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ESOTERIC + DARKSPACE + HIEMS + MALASANGRE - Il concerto di Milano
27/12/2007 (5999 letture)
Parlarvi di doni durante il periodo natalizio sarebbe quantomeno opportuno, se non fosse che quando ho cominciato ad abbozzare l’articolo neanche ricordavo l’imminente “scadenza”.

Con questo non aspettatevi dal sottoscritto niente più che il racconto, seppur abbondantemente romanzato, di una bella serata trascorsa nella più completa solitudine (d’animo). Se devo dirla tutta questa volta, come già altre in passato, ho davvero sforato il parossismo pur di assistere ad un evento che, per singolarità e carte in tavola, è da considerarsi più unico che raro. La mattina stessa addolcivo infatti il faticoso risveglio con lo splendido panorama fornitomi dalla collina su cui poggia Monreale, dalla quale, tra un agrumeto e l’altro, con vorticosa ebbrezza di sensi confondevo il profondo blu del golfo di Palermo con l’incomprensibile nuance del cielo siciliano. L’atmosfera era soffice, distesa; riscaldata dal profumo del caffè appena salito e dalle confortanti parole della compagnia che seguivo. Il solo spazio di un arancino (“arancina” per gli addetti), di un volo (benedetti siano i fratelli Wright), di una rapida doccia mi separava dall’ambiente originario (nativo ed adottivo).

Arrivo trafelato al MUSICDROME: non faccio tempo a contare i presenti (credetemi ci avrei messo davvero poco) che parte la nenia profusa dai MALASANGRE a cui l’onore (onere in questo caso) di aprire la serata. Armati di una presenza scenica piuttosto artificiosa, ingiustificabile vista la scarsa popolarità, JN-18 e soci (ma che nomi avete, figli miei) non si lasciano certo intimorire dalla perplessità dei presenti, molti dei quali accorsi al capezzale degli headliner ESOTERIC senza essere evidentemente preparati al loro malefico “NEKRO” DOOM (se volete delucidazioni sulla terminologia vi invito farvi un giro sul sito ufficiale): spiegare dettagliatamente la proposta del quintetto nostrano, sarebbe piuttosto farraginoso, poiché parlando di DOOM (molto) estremo si possono spendere i soliti quattro/cinque aggettivi del caso (lenti, ripetitivi, monotòni, ecc…), comunque tutti calzanti. La vera forza della band sta nel feeling creato durante la performance che ha davvero percosso i miei sensi. Le due chitarre, spesso in aperto dialogo tra loro, sprigionano sofferenza e si rivelano ampiamente espressive, pur nella evidente, voluta dilatazione ritmica cucita, con stile, dai pochi interventi del “tamburino” FH-37. Il risicato spazio “cronometrico” a disposizione delle vocals si traduce in una prestazione egregia, il cui rendimento è da addebitarsi per lo più ad una timbrica growl presa in prestito dall’oltretomba (va beh… l’utilizzo di qualche effetto te lo permetto). Per tutta la mezzora a disposizione non perdo mai concentrazione emotiva, seppure i pezzi si dilunghino per parecchi minuti privi delle ricorsività tipiche dei generi più commerciali (che faciliterebbero la comprensione in sede live). Mi stringo in continuazione nella (personale) sofferenza che sento trasporsi in un lento divenire di depressione e nichilismo; con la musica dei MALASANGRE rivivo gli anni dei mostri sacri, muse a cui la band non nasconde di ispirarsi: questa è l’ennesima riprova del fatto che la tecnica fine a se stessa spesso non produce risultati neanche lungamente paragonabili alle idee partorite con passione e semplicità. Bravi ragazzi. Av(r)ete il mio appoggio!

