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MOONLIGHT HAZE - Chiara e Giulio ci presentano Lunaris
06/07/2020 (1206 letture)
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Forti dei risultati positivi raggiunti grazie al disco d’esordio De Rerum Natura, i nostrani Moonlight Haze fanno ritorno dopo un solo anno con la seconda prova studio, Lunaris (Scarlet Records). Abbiamo nuovamente ospitato la band per farci presentare l’album, frutto di un periodo compositivo ricco di ispirazione e divertimento. Buona lettura!
Annie: Ciao ragazzi, è un piacere per me riavervi qui sulle nostre pagine. Partirei subito con Lunaris, il vostro secondo album. Ricordo che, quando annunciaste lo scorso dicembre che a breve avreste fatto di nuovo ingresso in studio, rimasi sorpresa: erano passati solo sei mesi dal vostro esordio! E ora eccovi qui con Lunaris, appunto, ad un annetto da The Rerum Natura. Cosa vi ha condotti in studio così presto? Chiara Tricarico: Ciao Anna Rosa, il piacere è nostro! Siamo consapevoli che sia davvero passato poco tempo (poco meno di un anno, per l’esattezza) tra l’uscita di De Rerum Natura e quella di Lunaris, ma la scorsa estate, subito dopo la release del primo album, eravamo davvero entusiasti dei feedback favorevoli che avevamo raccolto e del caloroso benvenuto del pubblico e ci sentivamo molto ispirati. Quindi già verso fine luglio io e Giulio ci siamo messi a scrivere le nuove canzoni e non vedevamo l’ora che tutti ascoltassero il nuovo materiale!
Giulio Capone: Ciao e grazie per questa chiacchierata! Sì, come dice Chiara, l'accoglienza per il precedente album è stata così positiva che abbiamo deciso subito di gettarci in questa seconda fatica. Inoltre volevamo delineare al meglio le caratteristiche del sound che volevamo ottenere. Con un solo disco è piuttosto difficile, mentre con due full-length la cosa credo sia più chiara per chi ci segue.
Annie: Viene naturale chiedersi se i brani di Lunaris provengono dallo stesso periodo di songwriting di The Rerum Natura o se vi siete dati subito da fare appena dopo la precedente release… Chiara Tricarico: Come ti anticipavo nella precedente risposta, il materiale per Lunaris è tutto nuovo ed è stato scritto pochi mesi dopo l’uscita di De Rerum Natura. In realtà penso sia abbastanza evidente che il periodo di scrittura del nuovo album fosse diverso dal primo, perché noi sentiamo di essere davvero cresciuti tanto come squadra e ci sembra che questo si rifletta abbastanza anche nel sound di Lunaris, che per certi versi è molto diverso da DRN.
Annie: Che sfida ha rappresentato per voi Lunaris, anche alla luce della rapidità con cui è stato realizzato? Chiara Tricarico: Più che una sfida è stato davvero un periodo di pura adrenalina e divertimento. Mentre stavamo scrivendo il primo disco non sapevamo nemmeno se ci fosse la possibilità un giorno di pubblicarlo e, pur conoscendoci tutti singolarmente, non eravamo abituati a lavorare insieme, quindi era tutto un esperimento. Il nostro intento era solo quello di divertirci e di creare qualcosa che piacesse soprattutto a noi (cosa che è rimasta assolutamente invariata anche durante la scrittura di Lunaris). Nel corso dell’ultimo anno abbiamo invece avuto modo di conoscerci bene, di imparare a lavorare insieme come band e di capire in quale direzione volevamo che si evolvesse il nostro sound. Quindi tutto il processo di composizione e registrazione del nuovo album è stato molto divertente, eravamo ancora più organizzati ed è andato davvero tutto liscio... penso che questa sia la condizione principale che ci ha permesso di essere in grado di farlo uscire in così poco tempo.
Annie: E quale sfida rappresenta ora il disco, in termini di promozione, visto il periodo singolare in cui ci troviamo? Chiara Tricarico: Ottima domanda... come potrai immaginare, è un periodo molto strano e senza precedenti per far uscire un disco. Avevamo degli show in programma per questa estate per promuovere i nuovi pezzi, ma ovviamente gli eventi sono stati cancellati…
Giulio Capone: Nel nostro piccolo, vista la drammaticità della situazione a livello globale, è stato un grosso dispiacere dover annullare un discreto numero di live programmati per la tarda primavera/estate. Da un lato però sarà ancora più bello tornare a suonare dal vivo con un pubblico che avrà metabolizzato meglio i nuovi brani.
Annie: Siete tornati con dieci brani inediti, una “english version” e una bonus track. In merito a queste ultime due, vi chiedo: che rapporto avete col pubblico giapponese, visto che la traccia bonus (The Rabbit of the Moon – Tsuki No Usagi) è destinata proprio al mercato orientale? Giulio Capone: Siamo tutti fan della cultura asiatica e in special modo di quella giapponese e personalmente adoro utilizzare strumenti folk asiatici nei brani dei Moonlight Haze. Quando è nata The Rabbit of the Moon, l'atmosfera molto giapponese ci ha subito suggerito l'idea di farne una versione esclusivamente in lingua nipponica. Amo molto questo brano e penso sia uno dei più riusciti di Lunaris e in special modo adoro la versione giapponese, che sembra davvero poter raccontare la leggenda del coniglio della luna in modo perfetto. Avendo poi un contratto con Avalon/Marquee in Giappone per la pubblicazione dei nostri album e avendo avuto un feedback super positivo da questo Paese, la cosa ci è sembrata azzeccata!
