Dalla spaccatura -mai più colmata appieno- in casa Creed e da vicende personali non sempre delle più felici nascono nei primi anni Duemila gli Alter Bridge, formazione statunitense dedita all’alternative metal. Da Orlando alla scena oltreoceano il passo è stato piuttosto breve e il quartetto si è preservato immutato fino ai giorni nostri, pubblicando in quindici anni di carriera cinque album in studio, quattro lavori dal vivo e ben venti singoli. Dopo il tour mondiale dedicato al recente The Last Hero, Myles Kennedy e soci sono pronti a fare il loro ritorno con un nuovo album di inediti, Walk the Sky, atteso per ottobre via Napalm Records. In vista del nuovo e imminente capitolo discografico ripercorriamo i passaggi salienti della carriera dei nostri mediante quindici dei titoli chiave pescando a piene mani dalle prime e dalle ultime produzioni.
1. Open Your Eyes Alla tumultuosa separazione tra il frontman dei Creed Scott Stapp e i suoi tre compagni di band Mark Tremonti (chitarra), Scott Phillips (batteria) e Brian Marshall (basso) e alla coalizione dei tre con il vocalist Myles Kennedy segue nello stesso anno -il 2004- il debutto degli Alter Bridge. Galeotto fu il tour dei Mayfield Four, ex-band del cantante, in apertura al gruppo di Stapp, episodio che ha permesso ai quattro di conoscersi e gettare le basi per la collaborazione a seguire. L’esordio è sancito da One Day Remains, album pubblicato sotto l’egida della newyorkese Wind-Up Records e anticipato dal singolo Open Your Eyes, ballad rockeggiante che ha contribuito alla crescita dei nostri tanto da far loro garantire il quarto posto nella nota classifica di Billboard per oltre tre mesi. Un brano orecchiabile in grado di coniugare al punto giusto il lato emozionale fornito sia dall’ugola di Kennedy che dal testo e il piglio più grintoso regalato da chitarra e sezione ritmica. Un inno al passato che se n’è andato per sempre e ad un futuro tutto da scrivere.
Darker days seem to be What will always live in me But still I run
2. Broken Wings A poche settimane da Open Your Eyes spetta a Broken Wings il compito di portare in giro per gli Stati Uniti la novella della band di Orlando. Contrariamente a Find the Real -altro pezzo estratto dal disco-, il gruppo pesca per una seconda volta dal cilindro una ballad, seguendo la scia dell’orecchiabilità e dell’immediatezza. Esattamente come i due pezzi citati, Broken Wings vede il frontman impegnato soltanto alla voce, dal momento che, all’epoca del congiungimento di Myles coi tre ex-Creed, i lavori di One Day Remains erano già conclusi; per vedere il cantante affiancare Tremonti alla chitarra i fan non dovranno attendere molto, dato che questa soluzione sarà già adottata dalle prime date di supporto all’album. Contrariamente al primo estratto, nel quale emerge l’importanza della sinergia sincera tra più persone per sconfiggere le avversità, questo singolo è un vero e proprio inno al rialzarsi sulle proprie gambe dopo una brutta caduta per ripartire e spingersi oltre le proprie debolezze.
Set a-free all Will fall between the cracks With memories of all that I am And all I’ll be
3. Metalingus Cambiando del tutto approccio ai singoli estratti, l’ultimo brano scelto dal gruppo per promuovere One Day Remains è Metalingus, pezzo che sancisce la collaborazione tra Tremonti e soci e l’azienda statunitense World Wrestling Entertainment (anche nota come WWE). Com’è noto ai più, il brano è stato utilizzato come colonna sonora di alcune esibizioni in ambito wrestling, episodio che ha accresciuto la fama del gruppo negli Stati Uniti e che ha contribuito all’incremento della popolarità -seppur ancora acerba- oltreoceano. Il pezzo, seguendo una certa continuità con il mondo del ring, è una vera e propria sferzata di destri e sinistri in pieno volto. Alla tua sudata vittoria coincide la mera sconfitta dell’altro.
