivamente grazie ai filmati del passato, come il charleston degli anni ’30.

FUTURO POI NON COSi’ LONTANO
Esiste la possibilità per cui tra qualche anno gli ologrammi saranno talmente affermati da costituire la normalità nel campo dell’intrattenimento, o viceversa che l’utilizzo degli “olo-concerti” si esaurisca nel giro di pochissimo tempo come tutti i fenomeni di tendenza. Qualunque sia lo scenario che prenderà il sopravvento, in entrambi i casi un articolo come questo risulterà a posteriori superato e delineato da una preoccupazione ingiustificata, per non dire senza senso. Un altro elemento determinante per cui l’operazione potrebbe riuscire sarebbe quello di far vedere le band del passato a chi non ne ha mai avuto la possibilità per motivi anagrafici. Sebbene da un certo punto di vista sarebbe grandioso per le nuove generazioni avere l’opportunità di assistere alle esibizioni dal vivo delle grandi band del passato, in modo anche da permettersi di confrontare la differenza ed il valore effettivo delle band con quelle dei loro colleghi attuali, ci si renderebbe conto ben presto però che non si potrebbe in ogni caso fare un confronto effettivo, poichè quello che si ha di fronte non è realmente la band che ha cambiato la musica e infiammato i palchi di venti, trenta, quaranta o cinquant’anni fa. Le band del passato che hanno cambiato la nostra musica sono diventate leggenda proprio perché irripetibili, che si chiamino Led Zeppelin, Motorhead, Pantera o Nirvana, e la loro riproposizione al giorno d’oggi, specialmente solo tramite registrazione olografica, non avrebbe lo stesso impatto dell’originale, risultando al massimo la copia sbiadita di quello che era a suo tempo. Guardando il fenomeno da un punto di vista morale, se l’iniziativa fosse stata concepita esclusivamente come un omaggio ai grandi del passato, relegando l’evento ad una singola manifestazione sarebbe anche potuta essere vista come qualcosa da supportare. Se vogliamo come una versione virtuale del concerto in tributo a Freddie Mercury, i cui proventi furono devoluti in beneficienza. Essendo invece lampante l’interesse economico che c’è dietro, non si può fare a meno di considerarla esclusivamente come un’operazione saprofaga. Personalmente uscendo per un attimo dall’universo della musica, mi chiedo quale potrebbe essere l’effetto della riproduzione olografica se venisse esteso anche in altri ambiti come la politica, con la possibilità di riportare davanti alle grandi masse figure come Ghandi o Adolf Hitler ed i loro rispettivi messaggi, con tutti i risvolti che potrebbero conseguirne, ma si tratta comunque di ipotesi remote e, con tutta probabilità, difficilmente realizzabili.

Quello che però viene da chiedersi è una domanda che scava alle basi dell’ideologia tramite la quale il rock ed il metal si sono generati. Se lo spirito di questa musica deriva soprattutto dalla rabbia, la passione ed i sentimenti che provengono dalle viscere dei suoi interpreti, tanto da essere considerata più sincera e spontanea rispetto ad altri generi, come possiamo percepire l’energia e le altre sensazioni, quando invece di essere scaturite da un essere umano, le stiamo vedendo registrate da un ologramma?
Per quanto possa essere pessima e scialba la prestazione dei musicisti dal vivo, compromessa dall’età, dalla voce che non c’è più, o anche semplicemente dal livello di sobrietà degli esecutori, la loro esibizione continuerà a rappresentare, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, l’essenza di un genere come il rock n’roll, molto più di una riproduzione artificiale.
Volendo dare un giudizio molto tranchant, trasformare i concerti in una riproduzione olografica non renderebbe la nostra musica molto diversa da quella che viene ripudiata da molti di noi perché considerata finta e artificiosa, anzi sotto certi aspetti potrebbe rivelarsi ancora meno vera. Se vogliamo che un genere nato oltre cinquant’anni fa possa avere la possibilità di proseguire in futuro, e garantirsi un nuovo ricambio generazionale, è necessario riflettere molto attentamente su queste operazioni.



