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LIONVILLE - La musica verso un luogo migliore
20/03/2022 (796 letture)
Una band cresciuta esponenzialmente nel corso di pochi anni. Dischi pubblicati che, gli amanti del genere AOR, ritengono dei must, visto che ogni loro uscita viene salutata con favore ed entusiasmo dei fan. I Lionville deliziano ad ogni nuovo capitolo, ricalibrando le composizioni con nuovi accorgimenti e soluzioni, forti di un sound ormai rodato e conosciuto. Tanti i pregi della formazione nata a Genova poco più di una decina d’anni orsono, un vero piacere osservare la band tricolore veleggiare sui mercati internazionali. Il quintetto è diventato un vero punto di riferimento per chi ama il rock melodico adulto nell’arco di pochissimo tempo, grazie ad una vena creativa satinata, con un sacro fuoco crepitante e vivissimo che s’inserisce, accuratamente, all’interno di atmosfere auree e melodie preziose.

Federico: Benvenuti su Metallized! E un piacere avervi con noi! Anzitutto, come state?
Stefano Lionetti: Ciao, piacere mio e grazie per l’intervista! Stiamo più o meno tutti bene, grazie, spero anche voi!

Federico: Nel 2020 è uscito Magic Is Alive, a pandemia già in corso. Come avete passato il periodo di tempo intercorso dall'uscita del disco ad oggi?
Stefano: Suonando e lavorando, e penso di parlare a nome di tutti. Per quanto mi riguarda la pandemia ha chiaramente impattato sulla mia vita come per gli altri ma penso di essere riuscito a non farmi sopraffare sia durante il lockdown che durante la malattia stessa, per fortuna non particolarmente aggressiva nel mio caso. In certi casi anzi, volendo sempre trovare il lato positivo delle cose, ho avuto l’opportunità di stare più tempo con la mia famiglia o di dedicare più tempo alla musica.

Federico: So Close To Heaven è stato registrato in maniera tradizionale oppure anche voi, come tanti altri artisti, avete optato per gli strumenti a distanza forniti dalla tecnologia attuale?
Stefano: Oggi è sempre più frequente e “pratico” registrare a distanza, visto che gli strumenti messi a disposizione ce lo consentono e questo è ancora più giustificato nel momento in cui alcuni elementi non vivono nel tuo stesso paese. Mi riferisco a Lars Safsund ma anche a Giulio Dagnino -il bassista- il quale ha registrato le sue parti e mixato l’album mentre si trovava in Olanda per lavoro. Devo dire che è sempre un ottimo compromesso per ridurre i tempi, certo, perdi l’aspetto del confronto umano diretto con alcuni elementi della band ma bisogna anche sapersi adattare e per il resto si riesce a lavorare in modo professionale anche inviandosi files a distanza (ride)

Federico: Quanto tempo ci è voluto per realizzare il nuovo album?
Stefano: A breve distanza dall’uscita di Magic Is Alive Frontiers ci ha chiesto di metterci subito al lavoro con un altro album, così ho iniziato subito a scrivere brani. L’intero lavoro di produzione, dal songwriting alla consegna del master finito ha richiesto poco più di un anno. Siamo molto soddisfatti del lavoro svolto!

Federico: Ci spiegate la bellissima copertina di So Close to Heaven?
Stefano: La copertina è stata la naturale conseguenza del titolo dell’album: volevamo passare il messaggio che la musica, e in questo caso la nostra musica, può portarti in un luogo migliore, paradisiaco, facendoti provare emozioni forti capaci di farti sganciare dalla piatta quotidianità o dai problemi di tutti i giorni. Infatti, nella copertina è raffigurato un ragazzo intento ad ascoltare musica con le cuffie all’interno di una stanza tenuta male, dai colori spenti, che viene quasi teletrasportato da una sorta di traghettatrice nel paradiso: un paradiso che non è sinonimo di fine della vita, ma piuttosto di una esistenza migliore.

Federico: Mi ha colpito particolarmente il brano Cross My Heart. È la classica canzone che fa pensare che il rock melodico non morirà mai. Come è nata?
Stefano: E’ stata una delle poche volte che mi sono approcciato ad una composizione con l’obiettivo di farne un singolo forte, uptempo, anthemico. E’ nato prima il ritornello e a ruota il resto. Avevo in testa uno speciale in cui tutto si fermasse e si potesse dare risalto alla chitarra solista di Michele Cusato. Fabrizio Caria è intervenuto dopo aggiungendo delle tastiere preziose e suggerendomi di piazzare un solo di tastiera dopo il primo chorus. Le idee ritmiche di Martino Malacrida, il basso poderoso di Giulio e la voce super di Lars hanno fatto il resto.