Another chance to chase a dream Another chance to feel Chance to feel alive (…) Let me breathe, Could you set me free?
4. Ties That Bind In seguito a non pochi contrasti tra il quartetto e l’etichetta Wind-Up Records, dovuti principalmente alla preferenza della label di investire su una certezza come i Creed rispetto ad un gruppo ancora agli esordi come gli Alter Bridge (con le conseguenti pressioni della casa discografica per avviare un progetto di reunion con Stapp), la decisione del gruppo è risultata tanto scontata quanto sofferta: separarsi (a proprie spese) da Wind-Up per investire denaro, idee ed energie in un nuovo contratto basato su una maggiore fiducia. Ha inizio così il rapporto tra la band e la Universal Republic di Santa Monica, collaborazione sancita dalla pubblicazione nel 2007 di Blackbird, secondo album della discografia. Tra i singoli estrapolati in via promozionale troviamo l’agguerrita Ties That Bind, che ha conseguito il merito di classificarsi sul podio di diverse classifiche statunitensi del rock e del metal. Un biglietto da visita che presenta una produzione dai tratti più cupi e graffianti, con un testo che non nasconde le recenti scelte di recidere legami soffocanti.
This I know The risk is worth the game Is worth the sacrifice Way beyond the ties that bind
5. Watch Over You Con Watch Over You (pezzo che, esattamente come tutti i brani contenuti in Blackbird, è frutto della collaborazione attiva tra Tremonti e Kennedy) l’ascesa del gruppo diventa ancor più consistente e la presenza nelle vette delle classifiche nazionali e internazionali è ormai costante. Grazie a questa ballad struggente e coinvolgente, la band espande il suo bacino di utenza grazie a cover (amatoriali e non) e a duetti con altre stelle del metal, quali Cristina Scabbia dei Lacuna Coil. Il successo dovuto a episodi come questi ha condotto il quartetto a registrare a dicembre 2008 il DVD Live from Amsterdam presso la spettacolare cornice dell’Heineken Music Hall, di fronte a un’audience vicinissima al tutto esaurito composta anche da Jimmy Page e John Paul Jones (Led Zeppelin). Va da sé: soltanto questo dato vale la rivincita nei confronti di Wind-Up Music. Insieme, chiaramente, alla potenza mozzafiato delle ugole dei presenti ad Amsterdam che intonano all’unisono il ritornello e i cori del brano.
Snow is on the ground Winter’s come You long to hear my voice But I’m long gone
6. Blackbird Entrando nel merito del secondo capitolo della discografia del gruppo, non si può tralasciare il brano che dà il titolo all’album. Vuoi per il carisma e l’ombrosità del pezzo, vuoi per la diversità che fornisce al platter intero, Blackbird è ancora oggi una delle colonne portanti dei set dal vivo della band, e rimpiazzarla con una composizione di ugual valore sarebbe una sfida non da poco. A rappresentare il quid vincente è l’importanza fornita alle sezioni strumentali, che vanno a costruire una suite di quasi otto minuti in cui i ritornelli ben costruiti si legano bene con digressioni e assoli di chitarra. Aggiungendo a ciò la capacità del frontman di destreggiarsi tra momenti pacati e acuti struggenti si ottiene un win-win degno di nota difficilmente raggiungibile.
Let the wind carry you home Blackbird fly away May you never be broken again
7. Isolation Al termine del tour dedicato a Blackbird, la carriera degli Alter Bridge ha conosciuto un breve stop a causa della reunion dei Creed e della parallela volontà di Myles Kennedy di dedicarsi a progetti autonomi (è qui che ha inizio la collaborazione con il mastermind Slash dei Guns N’ Roses). Si tratta, tuttavia, di una pausa prolifica, dal momento che il gruppo non accantona la carriera principale e continua a lavorare ai pezzi che comporranno quello che oggi conosciamo col nome di AB III. Grazie al nuovo contratto con Roadrunner Records (rapporto affiancato poco dopo alla nuova Alter Bridge Recordings e ad EMI), i nostri fanno il loro ritorno con il singolo Isolation, brano definito dalla stampa internazionale come il pezzo di maggior successo del quartetto statunitense. Il successo è accompagnato dalla pubblicazione del già citato Live from Amsterdam, che rafforza il clima positivo di una sempre più nutrita e affezionata fanbase. Isolation segue il mood a cui la band ci aveva abituati con il precedente lavoro: riff martellanti, sezione ritmica incisiva e voce prestigiosa.