Interiors
Sabato 7 Settembre 2019, 16.53.37
36
Se voglio andare al cinema non pago il biglietto per un concerto....
odrano
Mercoledì 7 Agosto 2019, 3.11.08
35
E l'italiano medio che e tamarro nei concerti si preoccupano piu a cosa mettersi addosso che arrivare in anticipo a un concerto.. finche ci sarâ la generazione fb sará cosi.
progster78
Martedì 6 Agosto 2019, 12.33.11
34
C'e poco da commentare,si puo' solo boicottare sta' roba.
Tbone
Martedì 6 Agosto 2019, 11.06.22
33
Purtroppo il metallaro medio è l'italiano medio e purtroppo anche l'essere umano medio..... Purtroppo il futuro è questo e sappiamo bene che se pompata dai media prende piede per forza, se poi ci sono in mezzo personaggi vip non ne parliamo, se domani Vasco rossi si presenta con un gatto morto in testa sai che strage di poveri felini. Siamo esseri veramente poco evoluti, cmq per me è proprio una cosa aberrante quella degli ologrammi.
Galilee
Martedì 6 Agosto 2019, 9.33.25
32
Sono d'accordo con chi dice che nel mondo della musica questa cosa non avrà molto successo. Il concerto è fatto di comunicazione. Cosa impossibile da replicare con un ologramma. Diversa cosa invece se verrà usata come contorno al concerto.
Replica Van Pelt
Martedì 6 Agosto 2019, 9.26.49
31
Troppo ottimisti,o troppo giovani,@Vitadatrasher mi sa che il metallaro (opinabile) non esiste più,forse quello medio (medio nel senso che ascolta anche altra roba?),quelli che erano con lo smartefone a riprendere gli Iron Maiden a firenze,o altrove,erano metallari?direi di no.E' cambiato l'approccio,con ciò che è la Musica,con quello che è reale,il dolore ci riporta ad una realtà della quale non frega più nulla a nessuno,si può sfruttare tutto,e inventarsi tutto l'inutile possibile,gli imbecilli non mancheranno.
GT_Oro
Martedì 6 Agosto 2019, 9.12.28
30
Credo che l'unico utilizzo sensato di tecnologia di questo tipo sia per i live dei Gorillaz, per ovvie ragioni. Il resto è fuffa di cattivo gusto, che sarebbe da boicottare. Già sarebbero da boicottare gli spettacoli dove la gente canta e suona in playback, ma questo è oltre. Un ologramma o qualsiasi altro effetto speciale deve rimanere un DI PIU', non il centro stesso del concerto.
ObscureSolstice
Martedì 6 Agosto 2019, 0.48.07
29
Rimarranno tutti impassibili a guardare questa cafonata, neanche a gridare il nome che neanche si gira, non può comportarsi vero l'ologramma e non puó rispondere al pubblico. È un cinema all'aperto che costa di piú, come la società, vai in giro e vedi quanti "ologrammi" ci trovi
Vitadathrasher
Lunedì 5 Agosto 2019, 23.03.22
28
L'articolo in se è una boutade da ombrellone, non ha senso nel "nostro" contesto. Non credo che attecchiranno ologrammi ecc. nel metal. Il metallaro medio può anche essere ritardato ma non capra. Su queste cose è intransigente, "noi" si vuole la "ciccia" , son cose rivolte ad un pubblico pop/tecno/nerd.E anche per etichetta il metallaro le rifiuta a prescindere.
d.r.i.
Lunedì 5 Agosto 2019, 21.55.03
27
Tutto smetterà quando l’ologramma stesso prenderà vita e sarà lui a spegnere noi. Korgull ottima disamina sulle cover band
SkullBeneathTheSkin
Lunedì 5 Agosto 2019, 20.05.10
26
Battute a parte, temo anche io che accadrà ma nel mio piccolo boicotteró (@d. r. I mi hai letto nel pensiero). Purtroppo una roba così - questo mi spaventa molto - può durare in eterno. Chi decide quando smettere di mungere la vacca? Eh? Appunto
SkullBeneathTheSkin
Lunedì 5 Agosto 2019, 20.01.13
25
@Korgull : interessante il tuo pensiero, buono anche per le cover band di ieri/oggi. Non ne ho mai vista una, ora so anche perché
Korgull
Lunedì 5 Agosto 2019, 18.44.32
24
La trovo, passatemi il termine, un'estremizazione delle tribute band: il pubblico va a vedere, osannare e glorificare una band che, di fatto, non c'è... È molto triste, non so se sarà il futuro ho serie difficoltà a capire le nuove generazioni, ma trovo che tributare gente che non c'è (salire sul palco vestiti come i musicisti e scimmiottarne i movimenti....bah) o adirittura far cantare un ologramma non è cosa da musicisti. Che poi sono pure braviba suonare ma il cuore cazzo, il cuore è e deve essere l'anima della musica. Altrimenti è business...e vengo a vederti perchè mi piace la tua proposta non per arrichirti... L'ologramma? Meglio un vecchio video dal vivo...
