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AETERNAM - Il fascino del passato
15/09/2022 (854 letture)
Sin dalla sua Fondazione, l’Heavy Metal ha sempre avuto un forte legame con tematiche storiche e letterarie. Tuttavia negli ultimi anni una in particolare sta avendo un periodo di grande fama, ovvero quella relativa all’Impero romano d’Oriente. In occasione dell’uscita del loro nuovo album, Heir of the Rising Sun, abbiamo fatto una chiacchierata con Antoine Guertin e Achraf Loudiy, i due fondatori dei canadesi Aeternam, sul loro nuovo disco, sul suo concept e sul fascino che medioevo e Bisanzio hanno sui musicisti metal.

Vandroy: Come prima cosa, voglio darvi il benvenuto su Metallized, Achraf e Antoine. Questa è la vostra prima intervista per la nostra webzine, vi va di presentare voi e la vostra band ai nostri lettori?
Achraf: Ci siamo formati nel 2007 in occasione del mio arrivo in Canada dal Marocco per motivi di studio e gli Aeternam possono essere descritti principalmente come una band di melodic-death metal. Sin dal primo album su questa base abbiamo integrato tematiche e melodie orientali, a cui poi sono state man mano aggiunte anche orchestrazioni e altri strumenti per portare un po’ di varietà all’interno della nostra proposta. Agli inizi non avevamo in realtà un’idea chiara su cosa avremmo suonato, ma eravamo concentrati a trovare soluzioni per amalgamare i nostri differenti background e, prima di riuscirci appieno, ci sono voluti circa due anni. Il nostro primo disco è stato pubblicato nel 2010 per la Metal Blade Records, mentre il secondo – intitolato Moongod – è uscito per la Galy Records. In seguito abbiamo scelto di proseguire in maniera indipendente e ad oggi, contando Heir of the Rising Sun, abbiamo pubblicato cinque dischi.

Vandroy: Questa scelta indipendente è stata causata da qualche problematica con le varie etichette oppure è stata una scelta naturale per voi?
Achraf: Quando sono arrivato in Canada possedevo solo un visto studentesco e questo poneva forti restrizioni ad andare in tour. La Metal Blade Records era a conoscenza di questa situazione ma, siccome non potevamo promuovere il disco dal vivo, alla fine ha deciso di liberarci dai vincoli contrattuali. Forse avrebbero potuto temporeggiare un altro po’, siccome alla fine dopo un paio d’anni avevamo le possibilità di fare tutti i tour che volevamo.

Vandroy: Guardando alla vostra pagina su Encyclopaedia Metallum, si nota come nel post-pandemia, tra il 2020 e il 2022, avete avuto un paio di cambi di formazione. Hanno portato particolari scossoni all’interno della band nel processo di creazione del nuovo album?
Achraf: Questi cambiamenti sono accaduti dopo la pubblicazione del nostro ultimo disco Al Qassam; all’epoca eravamo stati costretti a cancellare più volte i nostri piani per il tour, a modificare un po’ di cose. Alla fine questi inconvenienti ci hanno portato a separarci da due dei nostri membri.
Antoine: I cambi di formazione sono cose che purtroppo accadono, soprattutto quando le persone hanno percorsi di vita che purtroppo divergono; tuttavia devo dire che Mathieu, il nostro nuovo chitarrista, è forse il migliore di tutti quelli con cui abbiamo suonato e quando è entrato nella band il processo di scrittura del disco era già arrivato a buon punto. Hubert invece si è unito a noi quando ormai il lavoro era finito; essendo il nostro membro più recente, vorrà dire che ci aiuterà moltissimo con il prossimo album ahah.

Vandroy: Ora una domanda che negli ultimi anni è stata molto gettonata. Avete notato particolari differenze nel processo di registrazione tra questo disco in confront ad Al Qassam? In fondo quell’album è stato pubblicato in piena pandemia, mentre questo in un periodo in cui le cose stanno tornando lentamente alla normalità.
Achraf: Credo che non ci siano state grandi differenze nel modo in cui abbiamo registrato e scritto la musica per questi due album. Abbiamo registrato Al Qassam prima della pandemia e non è cambiato nulla nel nostro modo di pubblicare il disco perché principalmente usiamo negozi digitali come Bandcamp. In questo periodo lavoriamo invece con un negozio musicale con base in Bielorussia per quanto riguarda le copie fisiche del disco, le magliette e tutto il resto del merchandise.