Federico: Altro check point del disco è la notturna True Believer. L'assolo di sax è la ciliegina sulla torta, come vi è venuto in mente?
Stefano: Ho sempre amato questo strumento e pensato che potesse dare quel tocco di classe in più ai miei brani, non a caso è stato già inserito in due composizioni del precedente album. Inoltre, dopo la collaborazione con David Forbes dei Boulevard che ha cantato con me e Lars nel brano If You Don’t Know Me di Magic Is Alive, sono entrato in contatto con Mark Holden, saxofonista della band. Persona squisita, si è detto entusiasta di partecipare e ha registrato il sax in tre brani tra cui True Believer, conferendo agli stessi un sapore speciale. Credo che True Believer sia un brano dal grande potenziale, probabilmente tra i miei preferiti tra tutti quelli che ho scritto.

Federico: Come è nata la collaborazione con Robbie LaBlanc sul brano This Time?
Stefano: Sono in contatto con Robbie da quando ho scritto due brani per l’ultimo album dei Find Me. Oltre ad essere uno dei miei cantanti preferiti nell’attuale scena melodic-rock si è mostrato davvero disponibile e gentile e ho pensato di coinvolgerlo, in quanto This Time mi sembrava si sposasse bene con la sua vocalità e poi un duetto con Lars sarebbe stato super! Robbie ha accettato immediatamente e volentieri. Godetevi quindi l’opener del disco, perché i due ragazzi, insieme, spaccano!

Federico: Parliamo della cover di Arrow Through My Heart di Richard Marx. Perché avete scelto proprio quella canzone da Repeat Offender?
Stefano: Mi è stata proposta la versione demo del brano dal mio caro amico Bruce Gaitsch; un po’ la qualità del pezzo, un po’ l’idea che fosse stato scritto nel periodo del mitico album Repeat Offender mi hanno convinto ad arrangiarlo ed inserirlo nell’album. Mi era già capitato nel primo disco di avere un brano di Richard Marx, artista che adoro, e anche in questo caso ho ritenuto un privilegio poterne usufruire. Oltre a ciò, in origine il pezzo doveva essere totalmente inedito, tuttavia è stato inserito quest’estate in una raccolta di Marx, ma comunque nella versione originaria (demo).

Federico: Che differenza c'è stata fra la lavorazione dei primi due album indipendenti e quelli realizzati con una grande etichetta come la Frontiers?
Stefano: Sono cambiate molte cose, al di là dell’etichetta. Ad esempio, ora io ho la totale responsabilità della produzione artistica e Giulio Dagnino si occupa di mix e mastering mentre prima il deus ex-machina era Alessandro Del Vecchio con la mia collaborazione agli arrangiamenti. Tutti gli elementi della band sono cambiati eccetto me e Lars. Sicuramente adesso abbiamo un supporto e una promozione adeguata grazie a Frontiers. Mentre per quanto riguarda il modo di lavorare “a distanza”, come spiegavo in precedenza, quello non è cambiato.

Federico: Per il futuro pensate sia possibile sentirvi con un sound più duro, magari orientato all'hard rock da arena?
Stefano: Perché no? Non escludo niente anche se al momento non sono sicuro della direzione che prenderà il progetto. L’unica certezza è che mi piacerebbe cambiare qualcosa nel sound e nel songwriting. Pur mantenendo un buon livello compositivo e restando sempre se stessi, bisogna riuscire a rinnovarsi altrimenti si rischia di stancare. Già in questo album avrai notato sferzature maggiormente hard rock, più chitarre, per il futuro chissà. Di sicuro quello che noto è che il genere di cui parli (che comunque rimane un po’ più lontano dalle mie “corde”) fondamentalmente tira di più. Purtroppo, l’AOR di classe, ipermelodico e patinato non fa più grandi numeri se non sei un big storico. Vedremo.

Federico: In ambito internazionale, quali sono le band che ascoltate maggiormente e che influenzano la vostra musica?
Stefano: Abbiamo tutti influenze in parte diverse. Sicuramente, parlo per me, i Toto, Richard Marx, Dirty Loops, chitarristi come Andy Timmons ma anche musica pop di qualità.

Federico: Siete uno degli act AOR più importante degli ultimi anni... c'è qualche band emergente che vi ha impressionato e che potrebbe diventare importante per il decennio in corso in campo AOR?
Stefano: Beh, grazie! Mi vengono in mente gli One Desire e Chez Kane, ma sono già nomi di punta per quanti relativamente recenti. Anche i Creye e più recentemente The Big Deal, progetto interessante!

Federico: Il tempo a nostra disposizione si è purtroppo esaurito. Grazie per la vostra disponibilità. Vi lascio la parola, se volete aggiungere qualcosa… In bocca al lupo per il vostro nuovo album!!!
Stefano: Grazie a te per l’interessante intervista, e per lo spazio che ci dedicate, un caro saluto a te e a tutti i lettori di Metallized, mi auguro che gradirete il nostro nuovo lavoro e speriamo di incontrarci prima o poi on the road!



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