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08/12/23
NUDIST + CARMONA RETUSA + ARTICO
CIRCOLO DEV, VIA CAPO DI LUCCA 29/3G - BOLOGNA
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METALITALIA.COM FESTIVAL - Day 1 - Live Music Club, Trezzo sull’Adda (MI), 16/09/2023
19/09/2023 (1298 letture)
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Il Metalitalia come ogni anno chiude in bellezza la stagione dei festival estivi. Evento che negli anni ha visto un accresciuto interesse da parte degli appassionati del metal di qualità finanche il palpabile impegno da parte dell’organizzazione che edizione dopo edizione ha sempre apportato novità e migliorie fino a ritagliarsi il meritato spazio nel novero degli spettacoli di maggior spessore a livello nazionale. L’edizione di quest’anno, ricordiamolo, era stata preceduta da fitte critiche sui social precipuamente concentrate sulle line-up di entrambe le giornate. ciò nonostante il risultato finale (sold out a tempo record del secondo giorno ed il quasi tutto esaurito del primo), dimostra ineluttabilmente come gli organizzatori abbiano alla fine avuto ragione. Ma torniamo alla nostra avventura. Già dalle prime ore si registra un’affluenza importante, tant’è che i parcheggi attigui alla venue risultano tutti occupati. Il notevole lavoro dello staff permette un afflusso scorrevole senza quasi mai crearsi intoppi in entrata/uscita anche se, come già rilevato altre volte, sarebbe proficuo in eventi di tale portata potenziare ulteriormente la cassa per smaltire in maniera più agevole la coda di chi vuole acquistare i biglietti in cassa. Una volta muniti di braccialetto, finalmente ci addentriamo in quel del Live Club! Prima nota positiva, agli avventori vien data possibilità di uscire e rientrare liberamente nel locale. Incontriamo come prassi sul rialzo a sinistra i banchetti del merchandise con anche quello dei mitici ragazzi della Tsunami Edizioni, ma la vera novità risiede al primo piano, quest’anno c’è infatti la presenza di vari artisti/tatuatori. Su tutti, menzione speciale per lo Welt Yama Tattoo di Roma che oltre l’inchiostro offriva delle bellissime stampe e serigrafie originali. Dopo un breve giro del locale, è ora di visitare l’area esterna, destinata al cibo e al relax. Tavoli divani e sedie risultavano numerosi e ben distribuiti, dando quindi ampie possibilità di sedersi a coloro che sceglievano di rilassarsi e farsi due chiacchere lontano dai roventi amplificatori del palco oppure decidevano di usufruire della cucina che era stata già pubblicizzata a dovere nei giorni precedenti. Un altro punto di forza è risieduto nella stupefacente celerità del servizio cucina, che avrebbe permesso di rendere gestibili le inevitabili code che si sarebbero formate nei momenti di maggiore calca. Nell’area esterna erano altresì presenti ulteriori stand con vendita di gadget e supporti musicali oltre, ovviamente, ad un’area dedicata esclusivamente ai vari Meet & Greet, letteralmente presa d’assalto quando è stato il turno di Mr. Paul Di'Anno! Ed ora passiamo agli aspetti negativi. Discorso bevande: è un festival metal pertanto è inutile girarci intorno, la birra rappresenta un fattore di rilievo a voler usare un eufemismo. L’idea del boccale in omaggio per le prime centinaia di partecipanti è estremamente apprezzabile, così come il fatto che la capienza (0,40 cl con la schiuma) sia corretta, ma birra di bassa qualità al prezzo di 6/7 euro non è tollerabile, considerando anche i confronti che si possono fare con altri eventi live. Come direbbe Franchino er Criminale - non ci siamo proprio - e il ragionamento che ho colto più spesso tra il pubblico è stato quelo di scegliere tra “la meno peggio”. Certo, vien data la possibilità di uscire e nei dintorni ci sono due market e, purtroppo, si poteva assistere a numerosi capannelli di persone che sceglievano di bere nei parcheggi, tutto a danno dell’organizzazione. Altro punto dolente ha riguardato un’acustica, per diverse band, non delle migliori, così come anche l’orario del Meet & Greet dei Venom, fin troppo anticipato. Ma chiudiamo con un richiamo favorevole ad uno degli aspetti caratterizzanti la serata, la bellissima cornice di pubblico, variegato, dotto e festoso, abbiamo incontrato vecchi amici e conosciuto di nuovi, scambiato impressioni con addetti ai lavori e semplici appassionati in un clima di fratellanza come si conviene in siffatti contesti. Passiamo ora alla rassegna musicale, specificando che sarà eccezionalmente coincisa e che partirà dai Whiskey Ritual in quanto, nostro malgrado, abbiamo perso l’esibizione dei Miscreance, che comunque ci è stato confermato essersi trattato di uno dei migliori gruppi visti sul palco.