Maybe you’ll stand Maybe you’ll give and break to find another way And make things better
8. I Know it Hurts Ulteriore cavallo di battaglia di AB III (lodato da molte delle testate principali del genere ed eletto a miglior album rock del 2010) è I Know it Hurts, brano presente nella totalità delle setlist del tour europeo e statunitense nonché portato dal vivo in contesti dal calibro di Hellfest, Rock Am Ring e Download Festival. Un nuovo inno arrabbiato al superare le avversità grazie a ciò che di più importante abbiamo: noi stessi.
We all fall sometimes you are not the first But I know it hurts, yeah I know it hurts
9. Wonderful Life Puntuale come un orologio svizzero arriva anche con AB III l’immancabile ballad da intonare all’unisono in sede live. Davvero azzeccata la scelta di Myles Kennedy e soci di suonarla in versione acustica per il loro secondo DVD Live at Wembley (DC3 Global, 2012), ponendola in stretta successione con Watch Over You durante quello che -con le sue settantamila presenze- è ancora oggi lo show più grande del gruppo. Wonderful Life arricchisce la performance complessiva del quartetto regalando occhi lucidi e brividi lungo la schiena. Una di quelle classiche canzoni giuste al momento giusto.
Close your eyes And just hear me sing One last long goodbye One last song before you spread your wings
10. Addicted to Pain Il triennio 2011-2013 è il periodo in cui i progetti paralleli tornano a farsi presenti nella carriera della band statunitense: oltre alla pubblicazione di All I Was da parte di Tremonti, il batterista Scott Phillips raggiunge i Projected e Myles Kennedy fa uscire con Slash e i Conspirators il primo capitolo di questa parentesi artistica, Apocalyptic Love, oltre alla precedente collaborazione tra l’ex-Guns N’Roses e il cantante per la pubblicazione di Made in Stoke 24/7/11. Nonostante ciò, Fortress riesce comunque a vedere la luce tramite la confermata Roadrunner Records e viene anticipato di poche settimane dal singolo Addicted to Pain, prova in stile “in your face” che mette in luce una band ancora in perfetta salute, sebbene vi sia il presentimento che certe vette raggiunte in passato non saranno nuovamente toccate.
Cry out You’re nowhere now She solds you out You’re gonna lose it all
11. Cry of Achilles Il pezzo da novanta per eccellenza della prova discografica Fortress è Cry of Achilles, brano apripista del disco e utilizzato talvolta dal gruppo per dare il via ai concerti del tour -complici gli arpeggi intriganti dell’intro, che calano l’ascoltatore in un tangibile clima d’attesa. Pur non essendo stato pubblicato dalla band come singolo vero e proprio, il gruppo ha dedicato al brano sia un lyric video che una clip in stile cartone animato giapponese, che ha diviso equamente il pubblico tra apprezzamenti e non. Con la sua struttura ricercata e lontana dalla canonica proposta orientata al catchy, la canzone risulta avvincente e di fruizione meno immediata rispetto alla media delle produzioni a cui il quartetto ha abituato l’ascoltatore. Una ventata di aria fresca in mezzo a soluzioni spesso ripetitive, quali quelle adottate dai nostri in Fortress.
