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NECRODEATH - Cantando nel dolore!
16/02/2023 (1058 letture)
L’Italia ha dato alla luce nel corso degli anni tanti gruppi validi. Tra tutti spiccano nella musica estrema i Necrodeath, band di Genova che riuscì ad essere un punto di riferimento internazionale nell’evoluzione del metal più oscuro e potente e sono infatti tanti gli artisti che citano la band nelle proprie influenze musicali. Da Phil Anselmo che li definì "black metal before black metal" ad altri artisti prevalentemente black metal come i Cradle of Filth, i Mayhem (con cui erano legati anche dall’amicizia tra Peso ed Euronymous), i Marduk e tantissimi altri. Con l’uscita del nuovo album Singin’ in the Pain i Necrodeath dimostrano a tutti di essere ancora in strada, il loro viaggio continua e con una potenza simile sembra essere inarrestabile. Le tragedie degli ultimi anni, la pandemia e il lockdown, non hanno infatti intaccato il processo creativo del gruppo che sembra essersi consolidato ancora di più con un disco che come lo definisce Flegias nell’intervista è "molto maturo ma con un grado di violenza che supera le aspettative". Buona lettura!



Horror Maniac: Ciao ragazzi e benvenuti su Metallized!
Flegias: Eccoci qua pronti a promuovere il nostro nuovissimo Singin' in the Pain, per cui siamo noi che ringraziamo te per l'opportunità e soprattutto coloro che ci dedicheranno qualche minuto per leggere quest'intervista.

Horror Maniac: Se con The Age of Dead Christ avevate raggiunto il traguardo dei 33 anni, l’età di Cristo (morto), con l’Ep Neraka e questo nuovo disco tagliate le cinque decadi di attività in studio, non un traguardo da poco! Quali sono i momenti più memorabili?
Flegias: Presumo si possano identificare in tre momenti ben definiti, ovvero: la nascita negli anni '80 nel periodo in cui c'era molto fervore attorno alla nascente scena del metal estremo e i Necrodeath incominciano a sgomitare in quell'ambiente ancora acerbo per certi versi, ma carico di energia. La reunion avvenuta sul finire degli anni '90 che ha sancito la nostra voglia di ritornare a gamba tesa sui palchi e di diventare una realtà molto più solida. Infine identificherei la terza fase nel 2006, in concomitanza con il tour insieme ai Marduk, che ha visto prendere forma l'attuale line-up che, a detta non solo mia, è la più affiatata (e affilata) di sempre.

Horror Maniac: Oltretutto nella discografia dei Necrodeath, nonostante la base costante di thrash/black, emergono influenze diverse. Per esempio la furia dell’esordio e la successiva tecnica di Fragments of Insanity, le tendenze groove di Ton(e)s of Hate, gli sperimentalismi di Draculea, il prog di Idiosincracy e l’hardcore che spunta fuori in The 7 Deadly Sins. Che cosa si nasconde in questo Singin’ in the Pain?
Flegias: Per noi è sempre difficile etichettare un nostro lavoro, di solito io mi baso sui commenti a caldo e sulle recensioni che leggo per capire come viene recepito. In fase di interviste ad ogni nuovo disco dico sempre che “quest'ultimo album è fottutamente Necrodeath al 100%” e anche in questa sede mi verrebbe da dire la stessa cosa. Diciamo che il nostro marchio di fabbrica lo si può ben sentire e noi siamo soddisfatti sotto ogni punto di vista. Le reazioni di critica e pubblico per ora sembrano essere d'accordo con noi e la frase che leggo più spesso è quella di album molto maturo ma con un grado di violenza che supera le aspettative.

Horror Maniac: Questo non è il primo concept targato Necrodeath: dopo Draculea, Phylogenesis, Idiosincracy e The 7 Deadly Sins ecco questa uscita sul capolavoro di Kubrick. Qual è la scintilla che ha fatto nascere l’idea di questo concept?
Flegias: Penso sia stato il lockdown imposto dalla pandemia. In quel periodo avevamo molto tempo da dedicare a noi stessi e guardarci un buon film era diventata una sana abitudine che spesso tralasciavamo per i troppi impegni della vita quotidiana. Arancia Meccanica è stato rivisto tante di quelle volte da farlo diventare “nostro” e Peso ha proposto l'idea di trasformarlo in un concept album. Ovviamente ne siamo rimasti tutti entusiasti, come si fa a non amare quella pellicola? Il connubio era perfetto: un film che trattasse la violenza, ovvero la nostra forma d'arte.