La prima tregua della serata mi permette l’onore (?) di essere equivocamente scambiato, da un ardito giovine barbuto (mai che si presenti una bella groupie), per il cantante degli ESOTERIC; passato lo stupore (e lo sconforto) mi riporto in prima fila per assistere allo show dei BLACKSTER HIEMS che mi impongo di seguire con l’imparziale professionalità che il mio ruolo dovrebbe presupporre (nonostante il manifesto disinteresse profuso per il genere). Fatta la debita premessa, che crediate o meno nella mia purezza d’animo (??) vi annuncio che, pur sforzandomi di non essere troppo severo, non posso esimermi dal malgiudicare ciò che i miei poveri occhi (soprattutto) e le mie (altrettanto) bistrattate orecchie hanno dovuto sopportare. A livello sonoro, complice pure una certa difficoltà nell’assettare le sfumature del granitico impasto, non sono rimasto minimamente soddisfatto né dai riff della chitarra, né tantomeno dall’asettico ed inespressivo screaming di Algol, già membro dei cugini FORGOTTEN TOMB (che inizialmente avrebbero dovuto esibirsi proprio all’interno della manifestazione). Mi astengo invece, in questa sede, dal giudicare compositivamente gli HIEMS, dato che non li conosco (e mai li conoscerò); mi permetto però di sottolineare l’imbecillità di alcuni atteggiamenti che proprio non riesco a digerire ed isolare dal contesto: passi l’atteggiamento da finti ubriachi (a Slash comunque veniva tutto molto meglio), ma sputare sul proprio pubblico oltre che essere di dubbio gusto (estetico e morale) è anche mortificante per chi ha consapevolmente scelto di “contribuire alla causa” pagando il biglietto. Gentiluomini si nasce! Boia se avrete mai anche solo 100 delle mie vecchie lire.

La luce si riaccende per pochissimi attimi, subito fagocitata dal buio pesto voluto dagli oscuri Signori delle tenebre. Nebbia artificiale a volontà, una tenue luce blu proveniente dal basso. Sul palco salgono i DARKSPACE. L’impatto iniziale è mostruoso, macchiato solo dal lungo check a cui i nostri si sono doverosamente prestati prima dell’avvio “ufficiale”. Il trio transalpino si presenta truccato di tutto punto e forte della coltre di soprannaturale mistero che da sempre avvolge la band. Wroth (PAYSAGE D’HIVER) e Zhaaral si dispongono ai lati lasciando all’aggressiva Zorgh l’attenzione della platea che subito si pone in mistica ammirazione. L’ambient black dei DARKSPACE è quanto di più ostico si possa portare on-stage: zero melodia, suoni tanto impastati da sembrare “rarefatti”, urla da tortura medioevale, il tutto sapientemente modulato attraverso i rintocchi artificiali della drum-machine; un muro di effetti campionati completa l’aura “futurista” che avvolge il MUSICDROME. Il cantato è ora affidato ad un cavaliere (dell’apocalisse), ora all’altro; Wroth impazza con il suo screaming tagliente, mentre Zhaaral interviene più riflessivo, più maligno con un recitato in stile GOTH/DOOM; all’occorrenza, per raggelare l’atmosfera, si aggiungono le grida di una Zorgh quanto mai fredde ed inespressive. I tre sul palco sono molto impostati, quasi ipnotizzati nella loro staticità estrema: il contrasto con i due gruppi precedenti è molto marcato e parecchio efficace. Il locale ospitante si permea di un’atmosfera irreale, quasi mistica. Il concerto prosegue attingendo da entrambi i full lengh a disposizione (DARKSPACE I e DARKSPACE II), senza cali di tensione e con il pubblico delle prime file ben attento a seguire con la testa ogni singola, lacerante pennata delle chitarre. È evidente che esistono generi mediamente più coinvolgenti (ma non è questa la serata in cui cercarli), nonostante sia riconosciuta la scarsa fruibilità della proposta in oggetto; è altresì vero che anche chi non conoscesse per nulla la musica (ed, in senso lato, la filosofia) degli svizzeri potrebbe, se ben disposto, essere comunque coinvolto dall’elegante influsso DARK e dalla imparagonabile ricetta CYBERBLACK profusa. Esaltanti e parecchio anticonvenzionali: i nuovi SAMAEL.

