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02/12/23
TAILOR\'S WAVE
CIRCUS ROCK CLUB, VIA DELLA TRECCIA 35/3 - FIRENZE
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BELL WITCH + FUOCO FATUO - Cinema Perla, Bologna (BO), 27/08/2023
29/08/2023 (513 letture)
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Questa è la prima volta che io e Luca andiamo ad assistere ad un concerto al Cinema Perla di Bologna, location inusuale ma al contempo decisamente suggestiva gestita dagli stessi eroici ragazzi del Freakout Club. Il cinema bolognese è già stato utilizzato per ospitare eventi di questo genere – pochi mesi fa hanno suonato i giapponesi Mono, ad ottobre invece arriveranno gli attesissimi The Ocean – e per quella che è stata la nostra esperienza il luogo ha mostrato aspetti sia positivi che negativi. Senza dubbio la possibilità di poter sfruttare il grande schermo è provvidenziale per il concerto dei doomster Bell Witch, che durante il tour europeo ancora in corso stanno presentando integralmente il nuovo album The Clandestine Gate, e si rivela un corredo interessante anche per la band di apertura, i varesini Fuoco Fatuo, d’altra parte l’obbligo di stare seduti potrebbe rivelarsi una grande limitazione – durante concerti un po’ più “movimentati” e che non puntano tutto sull’atmosfera come in questo caso – e soprattutto la temperatura incandescente raggiunta durante il set degli headliner si candida come problema numero uno da risolvere. Al di là di queste problematiche la serata è stata decisamente piacevole: arrivati in zona San Donato, dopo aver trovato un comodo parcheggio poco distante, ci incamminiamo verso il cinema con l’immancabile kebab stradaiolo e ci troviamo davanti a un piccolo nugolo di metallari con le magliette delle band più disparate. Un pubblico decisamente più “schierato” rispetto a quello che si incontra solitamente al Freakout e che fa capire che stasera i presenti non sono ascoltatori generalisti, bensì cultori della proposta estrema che si sta per abbattere sul palco. L’eccezione che conferma la regola è rappresentata da una famigliola con bambina al seguito e da una dolcissima coppia di anziani seduti fra l’altro in prima fila accanto a noi. Dopo uno sguardo ad un farcito banchetto del merch all’entrata – composto da magliette di ogni tipo e dischi prevalentemente della Heavy Psych Sounds Records – facciamo tappa anche allo stand delle due band protagoniste della serata e facciamo spesa; notevoli i prodotti targati Bell Witch, con una buona varietà di magliette e felpe con stampe bellissime e tutti i dischi della band sia in vinile che in cd (grazie al cielo). I prezzi sono in linea con ciò che ci si potrebbe aspettare da un gruppo in tour fuori dal proprio continente, dunque dopo gli acquisti di rito io e Luca andiamo a posizionarci nei primissimi sedili in sala e attendiamo la prima band.
FUOCO FATUO Ammetto di non aver ascoltato quasi nulla dei Fuoco Fatuo prima di stasera, se non sporadici brani sparsi qui e lì recuperati grazie a recensioni o articoli sul gruppo di Varese. Il quartetto si presenta sul palco del Cinema Perla con una sala lontanissima dall’essere piena (e purtroppo la situazione non cambierà di molto nemmeno con gli headliner) e mostra fiera un look estremamente metal, con vestiti di pelle nera e corpse paint nero su tutto il corpo. È bello constatare che tra il pubblico ci sia qualcuno venuto appositamente per ascoltare i Fuoco Fatuo, da parte mia sono curioso di ascoltare la musica della band che accende i motori con una bella dose di feedback chitarristici nell’intento di aizzare i presenti. Sebbene i varesini propongano un sound che pesca dal doom più funereo, nei loro lunghi brani sono presenti spesso momenti di puro death metal, così come non mancano riff di ispirazioni black; i ritmi sono ora lentissimi ora invece decisamente più sostenuti e il fatto di essere seduti non aiuta a lasciarsi andare durante l’esibizione della band che sicuramente si sentirebbe più galvanizzata con un pubblico sotto palco a fare headbanging. Nonostante ciò i quattro macinano una manciata di brani estratti dalla