WHISKEY RITUAL Abbiamo già visto in azione gli emiliani in altre occasioni e quella di oggi rappresenta pertanto una conferma, band in forma, cinque ragazzi che sanno dove mettere mano sullo strumento e stupiscono nuovamente per foga attitudine e passione. Tra testi dissacratori (aprono con Too Drunk for Love di Dead Kennedys reminiscenza) e suoni fortunatamente nitidi, il pogo a metà pit e scapocciamento generale ben testimoniano il livello di gradimento del pubblico, più che meritato per una band che, come recita il primo Ep del 2009, si definisce black’n’roll e vale sempre la pena seguire sui palchi. Da segnalare, in loro onore, uno split del 2011 di tributo a GG Allin! Fortunatamente, state tranquilli, non ne ricalcano le gesta dal vivo.
SETLIST WHISKEY RITUAL 01. Too Drunk for Love 02. Black Metal Ultras 03. Knock Out 04. Eye for an Eye 05. Black’n’Roll 06. Trve Escort 07. Blow With the Devil 08. 666 Problems 09. GG Allin cover
WITCHMASTER E’ l’ora del primo combo straniero, si tratta dei Witchmaster, provengono dalla Polonia e nel loro vocabolario è stata espunta la parola originalità, propinano difatti un condensato di soluzioni trite e ritrite facenti riferimento alla “vecchia scuola” del death e thrash più oltranzista. E’ un totale “già sentito” che pesca dai Sarcófago in poi senza soluzione di continuità, peraltro penalizzato da un’acustica non eccelsa che migliora soltanto allontanandosi dalle prime fila. V’è poco da aggiungere se non la consueta considerazione che sarebbero stati preferibilmente sostituibili con uno dei tanti validi gruppi italici che abbiamo in circolazione.
MALEVOLENT CREATION Di loro ci siamo già occupati su queste pagine in occasione dell’esibizione dello scorso anno al Legend Club di Milano. A differenza di allora, ove il leader storico aveva saltato la data per gravi motivi di salute, abbiamo il rientro nei ranghi di Phil Fasciana. Degli attuali Malevolent Creation si è ampiamente dibattuto, se è pur vero che il buon Fasciana è l’unico membro della line up originaria mentre i restanti musicisti si alternano alla velocità di un tappo di champagne rendendo l’operazione una sorta di omaggio perenne a ciò che fu, due sono fattori da prendere in considerazione. Innanzitutto, per chi avvezzo al metal estremo si tratta di uno dei gruppi più importanti di tutti i tempi, inoltre con riguardo i vari musicisti che si susseguono stiamo parlando di nomi di prim’ordine della scena pertanto, com’è accaduto a luglio scorso, si assiste sempre a spettacoli di alta qualità. Oggi non v’è stata eccezione, che dire al cospetto di giganti del genere? A partire dal soundcheck ove abbozzano Symptom of the Universe! Impressionanti nell’esecuzione purtroppo vengono anche loro pesantemente penalizzati da un’acustica ovattata con chitarre quasi inesistenti. Solo a metà concerto la situazione tende leggermente a migliorare, con una maggior definizione ed equalizzazione della voce e sezione ritmica rimanendo purtuttavia ben al di sotto degli standard accettabili se si paga un ingresso. Varie volte, a completare il quadro, seppur per fugaci istanti il suono della chitarra si interrompe, peccato veramente, ad ogni modo scelta nella bill più che azzeccata.