Terza tregua all’insegna delle relazioni sociali in attesa di poter assaporare la ciliegina sulla torta: gli ESOTERIC. Per tutti coloro che non facessero parte della limitata “cricca” del DOOM METAL faccio notare che la presenza dei britannici su di un palco italiano ha quasi dell’incredibile. Sono anni infatti che nessun promoter si prende la briga di organizzare eventi di stampo FUNERAL di un certo livello, tanto più se le band in questione provengono da paesi dove il genere non è commercialmente bistrattato come da noi (leggasi Regno Unito, Olanda, Belgio, …). Sta di fatto che la curiosità è davvero molta, anche in virtù del fatto che il sottoscritto non può definirsi un integerrimo fan della band, soprattutto a causa delle scelte stilistiche molto “nutrite”. Ed è proprio questa sovrabbondanza di suoni, di linee che afferra subito a mia attenzione. Intendiamoci: questi ESOTERIC sono davvero bravi e capaci sia dal punto di vista esecutivo, sia da quello emozionale; semmai sono fin troppo “pretenziosi” (a ragione viste le qualità messe in campo) per essere considerati DOOMSTER radicali. Ed allora ecco una quantità di linee melodiche da far impallidire un “quartetto d’archi”, con addirittura tre chitarre e la tastiera a tessere i complessi leitmotiv degli estratti alla discografia (tutti di lunghezza impressionante). Senza contare poi che nella line-up è presente anche un certo Mark Bodossian (dal 2004 anche nei PANTHEIST), bass-man di eccezionale bravura, che non si accontenta (e non deve) di fare da gregario ai compagni e che anzi, con invidiabile disinvoltura, si permette pure di far “girare” con una velocità ed una pulizia tipica dei grandi (vorrei dire Di Giorgio, anche se qualcuno mi prenderà per pazzo), il proprio 4 corde (5 per l’occasione). Se mi dimenticassi ora del buon Joe Fletcher risulterei ingiusto: il drumming è infatti anch’esso di ottimo livello, anche se penalizzato da tempi standard non certo adatti a manifestare le doti che pure possiede. Il risultato dell’amalgama è una jam-session molto riuscita e resa ancora più solenne dalla pesante batteria di effetti messa in gioco. Il cantato stesso ha dell’incredibile: Greg Chandler, con il suo microfono a cuffia, riproduce con assoluta fedeltà le linee vocali presenti sulle tracce registrate in studio. L’”eco”, molto presente, lo aiuta a ricreare la sensazione “polifonica” tanto cara alla band, accrescendo però nel sottoscritto la sensazione di un’ostentata vetrina di abuso sonoro. I cinque brani scelti per l’esibizione sono comunque tra loro equilibrati e volutamente accostati per indurre nel pubblico un crescendo di penetranti suggestioni la cui apoteosi è raggiunta con la stupenda ed addolorata THE BLOOD OF THE EYES. In realtà gli ESOTERIC non possono essere considerati una formazione tipicamente FUNERAL DOOM, poiché nulla, in tal senso, gioca a loro favore: non sono per nulla minimalisti, non fanno uso smisurato dell’organo e non sono nemmeno così lenti come si è portati a pensare. E allora? Allora sono tristi, malinconici (ma non romantici), strazianti e viscerali; tutto questo per dire che come me, sono riusciti a coinvolgere, con il loro DOOM apocalittico, anche altri (ma pochi) spettatori, pur intervenuti senza cognizione di causa; probabilmente gli ESOTERIC non saranno mai una delle pietre miliari della mia discografia, ma sono davvero contento di aver potuto apprezzare classe e contenuti di gente che ha dedicato la vita intera per il genere. Dio vi benedica.

Un grazie anche alla coraggiosa NIHIL PRODUCTIONS per aver concepito una serata complessivamente d’altissimo livello che ricorderò per molto tempo. E dire che per certi regali non è stato nemmeno necessario aspettare Natale.



Uno qualsiasi
Mercoledì 18 Febbraio 2009, 18.56.13
4
Confrontate la foto del chitarrista degli Hiems con la foto degli Ad Hominem su Metal Archives. Secondo me K. Wodhanaz faceva il session alla chitarra. Se non è lui è uno che gli assomiglia, e ha la chitarra uguale con gli adesivi attaccati uguali.
Giasse
Martedì 1 Gennaio 2008, 23.47.47
3
Grazie mille, signori! Ehi Menty... i DARKSPACE sono degli agnellini...
Il Mentalista
Sabato 29 Dicembre 2007, 9.15.37
2
Già dall'ascolto della loro musica non te ne fai una buona impressione, ma guardandoli ti accorgi che questi Darkspace sono proprio dei tipacci! Bel report.
Francesco Raven
Venerdì 28 Dicembre 2007, 20.51.51
1
Le nostre penne sono le migliori, non c'è che dire
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Live Report
ESOTERIC + DARKSPACE + HIEMS + MALASANGRE
Il concerto di Milano
 
 
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