propria corposa discografia, che vanta tre album e un paio di Ep oltre a una raccolta e uno split, e si mostra sicura dei propri mezzi e ben rodata dal vivo. Mi permetto di dire che i suoni però non sono il massimo, con le chitarre che perlomeno dalla mia posizione risultano estremamente impastate e la voce in growl del frontman Milo Angeloni che fatica ad emergere in molti frangenti. Va molto meglio il basso, che fa davvero la differenza quando entra a gamba tesa nei momenti più tirati. Sono proprio questi momenti, quando il gruppo si spinge verso sonorità prettamente death metal, a convincermi maggiormente ed è ancora più un peccato dover stare seduti. Alle spalle della band lo schermo riproduce un video in loop dove sono presenti incendi ed eruzioni vulcaniche: uno sfondo adatto alla musica dei nostri, anche se alla lunga la ripetitività del filmato stanca. Con l’ultimo brano proposto i Fuoco Fatuo si accommiatano lasciando le distorsioni accese e dopo qualche secondo si ripresentano sul palco per prendersi l’applauso dei presenti. Possiamo immaginare che per il quartetto questo sia stato un concerto complicato sotto diversi punti di vista, ma il gruppo ha mostrato professionalità e grande attitudine portando a casa un buon risultato, come immagino abbiano fatto durante tutto il tour europeo. Ora però vorrei rivederli in un normale live club, dove sono certo che l’atmosfera generale sia più consona ad un concerto di questo tipo.
BELL WITCH Dopo essere usciti a prendere una necessaria boccata d’aria, rientriamo in sala mentre Dylan Desmond e Jesse Shreibman stanno montando il proprio set e, ammettendo la mia ingenuità, ho pensato fino alla fine che loro non fossero i musicisti, ma semplicemente i tecnici di palco poiché il look del duo è quanto di più casual si possa immaginare, con Desmond in canottiera nera e shorts di jeans attillati e Shreibman con maglietta metal d’ordinanza. Eppure gli statunitensi insegnano che il vestiario non sempre è una componente essenziale per descrivere la proposta musicale di una band, soprattutto quando l’attenzione è puntata sullo schermo che sta alle spalle del duo. O almeno questo è quanto pensano i Bell Witch, perché la verità è che gli occhi sono tutti puntati sui musicisti immersi nella penombra, veri e propri funamboli con i rispettivi strumenti che padroneggiano alla grande. È un peccato notare la sala del Cinema Perla ancora semivuota, soprattutto dopo che la sera prima, in quel di Lonate Ceppino, il gruppo ha registrato il sold out; vuoi che a Bologna la data sia capitata in una nuvolosa domenica di fine agosto, vuoi anche che la musica proposta sia parecchio di nicchia, ma rimane l’amaro in bocca a vedere le poltrone vuote intorno a sé. La band comunque non pare scomporsi troppo e inizia il proprio set senza troppi convenevoli, mentre alle loro spalle lo schermo inizia a riprodurre le prime immagini. In teoria i filmati dovrebbero contenere estratti delle opere del cineasta russo Andrej Tarkovskij, ma è difficile comprendere se effettivamente sia così perché sostanzialmente assistiamo ad un’ora e venti di pura videoarte, messa insieme dal fotografo Bobby Cochran (no, non è l’ex chitarrista degli Steppenwolf), collaboratore di lunga data degli Amenra e che vanta un curriculum di tutto rispetto in campo metal. Le immagini sono rarefatte e suggestive, rigorosamente in bianco e nero, e alternano temi ciclici che hanno a che fare con lo scorrere della vita: centrale nella narrazione è questa candela che viene accesa da mani anziane e che alla fine, invertendo la pellicola, viene spenta dalle stesse mani; fondamentale poi la comparsa di una giovane figura femminile senza volto, che si trova ora all’interno di una minacciosa boscaglia, ora invece sul ciglio di una scogliera. In tutto questo si alternano immagini di paesaggi naturali ripresi nei più minimi dettagli e spesso le immagini si fondono tra loro in sovraimpressione oppure specchiandosi, dando vita a nuove forme oniriche che lasciano correre l’immaginazione fra inquietudine e veri e propri incubi. Sebbene il risultato, dal punto di vista filmico, sia pregevole, rimane