Il mio primo contributo alla serie dei Cryptic Writings vuole anzitutto celebrare una straordinaria band hard rock, i cui membri erano e sono tutt'oggi artisti afroamericani straordinari, capaci di protendere verso un sound esplosivo collaudato da testi di straordinario interesse. In secondo luogo, in concomitanza con le efferate proteste negli States a seguito dell'omicidio di George Floyd, rileggere il testo di un brano come Cult of Personality, scritto da una band nera nel 1988, campione di incassi e vincitore fra le altre cose di un Grammy per la Best Hard Rock Performance nel 1990, può risultare persino più interessante alla luce dei recenti eventi ma non solo. Se è vero che certe canzoni come il vino più invecchiano più diventano buone, Cult of Personality non fa eccezione e tutt'oggi ci parla come se fosse ieri, nella sua maniera schietta e diretta, con lo stesso inalterato fervore di audace invito a comprendere e infine ergersi al di sopra delle sovrastrutture predominanti del nostro tessuto sociale.
E durante gli ultimi momenti che ci restano, voglio parlarvi schiettamente e in maniera semplice, in un linguaggio che tutti qui possano comprendere facilmente Malcolm X- estratto dal discorso ''Message To The Grass Roots'', 1963, Detroit
Sarebbe stato impensabile per i Living Colour, la band rock afro per eccellenza, affidare l'introduzione ad una voce differente da quella di Malcolm X in apertura del loro pezzo più celebre. Impensabile, dicevamo, perché Malcolm X, e con lui Cassius Clay, altra testa calda negli ancora più bollenti anni della lotta nera a metà degli anni Sessanta, a differenza di altri attivisti più noti come Marthin Luther King o la stessa Rosa Parks, incarnava a pieno l'estremismo reazionario, il principio di azione decisa rispetto alla nonviolenza e al pacifismo, in una parola: la dirompenza. Venticinque anni dopo dovettero risultare ancora modernissime alle orecchie dei nostri le parole di Malcolm X, soprattutto perché l'assioma massimo che impernia il testo di Cult of Personality, l'espediente principale per la veicolazione del messaggio, è proprio quell'estrema chiarezza sintattica a cui alludeva l'avvocato di Omaha e che quindi, a maggior ragione, ben si sposava con l'obiettivo comunicativo che intendeva perseguire la band. Così, Vernon Reid e soci, partendo da un riff suonato quasi per caso durante le prove, durante la stesura del loro capolavoro scelsero di ricorrere a parole prive d'orpelli e imbellettamenti, versi brevi e massiccio utilizzo del titolo come refrain negli intervalli. Il risultato, come vedremo, è la sintesi perfetta di concetti importanti che trova la sua resa in un testo di ricezione immediata.
Look in my eyes, what do you see? The Cult of Personality I know your anger, I know your dreams I've been everything you wanna be ohhh... I'm the Cult of Personality
Guardami negli occhi, cosa vedi? Il Culto della Personalità So della tua rabbia, dei tuoi sogni, Sono tutto ciò che vuoi essere, ohh... Sono il Culto della Personalità
Capiamo subito che non c'è né troppo spazio per lo scervellarsi su temi quali filosofia, politica o storia, né per districarsi fra complesse allusioni di natura sociopolitica perché i Living Colour modellano un concetto come fosse argilla e dalle parole grezze emerge quasi un protagonista in carne ed ossa, questo Mr. Culto della Personalità ''Personificato'', un personaggio pensante, parlante, che si rivolge direttamente all'ascoltatore e gli parla. Sappiamo tutti che il culto della personalità, nella sua accezione etimologica, è una forma di idolatria sociale che prevede una cieca e assoluta devozione nei confronti di un leader, sia esso politico o religioso, che diventa talmente potente da permettergli di influenzare a suo piacimento le masse. La storia dell'umanità, naturalmente, annota infinite cronache di individui capaci di ottenere una tale posizione di egemonia, partendo dalle antiche civiltà, con le figure di sovrani, faraoni e imperatori, fino ad arrivare ai giorni nostri con i politici moderni. Se è pur vero che sono cambiati i metodi per ammansire le masse (dalla coniatura delle effigi sulle monete ai monumenti funerari, passando per la riproduzione delle immagini e dei messaggi nell'arte pittorica o nella scultura) accentrando nella propria figura un potere persuasivo senza eguali, non possiamo dire lo stesso del fine ultimo del processo, rimasto invariato nei secoli. Potremmo forse esimere dalla nostra breve analisi sul culto della personalità politici populisti avvezzi ad ingraziarsi le masse sfruttando i social media per accrescere in modo esponenziale la presunzione e l'illusione di infallibilità riuscendo infine a farsi adulare al punto da autoconvincersi (e convincere) di essere depositari di una verità unica? Eppure quello che in realtà interessa alla band di New York non è tanto ''chi'' o ''come'' vesta i panni di Mr. Cult of Personality, ma quanto alla fine non vi siano sostanziali differenze fra i contendenti, tutti colpevoli:
Like Mussolini and Kennedy I'm the Cult of Personality the Cult of Personality the Cult of Personality
Come Mussolini e Kennedy Sono il Culto della Personalità il Culto della Personalità il Culto della Personalità
Cosa? Vi sembra assurdo che il dittatore fascista di casa nostra e il presidente democratico americano eccellenza possano coesistere nella medesima frase? E cosa direste se, appena una strofa dopo il bridge, l'associazione che stride mettesse insieme:
Like Josef Stalin and Ghandi ohh... I'm the Cult of Personality the Cult of Personality the Cult of Personality
Come Josef Stalin e Ghandi, ohh... Sono il Culto della Personalità il Culto della Personalità il Culto della Personalità
Per quanto possa sembrare azzardato, ai Living Colour, che si tratti di un dittatore, un moderato, un leader spirituale, importa poco. Chiunque, ci dicono i nostri, riesca ad imporre il proprio ascendente sul popolo, manipolando le coscienze inducendole alla cieca venerazione, sia esso uno spietato nazionalista o un pacifico guru, merita lo stesso trattamento e va condannato in egual modo. Dissacrazione e rifiuto del potere trapelano anche dalle parole del bridge:
Neon lights, Nobel Prize When a leader speaks, that leader dies You won't have to follow me Only you can set you free
Luci al neon, Premio Nobel, Quando un leader parla, quel leader muore, Non dovrai seguirmi Solo tu puoi liberarti
Fa sorridere, rileggendo queste parole quantomai anacronistiche, ripensare a tutte le polemiche dopo l'assegnazione del Nobel per la Pace a Barack Obama, per molti il più grande fallimento di quel cambiamento che la nazione americana anelava da sempre. Alla luce dei dubbi legittimi che ognuno di noi potrà avere o meno, non ci sembra poi così avventato quanto espresso dai Living Colour. C'è spazio nel testo anche per un bel richiamo all'opera letteraria che forse più di tutte ha portato all'attenzione del mondo le infinite possibilità di coercizione di chi veste i panni di Mr. Cult of Personality:
I sell the things you need to be I'm the smiling face on your T.V. ohh... I'm the Cult of Personality I exploit you; you still love me I tell you one and one makes three ohh...
Ti vendo le cose che devi diventare Sono la faccia sorridente nella tua T.V, ohh... Sono il Culto della Personalità Ti sfrutto; continui ad amarmi Ti dico che uno più uno fa tre, ohh...
Vi dice qualcosa 2+2=5? No? Beh, se cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia (o quasi), i nostri estraggono dal cilindro una carta prelibata e scrivono un'equazione sul modello matematico alla base di 1984 di George Orwell con descrizione annessa della presenza costante del governo, o di chi ne fa le veci, su ogni mezzo audiovisivo. Un colpo da maestri e non aggiungo altro. Le conclusioni finali, in questa canzone leggendaria, grazie anche alle citazioni di altri discorsi politici presi in prestito dal gruppo e che riporto a fine paragrafo, oltre a veicolare il messaggio finale e riassuntivo dell'intero brano (forse con un pizzico di provocazione, visto che una di queste viene pronunciata proprio da Kennedy) lasciano ben sperare e soprattutto riflettere. I Living Colour, sebbene giochino costantemente a far ridondare in maniera ossessiva la presenza del culto della personalità, semplicemente scandendola a più riprese e con ritmo forsennato, annichilendo e alienando allo stesso tempo, sembrano suggerire che così come si può aiutare un individuo ad edificare il proprio potere cedendogli il campo, così si può demolire. Sta al popolo, dunque, orfano di una coscienza ormai preimpostata e allineata alle direttive di chi comanda, trovare la forza di opporsi, perché ogni rivoluzione è la scintilla del singolo per un rogo che si mantiene vivo se attizzato da molti. Un messaggio quantomai attuale e urgentissimo.
You gave me fortune, you gave me fame You gave me power in your God's name I'm every person you need to be ohh...
I am the Cult of Personality
Mi hai dato fortuna, mi hai dato fama Mi hai dato potere nel nome del tuo Dio Sono qualunque persona tu debba essere, ohh.. Sono il culto della personalità
Non chiederti cosa il tuo paese possa fare per te John Fitzgerald Kennedy
L'unica cosa di cui dobbiamo aver paura, è la paura stessa. Franklin Delano Roosevelt
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