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1) Prima delle copertine - Still life with fruits and a skull, 2009
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2) Blasphemophagher - Nuclear Hell Live, 2004
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3) Blasphemophagher - The III Command of the Absolute Chaos, 2011
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4) Inquisition - Magnificent Glorification of Lucifer, 2015
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5) Inquisition - Nefarious Dismal Orations, 2015
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6) Manilla Road - The Blessed Curse, 2015
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7) Hellwell - Behind the Demon's Eye, 2017
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8) Power Trip - Nightmare Logic, 2017
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METAL SU TELA - # 2 – Intervista a Paolo Girardi
09/11/2020 (1970 letture)
I suoi dipinti si riconoscono immediatamente, soprattutto per l’enorme quantità di dettagli che contengono. Pulsanti e sovraccarichi, catapultano l’osservatore in un universo vivido e infernale. Stiamo parlando di Paolo Girardi, l’ex atleta di lotta libera che, dai ritratti e i paesaggi, ha imposto il suo stile nell’universo visivo della musica dura. Miriadi le copertine che recano la sua firma: nel suo palmares figurano Inquisition, Diocletian, Manilla Road, Power Trip senza dimenticare gli amici Blasphemophagher e tantissime altre band più o meno underground. Raggiunto in videochiamata, l’artista ascolano si è rivelato particolarmente loquace e disponibile.

Griso: Ciao Paolo, benvenuto sulle nostre pagine. Per cominciare, da quanto tempo dipingi?
Paolo Girardi: Ho iniziato a disegnare prima di parlare, quand’ero minuscolo. A dipingere seriamente intorno ai 25-26 anni, quando ho incominciato a pensare di divertirmi di meno e chiudermi in studio per imparare in maniera seria.

Griso: Hai seguito una formazione particolare?
Paolo Girardi: Sono fondamentalmente autodidatta. Ho fatto l’accademia di belle arti, ma non mi è servita a molto. Più che insegnare a dipingere, i professori la buttavano sull’astratto, sulle sensazioni. Posso dire che la scuola mi ha prima illuso e poi deluso, per cui ho imparato da solo, copiando opere d’arte dai libri: nature morte, paesaggi, ritratti del ‘500. L’unica cosa che mi ha dato l’insegnamento è stata l’apertura mentale. Ero un ragazzo di provincia, quindi i professori che ci facevano studiare a livello nozionistico mi hanno illuminato a livello di collegamenti tra le epoche e di scoperte di pittori.
Per quanto riguarda i colori, utilizzo una maniera che mi è stata passata da un vecchio restauratore, che negli anni ’90 aveva già 90 anni. Era nato nell’800 praticamente, e aveva una tecnica accademica, antica. Questo modo di scegliere il colore, che consiste nel fare tutti i colori a partire da pochissimi pigmenti, non l’ho mai lasciato.

Griso: La pittura è il tuo mestiere, la tua occupazione principale?
Paolo Girardi: Sì. Come ti ho detto ho iniziato a dipingere presto. All’inizio non si prospettava un mestiere, era piuttosto una passione che stava dilagando, più delle altre. Il lavoro è stata una conseguenza di tutto questo. All’inizio avevo diverse occupazioni inerenti alla pittura, copiavo quadri, facevo ritratti e in generale marchette pittoriche. Poi sono arrivate le copertine.

Griso: Com’è successo?
Paolo Girardi: Ho iniziato negli anni ’90. Avevo degli amici dei dintorni che mi chiedevano di illustrare una demo, di fare una copertina per una cassetta. La svolta è arrivata con i Blasphemophagher, sono loro che mi hanno lanciato. È successo nel 2003-2004, quando ho realizzato la copertina di un loro live, Nuclear Hell Live - Destroying Rome. A partire da lì, loro sono cresciuti come band, a livello internazionale estremo. Il loro bassista-cantante, Rinaldo, ha avuto un ruolo centrale. Essendo un mio grande amico ed estimatore, mi ha voluto dare più credito come pittore, citandomi sempre nelle loro interviste. Ha parlato di me a Patrick Kremer della Iron Bonehead e a Yosuke Konishi, il boss della Nuclear War Now!, e mi ha introdotto in questo ambiente. In quel periodo Rinaldo aveva le mani in pasta e mi ha fatto conoscere le persone giuste. Attualmente faccio solo artwork, da 10 anni. Da quattro o cinque in maniera da… diciamo che sto bene.