Vandroy: Avete piani per promuovere in tour il vostro album al di fuori del continente americano?
Achraf: Al momento abbiamo nove date previste per i mesi di Ottobre e Novembre qui in Canada. Ci piacerebbe un sacco suonare in Europa nel 2023 ma non sappiamo al momento se avremo questa opportunità, visto che non siamo sotto contratto con una etichetta importante. Speriamo in bene ma al momento non ti posso dare alcuna certezza.

Vandroy: In un’intervista di un paio di anni fa per Tuonela Magazine, avete dichiarato che il vostro album Ruins of Empires è considerabile come un concept album. Questo è il vostro secondo concept e il soggetto coperto è alquanto famoso. Come si incastra, sia dal punto di vista musicale che da quello tematico, nella vostra discografia?
Antoine: Dal punto di vista musicale abbiamo cercato di spingere tutto al massimo, soprattutto grazie alle orchestrazioni che hanno aggiunto una patina epica al nostro album. Se si vuole creare un’esperienza cinematica, e quella era la nostra intenzione, allora penso che si debba cercare di avere anche una certa visione artistica che supporti la musica. Per quanto riguarda la tematica, lungo la nostra discografia ci siamo sempre concentrate su aspetti più religioso-filosofici, mentre questa volta abbiamo scelto di focalizzarci sul lato storico. Si potrebbe dire che è una cosa già accaduta nel nostro passato con alcuni brani, ma questo disco ha certamente delle basi storiche molto più solide. Con Heir of the Rising Sun abbiamo cercato infatti di dare più sostanza ai brani; per esempio, rispetto alla versione usata come materiale promozionale del singolo Fall of Constantinople, sono stati tagliati alcuni versetti in greco che forniscono un tocco più vivido alla storia.

Vandroy: Nel 2020, i Judicator hanno pubblicato un album a tema storia bizantina e ora è il vostro turno. Cosa vi ha ispirato nello scegliere un argomento simile e a scrivere un album che parla anche della conquista ottomana di Costantinopoli?
Antoine: L’idea è arrivata quando mi è capitato di vedere lo show di Netflix Rise of Empires: Ottoman. Per tutta la mia vita sono stato molto affascinato dalla Storia ma, durante gli anni di scuola, si seguiva sempre lo stesso programma che, partendo dagli egiziani e dall’epoca classica, arrivava all’epoca moderna passando brevemente attraverso il Medioevo, lasciando da parte la storia bizantina. L’unico momento in cui sono stato a contatto con il mondo “bizantino” è stato quando ci è stato spiegato in classe che nel 1453 gli Ottomani hanno conquistato Costantinopoli e che ciò ha ispirato gli europei ad attraversare l’oceano no? E hanno scoperto l’America! Questa è la nostra storia e i Bizantini hanno uno spazio davvero minuscolo. Io credo che se venga chiesto al canadese medio qualcosa a riguardo, lui non sappia nemmeno chi fossero o che siano esistiti. Ritornando a noi, ricordo che quando vidi lo show Netflix rimasi davvero affascinato dalle immagini e da Costantinopoli con il suo Corno d’oro e la grande catena che bloccava lo stretto. In quel momento mi sono reso conto che fosse un soggetto su cui valeva la pena scrivere musica il più epica possibile, che c’era del potenziale da esplorare. Ciò mi ha portato a leggere ancora più materiale per informarmi il più possibile.
Achraf: Di solito io e Antoine dialoghiamo frequentemente mentre scriviamo un album. Nelle prime fasi abbiamo sempre diverse difficoltà quando si tratta di scrivere le canzoni. Durante queste sessioni di brainstorming il nostro focus è nella ricerca di un angolo che ci permetta di affrontare nel modo in cui desideriamo il soggetto che sarà il cuore del nostro album. Quando ciò infine succede, per noi le fasi successive sono tutte in discesa. Per questo disco avevo già scritto lo scheletro dei brani The Treacherous Hunt e Beneath the Nightfall. I riff, la struttura e tutto il resto erano già pronti prima di dedicarmi ai testi, che erano abbastanza generici giusto per armonizzarli alla canzone. A un certo punto Antoine è arrivato e mi ha detto “ok, scriviamo dei testi con una tematica bizantina per questa canzone”; da lì abbiamo poi aggiunto strati di orchestrazioni e strumenti etnici che si adattavano bene al tema del disco. Di solito noi scriviamo in modo molto istintivo e non siamo sempre guidati dal concept nella scrittura dei brani ma ogni tanto è la musica stessa che ti guida in quella direzione. Diciamo che in questo caso è stato un mix di tutto ma, mentre Antoine è stato più il responsabile dell’accuratezza del tema, io mi sono occupato più del lato musicale, di far sì che i testi fossero adatti ai brani e al modo in cui cantiamo. The Fall of Constantinople credo sia una delle migliori canzoni che abbiamo mai scritto. In conclusione posso dire che la parte più bella del processo di scrittura sono tutte le conversazioni che abbiamo avuto, tutte le idee, tutte le esplorazioni musicali, di concept ed educative che ci coinvolgono e spingono a oltrepassare i limiti della nostra conoscenza e della nostra abilità nello scrivere canzoni sempre più epiche ed eterne.