Horror Maniac: Nel disco, oltre a Tony Dolan alias Demolition Man e l’ex Voivod Eric Forrest, c’è stato anche il contributo di S.B. Reder degli Schizo su Transformer Treatment. Gli Schizo assieme a voi e ai Bulldozer compongono la storica triade del thrash metal italiano. Come vedete l’attuale scena italiana? Ci sono dei gruppi che hanno delle potenzialità?
Flegias: Sicuramente! Esistono un sacco di ottime band che sentiamo quotidianamente sui palchi con noi o fuori da quel contesto, ma la problematica (o la polemica) che leggo spesso trattando quest'argomento è che poi alla fine i nomi che rimangono in testa sono sempre quei tre o quattro che hanno anni di esperienza sulle spalle. Vedo sempre spuntare fuori i soliti nomi delle nuove leve, ma poi mi rendo conto che sono sempre frutto di operazioni di marketing o sponsorizzazioni e non si è mai sentito una nota di quella gente. Lo so è triste, ma è lo specchio della realtà odierna. Confido comunque che il metal non morirà mai perché è soprattutto una passione. Se lo fai per denaro o visibilità è meglio cambiare corsia.

Horror Maniac: Negli ultimi decenni c’è stato un vero revival del thrash che perdura tutt’ora, in questi soli tre anni del nuovo decennio abbiamo già visto uscite di Sodom, Exodus, Kreator, Destruction, Megadeth e tanti altri. Per quanto riguarda questa nuova linfa vitale del genere, quali sono le differenze nel pubblicare un album nel mondo di oggi rispetto agli anni dei primi lavori in studio?
Flegias: I primi anni sono cruciali nella vita di una band, ti devi far conoscere e poi affermare il tuo status. Negli anni '80 quando usciva un album, tutti lo percepivano come una novità assoluta e lo si ascoltava con stupore. Oggi far uscire un album nuovo (per band affermate) è più che altro un messaggio che invii: “hey, siamo ancora vivi e siamo disponibili per nuove date live” che poi è il vero motore economico di una band.

Horror Maniac: Ascoltando il disco si sente che la musica è quella dei Necrodeath e lo stile estremo del gruppo è sempre presente nelle varie canzoni. Ma indipendentemente dal risultato finale, lavorare con pandemia e lockdown ha in qualche modo cambiato il modo di comporre musica o il vostro modo di lavorare al songwriting è rimasto intatto anche con le recenti difficoltà?
Flegias: Sì, direi che non è cambiato molto se non per il fatto che avevamo molto più tempo da dedicare al lavoro in sé. Il nostro schema è consolidato: Pier e Peso, che sono in stretto contatto quotidiano, lavorano alla struttura, poi interveniamo io e GL per quello che concerne il nostro ruolo. Il risultato finale viene poi sottoposto a tutti e si interviene laddove ci siano dei dubbi.

Horror Maniac: Nella tracklist non è presente nessuna reinterpretazione di un pezzo classico della band, cosa che da Black As Pitch con Sacrifice 2k1 era diventata un po’ un marchio di fabbrica; è stata una decisione attuata per mantenere il significato del concept costante in ogni canzone o semplicemente una scelta stilistica?
Flegias: Abbiamo iniziato con Iconoclast (presa dal demotape) in Mater of All Evil in realtà. Non facciamo queste scelte a tavolino, di solito è il frutto di una semplice voglia di riproporre un vecchio cavallo di battaglia in chiave odierna. Nel caso di Singin' in the Pain non vi era spazio per un'operazione del genere. Il concept era già pieno di contenuti. Però mi hai fatto venire voglia di riproporre alla band una cosa simile ahahah... Chissà, magari nel prossimo album.

Horror Maniac: La violenza della musica sembra la perfetta trasposizione di quella del film ed è interessante sentire canzoni come The (In)sane Ultraviolence e 655321, piene di blast beat e assoli al fulmicotone, alternate ad atmosfere come quelle di Oomny-Ones che sono più lente e cupe. Qual è tra tutte la canzone che rappresenta di più il disco per voi?
Flegias: Eh, bella domanda... Non saprei risponderti con un singolo titolo. L'album, perlomeno in questo caso, va ascoltato nella sua interezza. Le parti più sparate sono un tutt'uno con quelle più mid-tempo e brani come come Sweet Up and Down o Oomny-Ones sono stati inseriti proprio per dare una fruibilità unica a tutto l'album. Peso comunque ti risponderebbe con Delicious Milk Plus perché pensa sia il brano più rappresentativo dei Necrodeath oggi... Io invece non riesco a sbilanciarmi.

Horror Maniac: Dal vivo avevate già portato Transformer Treatment e nelle tracklist dei concerti si era inserita perfettamente, adesso che sembra si possano riprendere più liberamente i concerti avete in programma di organizzare un tour di promozione per il disco?
Flegias: Beh sì, come sempre. Di solito non ci fermiamo mai e siamo bene o male sempre in giro a suonare e a supportare l'uscita discografica di turno. Forse ce la prenderemo con un po' più di calma visto che ormai abbiamo suonato dappertutto. Di fatto, da marzo i Necrodeath tornano in pista.

