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ATTILA - Legend Club, Milano, 11/12/2019
16/12/2019 (1002 letture)
È una gelida serata di Dicembre in quel di Milano, quasi a preannunciare la neve che presto coprirà buona parte del nord Italia. Tuttavia a scaldare gli animi dei presenti ci penseranno di certo gli Attila, che al pari del loro omonimo condottiero unno avranno la capacità di mettere a ferro e fuoco il Legend Club.

Villani, sfacciati e noncuranti di ciò che la gente pensa di loro, hanno fatto dell’irriverenza il loro marchio di fabbrica, unita a un rap/nu metal core assolutamente inconfondibile. Veil of Maya e Sylar sono gli opening act per questa serata: due band che si discostano per stile dagli headliner, dando un aspetto davvero variegato all’evento, marchiato anche stavolta Hellfire booking. Al mio arrivo mi fiondo letteralmente dentro per sfuggire al freddo e immergermi nella performace dei Sylar appena incominciata.

SYLAR

Ad aprire le danze i newyorkesi Sylar: è la loro prima volta a Milano e sarà una gran prima volta, con il loro rap core fresco e accattivante, ballabile dai presenti che per essere un mercoledì sera non sono pochi. Un misto di anni 90 e modernità, fra parti rappate, growl corposo del frontman Jayden Panesso, voci pulite efebiche del chitarrista Miguel Cardona, inserti e interlude digitali ed elettronici, il tutto corredato da breakdown da paura che fomentano gli astanti: soprattutto alla richiesta del singer Jayden essi salteranno a tempo con la musica, creando la giusta atmosfera per una serata del genere. Ben fatto!

VEIL OF MAYA

E’ il momento di una band status symbol dell’attuale scena modern metal americana/mondiale. Le vibrazioni nel Legend Club stanno per cambiare e puntare tutto su riff tipicamente djent (anche se all’inizio della loro carriera i Nostri avevano una forte inclinazione technical deathcore).Lo show dei Veil of Maya sarà principalmente un tripudio di tecnicismi, soprattutto ad opera del brillante chitarrista Marc Ocubo, nonché cambi di tempo, batteria sincopata, e tanta opulenza modern prog. I suoni inizialmente un po’ impastati vengono presto sistemati per favorire la riuscita di un set che spazia da pezzi recenti a pezzi più classici della loro discografia. Il frontman Lukas Magyar non delude sui vari switch vocali che caratterizzano il suo stile, anche se inizialmente penalizzato dai volumi. In ogni caso darà il meglio si pezzi come Doublespeak, Whistleblower e Overthrow, durante il quale egli richiede anche i circle pit e la folla è in visibilio. Apice della performance sarà comunque la nota Mikasa, punta di diamante della band con cui i presenti esplodono cantando il ritornello all’unisono e il frontman si lancia infine in un mirabolante crown surfing. Una performance perfetta per prepararci al clou della serata.

ATTILA

E’ ora il turno degli headliner, che non avevo dubbi ci avrebbero stupito in vari modi: il primo dei quali è la scelta dei pezzi di cambio palco e intro, passando per Be My Lover (classico della musica dance anni 90 e colonna sonora di cinepanettoni) fino ad arrivare alla versione americana di Con Te Partirò di Andrea Bocelli (con la quale i nostri volevano forse fare un goffo tributo all’Italia?).I Nostri si presentano poi sul palco accolti da un’ovazione e lo fanno con una grossa dicotomia: il frontman Fronzilla imbacuccato in felpa, cappellino e giacca a vento stile spacciatore, gli altri bellamente in canotta.Nel Legend Club comincia infatti a fare davvero caldo a dispetto del gelo esterno - e mi domanderò poi come abbia fatto il singer a reggere tutta una performance senza defaillances nonostante la mise non proprio leggera. Si parte alla grande con il classico Proving Grounds, sboccato e irriverente quanto basta così come un po’ tutti i loro pezzi (il cantante dei Sylar vi prenderà parte per un inaspettato ma piacevole featuring). Non è da meno la successiva Moshpit , che più che una canzone è una vera e propria filosofia di vita in cui un po’ tutti i presenti compresa la sottoscritta si vorrebbero ritrovare ogni giorno: al grido FUCK THIS SHIT YOU CAN FIND ME IN THE MOSHPIT si scatena la bolgia com’è giusto che sia. La prossima canzone sarà Queen, che Fronzilla dedicherà splendidamente alle donne presenti -facendomi dispiacere di non aver portato con me il mio diadema- dopo la quale berrà copiosamente da una bottiglia di vodka e chiederà ai presenti di generare tanti figli a cui dovranno dare il nome “ATTILA”: solo una delle tante scenette comiche dello show, fra cui anche un finto lancio di una chitarra in mezzo al pubblico e la richiesta di acquistare il merch per supportare giuste cause quali droga e alcool. Fronzilla si butterà anche al volo dal palco sulla gente, ma i numerosi circle pit e crowd surfing sono d’uopo e quasi una banalità rispetto al divertentissimo intrattenimento, che correda una performance precisa e pulita nonostante il forte dinamismo sul palco: altri classici saranno About That Life, Payback e Middle Fingers Up, con la quale non disdegniamo di alzare tutti il dito medio al cielo alla richiesta del cantante e che in ogni caso fomenta ancora una volta i presenti al delirio più totale mentre nel Legend Club persino i muri sudano (lo stesso era avvenuto al loro ultimo concerto nella stessa sede). Lo show sembra portato a termine ma cè un immancabile encore che i presenti stanno richiedendo già da molto: è la canzone Pizza, la più geniale fra molte loro canzoni geniali e che i Nostri non potevano non suonare proprio nella patria della tanta amata pietanza. È su questo pezzo che vi sarà la scenetta più divertente della serata, con la track originale in base come da videoclip, consegna pizza all’ananas da parte di un membro dei Sylar (qui nel ruolo di fattorino) che provoca le ire del cantate con tanto di lancio del cartone e della pizza stessa sui presenti: senza dubbio l’apice di un set già di per se ricchissimo sia musicalmente che scenograficamente, e conclusione perfetta.

A dispetto degli haters della band per il loro genere piuttosto discusso, possiamo dunque ben dire che gli Attila, sono una band assolutamente da vedere, e ancora una volta ci hanno regalato insieme ad Hellfire, Veil of Maya e Sylar una splendida serata da non dimenticare.



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