Vandroy: Voi vivete in Canada. In che modo il Medioevo e il suo immaginario vi affascinano? Lo chiedo sia dalla vostra esperienza personale che di musicisti metal.
Antoine: Come ho detto in precedenza, a me è sempre piaciuta la Storia e questo mio lato non cambia a seconda del mio luogo di nascita. Non so dirti il perché, ma è sin da quando ero ragazzino che il Medioevo mi affascina, sia come periodo storico che attraverso le sue emanazioni moderne come giochi per Pc, Dungeons & Dragons, Magic the Gathering e altre cose; mi ricordo infatti che quando ero bambino avevo questo giocattolo con spada e scudo e ci ero davvero affezionato. Tuttavia non sento la mancanza di un Medioevo qui in Canada. Certo, non posso fare passeggiate per i boschi e imbattermi letteralmente magari in delle rovine di un castello. Per vedere cose simili devo andare in Europa e a me va bene così ahah. Ti dico già che tra un paio di settimane sarò in vacanza a Granada, in Spagna, e dal mio B&B è possibile vedere l’Alhambra e questa è una possibilità che mi affascina tantissimo. Dal punto di vista musicale invece ti devo dire che ho sempre ascoltato, prima di arrivare a band come i Metallica, band power come Blind Guardian e Rhapsody; quindi le mie radici sono nel power metal europeo. Di conseguenza anche qui draghi, castelli, incantesimi, maghi, LotR e cose così hanno sempre catturato la mia attenzione. Quando ho incontrato Achraf e mi sono spostato su un metal più estremo con il growl e i blast beats, è stato un momento fondamentale per la nostra band e ci ha permesso di fondere questi soggetti tipici del Power Metal su un sostrato più estremo.
Achraf: Io sono nato e cresciuto in Marocco, dove sono presente molte strutture medievali arabeggianti e come te le ho sempre date per scontate, le consideravo come la mia normalità. Tuttavia quando mi sono trasferito in Canada tutto è stato diverso. Da parte mia posso dire di essere sempre stato una sorta di geek. Mi sono sempre piaciuti anime, manga e videogames. Come Antoine avevo tantissimi giochi da tavolo a tema medievale e fantasy, ma quando ho iniziato a suonare Metal ho lasciato tutto questo alle spalle. Ero davvero concentrato nel suonare in modo estremo la chitarra, con un focus più verso il black metal, verso quel lato più diabolico e oscuro che poi ha caratterizzato buona parte della mia carriera da musicista. È stato a quel punto che ho incontrato Antoine e da quel momento ho in pratica riscoperto la mia passione per il Medioevo, mentre lui un certo tipo di Metal più estremo. Tutto questo ha creato quella miscela che ha portato gli Aeternam ad essere ciò che sono. Praticamente noi siamo una geek band con un lato più violento che puoi sentire mentre ci ascolti. Ci sono queste parti intense e drammatiche che ti portano in un viaggio emotivo pieno di alti e bassi. Penso sia questa diversità che ci faccia risaltare nel panorama musicale.


Vandroy: Durante la scrittura della mia tesi, mi sono imbattuto in un articolo che diceva: […] in questo modo, oltre una dozzina di band metal hanno saccheggiato l’evento storico della caduta di Costantinopoli. Non solo per onorare la città e l’eroismo dei difendenti durante gli ultimi momenti ma anche per esprimere sentimenti nazionalisti e persino islamofobici. In questo album, su che temi avete scelto di focalizzarvi e come avete cercato di trasmetterli attraverso la vostra musica e i vostri testi?
Achraf: Non ci sono messaggi politici dietro la nostra musica. Certo, gli Aeternam sono ostili all’istituto religioso, non ci riteniamo credenti ma nemmeno islamofobici. Ad oggi siamo in una direzione in cui non ci interessa più parlare di religione, ma solo di storie ispirate al fantasy e alla mitologia o storia. Heir of the Rising Sun non fa eccezione.

