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21/04/23
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LEGEND CLUB - MILANO
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BLUES – La musica del diavolo - La transizione dal blues del Delta al blues/rock inglese e statunitense degli anni 60 e 70
31/01/2023 (824 letture)
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Un altro libro sul blues? Non ne sono già stati scritti una caterva? Vero, ma in certi casi non è l’argomento, ma la sua trattazione, a determinare se una particolare opera è meritevole di attenzione. Se si tratta di blues, infatti, si può parlare (anche) di demoni che puzzano d’alcool e sesso, di Africa e sfruttamento, di carne e sangue. Fino ad arrivare, partendo dai padri e arrivando ai figli, alla storia recente di USA e UK.
DI LUPI ULULANTI, RE E ALTRE STORIE La struttura del libro è quindi studiata per raccontare sinteticamente dapprima il modo in cui il genere è approdato in America proveniente dall’Africa. Poi come si sia affermato il Deep South Blues e quali nomi siano associati a quel momento, per passare quindi al così detto Urban Blues. In questa ottica è impossibile schivare Robert Johnson e Blind Lemon Jefferson, tanto per fare i nomi probabilmente più noti, mentre nel secondo caso sono quelli di Bessie Smith, Big Bill Broonzy e Sonny Boy Williamson I a venire fuori. A seguire incontriamo l’elettrificazione dello stile e il contesto sociale in cui questo avvenne. Cioè a partire dai tardi anni 30, con Muddy Waters, Howlin’ Wolf, BB King, John Lee Hooker e vari altri, per analizzare a ruota “l’invasione europea”. Col blues a conquistare a poco a poco la Perfida Albione ibridandosi col rock vero e proprio, gettando così le basi per la nascita di grandissima parte del rock che i lettori di queste pagine amano ascoltare oggigiorno. Eric Clapton, John Mayall, Rory Gallagher e Paul Rodgers sono altri nomi che vengono indicati a questo punto. Infine, sono artisti decisamente più vicini a noi (Steve Ray Vaughan e Joe Bonamassa, per esempio) a prendersi la scena. A chiudere tutto alcune interviste, vari resoconti live e dei suggerimenti dell’autore circa cosa ascoltare durante la lettura per calarsi appieno nella realtà raccontata.
LA SNELLEZZA DEL DIAVOLO Il blues è uno di quegli argomenti che, per usare un modo di dire trito e ritrito, ha fatto versare fiumi di inchiostro. Vuoi per recensioni di album che per articoli, interviste e ovviamente libri. Aggiungerne uno che risulti ancora piacevole da leggere non è quindi impresa semplice. Antonio Pellegrini affronta BLUES – la musica del diavolo in maniera accorta, indicando subito come l’intento non sia certo quello di fornire al pubblico un’enciclopedia che descriva storicamente il settore nella sua interezza, ma un’opera mirata e relativamente snella (circa 270 pagine), che descriva le sue direttrici di sviluppo. Pellegrini ci racconta infatti della storia artistica di vari esponenti della categoria e delle loro vicende umane e lo fa con linguaggio semplice e immediato. Puntando così ad interessare sia quella parte di pubblico che conosce bene l’argomento e vuole affrontare la parte più intima della storia umana e sociale dei musicisti citati, che – ed è forse questa la porzione di lettori cui l’opera parlerà più facilmente – i più giovani che volessero interessarsi a storie come queste. Senza quindi possedere a monte una preparazione particolarmente approfondita. Certamente mancano dei nomi, come in qualsiasi opera non sia appunto classificabile come enciclopedia, ma non è questa la ratio della scrittura. BLUES – la musica del diavolo si propone sostanzialmente di raccontare un certo mood rispetto alla vita e di fare un po’ di storia di una musica fondamentale. E ci riesce.
::: ::: ::: RIFERIMENTI ::: ::: ::: TITOLO: BLUES, la musica del diavolo CASA EDITRICE: Diarkos Edizioni AUTORE:: Antonio Pellegrini Collana: Musica Formato: 14 x 21 Legatura: Brossura con alette Pagine: 272 Prezzo: Euro 18,00 EAN: 9788836161928
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Col termine \"musica classica\" si può intendere tutto e niente. Se si intende la musica del periodo che va dal barocco al romanticismo è chiaro che abbia influenzato tutta la musica occidentale, compreso il blues e quindi di conseguenza il rock e il metal. Il blues infatti nasce dall\'unione dei canti popolari afroamericani (gli \"spirituals\") e ad altre canzoni popolari dei lavoratori sia di origine afroamericana ma anche europea dell800 in america con armonie e in generale una parte strumentale comunque mutata dalla traduzione classica europea e ritmiche tipicamente africane (per la precisione dell\'Africa Occidentale). Anche il jazz e altre forme musicali popolari Occidentali hanno molta derivazione dalla tradizione classica della musica europea , soprattutto nello sviluppo armonico. Ciò non toglie che l\'antenato diretto del metal sia il blues, anche se ovviamente a sua volta quest\'ultimo è in parte derivato anche dalla musica classica. |
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Ho sempre pensato che l\'antenato del metal fosse la musica classica,scusate l\'ot. |
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Concordo col primo commento... Andrei anche oltre non si parla di semplice antenato, ma di vero e proprio genitore... Perché il DNA del blues è lo stesso del rock\'n\'roll, dell\'Hard Rock, del punk e del metal (e di tutti i più disparati sottogeneri a questi collegati, dal black metal all\'hard core al southern rock al surf ecc...). Senza il blues oggi non avremmo nessuno di questi generi e sicuramente la musica sarebbe più povera. |
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Condivido il primo e terzo commento...il Blues e\' difficile suonarlo proprio perche\' sembra semplice da suonare..bastano 12 o 8 battute,scala minore e via..invece il difficile e\' suonarlo senza essere scontati o troppo grezzi e avere proprio la malinconia dentro e usare le note giuste(poche ma buone). |
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3
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Per quanto mi riguarda il blues è la musica più bella e più difficile da suonare. Difficile? Sì, perché i confini - tra battute e scale - sono quelli noti e quindi non si sono trucchi. Il blues \"o ce l\'hai o non ce l\'hai\". La tecnica passa in secondo piano; qua domina il gusto, la sensibilità del tocco, la ricerca della nota, quella lì, una, ma che fa la differenza. Il blues elettrico, preferibilmente inglese, mette ancora i brividi. Una sbirciata al libro gliela darò. E adesso corro ad ascoltarmi Kenny Wayne Shepherd - a proposito. E\' citato?
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Sembra interessante, anche se libri dedicati al blues ne ho già letti un bel pò. |
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Il Blues è l\'antenato del Metal (e quindi del Rock), Robert Johnson è un \"metallaro\" ante litteram. |
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