Replica van pelt
Lunedì 5 Agosto 2019, 15.19.13
23
@skull,la parola "dal vivo" non avrà più senso, già è cambiato il modo oggi di partecipare ad un concerto, si riprende l'evento ma non è partecipare. Domani suoneranno i Deep Purple integralmente made in Japan, come essere lì, o beionce che ologramma tdtte e culo per un Concerto a prezzo ridotto, tanto lei non c'è, e comunque farebbe cahare anche se ci fosse, Basta appunto mungere vivi e mort il più possibile. Tanto di questi tempi chi vuoi che si scandalizzi.
d.r.i.
Lunedì 5 Agosto 2019, 14.18.06
22
@SkullBeneathTheSkin: lo faranno sicuro, dei coglioni (tanti purtroppo) che ci andranno li troveranno sempre.
SkullBeneathTheSkin
Lunedì 5 Agosto 2019, 13.50.55
21
@Replica VP: che possa essere (sarà) il futuro da un punto di vista tecnologico, ne sono convinto anche io. Una scena d'azione di una megaproduzione di hollywood trarrebbe grande effetto dal "posizionare" lo spettatore al centro della scena, nel vero senso della parola... però, un conto è questo tipo di applicazione, non troppo dissimile dal vedere oggi un film dove recitano attori che non sono più fra noi, cosa che in effetti non fa ne caldo ne freddo... un conto è replicare in maniera fittizia voce e presenza di un artista. Spero che non lo facciano perchè sarebbe la nuova frontiera dello sciacallaggio... immagino cmq che si arriverà anche ad una legge con la volontà dell'interessato. Cedo il mio ologramma come i miei organi o roba simile. Resto attaccato alla parola "musica dal vivo" e spero non accada mai... tuttavia, proprio di recente, anche nei videogames si inizia ad usare volti di attori reali (K.Reeves in Cyperpunk 2077 e M.Mikkelsen in Death Starnding)... quindi non so più cosa "NON" aspettarmi
Kai Shiden
Lunedì 5 Agosto 2019, 13.28.29
20
A sto punto uno si risente il disco e via, così è solo triste.
lisablack
Lunedì 5 Agosto 2019, 11.21.04
19
Sono contenta di invecchiare😃, piuttosto che un mondo virtuale alla Matrix..poveracci i giovani di oggi..mi spiace per loro
Replica van pelt
Lunedì 5 Agosto 2019, 10.57.52
18
Che piaccia o meno questo sarà il futuro, in generale no non solo per quel che riguarda il rock,relazioni umane ridotte a un mi piace non mi piace, sesso virtuale, si sopravvive anche alla morte basta lasciare un messaggio su istagram, l'evoluzione sarà questa, eternità e poter viaggiare nel tempo,. MA, e questo fa la differenza, senza potervi partecipare, un semplice trucco, un inganno, sarà una realtà alterata, un sogno, ma in fondo interessa a qualcuno?
Replica van pelt
Lunedì 5 Agosto 2019, 10.57.49
17
Che piaccia o meno questo sarà il futuro, in generale no non solo per quel che riguarda il rock,relazioni umane ridotte a un mi piace non mi piace, sesso virtuale, si sopravvive anche alla morte basta lasciare un messaggio su istagram, l'evoluzione sarà questa, eternità e poter viaggiare nel tempo,. MA, e questo fa la differenza, senza potervi partecipare, un semplice trucco, un inganno, sarà una realtà alterata, un sogno, ma in fondo interessa a qualcuno?
d.r.i.
Lunedì 5 Agosto 2019, 10.18.04
16
per vedere una cagata del genere mi prendo un bluray.
