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MOTORPSYCHO - Viper Theatre, Firenze (FI), 13/10/2019
17/10/2019 (962 letture)
I Motorpsycho a Firenze. Difficile non tornare ad una sera all’allora Palasport, oggi Mandela Forum, nella quale la band norvegese si esibì gratuitamente, all’interno di una qualche manifestazione di cui il ricordo è perso, regalando un concerto a dir poco memorabile. Difficile anche arrendersi all’evidenza che da allora sono passati probabilmente venticinque anni e che i signori, che a breve saliranno sul palco, non sono più dei giovincelli carichi di speranze e freschi di pubblicazione di quel Demon Box che, ancora oggi, resta un disco astrale.

La fila al Viper Theatre scorre paciosa e già viene da domandarsi se e quanto il pubblico risponderà ad una band che nonostante la discografia nutritissima e la qualità enorme della proposta, è sempre rimasta un oggetto di culto. Espletate le formalità all’ingresso (biglietto 25€ in cassa), entriamo nella sala, avventandoci subito al banchetto del merchandising, particolarmente ricco di ogni sorta di gadget e poi al bancone del bar per la classica birretta in attesa del concerto. Da segnalare come sul biglietto il concerto fosse dato per le 21.30, mentre dalla pagina facebook del Viper Theatre già in giornata era possibile leggere che i cancelli sarebbero stati aperti dalle 19 e l’inizio concerto è dato per le 20.30, quindi ben un’ora prima. Fatto sta che alle 20.30 a parte la scritta che campeggia sul telo del palco, il gruppo non si vede. Poco male, alla fine si può sempre tornare al banchetto e comprare quel CD che prima non avevi avuto la sfrontatezza di acquistare, prelevando l’ennesimo quindicino dal sempre più vuoto portafoglio.

