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BREAK ME DOWN - Accogliere il proprio riflesso
02/10/2019 (1364 letture)
A ridosso della pubblicazione del full-length d’esordio The Pond fissata al 17 ottobre, abbiamo avuto l’opportunità di ospitare all’interno dei nostri spazi gli autori dell’album, ovvero la formazione alternative metal milanese dei Break Me Down. Il gruppo, grazie al suo EP all’attivo e alla recente e intensa attività live, può già appoggiarsi ad una nutrita fan base e, nonostante i pochi anni macinati, ha già collezionato qualche show a supporto di nomi internazionali –tra cui Lacuna Coil, Vinnie Moore e Crazy Town. Ecco cosa ci ha raccontato la band!

Annie: Ciao ragazzi e benvenuti su Metallized! Siete attivi dal 2017, vista l’età giovanissima del progetto è probabile che molti là fuori non vi conoscano ancora, quindi inizio l’intervista con una domanda canonica: chi sono i Break Me Down e com’è nata la scelta del vostro nome?
Morris: Ciao e Grazie mille! I Break Me Down sono: Irene alla voce, Morris e Laerte alle chitarre, Beppe LoChef al basso e Fabio alla batteria.
Ci siamo incontrati in un periodo in cui le nostre vite musicali avevano subito dei duri colpi, progetti decennali finiti male, incomprensioni, delusioni, ma non ci siamo arresi. La scelta del nome è stata una cosa molto naturale poiché risponde ad una semplice domanda: “di cosa parlano le nostre canzoni”? Da questa voglia di non mollare sono nati i Break Me Down. Il nome vuole essere una provocazione, come a dire “fammi a pezzi...provaci...sono ancora qua!”

Annie: Passiamo subito al fulcro della chiacchierata, il vostro album The Pond. Si tratta del vostro full-length d’esordio: avete scelto un’etichetta discografica per pubblicarlo oppure avete optato per l’auto-produzione come per il vostro precedente EP?
Fabio: Abbiamo pensato molto a come avremmo voluto produrre e pubblicare il disco, non è stata una scelta semplice poiché abbiamo l’interesse di diverse etichette estere ed eravamo molto tentati da questa possibilità. Alla fine abbiamo deciso di seguire la linea del precedente EP e di fare di testa nostra. La nostra è una band ancora “giovane” quindi non è detto che in futuro il discorso non cambi.

Annie: Dai testi e da alcuni titoli del disco (Your Game, If You Are Brave e New Hero in primis) emerge un carattere di The Pond sicuramente agguerrito e impavido. Sono rimasta colpita, nello specifico, dal singolo estratto Your Game, un inno al vivere le diversità non come ostacolo ma come arricchimento. Come sono nati il brano e il messaggio che avete voluto veicolare? Se poteste citare un verso particolarmente significativo del pezzo, quale sarebbe e perché?
Irene: Viviamo in un mondo in cui la gente non si sente a proprio agio con le differenze: colore della pelle, lingua, religione, disabilità, sesso...amore. La canzone parla delle persone che appaiono diverse, di quelle che non capiamo ma che in realtà dovremmo conoscere. È una storia di differenze e del fatto che generalmente distruggiamo ciò che non capiamo. Your Game invita ognuno di noi a guardarsi intorno e a capire che queste differenze possono arricchirci, se le accettiamo.
Il brano è nato direttamente in sala prove dal confronto tra i nostri diversi background musicali, mentre Il testo, che in questo caso ho scritto io, è stato ispirato da una mia esperienza personale vissuta molto da vicino. La frase del testo che meglio riassume il concetto secondo me è “Cause your fake smiles make the world a bad place...I’ve never played this game”, che sta per “Io non sto alle vostre regole, apprezzo ogni singola sfumatura che il mondo mi offre”.

Annie: The Pond arriva a due anni da Resilience, il vostro EP di debutto. Com’è stato compiere il passo da EP a full-length, anche alla luce dei cambiamenti in lineup con l’ingresso della nuova cantante Irene?
Laerte: È stato sicuramente impegnativo, difficile, ma anche molto soddisfacente. Resilience è stato la nostra prima esperienza di studio insieme, la band si era formata da molto poco e sembra strano a dirsi ma dovevamo ancora conoscerci. Dopo tante avventure vissute insieme sul palco e in sala prove, siamo diventati una sorta di seconda famiglia e anche il modo di comporre si è evoluto: il lavoro di squadra è essenziale. Quando è arrivata Irene avevamo già più della metà del disco pronto, ma non stavamo sostituendo un chitarrista, stavamo cambiando il fulcro della band e non potevamo pretendere che lei cantasse quello che fino a poco tempo prima aveva cantato Faith (la nostra precedente cantante). Volevamo che si sentisse parte di quello che stavamo facendo, così abbiamo ricominciato da capo mettendo in discussione tutto. È stata la mossa giusta! Ire ha fatto un lavoro mostruoso in pochissimo tempo e ne siamo rimasti tutti colpiti. Si è ambientata immediatamente mettendoci del suo in ogni canzone. Abbiamo speso molto tempo a curare ogni dettaglio, parola, linea vocale...non potremmo essere più contenti del risultato.

Annie: Cosa rappresenta The Pond per i Break Me Down?
Beppe: The Pond è la nostra creatura. Racchiude le nostre vite, le nostre esperienze e anche alcuni punti di vista. Abbiamo lavorato tanto per creare qualcosa di nostro...un domani, riascoltando queste canzoni potremmo solo esserne orgogliosi per aver fatto quello che volevamo come lo volevamo. In ogni caso, come musicisti, fare un disco è sempre un punto di svolta...positivo o negativo ancora non lo sappiamo ma noi siamo carichi a molla e non vediamo l’ora di suonarlo dal vivo.

