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RAW POWER - Parla Mauro
15/10/07 (3550 letture)
Ritorniamo a parlare della vecchia scena hardcore italiana. Dopo i Negazione un altro nome storico: Raw Power. In quasi trenta anni di onorata carriera i nostrani si sono guadagnati il rispetto del pubblico italiano e straniero, soprattutto quello americano. Di questo e di molte altre cose ci parla Mauro, fondatore della band insieme al fratello Giuseppe (R.I.P).


Ciao Mauro , ti va di ripercorrere brevemente le tappe fondamentali della carriera dei Raw Power?
Mauro: “I Raw Power vengono formati nel 1981 da me e mio fratello Giuseppe. Il primo album “ You Are The Victim” esce nel 1983 tramite una piccola etichetta indipendente italiana. Sempre nel 1983 firmiamo un contratto can l’etichetta indie-punk americana Toxic Shock per la quale esce nel 1985 “Screams From The Gutter” capace di vendere più di 40.000 copie esclusivamente tramite distribuzione indipendente e negozi. Lo stesso anno voliamo negli Stati Uniti per il primo di una decina di tour, visto l’ottimo riscontro avuto in America (molto più di quanto fatto in Italia e in generale in Europa). In questi tour abbiamo avuto l’occasione di condividere il palco con gruppi quali i Dead Kennedys, Circle Jerks, D.O.A, Venom, Slayer e Motorhead. Nel 1986 è la volta di “Wop Hour” e “ After Your Brain” mentre “ Mine To Kill “ è datato 1989. Dopo l’uscita nel 1993 di “Too Tough To Burn” per la Contempo firmiamo per Godhead, e nel 1995 esce “Fight”, per la quale anche MTV mostra interesse. Considerando le grandi prestazioni dal vivo, decidiamo di registrare “Live From The Gutter”, un live album uscito sempre per Godhead. Nel 1999 ritorniamo alla Toxic Shock, ora diventata Toxic Ranch Records, che immette sul mercato “Reptile House”. Il nuovo millennio si apre con l’uscita di “Trust Me” per Hello Records e continua con un trionfale tour americano. Per festeggiare i venti anni di carriera esce “Still Screaming After 20 Years”, ma purtroppo prima che il disco uscisse mio fratello Giuseppe muore di infarto mentre gioca a calcio. Dopo un periodo di riflessione decido di continuare. Esce la compilation “The Hit List”, mentre noi continuiamo a suonare in giro: alcune date da ricordare sono il festival punk di Morecambe e il “Save CBGB Campaign” a New York per mantenere aperto il locale. Questa è la carriera dei Raw Power sintetizzata, per la biografia intera vi rimando al sito o al myspace.”

Quali erano le vostre influenze?
Mauro: “All’inizio mio fratello e gli altri ascoltavano Hard Rock, poi Heavy Metal e verso la fine degli anni 70 si è iniziato ad ascoltare Punk ma maggiormente HardCore e quella è stata la direzione che da subito si è deciso di prendere. Il sound e il tipo di stesura dei pezzi è decisamente molto più Hard Core che Punk, anche come persone sin dall’inizio abbiamo deciso di rimanere con un look più alla californiana che non in stile tipicamente punk, perciò jeans (più tardi braghe corte) e maglietta.”

Cosa vi ha spinto ad utilizzare testi in inglese?
Mauro: “La voglia di uscire dall’Italia e il fatto di aver pensato sin dall’inizio che la lingua inglese fosse più portata per questo tipo di musica.”

Questo è forse il motivo principale per il quale non siete mai stati accettati da chi frequentava i centri sociali, il cuore della vecchia scena punk: avete mai avuto la tentazione di cedere e usare la lingua italiana?
Mauro: “Cedere? Mai, semmai erano loro a dover cedere. Noi non abbiamo fatto niente di male, è stata una nostra scelta, come è stata la scelta di parecchi di questi posti di non chiamarci per questo motivo. Ma allo stesso tempo questa scelta non era condivisa da tutti e anche agli inizi qualche centro sociale più aperto di altri ci faceva suonare. Per gli altri, peccato per loro, si sono persi dei gran bei concerti.”