Quando il mixerista di palco si accomoda accanto alla lunga fila di bassi di Bent Sæther, ci riavviciniamo ed ecco che dopo poco (siamo alle 8.45), la band sale sul palco, salutando come un gruppo di studenti al ballo liceale (ma con i capelli brizzolati, almeno per quanto riguarda Hans Magnus "Snah" Ryan), imbracciano gli strumenti e senza troppe chiacchiere, partono con Bonny Lee. Bastano poche note per capire che la serata sarà fenomenale: il riff è di quelli che non ammettono repliche e non appena Sæther inizia a cantare l’incantesimo è scoccato. Quando le chitarre di Ryan e di Reine Fiske -chitarrista/organista da anni collaboratore della band- entrano a pieno volume la tempesta di suoni ci colpisce in pieno e sembra quasi di trovarsi di fronte una band stoner con una distorsione da togliere il fiato, che letteralmente copre le voci di Sæther e Ryan e riempie ogni spettro sonoro, donando un calore e un coinvolgimento immediato che è raro provare. Il gruppo appare in forma smagliante ed è così che a ruota vengono suonati i due estratti da The Crucible, ultimo grandissimo album: prima Psychotzar e poi l’intera The Crucible. Due tracce che assieme portano via già mezz’ora di concerto e che sono già molto oltre le capacità della stragrande maggioranza delle band odierne. Parliamo infatti di un gruppo che sa unire rock, prog, fusion/jazz, noise, alternative e praticamente quasi qualunque cosa gli passi per la testa, impostando brani anche lunghissimi con una capacità dinamica spaventosa, esaltata dalla batteria di Tomas Järmyr, un talento vero, di quelli che quando capita di vederli dal vivo ti fanno capire la differenza tra un musicista e un fabbro (con tutto il dovuto rispetto per i fabbri), che si nutre di crescendo e diminuendo, di rumori e feedback, di effetti certo, ma anche di tanto tanto "tocco", quella cosa magica che in tempi di trigger nessuno si preoccupa più di avere. Come del resto, nessuno si preoccupa più della differenza tra saper suonare e alzare il volume. Tutti questi pensieri passano velocissimi mentre si resta a bocca aperta di fronte alla grandezza di questa band meravigliosa, che in neanche quaranta minuti ci ha già trasportato in un’altra dimensione, unica e al contempo così familiare, originale e comunque apprezzabile da chiunque ami semplicemente la buona musica, preziosa e ricercata ma commovente, esaltante, necessaria. Ecco quindi che dopo i venti, intensissimi, incredibili, indimenticabili, minuti di The Crucible, Sæther si permette anche una battuta "grazie per essere venuti a vederci, anche se è domenica sera. Cercheremo di non farvene pentire". Non fosse che il bassista è tremendamente serio, dal che si capisce anche quanta umiltà si portano dietro questi ragazzi. Parlavamo prima del pubblico: ebbene il Viper risulta essere sufficientemente gremito e anche se gli spazi tra le file sono ben abbondanti, l’impressione è che la serata sia riuscita più che bene. Peraltro, il calore del pubblico italiano si fa perdonare qualunque dato numerico e le ovazioni si sprecano, sia alla fine dei brani, sia durante i vari diminuendo. Ma è come risvegliarsi da un viaggio cosmico ogni volta, cercando di recuperare il senso di dove si è. Dopo questo primo apice, giustamente la band preferisce abbassare i toni ed ecco quindi Pills, Powders & Passion Plays, ballata psichedelica dai toni vagamente jazz, nella quale è possibile apprezzare ancora una volta la voce di Sæther e le armonizzazioni tipiche del gruppo. Inutile dire che il rapimento resta immutato nonostante l’evidente abbassamento di watt e dinamica ed è questa una soluzione che i Motorpsycho utilizzeranno anche in seguito, consentendo al pubblico e a se stessi di riprendere fiato, senza per questo perdere di intensità. Il rock acido di Granny Takes a Trip rialza il tiro preparandoci a Mockingbird, altro pezzo di "decompressione" che è poi a dir poco delizioso e offre anche un gran bell’assolo di un Ryan serafico quanto divertito e puntuale. Every Dream Home e Greener sono due pezzi totali, il primo condotto dal basso di Sæther, sul quale intervengono chitarra e mellotron, in un continuo saliscendi dinamico, graziato dalle armonizzazioni; il secondo è un vero e proprio capolavoro assoluto, che dal vivo vede un notevole incremento della distorsione rispetto alla versione originale, pur conservando le bellissime armonie vocali. Il viaggio a ritroso procede con Feel, nella quale i nostri sfoderano le chitarre acustiche, accolta con un boato dal pubblico, che canta e intona il refrain. E’ in particolare un gruppo al centro che sembra davvero conoscere a memoria ogni brano, ad animare il botta e risposta col palco: scopriremo poi a termine concerto che molti di loro stanno seguendo l’intero tour della band in Italia e non solo. Si torna a materiale più recente con A.S.F.E. tratta da The Tower che col suo ritmo incalzante ben apre l’ultima parte del set, dominata letteralmente dal trittico Starhammer, Walking on Water/You Lied e dalla devastante Black to Comm, per una mezz’ora paurosa, nella quale si tocca nuovamente un apice totale di coinvolgimento e immersione nel cosmo musicale dei Motorpsycho, ad altezze siderali, liberando anche l'assolo di Tomas Järmyr.
Band e pubblico non sembrano minimamente stanchi ed è così che quando le ultime note si spengono e i quattro escono dal palco, la richiesta di tornare è immediata e fortissima, tanto che in effetti l’attesa è veramente minima e le dolci note di Mad Sun risuonano felicemente, ancora una volta in acustico. Inutile dire che anche in questo caso il pubblico ha partecipato attivamente al brano, salvo poi lasciarsi andare all’ultima grande metempsicosi a nome Fools Gold, diciassette minuti di estasi sonora che chiudono un concerto indimenticabile. L’uscita della band, in diminuendo, con la batteria che lascia per prima, seguita poi dalla chitarra e dalle ultime, sempre meno udibili, note dell’arpeggio del basso, lasciando il solo mellotron di Fiske ad aleggiare fino al silenzio totale, è a dir poco da brividi e lacrime di commozione. Un momento di intensità incredibile, rotto solo dall’urlo liberatorio del pubblico, che realizza che dopo quasi due ore e mezza di concerto, l’incantesimo si è davvero interrotto.

SETLIST MOTORPSYCHO
1. Bonny Lee
2. PsychoTzar
3. The Crucible
4. Pills, Powders and Passion Plays
5. Granny Takes a Trip
6. Mockingbird
7. Every Dream Home
8. Greener
9. Feel
10. A.S.F.E.
11. Starhammer
12. Walking on Water
13. Black to Comm

---- Encore ----

14. Mad Sun
15. Fools Gold


Dall’uscita di The Tower e con l’ingresso in formazione di Tomas Järmyr, i Motorpsycho sembrano aver trovato davvero una nuova età dell’oro. La loro musica è magnificamente indefinibile e inafferrabile e l’intensità delle loro esibizioni dal vivo merce rara per tutti gli amanti della musica suonata, ancora capace di essere unica, sera dopo sera. Non c’è altro da aggiungere, si è trattato di un concerto definitivo, emozionante e commovente, esaltante, indimenticabile. Non si può che ringraziare questa splendida band per aver regalato all’Italia ben cinque date e non si può far altro che sperare che questi primi trent’anni di carriera ci riservino ancora momenti come questi.



Black Dome
Lunedì 21 Ottobre 2019, 23.24.46
3
Che band meravigliosa. Visti anch'io a Pordenone!
Lizard
Lunedì 21 Ottobre 2019, 21.37.05
2
Grazie per il tuo commento Zeno... Mi stava venendo una crisi di identita', tipo particella di sodio
zeno
Lunedì 21 Ottobre 2019, 17.23.06
1
Visti a Pordenone: f.a.n.t.a.s.t.i.c.i!!!!
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Saluti dalla band
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