Horror Maniac: Rispetto al precedente lavoro The Age of Dead Christ che aveva una produzione molto più old school, in Singin’ in the Pain si sente un suono più raffinato. Come avete lavorato alla registrazione e alla produzione dei brani?
Flegias: Più o meno nella stessa maniera, ovvero con molta presa diretta, pochi take e senza metronomo (se non proprio dove strettamente necessario). A differenza di TAODC con quest'ultimo lavoro ce la siamo presa con più calma nella fase di missaggio visto il tempo che avevamo a disposizione e forse la produzione ne ha giovato. O forse, più semplicemente, abbiamo preso dimestichezza con questo tipo di lavoro e le cose man mano ci vengono fuori meglio.

Horror Maniac: Quando vennero diffuse le prime informazioni sul nuovo lavoro la copertina comparve nella sua versione censurata. Come è nato invece il vero artwork?
Flegias: L'artwork che si cela dietro la copertina censurata è nato dall'idea di dare un senso al titolo e legarlo in qualche modo al film di Kubrick. Volevo un soggetto che desse l'impressione di canticchiare (sotto la pioggia) e proporlo in una doppia chiave di lettura (nel dolore). Riguardando il film notai che alcuni brevi fotogrammi, montati a ritmo sulle note di Beethoven, mostravano una scultura di un noto artista olandese che il regista aveva inserito all'interno di un arredamento e pensai subito che quel soggetto potesse fare al nostro caso. Scattai delle foto di quella scena e preparai una bozza di grafica da sottoporre agli altri. Una volta ottenuto il benestare, si pose il problema di doverlo ricreare senza incorrere in problemi di copyright. Per questo motivo mi rivolsi al nostro artista di fiducia (Albo, con cui abbiamo collaborato per la copertina di The Age of Dead Christ e per diversi video) che ci propose di ricreare il soggetto in grafica 3D. Così facendo, una volta ottenuto il soggetto, potevamo metterlo nella posizione desiderata muovendo una sorta di telecamera virtuale, creargli il pattern giusto per simulare il materiale, modificare luci-ombre a nostro piacimento ed infine ottenere il risultato che puoi vedere sotto il velo della censura.

Horror Maniac: Nel 2021 era uscito il libro Necrodeath. The Shining Book, che racconta la storia del gruppo e rappresenta un altro tassello che si incastra nella storia dei Necrodeath. Questo Singin’ in the Pain rappresenta in un certo senso un post scriptum del libro in quanto essendo uscito successivamente non se ne parla al suo interno. Cosa potete dirci del libro?
Flegias: Il libro è stato creato durante le lavorazioni di Singin' in the Pain e se uno ci fa caso, verso la fine a pagina 212 Peso fa uno spoiler sul nuovo album. In quel periodo, causa restrizioni dovute alla pandemia, siamo stati molto prolifici sul piano della programmazione di nuove uscite. A scadenza settimanale ci incontravamo con lo scrittore Massimo Villa via videochat e abbiamo ripercorso tutta la cronistoria dei Necrodeath. Inizialmente gli incontri sono avvenuti con Claudio e Peso, poi ci siamo aggiunti io e John, infine Pier e GL per concludere il racconto da Draculea ai giorni nostri. Massimo ha sapientemente sbobinato tutta questa mole di registrazioni e l'ha infarcita di interventi di fans, amici, colleghi e addetti ai lavori. Solo il lavoro di racconto è durato diversi mesi, senza contare poi tutto il lavoro di raccolta di materiale fotografico, revisioni e grafica che ho curato poi io. All'inizio non nascondo che ero molto scettico su quest'operazione che ritenevo troppo autocelebrativa e di poco interesse, ma poi leggendo il libro mi sono reso conto della sua grande fruibilità e del suo valore storico che non riguarda solo la nostra band, ma tutta la scena metal dagli anni '80 ad oggi.

Horror Maniac: Grazie per il vostro tempo e la collaborazione, ci si vedrà presto per sentire la nuova musica nelle prossime date!
Flegias: Grazie a te e a chi è riuscito ad arrivare al termine di quest'intervista. Ci si vede on-stage!



Gio
Lunedì 10 Aprile 2023, 18.34.02
3
💪💪
Stagger Lee
Domenica 19 Febbraio 2023, 18.19.46
2
Condivido il commento sotto e aggiungo che il novo album è strepitoso!
DaveHC
Domenica 19 Febbraio 2023, 17.55.48
1
Non ci posso fare nulla. Sono un fan e mi piacciono a prescindere
IMMAGINI
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Copertina dell\'intervista
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La camminata di Alex e dei drughi in \"Arancia Meccanica\"
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La band che omaggia la scena della camminata per annunciare il disco
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L\'artwork originale del disco
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