Is there nothing left to folloq? Is there nothing left to steal? Crying out for something more that I’ve been shown Knowing none of this is real
12. Waters Rising Alla schiera dei brani riusciti di Fortress -che, per quanto sia un lavoro gradevole, si posiziona diverse spanne sotto alle produzioni passate- si aggiunge l’ottava delle dodici tracce incluse, ovvero Waters Rising. A rappresentare un certo distacco dalle altre canzoni è il focus a trecentosessanta gradi sull’ugola di Mark Tremonti, andando così a ricalcare quanto già avvenuto sulla più eclissata Words Darker Than Their Wings (che, en passant, ha avuto la “sfortuna” di essere inserita in un album già costellato da pezzi di un certo calibro). A condurre la narrazione incisiva e riflessiva è il timbro vocale di Tremonti, accompagnato solo per due strofe dall’usuale apporto di Myles, che fornisce più dinamismo all’insieme. Waters Rising è una finestra spalancata su un’umanità volta all’autodistruzione.
Staring down the end of time every fear is realized Crying out it’s much too late, there’s nothing we can do to save For the time has come
13. Show Me a Leader Il tredicesimo punto di questa disamina conduce a The Last Hero, quinto e ultimo album pubblicato ad oggi dagli Alter Bridge. Datato 2016 e diffuso sul mercato tramite Napalm Records, il disco è stato descritto da Mark Tremonti come la naturale intersezione musicale tra Blackbird e Fortress, ovvero -parafrasando- tra uno dei dischi per eccellenza della carriera della band e un lavoro che ha lasciato l’amaro in bocca a molti. Nella realtà dei fatti, The Last Hero si piazzerà ben più vicino al secondo che al primo dei lavori citati, con brani molto buoni alternati a cali di attenzione davvero tangibili. Ad ogni modo, il singolo anticipatorio Show Me a Leader è l’esempio dei pezzi più riusciti dell’intero platter, con rimandi alla già citata Cry of Achilles per la sua intro capitanata dagli arpeggi e per la struttura articolata. D’altronde, come non farsi persuadere dal lungo incipit strumentale e dai frequenti assoli di chitarra?
Show me a leader that won’t compromise Show me a leader so hope never dies We need a hero this time
14. Island of Fools Se il secondo singolo estratto My Champion è un chiaro buco nell’acqua oltremodo radiofonico e ben lontano dalle ballad del passato, ci pensa Island of Fools a risollevare la valutazione complessiva dell’album. La dodicesima delle quindici tracce incluse nel disco si pone testualmente in linea con il concept di fondo di The Last Hero, incentrato sul ruolo centrale della politica nella società e sull’importanza di poter contare su un leader giusto, cosa auspicabile ma che spesso, purtroppo, è mera utopia. Tagliente, carismatica e risoluta, la canzone pone la giusta attenzione sia alla voce di Myles che all’apporto strumentale d’insieme, rappresentando uno degli episodi chiave del lavoro in termini di rilevanza stilistica.
Just save yourself There is nothing to hide but the truth
15. Pay No Mind Al tour mondiale dedicato a The Last Hero (tra cui va menzionato lo show al The O2 Arena di Londra, che è stato pubblicato come terzo lavoro dal vivo della band) e ai consensi collezionati dalla critica internazionale, è seguito il recente annuncio del gruppo circa il suo prossimo e sesto disco, intitolato Walk the Sky. L’uscita, prevista per il 18 ottobre, sarà curata dalla confermata etichetta Napalm Records ed è anticipata dall’artwork (eterea e suggestiva) e da due singoli, Wouldn’t You Rather e Pay No Mind. Se la prima canzone si rivela all’orecchio dell’ascoltatore un veicolo di soluzioni abbondantemente già sentite, con la seconda il discorso è tendenzialmente diverso: gli inserti elettronici posti in apertura conducono la band su lidi nuovi e si sposano bene con la melodia e i riff portanti, aggressivi e cupi al punto giusto, fino a sfociare in un ritornello disteso in mid-tempo che conferma liriche di denuncia verso una società cieca nei confronti di ciò che realmente conta. Una bella (ri)scoperta e un piacevole assaggio di quello che ci riserverà il quartetto nei prossimi mesi. Noi li aspetteremo al varco con nuovi capitoli da aggiungere a questi quindici anni di carriera.
When the last man falls Who’ll be the first to rise and call you out? Who’ll be the first to draw the line and walk? And make you pay the price for what you are But in the end we’ll pay no mind
|