Griso: Lavori su commissione? Come funziona il rapporto con le band?
Paolo Girardi: Dipingo sempre su commissione, ne ho tante, ho già i mesi prenotati. I gruppi mi contattano, mi danno degli ordini più o meno precisi. Molti mi lasciano del margine di manovra, altri invece sono più stretti, e altri ancora sono una via di mezzo, mi danno un concept ma mi lasciano interpretarlo. Le persone sono diverse, le commissioni sono diverse. Ognuno mi dà più o meno fiducia.

Quando non ho paletti, mi baso molto sui testi, sulle parole. Cerco al loro interno delle immagini pittoriche, rappresentabili, meno astratte. Cerco anche di conoscere i gusti dei committenti, magari mi faccio spedire le immagini che a loro piacciono, sia tra i miei quadri sia più in generale da Internet, e la scelta del colore di fondo. Diciamo che più condividiamo, più ho le idee chiare su come partire.

Griso: Accetti tutte le richieste o hai dei criteri?
Paolo Girardi: Prendo sempre tutto perché ho sempre voluto saper dipingere tutto. Anche prima di fare il pittore di copertine prendevo sempre tutto: il ritratto del bambino che fa la comunione, quello di due sposi, di una famiglia, la copia di un dipinto di Caravaggio o di un quadro che la nonna aveva in casa,… la gente mi chiedeva di tutto e io non rifiutavo mai i soldi. Facendo in questa maniera, ho imparato a spaziare e a non rifiutare niente per spaziare.

Ora che mi sono incanalato nel metal, posso ancora meno rifiutare una comanda. Già si tratta di un tema limitato, se poi scarto certe commissioni per dedicarmi soltanto, che ne so, a cimiteri e zombie, limito me stesso. Poi è chiaro che se sono carico di lavoro mi capita di dire di no a una commissione, a maggior ragione se viene da persone fredde o che impongono troppi paletti.

Griso: Hai parlato di limitazioni. Il fatto di fare solo artwork destinati principalmente ad album metal non è per l’appunto limitante?
Paolo Girardi: Il metal come sai si è aperto a 2000 mondi, non è come negli anni 80. Io faccio spesso teschi, demoni, è chiaro, ma nel metal ci sono tanti sottogeneri che implicano tante tematiche. Spesso mi trovo a fare copertine per album doom, sludge, black, heavy, per cui si può anche spaziare. Quando mi va e la situazione me lo permette, posso utilizzare qualche colore un po’ particolare. Probabilmente per un artista libero come ad esempio Picasso io sono schiavo di certe cose, però a me piace.

Poi la prima cosa che considero al di fuori della pittura è il rapporto col cliente. Tra me e il cliente c’è quasi sempre amicizia, o quantomeno rispetto, e di questo posso essere felice. Quindi la commissione, anche se può sembrare ripetitiva, mi dà gioia nella misura in cui io do gioia a qualche gruppo. Spesso poi sono dei gruppi underground e ne sono felice, sono persone molto spontanee e contente di suonare proprio perché nella vita fanno dei lavori normali. Quando esce un loro album sono contenti, eccitati. Spesso invece, con le band famose questo non succede, c’è poco entusiasmo, probabilmente perché sono professionisti e si sono abituati a questi meccanismi.