Annie: Parlavamo di una versione in inglese a fine disco…infatti la versione originale di Enigma è cantata in italiano. Che effetto fa cimentarsi di nuovo in questa prova, dopo l’esperimento di qualche anno fa con Maschere (brano dei Temperance scritto dalla stessa Chiara, NDR)? Quale delle due versioni, in italiano o in inglese, ha una marcia in più secondo voi? Chiara Tricarico: Scrivere in Italiano è sempre una sfida, dato che siamo tutti molto abituati a sentire canzoni cantate in inglese nel nostro genere, fatta eccezione di alcune band che utilizzano la nostra lingua, ma soprattutto per ballad. Tuttavia, scrivere nella mia lingua madre mi ha permesso di utilizzare altri suoni ed altri strumenti espressivi. L’idea di scrivere il testo di Enigma in italiano mi è venuta proprio mentre io e Giulio stavamo componendo le melodie della stessa... mi sono venute in mente delle frasi in italiano (che è appunto la prima versione che è stata scritta) e quindi ho deciso di cimentarmi in questa cosa: è come se le parole siano emerse dalla canzone stessa. Non ritengo che una delle due versioni abbia una marcia in più dell’altra anche perché, a livello di significato, sono volutamente due canzoni complementari e non la traduzione esatta l’una dell’altra: ho infatti deciso di scrivere anche la english version quando mi sono resa conto che sarebbe stato interessante aggiungere indizi per la risoluzione dell’enigma, quindi quando l’argomento del testo era già ben definito nella mia testa. Semplicemente sono due versioni diverse che suonano in modo diverso.
Annie: Con De Rerum Natura avete esplorato la realtà che ci circonda in un’ottica introspettiva, chiamando in causa filosofia, scienza e letteratura. Troviamo un focus analogo in Lunaris oppure avete scelto percorsi differenti per i testi? Quali sono i temi e gli interessi portanti, stavolta? Chiara Tricarico: Diciamo che il filo conduttore dell’esplorazione dell’interiorità umana e del rapporto tra la realtà che ci circonda e i sentimenti che proviamo, che avevamo iniziato con il primo album, sono ancora presenti nel secondo. Troviamo quindi testi estremamente introspettivi come The Dangerous Art of Overthinking o Lunaris, ma c’è anche spazio per leggende e spunti letterari come in The Rabbit of the Moon, ispirata all’antica leggenda giapponese del coniglio lunare e Nameless City, ispirata ad un racconto di Lovecraft. Ci sono poi canzoni con argomenti tra i più disparati come Under Your Spell che parla di una storia d’amore impossibile e tormentata, Till the End che parla dell’importanza di vivere ogni esperienza come se fosse un viaggio, con la volontà di scoprire e imparare sempre più cose, Of Birth and Death che paragona la vita ai cicli di morte e rinascita della natura oppure Without You, il cui testo constata quanto sia benefico liberarsi dalle persone tossiche che cercano di inquinarci l’esistenza.
Annie: Qual è il brano del nuovo disco che vi rende più soddisfatti in assoluto? E qual è stato quello più difficile da comporre? Giulio Capone: Oddio, questa credo sia una domanda molto personale...posso dirti che mi piacciono tutte le tracce di Lunaris ma apprezzo particolarmente la title-track, che credo sia un bell’esempio di brano positivo, che mette di buon umore e che ha qualcosa che stupisce anche me ogni volta che lo ascolto. Ha sempre qualche dettaglio nuovo che salta all'orecchio...Il più difficile da comporre paradossalmente non è il brano più complesso del disco, anzi. Mentre la complessità di una Nameless City o di The Dangerous Art of Overthinking è scaturita in modo molto spontaneo, il brano più complesso è stato Without You, che in origine aveva una struttura differente e che ha subìto diverse modifiche durante la fase di arrangiamento, non aggiungendo elementi ma al contrario cercando di ripulirla e renderla più scorrevole.
Annie: Forse, ahimè, siamo ancora un po’ lontani dalle esibizioni live, ma quali brani di Lunaris non potranno assolutamente mancare in scaletta? Chiara Tricarico: Non abbiamo ancora definito una scaletta precisa, ma io non vedo l’ora di cantare dal vivo Till the End, The Rabbit of the Moon ed Enigma! In realtà anche tutte le altre del disco ma, considerando che ci sono anche alcuni pezzi del primo disco che vorremo sicuramente riproporre live... non so, forse ci toccherà fare tutti concerti da un paio d’ore, ahah!
Annie: Cosa bolle in pentola in casa Moonlight Haze al momento? Visti i precedenti, state già mettendo le mani sul terzo capitolo? Giulio Capone: Qualcosa bolle sempre in pentola ma direi che è presto per parlare di un nuovo album. Lunaris è uscito da circa un mese e siamo nel pieno della promozione. Stiamo soprattutto pensando a come tornare on stage il prima possibile, magari con qualche sorpresa!
Annie: Bene ragazzi, è tutto, vi ringrazio per la vostra disponibilità. Vi va di aggiungere qualcosa a corredo della chiacchierata? Chiara Tricarico: Grazie mille a te per l’intervista e un saluto a tutti i lettori di Metallized. Speriamo di vederci presto on the road!
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Ho ascoltato qualche traccia, spero di completare il disco il prima possibile. Enigma una bella sorpresa, l'italiano ci sta benissimo e Chiara interpreta molto bene anche nella lingua madre. Non mi sbilancio troppo, perché non ho ascoltato tutto, ma mi sembra un buon lavoro. The Rabbit of the Moon è veramente bellissima, delicata e potente allo stesso tempo. Spero anche io di rivedere la band sul palco presto, perché mi piacerebbe rivederla live (ho avuto la fortuna di assistere al release party di DRN l'anno scorso, quando i MH hanno eseguito tutti i brani di quel disco ... peraltro concerto a cui sono andata per puro caso XD poi non li ho più mollati, quando si dice il destino! ). |
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