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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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BONES - #7 - Sulphur Sun, Esoctrilihum, Psycroptic, Septage, Ixachitlan, Sciagura
25/11/2020 (790 letture)
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Sulphur Sun - Placodermic Heraldry (Total Dissonance Worship, 2020)
Tracklist: 1. The Temple of Dunkleosteus 2. Trilobite Thief
Formazione: Marc Wachtfels Sulaiman (Voce, Chitarra) P.K. (Basso) S.U. (Batteria)
Musicisti ospiti: Dallas Toler-Wade (Chitarra sulla traccia 1)
Inizialmente scambiato per il nuovo progetto dell’ex-Nile Dallas Toler-Wade, i Sulphuric Sun sono in realtà attivi dal 2011. Nonostante i quasi dieci anni di attività, Placodermic Heraldry è il secondo EP della loro carriera e che vede ospite il citato ex-membro dei Nile sul primo brano. Quello del trio svizzero è un progressive death metal che unisce in modo molto convincete atmosfera, tecnica e cattiveria; prendetelo un po’ con le dovute distanze, ma in alcuni momenti è possibile associare la proposta ai Lykathea Aflame e ai Kataklysm del secondo splendido album. Due brani sono purtroppo pochi, ma il materiale che li compone è comunque tanto e variegato; a partire dal growl molto dinamico passando per dei riff che seppur tecnici e arricchiti di dissonanze non tolgono cattiveria, anzi. C’è anche un utilizzo, questo però non troppo marcato, di canto tibetano ad opera del cantante che comunque dimostra di avere a sua disposizione un ampio spettro vocale. Un piccolo esordio che sembra mostrare già dei tratti di personalità, sarà interessante vedere come gli svizzeri decideranno di far evolvere il tutto.
Esoctrilihum - F'htansg (Autoprodotto, 2020)
Tracklist: 1. F'htansg 2. Sustutgrielh L'ayhs 3. Lugalugkuh
Formazione: Asthâghul (Voce, Tutti gli strumenti)
Chi segue gli Esoctrilihum ormai lo sa, Asthâghul è instancabile e tende a pubblicare un album all’anno o quasi. Lo avevamo lasciato a maggio con l’ennesimo ottimo lavoro, Eternity of Shaog, ed ecco che a fine ottobre pubblica un EP di tre pezzi intitolato F’htansg. Le uscite del francese sono così: sai già cosa aspettarti ma al tempo stesso sai già che sorprenderà. E lo stesso avviene con questo EP di venti minuti: si nota da subito uno stile molto più vecchia scuola, con un black metal che si fa meno estroverso, con atmosfere più gelide e cupe. La titletrack è infatti composta da ritmi lenti, accordi che si allungano e un lavoro sugli arrangiamenti sempre di alto livello; organo, chitarre soliste sullo sfondo e uno scream che si alterna a voce pulita. Si accelera solo sul finale, momento in cui il gruppo diventa decisamente più familiare. Molto più familiare sarà anche la successiva Sustutgrielh L'ayhs, più violenta e che presenta dei riff sempre vari e che a tratti sembra assumere un andamento goth rock. Totalmente devota alla furia più intransigente del black metal è invece la conclusiva Lugalugkuh, canzone velocissima e che conferma ancora una volta come questo lavoro si avvicini al black metal d’annata. Non solo a livello stilistico ma anche a livello di produzione; se gli album del francese sono sempre stati, per ovvi motivi, curatissimi, in questo caso fa piacere vederlo alle prese con una registrazione d’annata in cui i limiti diventano punti di forza. Buffo pensare che sia questo il primo EP in carriera di Asthâghul, che fino ad oggi aveva pubblicato solo (ottimi) album. Da non perdere!
Psycroptic – The Watcher of All (Agonia Records, 2020)
Tracklist: 1. A Fragile Existence 2. The Watcher of All
Formazione: Jason Peppiatt (Voce) Joe Haley (Chitarra) Todd Stern (Basso) David Haley (Batteria)
Da tempo diventati uno dei nomi di punta della scena tech death moderna, gli Psycroptic pubblicano The Watcher of All, breve EP composto da due brani e che presumibilmente mette le basi per un nuovo album. Cosa ci si può aspettare? Chi li conosce lo sa e non avrà da ridire. La prima traccia mostra i muscoli alternando riff tecnici e incroci tra chitarre ad altri riff più rocciosi, con una parte finale ricca di pathos in cui le atmosfere si fanno epiche e Jason Peppiatt punta su più voci (dal suo tipico growl a quelle pulite). Stesso discorso può essere fatto per l’altro pezzo, The Watcher Of All, che se vogliamo è più diretto del precedente ma che offre comunque delle soluzioni a cui il gruppo ci ha abituati. Sono due brani, poco materiale, ma siamo convinti che chi apprezza il gruppo avrà piacere e non vedrà l’ora di ascoltare qualcosa di nuovo; il mix tra tech death e quella vena hardcore/groove che ormai è tanto cara ai nostri riesce sempre ad essere esplosiva, regalando sette minuti che qualcuno definirebbe “in your face”.