Griso: Il fatto di dipingere principalmente dei soggetti cupi non ti pesa? Non vorresti cambiare tema ogni tanto?
Paolo Girardi: Più che cupi io li chiamo romantici. Mi ci sono abituato, e in fondo la cupezza non appartiene solo al metal. I pittori veneti del ‘500 erano molto più black metal del black metal, per così dire. Per non parlare di artisti come Dürer, Cranach, Grünewald e Bosch, loro erano davvero black metal. Molti spagnoli poi sono di una cupezza infinita, veramente infernali. È una cultura, una tradizione europea, e da questo punto di vista io non sono speciale. Per me sono temi tradizionali, anche se ovviamente ci metto molta psicopatia di oggi, li mischio con la cultura e il modo di vedere di oggi. Mi vengono naturale, sono io così.

Griso: I tuoi quadri hanno uno stile molto riconoscibile, molto vivido e ricco di dettagli. Quali sono le tue influenze artistiche?
Paolo Girardi: Le mie influenze artistiche sono molteplici. In primis la pittura europea, dai Fiamminghi del ‘400 al Romanticismo, passando attraverso Caravaggio e i Caravaggisti, ciò che si riconosce dai chiaroscuri forti. Ho anche preso qualcosa dall’informale e l’astratto, benché l’arte e le avanguardie del ‘900 non mi piacciano particolarmente.

Più in generale, non sono legato alla figura in maniera totale, come molti illustratori, per cui mi lascio anche influenzare da qualsiasi altra cosa che vedo. Per me l’arte non è solamente quello che si impara dai libri, ma anche ciò che vedo tutti i giorni attorno a me, come le scritte sui muri, le scritte al neon, tutto insomma. Quindi l'ispirazione deriva in primo luogo dall’arte che è dichiarata tale, ma anche dalla mia vita, da tutto ciò che vedo. Mi faccio influenzare da tutto, sono una spugna, e poi ridò quello che mi ha colpito.

Griso: Ho visto che hai illustrato gli ultimi album dei Manilla Road. Come è successo?
Paolo Girardi: Questa collaborazione nasce da un’amicizia tra me e Mark Shelton, che risale a quando vennero a suonare in Europa per la prima volta. Io e un mio amico delle superiori lo adoravamo, a livelli mitologici. Ai tempi in Italia non si trovavano i dischi, quindi per noi Crystal Logic era una chimera: l’ho ascoltato per la prima volta nel 1999 perché quando facevamo le superiori, dieci anni prima, era introvabile. Quando nel 2000 vennero a suonare al Bang your Head, in Germania, siamo andati a vederli ed è nata un’amicizia. Abbiamo invitato Mark nella nostra città e lui è venuto, due anni dopo. I Manilla Road erano sul cammino per la Grecia e si sono fermati per fare un concerto. Mark non ha nemmeno voluto dei soldi, è venuto perché eravamo appassionati della sua musica. Sono anche passati allo studio e sono rimasti affascinati, anche se all’epoca facevo paesaggi e ritratti, non ancora cose metal. Nel 2014, l’artista che aveva realizzato le copertine dei loro ultimi quattro dischi si è messo a chiedere dei soldi in più, che esigeva dalle vendite delle magliette. Loro l’hanno mandato via e, visto che erano stati allo studio, hanno pensato di prendere me. Ho dipinto l’artwork degli ultimi due lavori dei Manilla Road e quello del disco degli Hellwell, il progetto di Mark, quindi in totale ho fatto tre copertine per lui. Penso che a livello professionale sia la cosa che mi rende più orgoglioso di tutta la mia vita.

Griso: Dando un’occhiata ai tuoi profili sui social media, ho notato che spesso pubblichi delle foto di te abbastanza atipiche. Dove nasce questa scelta?
Paolo Girardi: Non sono un pittore che ha sempre solo dipinto, ho fatto molte cose diverse. L’arte è forse la seconda della mia vita. Fino a 33 anni sono stato un atleta di lotta libera. Ho avuto anche dei risultati a livello nazionale, nel 2007 sono arrivato terzo agli Assoluti. Mi allenavo tutti i giorni diverse ore, quindi le foto che faccio riflettono quel passato e quell’immaginario. Per di più, la mia passione delle superiori erano i Manowar

Poi sai bene che un pittore prima di tutto è un comunicatore, per cui anche a livello personale, a volte hai questa impellenza di trasmettere la forza che hai dentro. Non tutti comunicano la passione allo stesso modo, io lo faccio col corpo, anche perché ho sempre avuto una fisicità d’atleta. Dal momento che i social media sono molto improntati all’immagine, è stato un passo naturale.