PESTILENCE Grande attesa per uno dei gruppi bandiera del thrash europeo targato anni ’80. Fondati nel lontano 1986, i quattro (tre in origine) si erano subito distinti con le prime due feroci release, da annoverare tra le migliori nel genere, per poi evolversi divenendo punto di riferimento di certo technical/progressive death. Ad oggi abbiamo ancora Patrick Mameli, uno dei membri fondatori di gloriose origini sarde, che si esibisce con una curiosa chitarra headless! Lo show, dai primi flyer, sembrava si sarebbe riferito alla sola vecchia produzione mentre in realtà il quartetto andrà ad attingere a gran parte della discografia, per la gioia dei nuovi e vecchi fans. Il giovane bassista è in buona evidenza e suona con le dita, soluzione che a tratti non è parsa ottimale in quanto suscettibile di incidere negativamente sulla dinamica innanzi alla furia delle linee proposte. Batteria meglio equalizzata del precedente act mentre la chitarra anche in questo caso risulta non pervenuta, quasi totalmente impercettibile nelle ritmiche e cambi armonici. Peccato non aver portato a seguito il vinile di Consuming Impulse, gelosamente custodito, da far autografare all’illustre Patrick, sarà per la prossima.
PAUL DI'ANNO Quella di Paul Di'Anno è stata la classica esibizione a parte, una parentesi emozionale nell’alveo di un palinsesto proteso verso i territori più estremi del genere a noi caro. I suoni finalmente adeguati. In questo caso i preamboli sono superflui perché tutti sanno di chi stiamo parlando nonché le sue vicissitudini personali e fisiche, sicché giusto due considerazioni: ad oggi v’è ancora una fetta non indifferente di fans che lo preferisce a Bruce Dickinson; il suo meet and greet è stato quello più affollato. Questi due basilari elementi per far intendere quanto ancora, e nonostante tutto, il pubblico sia affezionato a questa vera e propria leggenda vivente. Naturalmente, l’alea riguardava le sue condizioni vocali in un contesto ove era stato preannunciato un set interamente dedicato all’era Iron Maiden! Quindi andiamo al sodo, la performance è stata in linea con le aspettative anzi, abbiamo chiaramente assistito ad un artista che pur costretto alla sedia a rotelle ha stricto sensu profuso impegno e passione, si è più volte emozionato e commosso sul palco, e noi con lui, ha riso e scherzato coi presenti pur prendendosi qualche comprensibile pausa. Ha spremuto più che ha potuto le corde vocali ed alla fine ha reso per ciò per cui eravamo lì, ascoltare i vecchi brani della vergine di ferro con l’ugola originale, scusate se è poco, senza illogiche pretese che non tengano in considerazione lo scorrere del tempo e le condizioni di salute. Ovviamente la sezione ritmica non è neanche lontanamente paragonabile alla band di riferimento ma in fin dei conti non è quello il suo compito precipuo. In definitiva uno show ricco di pathos ed emozioni che consegna alla storia un uomo che il metal l’ha forgiato, un’icona che si congeda al grido di “Paolo Paolo!” passibile di rispetto incondizionato.
SETLIST PAUL DI'ANNO 01. Sanctuary 02. Wrathchild 03. Prowler 04. Murders in the Rue Morgue 05. Remember Tomorrow 06. Genghis Khan 07. Killers 08. Phantom of the Opera 09. Transylvania 10. Running Free 11. Iron Maiden
UNLEASHED Torniamo su terreni più incandescenti con l’arrivo degli Unleashed. Fortunatamente, anche in questo caso i suoni migliorano e ben si amalgamano. L’accoppiata di amplificatori 5150 + Mesa Boogie fa subito intendere la cattive intenzioni della band svedese, ormai veterana della scena. Un Death senza fronzoli quello del quartetto, che ingloba anche elementi Viking, ben palesati dal frontman Johnny Hedlund che a metà esibizione beve dal classico calice a forma di corno per poi riversare il contenuto sugli astanti! Band di vasta esperienza e perizia tecnica, suonano con precisione chirurgica ed in maniera coinvolgente, ammirevoli per essere sempre rimasti musicalmente coerenti, il loro è un death poderoso, che punta diritto al sodo e dal vivo inevitabilmente conquista l’ascoltatore rendendo arduo rimanere saldi al proprio posto! Ciò nonostante, vedere co-headliner un gruppo si di gran pregio ma di non inferiori meriti o importanza rispetto a band storiche del circuito italiano ed europeo lascia un po’ perplessi, ad ogni modo anche in questo caso si arriva agevolmente alla promozione.