D’altra parte è anche vero che grazie ai testi in inglese siete riusciti a conquistare il pubblico estero, soprattutto quello americano.
Mauro: “E’ vero in parte, penso e spero che il motivo sia anche la musica (vero, lo penso anch’io. ndr) che comunque specialmente agli inizia andava molto di più all’estero che qui da noi. Il parlare in inglese certo ci ha agevolato ma tieni anche presente che la maggior parte dei posti dove si suonava (e ancora si suona purtroppo) aveva degli impianti audio da far piangere e la maggior parte delle volte eri fortunato se riuscivi a sentire la voce, figurati poi se riuscivi a distinguere la lingua.”

Durante un tour americano avete avuto come gruppo spalla i Guns n’ Roses: avresti scommesso qualcosa su di loro?
Mauro: “Prima di tutto, come ho già detto altre volte il fatto che suonassero per noi non è stata una gran cosa nel senso che allora non erano nessuno perciò loro erano uno dei tanti gruppi che suonavano molto prima di noi, infatti nessuno della band li ha visti. Poi sai com’è, che siano riusciti ad arrivare dove sono arrivati è una gran cosa, tanto di cappello, non posso che inchinarmi davanti a gente che crede in quello che fa e continua fino a quando riesce a sfondare, non è facile e ci vogliono veramente le palle, perciò grandissimi.”

Com’era l’accoglienza degli americani nei vostri confronti? Hai qualche aneddoto da raccontare?
Mauro: “Da sempre l’accoglienza che ci è stata riservata è stata bellissima ed ecco perché dopo tutti questi anni insistiamo a tornare, anche se tutto ci direbbe di stare a casa; primo motivo tra tutti, come sempre, i soldi. Ma come ti dicevo noi siamo sempre stati trattati coi guanti, in qualsiasi parte del paese, qualsiasi stato, o zona, sia che fossero poveri o che fossero ricchi, i Raw power sono a casa loro negli Stati Uniti. Aneddoti particolari non me ne vengono in mente, se dovessi dirteli tutti saremmo qui per un bel po’ ma ti posso dire che in tutti gli anni che torniamo ne abbiamo viste di tutti i colori, da cariche di polizia ad arresti, sparatorie, party da mille e una notte, siamo stati ospiti in ville miliardarie e in topaie nel Bronx da far paura, abbiamo conosciuto ricercati, figli di papà, di tutto. Ma sempre siamo stati da Dio, non abbiamo mai rischiato che ci potesse succedere qualche cosa, proprio perché non so bene come, ma tutta la gente che incontriamo ci vuole un gran bene: è come se ci avessero adottato, nell’84!”

Quali erano le differenze tra la scena hardcore italiana e quella americana degli anni 80? Ti va di mettere a confronto la musica, i gruppi, il pubblico e l’organizzazione?
Mauro: “Come ti dicevo prima agli inizi per quel che ricordo non c’era una gran scena hardcore qui da noi, era più una cosa punk, ma per quello che esisteva non penso esistesse una gran differenza. Certo ai concerti il coinvolgimento del pubblico era maggiore all’estero che qui da noi, ma penso dipendesse dal fatto che all’estero erano più abituati a vedere gruppi hardcore, gli stranieri ci andavano, cosa che succedeva di rado qui da noi. Il livello di organizzazione è sempre stato superiore e purtroppo lo è anche oggi (ti parlo sempre per quanto riguarda il nostro giro!), fuori dall’Italia hanno sempre avuto questa idea giusta che è il gruppo che suona che fa la serata perciò è giusto cercare nei limiti del possibile di farlo stare bene, di far si che il concerto venga fatto nel migliore dei modi, qui da noi purtroppo (ti parlo più che altro per quello che vedo con gruppi se vuoi chiamarli più piccoli di noi, purtroppo per loro noi siamo a livello zero loro sotto zero, noi nel nostro piccolo stiamo sempre al 99% dei casi molto bene) a volte chi organizza si limita a chiamarti, poi pensano che dandoti qualche centinaio di euro ti fanno un piacere e perciò non fanno nient’altro, niente camerini, niente da bere o mangiare, pubblicità zero perché costa. Ma poi si aspettano che la gente venga e che il gruppo diverta e si diverta, all’estero per nostra fortuna non funziona così, chiaramente anche qui da noi sta cambiando sempre di più e finalmente chi organizza ha capito che se organizzi un concerto a qualsiasi livello ti devi sbattere altrimenti non farlo. Concludo dicendoti che comunque noi come Raw Power stiamo benissimo qui in Italia, ci sono posti (molti dei quali al Sud), dove se potessimo torneremmo anche diverse volte all’anno. Il trattamento è ottimo e i ragazzi che ci seguono eccezionali.”