Griso: Ho un’ultima, doverosa domanda. Che musica ascolti?
Paolo Girardi: È strano, ma non sono un amante dell’estremo, a me piace l’heavy metal classico. D’accordo, con i Deicide, gli Obituary e i Cannibal Corpse ci sono cresciuto, però non sono mai andato oltre. Sono più legato alla melodia, ai Maiden, i Manowar, i vecchi Anthrax e così via.



Fonte immagini: Facebook/PaoloGirardi.



Tino
Giovedì 12 Novembre 2020, 19.42.06
13
Perché un pittore lo vedo come un tipo più nerd e meno macho
No Fun
Giovedì 12 Novembre 2020, 18.57.56
12
@Tino, 9, in che senso l'aspetto inganna? È davvero, o perlomeno lo è stato, un lottatore, come dice nell'intervista.
Tino
Giovedì 12 Novembre 2020, 10.07.06
11
Quello sporcaccione del dr Scholl
Rob Fleming
Giovedì 12 Novembre 2020, 9.28.38
10
E' vero @TIno! Che tuffo nel passato! La copertina dei Dark Quarterer è magnifica; quella dei Blasphemophagher, The III command mi ricorda per la struttura quella di Focus dei Cynic; quella dei Diocletian potrebbe stare su uno dei libri della Ruota del Tempo, il cavaliere è chiaramente la versione oscura di Lan. Per quanto riguarda il tipo che suona l'organo nell'album degli Hellwell è senza ombra di dubbio Fantaman (sebbene abbia la maschera, ha anche il mantello!)
Tino
Mercoledì 11 Novembre 2020, 20.51.49
9
Rob nella 12 non sono i Birkenstock ma quegli zoccoli anni 80 con la fibbia di metallo che si usavano ad andare al mare. Comunque complimenti per l'artista bei lavori, affascinanti, certo che l'aspetto inganna, sembra un lottatore di MMA
gamba.
Martedì 10 Novembre 2020, 21.18.04
8
Bellissima intervista, in particolare tutta la parte in cui parla di accettare tutti i lavori per il desiderio di provare di tutto. Fantastico rivedere anche qui i Bell Witch, artwork tra i miei preferiti in assoluto.
L'ImBONItore
Martedì 10 Novembre 2020, 13.34.00
7
State fascendo piangere di gioia un povegho vecchiarello! Vedghe tanti di voi che conoscono l'arte eeee così bene eeeeeé incghedibile! Vorrei eeeee chiedeghe al signor Girardi cooooosa ne pensa delle televendite d' aghte. Specialmente della lescendaria Telemarket
Cristiano Elros
Lunedì 9 Novembre 2020, 23.15.30
6
Ho conosciuto le sue opere un paio di anni fa. Mi piace molto il suo stile (ormai riconoscibilissimo), un mix che evoca il romanticismo, il rinascimento e in alcuni casi mi ha fatto anche pensare alle incisioni di Doré. Sono contento che stia uscendo fuori per bene
Paolo Girardi
Lunedì 9 Novembre 2020, 21.38.31
5
Ringrazio tutti coloro che mi apprezzano e che spendono qualche parola positiva per i miei dipinti. Per me ricevere complimenti sinceri è sangue puro. Non mi “ci abituo” , è sempre come se fosse la prima volta. È emozionante!!! Ma soprattutto volevo ringraziare Alberto Silini, il quale ha sbobinato e riassunto in maniera eccellente e rara quasi un’ora di intervista urlata in videochat ..in cui ero fuori dal mio studio tra trapani a muro, mazzate di bestemmianti muratori che stanno mettendo in sicurezza post terremoto il palazzo adiacente al mio . E tra l’altro ero anche in mascherina. Grazie Alberto!!!
Luigi
Lunedì 9 Novembre 2020, 18.10.14
4