Vandroy: I Folkearth nel 2008, all’interno del loro brano Cataphract Legion (presente nell’album Fatherland), si riferiscono al generale romano Belisario con queste parole: hellenic blood a’flowing / in the brave Thracians’ veins. Questa forma di anacronismo impiegata dalla band potrebbe riflettere il patriottismo dei cantanti ellenici (Luresia e Hildr Valkyrie) presenti sul disco, anche se molti oggi sarebbero pronti a giurare che la definizione giusta sia appropriazione culturale. Qual è la vostra posizione a riguardo? Vi sono mai state mosse accuse simili?
Achraf: Hai appena introdotto una cosa molto interessante, che è il concetto di appropriazione culturale. Ci sono già state rivolte domande sul tema, visto che ci è già capitato di prendere in prestito strumenti e melodie da diverse culture. Tuttavia quando creiamo musica noi non cerchiamo mai di impersonarla. Quando ci capita di suonare un particolare strumento, lontano dalla nostra cultura, in un certo senso lo prendiamo in prestito perché ormai oggi si ha accesso a musica da tutto il mondo e possiamo ascoltarla, possiamo suonarla e integrarla nella nostra proposta musicale; ma soprattutto perché possiamo capirne il suo contesto di provenienza. Di solito, quando cerchiamo di incorporare nel nostro suono uno strumento che personalmente non sappiamo suonare, cerchiamo sempre di invitare musicisti che lo sappiano fare e gli diamo tutta la libertà del caso. Certo, ci sono comunque dei limiti imposti dalle strutture musicali e dalle melodie delle nostre canzoni.
Antoine: Come ha sottolineato Achraf, sappiamo che per alcuni gruppi di nazionalisti greci la caduta di Costantinopoli possa essere ancora un argomento sensibile. Tuttavia questo non può essere un nostro problema. Noi abbiamo il diritto di parlare di avvenimenti storici, nonostante possano avere una cattiva reputazione, affinché la gente possa conoscerli e magari appassionarsi a un periodo storico pieno di fascino che è tuttora molto trascurato. Se anche solo una sola persona ascoltasse questo album e poi decidesse di volerne sapere di più, di scavare più a fondo, allora noi avremmo avuto successo.

Vandroy: Dopo aver deciso il soggetto del vostro album, come è stato il vostro approccio al processo di raccolta del materiale e della scrittura dei testi? Avete usato fonti contemporanee oppure vi siete avvalsi principalmente di fonti secondarie moderne come documentari, YouTube, Podcast vari?
Antoine: Il documentario di Netflix di cui abbiamo già accennato in precedenza è stato sicuramente la scintilla che ci ha spinto a costruire l’immaginario che ha poi permeato il disco, soprattutto perché è stato il materiale più accessibile – sotto forma di intrattenimento – che si ha su quel periodo storico. Certo, non volevamo utilizzare esclusivamente quella fonte come materiale di riferimento. Io mi sono messo a cercare materiale specifico sull’Impero romano d’Oriente ma, non essendo uno studioso accademico, ho preferito limitarmi a dei lavori scritti più per un pubblico generalista che specialistico. All’interno del disco c’è anche spazio per una canzone sull’imperatrice Irene e abbiamo usato il suo personaggio per parlare del fenomeno dell’Iconoclastia, che personalmente trovo molto metal ahah. Volevamo parlare di questo argomento cercando però di evitare i soliti clichée presenti nel metal e Irene è stata usata come tramite. Per concludere abbiamo cercato di trovare un soggetto diverso per ogni brano e molti spunti sono riusciti a finire sull’album; ad esclusione della prima e dell’ultima canzone che sono dedicate alla caduta di Costantinopoli – la prima dal punto di vista degli Ottomani mentre l’ultima da quello dei difensori – sono presenti brani sulla guardia Variaga, sulla Quarta Crociata, su Irene e l’Iconoclastia, sull’eredità immortale che la città continuerà ad avere nei secoli.

Vandroy: Purtroppo il tempo a nostra disposizione è scaduto. Vi lascio questo spazio per i saluti finali. Grazie ancora per la chiacchierata.
Antoine, Achraf: Grazie a te e ai lettori di Metallized per lo spazio concesso. Speriamo di vederci presto in Europa.



Tatore
Giovedì 29 Settembre 2022, 12.03.20
1
Bella intervista, molto interessante capire il processo creativo di un album così, e anche conoscere un po' le origine della band. Credo che ascolterò l'album in modo intensivo, il precedente 'Al Qassam' mi è piaciuto tantissimo
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