Annie: Avete lavorato tutti insieme durante il processo di songwriting oppure vi siete suddivisi i compiti per poi trovarvi in un secondo momento per assemblare il tutto?
Fabio: Generalmente componiamo tutti insieme in sala prove. Uno di noi porta un’idea, un riff, una frase o anche una melodia e poi ci lavoriamo tutti insieme. A volte capita che si porti direttamente tutta la canzone e poi la si arrangi insieme. I testi li vediamo separatamente perché è difficile intervenire su un pensiero di un’altra persona, ma comunque il lavoro di adattamento alla musica lo facciamo insieme in sala.

Annie: Siete a tutti gli effetti ciò che oggi viene comunemente definito con l’etichetta “female-fronted band”. Dalla vostra esperienza, è semplice essere un gruppo female-fronted oggi oppure ci sono difficoltà con cui bisogna misurarsi?
Morris: Sinceramente non abbiamo mai avuto grosse difficoltà, anzi avere una cantante è un vantaggio, tutti sono concentrati su di lei quando suoniamo e non si accorgono degli errori che facciamo noi quattro (ironicamente, NDR). L’unico problema per le band female-fronted è che ce ne sono poche in giro. Che volete farci?! Siamo di parte :)

Annie: Sto ascoltando The Pond in anteprima e dal disco emerge chiaramente la vostra volontà di porvi all’interno del genere alternative metal. Quali sono le band da cui traete ispirazione e con cui -perché no- vorreste collaborare in futuro? Non molto tempo fa, tra l’altro, avete condiviso il palco con Lacuna Coil e Vinnie Moore, giusto per citarne alcuni…
Laerte: Le band che ci hanno ispirato sono tante, oltre al fatto che abbiamo tutti gusti musicali differenti! Dagli Alter Bridge ai Korn, passando per Nothing More, Pantera e tanti altri...difficile menzionarle tutte ma credo che a tratti nel disco si possa sentire la loro influenza. Le esperienze con Lacuna Coil e Vinnie Moore sono state pazzesche e confessiamo che ci piacerebbe continuare su questa strada...se ci fosse l’occasione di aprire per una di queste band sopracitate non ce lo faremmo ripetere due volte!

Annie: Potendo scegliere, tra gli undici inclusi, tre brani che per voi sono il biglietto da visita per eccellenza di The Pond in termini di sound, testi e resa complessiva, quali scegliereste?
Laerte: domanda difficilissima! Solo tre?! Ognuno di noi darebbe sicuramente una risposta diversa! Io do la mia personalissima classifica...i testi raccontano sensazioni, sentimenti e spaccati di vita reale, arduo dare una preferenza ma se devo scegliere dico O.C.D. perché racconta l’amore ma con gli occhi di un ragazzo ossessivo compulsivo...per il sound, anche qui è un’impresa scegliere! Oltre ai singoli che hanno un bel muro sonoro, adoro Look @ Me perché il mix che ne viene fuori mi fa sempre pensare “che bomba”...per la resa complessiva, credo che la canzone più bella del disco sia la titletrack The Pond...un po’ perché è l’ultima nata (l’abbiamo finita direttamente in studio) e racchiude in se tutte le peculiarità che abbiamo cercato di mettere nel disco, proprio per questo abbiamo deciso di dare questo titolo anche all’album.

Annie: La copertina dell’album è molto evocativa e il concetto di fondo mi porta alla prossima domanda: cosa vedono i Break Me Down (come gruppo) attraverso il proprio “stagno”? Quale immagine di loro gli fornisce il riflesso?
Beppe: è l’immagine di noi cinque su un palco: è quello che ci piace fare, suonare, e lo facciamo con tutta la professionalità di cui siamo capaci! I lavori che facciamo per vivere non sono inerenti alla musica ma speriamo che un domani magari questa passione possa diventare qualcosa di più.

Annie: Una frase della vostra biografia mi ha particolarmente colpita: “l’energia e il fascino delle nostre canzoni rilascia un’emozione potente che esplode durante le nostre esibizioni dal vivo”. Dove potremo vedervi all’opera sul palco nei prossimi mesi? Avete in programma qualche apparizione all’estero oppure vi concentrerete sull’Italia?
Irene: sicuramente sarà un anno all’insegna dei live! Stiamo programmando una serie di date con le quali porteremo in giro il nuovo disco! In calendario ci saranno anche città sia del nord che del sud Italia: abbiamo già suonato in Calabria e in Emilia-Romagna e molti amici ci hanno chiesto di tornare a suonare dalle loro parti...ovviamente non vogliamo deluderli! Toccheremo anche città non italiane già a novembre, ma potrete controllare l’aggiornamento delle date in tempo reale su tutti i nostri social! Inizieremo con l’anteprima del disco l’11 ottobre al HT Factory di Seregno dove daremo un assaggio di tutto The Pond, con tante sorprese e la presentazione del video di quello che sarà il prossimo singolo! Ci saranno inoltre tre aperture d’eccellenza provenienti da Torino e Modena...sarà una grande festa quindi non mancate!

Annie: Grazie mille per il vostro tempo, l’intervista si conclude qui. Lascio a voi la parola per aggiungere qualsiasi cosa vogliate e per invitare i lettori di questa chiacchierata a seguirvi…
Break Me Down: Grazie a voi! Non vediamo l’ora di farvi sentire il nuovo disco e di sapere cosa ne pensate. Intanto... Ci vediamo in giro!



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