VENOM Eccoci alla portata finale coi Venom di Cronos, Eh si, abbiamo provocatoriamente aggiunto tale specifica in quanto, come noto, dal 2015 sono in giro i superlativi Venom Inc. e da allora si sono susseguiti dibattiti esistenziali su quali siano i “veri” Venom. Ovviamente in questa sede non ci preme prendere parte a tali sommi dibattiti, ognuno è libero di preferire questa o quella formazione, fatto sta che se si considera l’aspetto del carisma probabilmente si converge verso la medesima conclusione. Cambio di palco radicale con la batteria, una Pearl a doppia cassa, che si sopraeleva e munisce di due piatti in orizzontale posti così in alto da parer irraggiungibili, mentre ai lati troneggiano due piani di Marshall per basso e chitarra. Cronos è galvanizzato prim’ancora di aprire il fuoco, lo si nota dietro gli amplificatori fare headbanging e il classico gesto delle corna, quindi si impossessa della pedana e con un intro inconfondibile che ci catapulta direttamente nel 1982, anno di uscita DEL disco estremo per eccellenza, si parte in maniera fragorosa con Black Metal che scatena l’inevitabile reazione dei guerrieri del pit. La voce infernale di Cronos è chiaramente percettibile mentre i suoni generali risultano mediocri, impastati e con volumi troppo alti, miglioreranno solo nel finale. Il batterista Danny Needham, soprannominato Danté è un vero e proprio funambolo e svetta immediatamente dopo il leader maximo, un demone fuoriuscito dagli inferi sul quale, come prevedibile, si catalizza tutta l’attenzione. A conti fatti Cronos, dopo l’eccellente prova al Rock The Castle dell’anno scorso, sforna un’altra prestazione coi controfiocchi, questo solido colosso indissolubile non ha ceduto lungo tutta la performance che peraltro dura più di quanto indicato negli orari ufficiali arrivando a quasi due ore di puro spettacolo. Quest’aspetto causa purtuttavia un calo d’interesse da parte di una fetta della platea, che si rifugia nell’area esterna. Tale durata probabilmente avrebbe avuto senso trent’anni fa, mentre ai tempi odierni per tenere saldo l’interesse sarebbe stata preferibile una formula diversa quale, ad esempio, omaggiare per interno uno degli album storici, diversamente si deve necessariamente attingere da album più recenti quali From the Very Depths e Storm the Gates ecc. i quali, seppur godibili, non paiono certo memorabili né minimamente paragonabili ai fasti del passato.