Septage – Septic Decadence (Me Saco un Ojo Records, 2020)
Tracklist: 1. Mouthful of Untreated Sewage 2. Corrupted and Putrid 3. Jeffrey Dahmer 4. Septicious Septic
Formazione: Ugur (Voce, Batteria) Tobias (Chitarra, Voce) Malik (Basso, Voce)
Per descrivere il primo demo dei danesi Septage basterebbe dare un occhio alla copertina e ai titoli. Non servirebbe aggiungere altro, è tutto chiaro e ci tengono a farlo sapere da subito. Se non fosse chiaro, il trio si ispira senza vergogna ai Carcass dei primi due lavori, lanciandosi quindi in un deathgrind fatto di riff veloci, qualche rallentamento più fangoso e con un utilizzo ultra gutturale della voce. Ma non si tratta di brani rapidissimi e che mostrano un songwriting debole, anzi; si parla di quattro pezzi ben costruiti, con diversi momenti e con un’attenzione per il riff. Niente produzione caotica, tutt’altro, i nostri suonano tutto sommato in modo pulito e chiaro, tanto che i singoli riff sono tutti ben distinguibili l’uno dall’altro. Pur essendoci svariate ripartenze e qualche sezione che si contraddistingue per essere più rocciosa (Corrupted and Putrid), il grosso del lavoro verte su accelerazioni sostenuti da blast beat e una sezione ritmica che raggiunge punte d’intensità notevoli. Non manca poi un sentore più punk sui mid-tempo così come Tobias non si fa sfuggire l’occasione di riempire il tutto con assoli schizofrenici e qualche feedback tanto per rendere ancora più malato il tutto. I danesi sembrano quindi aver studiato molto bene quanto fatto da gruppi come Exhumed, Regurgitate e Dead Infection, ma, come dimostra anche la traccia conclusiva, decisamente la più personale delle quattro, paiono seriamente intenzionati a voler dire la loro.
Ixachitlan - Eagle, Quetzal, and Condor (Night of the Palemoon, 2020)
Tracklist: 1. Creator 2. Eagle (North) 3. Quetzal (Central) 4. Condor (South) 5. This Land Belongs to Us
Formazione: Yohualli Ehecatl (Voce, Tutti gli strumenti)
EP di debutto per il progetto Ixachitlan , progetto del misterioso Yohualli Ehecatl con intenzioni molto chiare non solo a livello musicale. Il progetto nasce infatti con la chiara intenzione di difendere e ricordare le popolazioni indigene/native d’America. Non sappiamo se questo suo amore venga da questioni personali, ma grazie alla musica qui proposta sappiamo che il nostro sta cercando di farlo nel migliore dei modi. Non succede spesso, ma il black metal del musicista trae ispirazione dalla mitologia dei popoli citati, e lo fa sia a livello tematico che compositivo; il brano d’apertura si presenta infatti con dei fiati tipici del continente, mentre a partire dalla seconda traccia si viene gettati in un black metal che pur non facendo sconti si mantiene sempre molto atmosferico, melodico e arricchito da strumenti folk. Parlare forse di folk/black sarebbe esagerato, perché queste influenze non danno mai la sensazione di essere parte integrante della proposta quanto più delle piacevoli aggiunte, e anche perché a dare spessore e identità ai brani sono le melodie che nascono dalla chitarra, ricche di nostalgia, e a volte anche di dolore. Dolore e sensazioni simili che si riscontrano nella voce, disperata, quasi a voler rivendicare l’intenzione per cui nasce il progetto e lontana dallo scream più canonico del genere. Quello che non permette, almeno per ora, al progetto di brillare, è che gli strumenti tipici non riescono a dare una forte identità ai brani, cosa che li fa sembrare un po’ tutti simili tra di loro. Nonostante questo, e tenendo conto del fatto che si tratta di un debutto, le melodie, i riverberi e la produzione azzeccatissima dell’EP valgono l’ascolto, senza ombra di dubbio. Molto interessanti, lo terremo d’occhio. Sciagura - Sciagura (IVAR Records, 2020)
Tracklist: 1. VELENO 2. ROVINE 3. NULLA
Formazione: Bovino (Voce, Basso) Gaballo (Chitarra, Batteria)
”Progetto nato in quarantena e che morirà presto.”
Con queste parole, i leccesi Sciagura si presentano con un EP composto di tre nervosissimi pezzi figli di un periodo che tutt’oggi lascia segni indelebili. Una questione molto interessante quella dell’aspetto creativo nato/rinato/morto in quarantena che però non possiamo affrontare in questa sede. Fatto sta che sì, i pezzi sono innegabilmente figli di nervosismo, rabbia e riflessioni che si spingono oltre il concetto di quarantena. Tutto questo viene racchiuso in un mix tra post hardcore, noise e sludge; il muro sonoro fatto da chitarre che a tratti sanno essere lancinanti viene arricchito da un basso giustamente ingombrante che dona spessore e forza ai concetti espressi dai due. I tempi si fanno quasi pachidermici, ossessivi, con una batteria che detta il ritmo in modo meccanico e marziale; se il senso di paranoia è quello che i due puntavano ad evocare, bisogna dire che ci sono riusciti piuttosto bene. A schiacciare chi ascolta è quel mix di sludge, dato appunto dai riff e dall’andamento dei pezzi e il noise, che si riscontra in chitarre dissonanti, qualche fischio e distorsioni massicce applicate anche sul basso. È un EP che colpisce in modo particolare anche perché cantato, o meglio, urlato tutto in italiano, ed è quindi piacevole immergersi in testi ricchi di contenuti inevitabilmente vicini. Gli Sciagura sembrano quindi aver messo in questi tre brani tutto quello che hanno sentito e provato in un periodo che dovremo portarci dietro ancora per un po’, ma data la qualità del lavoro, sarebbe un peccato non poter ascoltare più nulla.
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2
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Esatto Federico, ci hai preso |
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1
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Gli Ixachitlan da come vengono descritti mi ricordano i Maquahuitl, a sto punto sono curioso di ascoltarli. |
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