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JUGGERNAUT - Intervista a Luigi Farina
25/05/2020 (1959 letture)
Tra le tante band emergenti i Juggernaut, gruppo post-metal capitolino, sono sicuramente una delle più interessanti. Dopo aver ricevuto consensi positivi, grazie anche a uno dei loro album più particolari, Trama!, i nostri hanno interrotto il tour promozionale. Approfittando della delicata situazione di lockdown, ne abbiamo approfittato per intervistare Luigi Farina, uno dei due chitarristi del gruppo.

Simone Appolloni “Transcendence”: Ciao Luigi e benvenuto su Metallized. I Juggernaut sono attivi dal 2006 e hanno finora pubblicato tre album in studio e una demo. Vorresti dare una biografia più accurata ai lettori del sito che ancora non conoscono sufficientemente la band?
Luigi Farina: Anzitutto salute anche a voi. La band nasce dopo lo scioglimento di un’altra band attiva nel settore hardcore/metal della scena romana, i Second Breath. Io e il bassista ci ritrovammo a formare una nuova band volendo cambiare completamente sonorità e stile. La demo di cui parli, Fatal Sacrilege, uscì con una formazione: già per il disco dopo, quando firmammo per la Subsound Records, la formazione era nuovamente cambiata, con un assetto un po’ più standard, con voce, due chitarre, basso e batteria, e negli ultimi due dischi abbiamo deciso di proseguire strumentalmente. Dopo il debutto abbiamo cambiato nuovamente batterista e cambiato stile, punti di riferimento e modo di comporre: quando ti manca la voce devi sopperire alla mancanza di uno strumento con la scrittura e gli arrangiamenti. Diciamo che quando abbiamo creato i Juggernaut, ai tempi del primo EP era una prova per noi per vedere se il materiale scritto funzionava, che era più di stile doom e al post-hardcore con voce solo in growl/scream. Il batterista ai tempi dell’EP era… diciamo della scena più jazz, però poi entrò un altro batterista che ci accompagna da quando firmammo il contratto.

Simone Appolloni “Transcendence”: Fondare una band e far durare una formazione porta sacrifici che non sempre vengono ripagati. Qual era il vostro desiderio quando decideste di formarvi?
Luigi Farina: Sarò banale, ma la prima cosa è stata la passione per la musica, scrivere canzoni che funzionassero, suonarle dal vivo e metterci alla prova come compositori. Le persone che sono entrate nella nostra formazione condividevano il nostro stesso obiettivo: il contratto, la promozione e tutto il resto sono state solo conseguenza.

Simone Appolloni “Transcendence”: Quali sono le tue influenze musicali principali?
Luigi Farina: Oddio. Influenze sono tantissime, non riuscirei a rispondere senza fare un elenco infinito, veramente, dai Nile, Elio e le Storie Tese, Soundgarden ai Meshuggah a Django Reinheart, molta della nostra ispirazione viene soprattutto dal cinema e dalla voglia di raccontare storie, e questo fa in modo che tutto sia in influenza.

Simone Appolloni “Transcendence”: Il vostro ultimo album, Neuroteque, è uscito quasi mezzo anno fa. Com’è stato accolto finora?
Luigi Farina: Molto bene, anche perché subito dopo che è uscito, siamo subito partiti in tour, quindi abbiamo potuto testarlo sul palco, annessi e connessi i pregi e difetti che può avere un disco appena uscito. I concerti sono andati bene, il tour di Trama! ha portato un sacco di concerti, siamo rimasti molto soddisfatti nonostante non ci fosse stato il tempo per sedimentarli da parte dei fan. Mediamente siamo una band che funziona molto dal vivo.

Simone Appolloni “Transcendence”: Guardando il vostro passato, ci sono delle cose che cambiereste o che rimpiangete?
Luigi Farina: Oddio, che domandona… No, direi di no. Abbiamo fatto il possibile, perché siamo una band molto volubile, e avendo un contratto con un’etichetta molto grande ci siamo sempre scambiati un parere, specialmente per quanto riguarda l’organizzazione di tour, concerti, eccetera, quindi penso che ce l’abbiamo messa tutta.. Sicuramente ci sono cose in cui avremmo potuto spingere di meno o di più, però abbiamo scritto e suonato la musica che ci piaceva, rimpianti non ne abbiamo.

Simone Appolloni “Transcendence”: La pandemia da Coronavirus ha paralizzato la crescita economica di ogni città, e ha interrotto vari tour e festival che si sarebbero dovuti svolgere quest’anno. Secondo te la musica avrà spazio e sarà avvalorata nei prossimi mesi?
Luigi Farina: Oddio, non lo so. Sicuramente sta mettendo a dura prova i musicisti e tutte le persone che lavorano nel settore, gestori dei suoni, tecnici, tour manager, non so quanto può cambiare il costo. Io aspetto che ripartiranno, poi si vedrà. Per tutto questo tempo, noi musicisti abbiamo avuto modo di pensare, e fino a questa pandemia sembrava tutto regolare, e abbiamo messo questo punto in discussione. Come disse il mio batterista, “ricominceremo a fare quello che ci piace quando il sudore sopra e sotto il palco non sarà più un pericolo”.

Simone Appolloni “Transcendence”: Secondo alcune interviste passate, i Juggernaut vengono “da esperienze musicali molto diverse ed eterogenee”, mi piacerebbe approfondire di più sull’argomento. Si tratta di formazioni musicali o di esperienze con gruppi?
Luigi Farina: Entrambe. Siamo 3 su 4 insegnanti di musica, quindi abbiamo una formazione molto vasta, quindi ci siamo sempre addentrati in esperienze musicali variegate, per esempio il batterista è diplomato all’Accademia Saint Louis in batteria jazz, insegniamo ai bambini, quindi teniamo d’occhio esperienze differenti. Questo ci diversifica anche come persone spero che si senta anche nel sound dei Juggernaut stessi.