HeroOfSand_14
Domenica 4 Agosto 2019, 19.52.58
15
Bravo Fabio, concordo con te in linea di massima e mi è piaciuto molto l'ultimo paragrafo: il metal, il rock ma anche altri generi rappresentati da artisti leggendari come un Michael Jackson a caso, sono generi che hanno necessità di contatto tra fans e artisti. E intendo contatto reale, non un ologramma proiettato sul palco. In questo caso gran parte delle emozioni (soprattutto quelle derivate dall'avere davanti a sè un artista di questi livelli) vengono perdute
Joey DeFilippi
Domenica 4 Agosto 2019, 19.33.02
14
Il fenomeno degli ologrammi, se valutato nella sua essenza (che è di carattere prettamente economico), è un fenomeno talmente insignificante e facile da inquadrare da non meritare un articolo così lungo e strutturalmente complesso come quello pubblicato da Pessotto. Comunque, ritengo che sia una di quelle classiche situazioni in cui sorge spontaneo il dubbio sull’opportunità di piangere o ridere, tanto sono ridicole le motivazioni che dovrebbero giustificare o legittimare simili pagliacciate e tanto sono miserevoli i comportamenti di coloro i quali vorrebbero portare avanti simili iniziative per puro spirito affaristico ed imprenditoriale. Volendo entrare più nello specifico, direi che l’idea del “tributo” da fare a questo o a quell’artista è qualcosa di terribilmente tedioso (e talvolta, ai limiti dell’osceno) ma in linea forse con i gusti di un pubblico che è tendenzialmente vorace e ossessivo quando si tratta di consumare determinati prodotti. Che ciò sia dovuto ad un “effetto nostalgia” è plausibile, anche se io non lo comprendo, ritenendo invece che il tutto sia riconducibile ad una sorta di parossismo da fan; difatti, quest’ultimo ha bisogno di riascoltare all’infinito una determinata “colonna sonora” legata ad uno specifico periodo della sua vita e necessita di avere dei costanti “punti di riferimento” (ovvero, delle “icone” da venerare). Di conseguenza, non condivido affatto il modo in cui l’autore fotografa (seppur brevemente) il mercato con una tesi (peraltro molto diffusa nella comunità metal) che potrei definire come disfattista, poiché si sofferma su fenomeni e situazioni da lui ritenute negative ma che a me non destano alcuna preoccupazione o che non considero affatto tali. Non credo, per esempio, nella necessità che ci debbano essere delle icone, tanto più se si considera il fatto che il genere ha creato “al suo interno numerose diramazioni” che lo hanno reso più vario, interessante e - anche in funzione dei mutamenti tecnologici - potenzialmente meno propenso a produrre fenomeni musicali o mediatici su larga scala. Ritengo, altresì, che non sia affatto difficile, trovare dei “punti fermi” all’interno della scena, se con essi si fa, però, riferimento a gruppi di grande valore che occupano un posto di rilievo all’interno dei vari sottogeneri e non già a formazioni che dovrebbero, non si sa perché, mettere d’accordo tutti ed essere dunque riconosciuti all’unanimità come “icone di un certo spessore e carisma”.
Galilee
Domenica 4 Agosto 2019, 18.02.15
13
Quoto Painkiller alla grande. Se un artista , come MJ poi, lo si ha pure visto dal vivo, impossibile accontentarsi di un ologramma. Sinceramente penso che in altri campi questa pratica sia più interessante. Nella musica...