E volendo fare un paragone tra la vecchia scena e la scena attuale, che mi dici?
Mauro: “Ultimamente penso che in Italia si stia benissimo, ci sono posti per suonare, la gente segue abbastanza i concerti, chiaro che uno ne vorrebbe sempre di più ma poi dipende anche dal gruppo, se non piaci è inutile arrabbiarsi con gli altri. Comunque ti dicevo, in generale penso che oggi la scena musicale (quella non commerciale) sia sana, ci sono un sacco di gruppi , gruppi veramente validi, l’unico problema che non mi stancherò mai di dire è che agli italiani non piace tanto farsi, come fanno all’estero, mesi in un furgone a girare come un matto senza soldi, campare con due lire. Tanti gruppi bravi dovrebbero rischiare un po’ e buttarsi.”

Una cosa è sicuramente cambiata: le webzine hanno preso il posto delle fanzine rendendo tutto più freddo.
Mauro: “Questo è vero ma è anche vero che in questo caso le notizie se uno si interessa sono molto più veloci, c’è molta più scelta, tutti hanno internet perciò anche stando a casa puoi sapere e essere sempre al corrente di quello che succede. Certo le Fanzine, la carta stampata, è più personale, ti da un senso diverso, uno deve lavorare di più per farla, l’apprezzi di più però una compensa l’altra e comunque ci sono ancora parecchie fanzine, magari locali, che resistono ancora.”

Com’erano e come sono i rapporti con gli altri gruppi della vecchia scena HC italiana?
Mauro: “Quando c’era mio fratello era lui che teneva tutti i contatti, perciò anche con gli altri gruppi, ora, cosa vuoi di quelli della mia età siamo rimasti in pochi a dannarci sempre con questa musica, con quello che abbiamo sempre voluto e continuiamo a fare. Per quel che mi riguarda uno dei pochi che quando vedo sono contento perché è come noi è Tommi degli Extrema, poi qualcun altro ma pochi pochi.”

“Scream From The Gutter” è da considerare ancora oggi come “il biglietto da visita” dei Raw Power?
Mauro: “Sicuramente sì, perché è il disco più bello dei Raw Power perciò ancora oggi tanta gente riconosce i Raw Power in “Scream” e mi sta bene così dopotutto è grazie a questo disco se ancora oggi siamo qui.”

Nella seconda parte della vostra carriera c’è stata una svolta verso sonorità metal: a cosa è dovuta principalmente?
Mauro: “Al cambiamento di formazione, purtroppo un problema che abbiamo sempre avuto è quello dei cambi di line up (solo io e mio fratello siamo rimasti sempre nella band) ed è successo che in un paio di occasioni la metà della band fosse più orientata verso il metal perciò finisce che per accontentare un po’ tutti e tenere il gruppo vivo abbiamo registrato pezzi che con la formazione di partenza non avremmo mai fatto, anche se comunque a me parecchi dei pezzi piacciono ugualmente.”