Simone Appolloni “Transcendence”: Il gruppo è notoriamente strumentale, ma il primo album conteneva testi che non sono mai stati pubblicati. Mi chiedevo il perché di entrambe le scelte.
Luigi Farina: Nel debutto i testi stanno nel booklet, ci sono ma non sono mai stati pubblicati online. Comunque, ad un certo punto ci siamo resi conto che avere un cantante bravissimo ma che per scelta cantava in growl/scream ci aveva legati a certi settori musicali che tarpavano le ali alla voglia di sperimentare in altri generi, perché puoi metterti pure a suonare la Mazurka, ma se hai un cantato in growl/scream che fa da cornice sei anche piazzato dai manager e organizzatori di concerti in uno contesto e una posizione un po’ stretta. Non rimediamo affatto, assolutamente, ci capita di suonare in contesti metal, ma sicuramente la voce ci ingabbiava un po’. Poi abbiamo composto musica strumentale che è un genere che ci è sempre piaciuto a livello compositivo, quindi quando abbiamo messo le carte in tavola per prendere una decisione non ci abbiamo pensato due volte.

Simone Appolloni “Transcendence”: Secondo alcune interviste, i Juggernaut hanno suonato dal vivo in “vari posti bellissimi in Italia” e in due tour all’estero. Ti va di parlarne in modo più approfondito?
Luigi Farina: Ci è capitato di suonare in posti dove non siamo mai stati, ci è capitato di suonare in un bellissimo festival in Germania che si chiama Euroblast Festival dove abbiamo potuto suonare a fianco di Cynic e Between the Buried and Me che ci piacciono molto, ma anche in Italia ci piace farli. Essendo strumentali, avendo come linguaggio la musica senza le parole abbiamo un sound che ci è andato bene un po’ dappertutto in realtà. Poi, ovvio, suonare anche a Roma è un’altra emozione particolarmente forte, perché i concerti funzionano benissimo e sembra che piacciano.

Simone Appolloni “Transcendence”: Ti andrebbe di parlaci un po’ della tua strumentazione, effettistica compresa?
Luigi Farina: Nell’ultimo disco ho fatto 2 cambiamenti molto sostanziali. Sono sempre stato fan di chitarre con humbucker, quindi Ibanez, PRS... Invece con Neuroteque, durante la scrittura sono passato a chitarre con i single coil, in particolare chitarre Fender Telecaster. L’altro cambiamento è che sono passato da una mega pedaliera con 350000 pedali collegata ad una testata valvolare ad una soluzione ibrida: continuo ad usare un finale valvolare con un suono creato digitalmente Helix digitale, che mi ha dato la possibilità di variare molto di più a livello timbrico. Anche perché penso che se suoni anche te saprai che in una “testata X” i suoni sono in genere pulito, crunch e distorto e quelli sono, per quanto tu li possa regolare, sono 3 suoni e basta, mentre con amplificatori digitali come quello della Helix hai una scelta pressoché infinita. Non sono riuscito ad eliminare completamente le valvole dalla mai vita, ma una parte sì.

Simone Appolloni “Transcendence”: I due dischi strumentali dei Juggernaut contengono arrangiamenti molto complessi mediante l’uso di strumenti acustici o sintetizzatori. Secondo alcune interviste, i brani strumentali in entrambi gli album rappresentano delle visioni ispirate alla cinematografia: Trama!, inoltre, si basa su una storia raccontata in musica. Mi chiedevo però se ci fosse un messaggio dietro, o se semplicemente le tracce funzionano come singoli momenti catturati.
Luigi Farina: Di Trama! hai detto bene, potrebbe essere un concept album, il disco inizia e finisce con una storia ben precisa che è riportata all’interno dell’artwork e quindi ha seguito momento per momento la narrazione di quello che avevamo in mente. In Neuroteque i brani sono nati in maniera più libera, senza seguire un iter prestabilito o una storia dietro, ma ogni brano cattura una sensazione, un’atmosfera/emozione specifica. In Trama! abbiamo usato strumenti acustici, parecchie percussioni, molte chitarre acustiche/classiche, su Neuroteque un pochino, ma la maggior sperimentazione è venuta da synth e strumenti elettronici.

Simone Appolloni “Transcendence”: Ok, ho finito con le domande. Vorresti dire qualcosa in particolare ai lettori di Metallized?
Luigi Farina: Sì, appena si potrà riprendere a suonare dal vivo, vi invito ad andare ai concerti, non solo ai nostri ma di supportare tantissimo, di far rinascere e far rivivere questa situazione nella modalità con cui è stata pensata, cioè, la band sul palco, le persone vicine che possono avere un contatto e possono godere senza timori o fobie una situazione nata per essere così, emozione uditiva ma anche fisica per essere pilotata dalle emozioni che la presenza di percezioni, le luci e dalla presenza di altre persone può dare.



Muki97
Mercoledì 10 Giugno 2020, 7.58.27
2
Anchr io li ho visti in quel tour, e ho acquistato Neuroteque che ritengo un gran bel disco, mentre ancira non ho avuto modo di ascoltare Trama. Bella l'intervista
Michele "Axoras"
Martedì 9 Giugno 2020, 22.53.21
1
Ho avuto la fortuna di vederli in tour con i Nero di Marte .. grandiosi !
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