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SCHELETRO - Gretta zozzeria musicale
04/10/2022 (825 letture)
Il secondo album dei romani Scheletro, uscito a fine novembre, racconta in salsa crust punk la storia allucinata di un fatto di cronaca nera. Le otto canzoni sono altrettante ramificazioni di un dramma illustrato attraverso le vicende ora dolorose, ora aberranti delle otto persone che ne sono protagoniste. Un intrigo mostruoso di umiliazione, violenze, suicidio, feti schiacciati e disfunzioni familiari tinto da una fortissima carica grottesca e sarcastica. Un Feto Schiacciato Senza Tre Falangi non lascia insomma indifferenti: abbiamo raggiunto il cantante e ideologo Demian per saperne un po’ di più. Il risultato è all’immagine del disco: schietto, diretto e squisitamente strafottente.

Griso: Com’è nata l’idea di scrivere un concept album basato su un fatto di cronaca? L’idea di strutturarlo attorno ai protagonisti delle vicende come vi è venuta?
Demian: Finito di scrivere il primo pezzo Il Vizio di Vivere, caratterizzato da un testo di tipo narrativo, ci siamo resi conto che sarebbe stato intrigante proseguire nella stessa direzione anche nel resto dei testi e provare a raccontare una storia, affidando ad ogni singola canzone il punto di vista di un diverso personaggio. Inoltre ci divertiva non poco la prospettiva parodica di affidare una forma alta come quella del concept album (o addirittura dell'opera rock, a voler essere precisi...) alla gretta zozzeria musicale e lirica degli Scheletro.

Griso: Dove avete tratto l’ispirazione per i personaggi?
Demian: Alcuni personaggi sono ispirati a persone che abbiamo conosciuto. Questa è la cosa migliore per non ottenere una caratterizzazione stereotipata. Gli esempi della vita sono molto più vari e validi di quelli cinematografici o letterari.

Griso: Com’è stato confrontarsi con la scrittura di un concept album?
Demian: Non stiamo parlando di un’opera letteraria di chissà quale mole. Comunque un minimo di attenzione l’abbiamo dovuta prestare alla coerenza temporale delle azioni dei personaggi.

Griso: La storia narrata ha un significato più largo, può essere letta in maniera metaforica, vuole trasmettere o insegnare qualcosa?
Demian: Non c’è nessuna pretesa pedagogica. Ci facciamo solo carico di un po’ di rabbia e la risputiamo.

Griso: Qualcuno potrebbe trovare certe immagini -il titolo e l’artwork in primis- offensive. Come rispondi a una tale critica?
Demian: Non ce ne frega un cazzo.

Griso: Nella canzone Una Matrioska rotta, descrivete il ritrovamento del corpo della vittima, incinta, dopo un volo di 70 metri, e delle cose orribili che succedono al feto schiacciato (un “giocattolo sessuale di un porno prenatale”). Non ti sembra un po’ too much?
Demian: “Giocattolo sessuale di un porno prenatale” purtroppo non è farina del nostro sacco ma una citazione tratta da A Serbian Film. Comunque, il raccapriccio finale in questione, che rinverdisce le memorie di fumetti splatter e B movies che maneggiavamo da ragazzini, è parte integrante del nostro genere, perché il nostro genere è essere too much. Il Feto è un protagonista della vicenda che non può fare una fine così semplice. Non se la merita il personaggio e poi, del resto, i feti non sono persone, giusto?

Griso: Più generalmente, come si è svolta la scrittura dei brani?
Demian: Decisa la struttura generale della trama, ognuno ha portato un paio di brani o un paio di bozze di testi e poi li abbiamo lavorati assieme. Tutto abbastanza a tavolino e molto poco Punk.

Griso: Nel 2020 avete pubblicato la cover di una canzone di Murubutu e Claver Gold, una scelta inabituale per un gruppo di HC/metal. Perché proprio un brano hip-hop?
Demian: Visto che Murubutu e Claver sono, per il poco che conosco la scena rap, i migliori storyteller italiani e visto che noi ci accingevamo a scrivere una narrazione abbastanza complessa per i nostri standard, l’affinità intellettuale ci stava. Poi, durante la pandemia (il primo famigerato lockdown) volevamo far uscire qualcosa e lavorare su una cover era la scelta migliore dal punto di vista operativo e logistico, dal momento che non ci siamo visti praticamente mai.

Griso: Parlando di lockdown, come avete vissuto il periodo della pandemia?
Demian: Tranne durante il primo lockdown, nei vari mesi e quasi anni successivi siamo sempre riusciti a vederci un’oretta a settimana per tornare a casa ad orari più o meno legali aggirando il coprifuoco. Ecco, non abbiamo mai perso veramente la mano perché ci siamo visti sempre quando potevamo, altrimenti il disco sarebbe uscito molto più in ritardo vista la nostra lentezza, disorganizzazione e a volte pigrizia.

Griso: Il genere del gruppo è molto definito, ma cosa ascolti di solito? Quali sono i tuoi gruppi preferiti?
Demian: Di solito ascolto cose che non conosco molto bene, cose che mi sono perso negli anni e che vorrei approfondire. Poi la costanza non c’è ed il giorno dopo mi perdo su un’altra cosa. Stavo approfondendo gli Uriah Heep in questo periodo, ma sicuramente la settimana prossima già non mi ricorderò più un cazzo. Il mio gruppo preferito sono i Beatles, se proprio devo dirne uno, ma non esiste un gruppo di cui mi piace tutto e di cui ho avuto la pazienza di approfondire il 100% della produzione. Invece la band che sicuramente mette d’accordo tutti i membri degli Scheletro, con gusti molto diversi, sono i Carcass dei tempi d’oro.

Griso: Qual è il tuo sguardo sulla scena hardcore/metal romana e italiana? Ci sono gruppi che ti senti di consigliare?
Demian: Sono molto ignorante e disattento per poter consigliare. Meglio rivolgersi a gente più preparata per un parere.

Griso: Cosa avete in serbo per il futuro?
Demian: Concertini rozzi, putridi e possibilmente fatiscenti in giro per la penisola se possibile.



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Scheletro
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