ObscureSolstice
Domenica 4 Agosto 2019, 17.59.55
12
Un periodo finto di sempre più finzione. Una generazione viziata del suo tempo e figli degli stessi rivoluzionari (cosí si dice?), del passato ma che non hanno saputo tenere a bada il tempo con la stessa "verve" dando calci, facendosi in parte omologare anche loro dando segnali e impartendo lezioni sbagliate. Dopo i social che non sono sociali, i pay to play anche di certe band da strapazzo osannate per chi non sa neanche per quale motivo e chi non sa darsi una risposta, dopo il vip pit ticket degli accomodati delicati e poi mentre aspettano parlano di rock col vicino sorseggiando un drink con una scorza di limone e un aria da moralista del borghesismo planetario, mentre lui ne è l'immagine. Vivere un concerto come si viveva non esiste piú. Il fest, il campeggiare è sempre piú visto straniero dai nuovi adepti del rock. Sappiate, l'essere rock è un modo di essere e non di fare. Capisco, che chi decida di andare a voler vedere questi ologrammi non sopportino a tal punto le nuove band moderne che preferiscono farsi derubare e prendersi in giro da dei organizzatori forse massoni (dici? ndr) soddisfatti di questi idioti paganti di cui ci guadagnano con minor spese, problemi e fatica a mettere certi "pupazzi" ologrammati inquietanti e a certi paganti di un tempo che gli va anche bene ogni cosa inventino, seppur di chiara inutilitá, coloro che sono andati all'esodo in quel dell'isola di Wight a Woodstock. Come non guadagnare fino all'ultimo cents/euro ricavando la memoria dei mostri sacri di chi non c'è piú ma in modo particolarmente assurdo. Sembra quasi l'idealizzazione e accettarne della finzione sulla finzione e farsela stare bene così senza sfanculare come si faceva nei valori ribelli e giusti del nostro rock. Ne è rimasto ancora del nostro rock? Ci si è veramente cosí imborghesiti? Sembra una prova dei live rock al cinema come li proiettano ultimamente delle famose band storiche ma riproporle in un contesto all'aperto dove si vive gente che suona e improvvisa...quando ora non si improvvisa piú cosí facendo. Gli stessi che ostentano l'anticonsumismo ma solo sotto le feste natalizie e poi ci marcia nel consumismo in altro modo o peggio. Ma quanto costa questa buffonata? Meglio un dvd a casa a vedere i veri musicisti. Per il resto hanno lasciato i dischi e va bene così. Basta con le cazzate hollywoodiane. Rest in real!
fasanez
Domenica 4 Agosto 2019, 17.56.03
11
Vlad 1. Hai ragione da vendere. A parte che io da dopo il 1990 ho trovato molte cose interessanti, ma sul resto ti straquoto.
Painkiller
Domenica 4 Agosto 2019, 17.46.39
10
L’ologramma di Carrie Fisher é stato usato per quel poco che è stato necessario in Rogue zone, data appunto la differenza di età dell’attrice. Si vedeva che era finta e si potevano usare altri stratagemmi, come vecchie immagini o perfino l’evitare di farla vedere in volto. Per quel che riguarda i concerti invece lo trovo una vera schifezza, non mi avranno mai. Io che MJ l’ho visto dal vivo a pochi metri dal palco non mi posso accontentare di una proiezione, a sto punto mi guardo i suoi concerti in dvd a casa. Non mi piacciono nemmeno i biopic, figuriamoci.
Galilee
Domenica 4 Agosto 2019, 17.31.20
9
La cosa non mi piace e la trovo inutile. Però devo ammettere che con MJ il lavoro finale era egregio. Almeno qualitativamente si sono sbattuti. Ora credo che con RJD non si arriverà a tanto anche perché i soldi che girano intorno al personaggio non sono tantissimi, quindi mi sembra ancora più una cazzata. Riassumendo.... nonostante il risultato non appoggio molto questa cosa, anche se pensandoci in futuro potrebbero ricreare intere scene cinematografiche o di eventi da renderle quasi reali.
Elluis
Domenica 4 Agosto 2019, 17.30.50
8
Questo nuovo "trend" (perchè questo è, solo una cazzo di moda) è aberrante: quando un artista muore, per quanto grande possa essere stato, bisogna rassegnarsi all'idea che non ci sia più, questa merda degli ologrammi è fatta solo per spillare soldi ai fans. Non andrò mai a vedere un concerto di R.J. Dio in video "resuscitato" al computer, così come se un domani si inventassero una roba simile per Lemmy per esempio, eviterei assolutamente (posto che credo che Campbell e Dee si rifiuterebbero fermamente). Dio l'ho visto tre volte dal vivo (quando era ancora vivo), e mi tengo quei ricordi. Il vero problema è che ormai le case discografiche e i management delle band se le inventano tutte pur di fare soldi, e in questo la tecnologia moderna ogni tanto li aiuta.
lisablack
Domenica 4 Agosto 2019, 15.09.03
7
Ma che roba e' questa? ? Mah...come vorrei tornare negli anni 80, comunque articolo interessante, ti fa' capire a che schifo andiamo incontro..poveri noi..