difficile scorgere l’opera di Tarkovskij, di cui personalmente conosco buona parte della produzione cinematografica. Chiedo a chi ne sa più di me se ha qualche delucidazione a riguardo nel caso. Parlando di musica invece la band parte in sordina lasciando che siano suggestioni orchestrali a dare il via alla performance; ed è proprio necessario utilizzare il termine performance per riferirsi al concerto dei Bell Witch dal momento che entrambi i musicisti offrono uno spettacolo nello spettacolo muovendosi sui propri strumenti: inizialmente addirittura sono convinto che il duo utilizzi una massiccia dose di musica in base, ma dopo una decina di minuti mi rendo conto che quello che pensavo fosse registrato in realtà è tutto opera di Jesse Shreibman, che suona uno strumento diverso con ogni arto del corpo! Il batterista infatti non solo si occupa della batteria, ma con una mano manipola i sintetizzatori e i pedali che ha al proprio fianco e con l’altra suona una campana e il gong posto alle sue spalle. Sorprendente però è l’uso dei piedi, che si alternano fra due pedaliere: a sinistra vengono gestiti i suoni organistici fondamentali nella musica del duo e a destra invece si trova il celebre Moog Taurus, un basso a pedali utilizzato fra gli altri da Geddy Lee. Shreibman suona tutto questo e inoltre si occupa di armonizzare il cantato pulito del compagno Dylan Desmond e di fornire il cavernoso e profondissimo growling che rende ancora più spaventosi i frangenti puramente doom del concerto. È ipnotico guardare Shreibman esibirsi, ma non è da meno Desmond, che suona il suo gigantesco basso a sette corde con il tapping a due mani, assomigliando più ad un pianista che ad un bassista. Il suo cantato è salmodiante e il suono del proprio strumento è semplicemente perfetto, con un pulito riverberato e dal delay estremamente calibrato, e una distorsione esagerata ma che lascia incredibilmente distinguibile ogni singola nota. L’esibizione, si sa, è interamente dedicata al nuovo album The Clandestine Gate, primo tassello di una trilogia intitolata Future’s Shadow che siamo impazienti di ascoltare nella sua interezza e qui riproposto nella sua interezza. Suonare senza sosta un unico brano per più di un’ora è già di per sé un’impresa titanica, farlo senza sbagliare un colpo e soprattutto senza annoiare è quasi impossibile. Gli americani ci riescono però con una facilità imbarazzante, sfruttando a dovere le pause e i silenzi e lasciando che tra una nota e l’altra il pubblico rimanga costantemente in apnea. Rimane qualche dubbio su certi stacchi dove i due sembrano non essere perfettamente coordinati fra loro, ma si parla di dettagli che non inficiano la prova globale. I momenti dove i musicisti rimangono soli, che sia per un intermezzo di solo basso o per un momento tastieristico, sono molti e questo contribuisce ad aumentare l’impatto dei frangenti prettamente metal, che si abbattono sui presenti con una violenza inaudita, seguita e preceduta da una suadente catarsi. I filmati ben si amalgamano alla musica del duo e sono ottimamente calibrati con la durata di ogni singola sezione strumentale: come il film anche la musica ha un andamento circolare, aprendosi e chiudendosi con lo stesso tema melodico condotto dal basso e dall’organo; l’estrema lentezza del brano trova i punti di maggior enfasi quando subentra il growl di Shreibman e quando Desmond crea complesse trame di accordi sul suo strumento, ma come già detto anche i più assordanti silenzi diventando essenziali per creare l’atmosfera funerea e spirituale che la band ha in mente. Il rituale è talmente coinvolgente che si notano pochi telefoni alzarsi per riprendere il concerto e il pubblico sta in un religioso silenzio quasi a voler evitare di produrre il minimo rumore sgradito. Ed è proprio con la tensione accumulata nell’ora abbondante di esibizione che, una volta concluso il set, tutti i presenti si lasciano andare ad una lunga ovazione molto apprezzata dai due musicisti i quali, velocemente, scendono dal palco lasciando che i curiosi si avvicinino per guardare, fotografare e commentare il corredo strumentale del gruppo.