Quali sono i momenti della vostra carriera che ricordi con più piacere?
Mauro: “Beh sicuramente la prima volta negli States anche perché eravamo così giovani (sospiro..). Quando ci penso mi vengono gli occhi lucidi, ci siamo divertiti da matti e tutte le esperienze nuove, i posti che non avevamo mai visto (il primo anno siamo rimasti per molto tempo), la gente di tutti i tipi che abbiamo incontrato e il trattamento ricevuto, insomma esperienze indimenticabili. Poi ci sono tantissimi altri momenti, tutte le volte che abbiamo incontrato gruppi che per noi erano dei miti, a volte poi suonare anche con loro, la prima volta che abbiamo fatto il tour in Europa con i Gwar, insomma tantissimi momenti belli, sarebbe molto più facile elencarti i momenti brutti perché sono talmente pochi…

E’ facile immaginare che il momento più difficile per la band sia stato la morte di tuo fratello Giuseppe: ancora oggi la scelta di continuare è legata esclusivamente all’affetto dei fans?
Mauro: “Non solo, all’inizio dopo un primo momento dove avevo deciso di sciogliere il gruppo (che è di mio fratello) la decisione di continuare era legata al fatto che l’ultimo cd dove Giuseppe aveva suonato era appena uscito e ci sembrava un peccato non cercare di portarlo in giro un po’, farlo conoscere sia per i ragazzi che per mio fratello. Poi anche il fatto che comunque a me in particolare mancava il suonare, lo stare sul palco, l’incontrare gente nuova, girare con i ragazzi della band, stare ore a chiacchierare di stupidate, guidare per 1000 km in un furgone, ubriacarsi tutti assieme, insomma alla fine ci siamo detti che dovevamo continuare, per noi per i fans e prima di tutto per Giuseppe, perché quello che ha iniziato potesse continuare ancora un po’ , almeno fino a quando ci accorgeremo di non essere più all’altezza dei RAW POWER, allora diremo definitivamente la parola fine.”

Ma c’è qualcosa che vorresti fare prima di mettere fine ai Raw Power?
Mauro: “Una sarebbe quella di partecipare almeno per un'altra volta ad un festival importante italiano, in modo da dimostrare a qui 4 peones di organizzatori che quando siamo sul palco spacchiamo ancora il culo a tanta gente e poi anche per quelli che ancora ci seguono e che ci vogliono bene di poterci sentire con un impianto che spinge, tanto per cambiare.”

Progetti futuri?
Mauro: “Direi che presto potrebbe esserci una novità a livello discografico, ci stiamo lavorando su da un mesetto e se le cose continuano così nel 2008 i Raw Power usciranno con un nuovo disco in studio. Speriamo di trovare un etichetta decente che lo butti fuori così che si riesca a farlo sentire a più ragazzi possibile e via, si continua…”

L’intervista è finita. Grazie per la disponibilità, chiudi come vuoi.
Mauro: “Che dire se non un grande GRAZIE a tutti quelli che ci seguono da sempre e a quei ragazzi che ci hanno scoperto da poco, senza di loro non saremmo qui e non avremmo mai avuto la fortuna di suonare nei RAW POWER.”



fasanez
Lunedì 27 Maggio 2019, 13.22.33
6
Pensare che li vidi live di spalla ai Manowar....
Area
Lunedì 27 Maggio 2019, 13.01.02
5
Storia incredibile quella dei Raw Power che partiti da Poviglio un minuscolo paese di provincia (di Reggio) della campagna Emiliana (non Romagna mi raccomando) si sono ritrovati a fare delle date live negli States... Sinceramente ho sempre preferito loro a qualsiasi gruppo Hardcore Punk Italiano, soprattutto per la scelta di cantare in Inglese, molto controcorrente e poco gradita come cosa stando alle cronache del tempo... questo ha infatti permesso una maggior diffusione, seppur ovviamente a livello di piccole label specializzate ma ben distribuite.
paju
Domenica 26 Maggio 2019, 20.08.41
4
MITICI... questa è la musica italiana vera!!!
pincheloco
Martedì 7 Aprile 2009, 16.08.29
3
Si yossarian eravamo insieme ricordi? Hanno spaccato veramente.
Yossarian
Sabato 20 Ottobre 2007, 21.42.02
2
Grandissimi....mi ricordo ancora il loro concerto a Villa d Adda nel 92, che palata nei denti!!!!
Francesco gallina
Martedì 16 Ottobre 2007, 13.45.38
1
Un'altra mia intervista al gruppo è presente nelle vecchie pagine ed è stata la mia prima per metallized, curioso leggerle magari insieme.
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