SkullBeneathTheSkin
Domenica 4 Agosto 2019, 13.45.53
6
un ologramma non potrà mai riproporre dal VIVO un artista MORTO. È un fatto talmente lapalissiano che mi pare giusto la demenza attuale metta in discussione. Non avrei l'interazione con l'artista, non sarebbe nel mio stesso ambiente, sarebbe una specie di video in 3d... anche no. Ma non "anche no, grazie" stavolta è "anche no, per favore". Personalmente, pollice verso
duke
Domenica 4 Agosto 2019, 13.35.16
5
...scusate...ma sembra na strunzata.....idea assurda....
Rob Fleming
Domenica 4 Agosto 2019, 13.31.13
4
Per certi versi è al limite della necrofilia. Io nel mio piccolo ho assistito alla tournée dei Queen+Rodgers. In quella occasione il gruppo interagiva con Freddie solo su Bohemian, ma era un filmato e non un ologramma. Ancora di per sé accettabile se circoscritto per una canzone. Ma l'ologramma no. No anche perché verrebbe meno una delle caratteristiche della musica rock: l'improvvisazione. Tutto sarebbe piegato alle esigenze dell'ologramma. Però adesso che ci penso Gillan potrebbe duettare con se stesso su Child in Time: uno suona le percussioni l'altro canterebbe. Uhm...
Beta
Domenica 4 Agosto 2019, 12.33.40
3
Trovo molto bello il fatto che l'articolo cerchi di vedere il fenomeno indagato da diversi punti di vista. Per come la vedo io, questa operazione è di carattere commerciale e poco ha a che fare con un omaggio (avrebbe dovuto esaurirsi in uno o due episodi, come detto nell'articolo); la nostalgia è comprensibile, ma questi "concerti" non saranno mai dei live, semmai, come dice Fabio, delle specie di DVD dal vivo (a questo punto preferisco guardare il DVD a casa mia, tanto vale, anzi, forse meglio). Facendo parte di quella categoria di gente che non ha potuto vedere determinate band per una questione anagrafica, posso dire che non andrei mai a vedere un concerto di questo tipo, perché sarebbe finto: meglio vedermi i vecchi DVD o ascoltarmi i vecchi live album, perché hanno immortalato un momento in cui quei musicisti hanno veramente fatto quella performance; un ologramma, invece, è totalmente costruito e non è mai stato effettivamente fatto dall'artista. Su questo argomento c'è un bellissimo episodio di Black Mirror: Rachel, Jack and Ashley Too. Se non l'avete fatto, guardatelo, perché è molto ben fatto ed illuminante. E poi ci sono le musiche dei NIN
legalisedrugsandmurder
Domenica 4 Agosto 2019, 9.38.28
2
Se il pubblico e la scena metal non reagiranno con il giusto rigetto a queste porcherie, fra 10/20 anni ci ritroveremo a guardare concerti totalmente virtuali.
Vitadathrasher
Domenica 4 Agosto 2019, 4.02.47
1
Macchè ologrammi, l'assenza non si può riesumare con ste cose. Quando un ciclo finisce, finisce. Poi tutta questa voglia di un ricambio generazionale non l'avverto e non dovrei interessarmi io, semmai i giovani musicisti e fruitori interessati alle novità come ero io da ragazzino. Sono loro che devono alimentare le idee. Personalmente sono già appagato da quello che c'è e c'è stato, al futuro dovranno pensare le giovani generazioni, così come è sempre stato nel mondo musicale. Poi se la tendenza sarà l'archeologia della musica metal e i suoi dinosauri se ne prenderà atto. A me pare che nel pop, piaccia o non piaccia, anche qui in italia, non si sente più un pezzo "old style" all'italiana ma una trappeggiata continua,quindi è da prendere atto che lì un cambiamento forte c'è stato nei giovani. Nel metal un cambiamento radicale non ce lo vedo, ha i suoi canoni ben circoscritti è figlio di un determinato periodo è bello così, nel senso che alcuni pezzi degli iron, tanto per citare, gli trovo in assoluto insuperabili anche da cose buone fatte oggi. Nel mio piccolo dai Nevermore quindi da metà degli anni 90 ad oggi non ho più individuato un gruppo superlativo.
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La copertina polemica
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Ologramma
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L'ologramma di Tupac Shakur
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La locandina del "Dio Returns World Tour"
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