Paolo Girardi, negli anni, si è costruito un’ottima reputazione e la cosa non mi stupisce visto la qualità dei suoi lavori; personalmente non apprezzo molto quelle copertine in cui c’è un uso contenuto dei colori (come avviene, ad esempio, in “The Blessed Curse” dei Manilla Road) ma al contempo rimango sempre piuttosto impressionato dalla presenza di innumerevoli dettagli (in questo caso potrei citare, “Protogoni Mavri Magiki Dynasteia” dei Mystifier come esempio). E’ bello sapere che il bassista dei Blasphemophagher si sia prodigato per far conoscere Girardi nell’ambiente e lo abbia insomma supportato; credo che sia importante oltre che lodevole quando qualcuno si impegna a far emergere il talento altrui! Peraltro, se non ricordo male, è proprio con un album della band italiana (…For Chaos, Obscurity and Desolation…, 2010) che ho iniziato a conoscere questo pittore!!
Rob Fleming
Lunedì 9 Novembre 2020, 17.06.19
3
Interessantissima l'intervista e una bella scoperta l'artista. Domanda: tra le foto atipiche c'è anche la n. 12? Perché...insomma, calzino bianco così esibito con le birken...Non lo conosco, ma propendo per un'esibizione di assoluta autoironia
Samoan
Lunedì 9 Novembre 2020, 12.48.34
2
Davvero molto interessante... La copertina di The Blessed Curse mi era piaciuto tantissimo, ma confesso che non avevo idea che fosse opera di un pittore italiano. Di grande talento e si vede. Forse un po' manierista nel riproporre stili ampiamente codificati. Avrei piacere di vedere sue opere fatte per propria necessità artistica, che non siano studi o lavori su commissione, intendo.
No Fun
Lunedì 9 Novembre 2020, 11.53.03
1
Bella intervista! Mi sono piaciuti molto gli accenni all'importanza della fisicità, del corpo e poi soprattutto quando dice "ho sempre voluto saper dipingere tutto"... "la gente mi chiedeva di tutto e io non rifiutavo mai i soldi". Atteggiamento sincero e umile, che spesso gli artisti di tutti gli ambiti dimenticano. Ci si migliora solo con tanto tanto lavoro, non ricordo se era Stephen King o Raymond Carver o chissà chi che diceva la stessa cosa per la scrittura, che scrivere per necessità, per poter vivere, è da lì che vengono gli scrittori migliori. E non solo, anche la voglia di conoscere, di studiare. Come fai a scrivere se non leggi, a dipingere se non conosci altri pittori, a suonare se non ascolti. I suoi lavori mi ricordano gli ultimi Tiziano, o Alessandro Magnasco. Bello quando ha citato Grunewald, e poi gli spagnoli: non so a chi pensava lui ma a me, a parte Goya, è venuto in mente il grande Zurbaran, cupo semplice e geometrico. Ah sono contento che uno dei miei gruppi preferiti, i Bell Witch, siano sia qui che nel primo articolo. Evidentemente hanno ottimi gusti.
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10) Paolo Girardi e Mark Shelton
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11) Paolo Girardi nel suo studio, 2016
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12) Il pittore nel bagno del suo studio, 2015
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13) Paolo Girardi davanti al dipinto di To Kill a King dei Manilla Road
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14) Paolo Girardi nel suo studio, 2016
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15) Dark Quarterer - Pompei, 2020
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16) Decaying Purity - Malignant Resurrection Of The Fallen Souls, 2014
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17) Diocletian - Gesundrian, 2014
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18) Con i Manilla Road
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