CONCLUSIONE Io e Luca, dopo aver osservato con curiosità il palco, usciamo in fretta e furia dal cinema perché il caldo è davvero soffocante e durante il concerto dei Bell Witch credo che la mia fronte abbia costantemente grondato di sudore, con le braccia che si appiccicavano alla poltrona. Il problema della temperatura l’ho già menzionato, ma nell’ultima mezzora di set è stato davvero insopportabile. Ad ogni modo usciamo dalla sala felici per ciò a cui abbiamo assistito: la location è decisamente adatta allo spettacolo messo in piedi dagli statunitensi, che richiedono concentrazione e possibilità di abbandonarsi all’ascolto e perciò il fatto di essere seduti in questo caso facilita la fruibilità dell’esperienza. Personalmente non avevo ancora vissuto l’esperienza di The Clandestine Gate su disco proprio perché sapevo che lo avrei ascoltato dal vivo e, dopo aver assistito al concerto e aver sentito poi l’incisione in studio, mi sento di dire che anche quest’opera del duo funeral doom di Seattle è superlativa, anche se rimane inferiore al capolavoro Mirror Reaper in quanto ad intensità sprigionata. Le intuizioni melodiche del basso sono di gran gusto, così come tutte le sezioni organistiche, e si percepisce un’omogeneità di fondo che rende coerente l’opera e sensata nell’ascolto. I Bell Witch hanno convinto ancora una volta mostrando tutta la propria maestria nel comporre un unico brano di un’ora e venti, scusate se è poco. Che di fatto Desmond e Shreibman siano ormai nomi affermati in campo (funeral) doom è oggettivo, se continueranno a produrre album di questo spessore la loro carriera potrà solo progredire. Concludo sottolineando ancora una volta il coraggio dei ragazzi del Freakout nel proporre un evento simile in una domenica di fine agosto: i risultati si sono visti e la sala poco popolata del Cinema Perla parla da sola, ma d’altro canto chi ha deciso di presenziare si è portato a casa uno dei ricordi concertistici più intensi, evocativi e unici di quest’anno, poco ma sicuro.
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@ gamba: Più che altro coi ritmi lenti è più facile distrarsi e sbagliare gli attacchi perché ci si rilassa troppo, visto che i ritmi più lenti per forza di cose durano alcuni secondi in più. Un trucco facile per seguire ritmiche così lente è suddividere una battuta in 4 anche quando non lo è, in questo modo è più facile tenersi a tempo senza dover contare. |
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ah ma non sapevo passassero i the ocean! presi i biglietti! sui bell witch, che dire, finalmente li ho potuti vedere dal vivo e anche ringraziare, sono stati molto carini a fine concerto a restare lì per due chiacchiere. the clandestine gate l\'avevo ascoltato una sola volta, volutamente, per potermelo godere dal vivo. come detto anche sotto la recensione, davvero una meraviglia shreibman, vederlo così profondamente impegnato con così tante cose contemporaneamente! \"ipnotico\" è proprio la parola corretta. riguardo alcuni stacchi in cui non sono stati perfettamente coordinati io chiudo entrambi gli occhi e lo faccio per una ragione: presenziare ad un concerto come questo apre gli occhi (qualora ce ne fosse ulteriore bisogno) su quanto sia complesso suonare e coordinarsi quando i ritmi si fanno così tanto lenti. in genere si tende ad esaltare la velocità, il saper tenere testa a ritmi serratissimi, e per carità ci sta, ma saper stare sui tempi lenti, così lenti, non è facile per niente. shreibman tra l\'altro spesso si è aiutato dondolandosi avanti e indietro. nell\'insieme, tolti gli ultimi minuti in cui il caldo ha picchiato davvero duro, l\'esibizione è praticamente volata. era dall\'uscita di four phantoms che attendevo di vederli dal vivo, spero tornino da queste parti anche in futuro. |
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Ho letto il report con piacere ma anche con un po\' di amarezza: avevo preso il biglietto e fino a pochi giorni prima ho sperato di poter partecipare, purtroppo non ce l\'ho fatta. Pazienza, aspetterò che facciano il concerto nel quale suoneranno tutta la trilogia  |
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Ho letto il report con piacere ma anche con un po\' di amarezza: avevo preso il biglietto e fino a pochi giorni prima ho sperato di poter partecipare, purtroppo non ce l\'ho fatta. Pazienza, aspetterò che facciano il concerto nel quale suoneranno tutta la trilogia  |
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