SETLIST VENOM 01. Black Metal 02. Bloodlust 03. Long Haired Punks 04. Bring Out Your Dead 05. Rip Ride 06. Antechrist 07. Welcome to Hell 08. Dark Night (of the Soul) 09. Suffering Dictates 10. Buried Alive 11. In Nomine Satanas 12. Grinding Teeth 13. Don't Burn the Witch 14. Countess Bathory 15. The Death of Rock 'n' Roll 16. Warhead ---Encore:--- 17. In League With Satan 18. Witching Hour
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Grande Paul chissà in che condizioni si è esibito ma resta sempre un'icona |
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@Richie dillo ai bassisti di Cannibal Corpse, Suffocation, Atheist, Cynic, Sadist, Ne Obliviscaris, Beyond Creation, Obscura e altre Nmila band |
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xMauro il basso con le dita nel death non c\'entra un cazzo a parte DiGiorgio e pochissimi altri che sono eccezione alla regola Dan Lilker tutta la vita ha fatto scuola |
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Il nuovo bassista dei Pestilence un mostro
e ha suonato da pauraaa … lasciate perdere le disquisizioni sul suonare con le dita o meno non si può sentire |
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Non ero presente e quindi non ho capito se l\'appunto fatto sul bassista dei Pestilence sia dovuto ad una performance sotto le aspettative o ad altro, in fin dei conti quasi tutte le band technodeath dell\'epoca d\'oro avevano in formazione bassisti che suonavano con le dita.. non è una critica all\'autore del reportage, è solo curiosità |
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Tornando alla musica, fosse stato un concerto Whiskey Ritual, Paul DiAnno e Venom sarebbe stato concettualmente perfetto. Probabilmente ci sarei andato. |
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La Romagna ha dei confini poco chiari perché non è una regione amministrativa, per quello prima ho fatto il paragone con il Salento o la Maremma. E di conseguenza anche l\'Emilia. Vale quanto scritto qui sotto da @Rob, aggiungendo Marradi in provincia di Firenze e anche un\'entità estera, ovvero la Repubblica di San Marino. Sulla prova del vino Rob però bisogna fare anche il percorso inverso per avere la controprova perché dopo cinque sei bicchieri ovviamente qualcuno che ti vede barcollare ti darà dell\'acqua 😅 |
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Partendo da @Eagle Nest: la Romagna parte da Imola compresa e arriva a Pesaro. Tutta la provincia di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini oltre al sud di Ferrara. Sconfinando nel nord delle Marche. Ma Urbino mi sembra troppo (sebbene la provincia sia Pesaro Urbino). Ma in ogni caso c\'è la prova del 9: si parte da Rimini, direzione Bologna. Lungo la via Emilia ci si ferma a chiedere da bere. Finché ti danno vino rosso, è Romagna. Alla prima casa in cui ti danno dell\'acqua sai che sei arrivato in Emilia |
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Un po’ di pedanteria storica: la Romagna si chiama così perché corrisponde grosso modo al territorio dell’Esarcato bizantino. I quali imperatori si fregiavano ancora del titolo di Cesari e di Imperatori Romani. Quindi, paradossalmente, i longobardi che avevano conquistato quasi tutta la penisola, li chiamavano Romani e i territori da loro “riconquistati” all’Impero Romano, Romania. Da Romania a Romagna il passo è breve. Comunque, proprio per questo, non corrisponde al territorio della regione Emilia-Romagna, nata secoli dopo. Difatti la provincia di Pesar-Urbino, pur trovandosi nelle Marche, è Romagna a tutti gli effetti. Fine del momento Ulisse  |
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Permetti ma non sono così d\'accordo, già il nome Emilia Romagna indica una linea di confine, un po\' come trentino alto Adige |
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Anche in puglia il salento è come una regione a parte rispetto al resto della puglia. |
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Concordo, la confusione tra emiliani e romagnoli è una gaffe tipica di chi non è della regione. Ad esempio una volta hanno chiamato cantante romagnolo Nek, un ingenua castroneria. Se mi permetti no fun non è solo una questione di provincie come il tuo esempio toscano o pugliese, sono proprio due regioni differenti unite in una sola dove è proprio l\'accento che fa la differenza fra un emiliano e un romagnolo, viceversa tradizioni, dialetto, cucina hanno grosse similitudini. Comunque da Imola in là è Romagna |
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@No Trap, sì, è che mi confondo sempre le città di loro e dei Forgotten Tomb. Comunque dire che un gruppo di Parma è romagnolo è come dire che uno di Firenze è maremmano o che uno di Foggia è salentino. Al di là di questo sarei andato solo per loro, divertentissimi, anche senza ricalcare le gesta di Gigi. |
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macché peggiore e peggiore, magari non fossero sempre al nord ste cose ci andrei senza farmi problemi |
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@No Fun se i componenti non sono cambiati sono di Parma |
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I Whiskey Ritual sono di Parma, o Piacenza non mi ricordo, di sicuro sono emiliani, non romagnoli. |
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edizione pessima fortunatamente non sono andato |
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