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LAHMIA - Parla Francesco Amerise
11/11/2008 (2896 letture)

Quando l’underground italiano si veste di nero: una breve chiacchierata con il singer Francesco Amerise, tra obiettivi ambiziosi e traguardi raggiunti. Signore e Signori, ecco a voi i Lahmia!


Ciao ragazzi, vi lascio spiegare ai nostri lettori chi sono i Lahmia.
I Lahmia sono Francesco Amerise (voce), Flavio Gianello (chitarra solista), Samuele Piacenti (ritmica), Corrado Ciaccia (basso) e Fabio Cesarini (batteria). La band si è formata nel dicembre del 2001 a Roma ma la formazione attuale, con cui abbiamo cambiato testa e gradualmente stile, è operativa dal 2005. La nosta musica è riconducibile al death metal melodico ma cerchiamo di interpretare il genere in modo personale e dare spazio nel nostro sound alle varie influenze (dal doom al black) che influenzano il nostro background.

Quale andamento ha seguito la vostra evoluzione musicale?
Iniziammo come una band metal liberamente ispirata al thrash dei Metallica e dei Megadeth, poi dopo diversi composizioni, l’uscita di Bandinu dal gruppo e l’ingresso di Flavio alla solista le cose iniziarono a virare verso un thrash con influenze gothic e qualche sporadico elemento più proriamente death metal. Fu un periodo di transizione, cercammo di fare qualcosa di diverso e registrammo “An Eternal Memory”: un concentrato di ricerca stilistica in un periodo di profondi cambiamenti. Con il nuovo EP “Forget Every Sunrise” abbiamo finalmente trovato il nostro sound, il nostro spazio personale; intendiamo continuare a muoverci in questa dimensione, mischiando più generi senza soffermarci e fossilizzarci su uno solo.

Una curiosità personale: da dove arriva il nome Lahmia?
Il nome è stata un’idea di Fabio. Originariamente “Lamia”(senza “h”) era una figura mitologica dell’antichità classica -ti risparmio tutta la storia-; in seguito entrò nel folklore come donna-vampiro, ma storicamente parlando, si trattava di donne che preferivano vivere di notte fuggendo dalla vita diurna (si trattava probabilmente di prostitute). L’idea di questa “femme fatale” dell’antichità e la sua ambiguità che racchiude qualcosa di stupendo ma nocivo per corpo ed anima ci ha attratti sin dall’inizio, ragion per cui abbiamo adotatto tale nome. La musica dei Lahmia cerca di rispecchiare questo duplice aspetto che pervade la maggior parte delle cose, cercando di mescolare parti melodiche con parti più struggenti e malinconiche a volte, violente e veloci in altri frangenti.

I Lahmia compongo traendo ispirazione principalmente da che cosa?
Gli stati d’animo sono un’ottima carta da giocare nella composizione dei pezzi, si esorcizza il malessere che si ha dentro lasciandolo fruibile nelle canzoni. Io personalmente nella creazione dei testi mi ispiro molto al mondo che abbiamo intorno e alla superficialità insita nelle persone. Rabbia, malinconia, tristezza e desiderio di rivalsa nei confronti di ciò che vediamo e percepiamo intorno a noi; è filtrando queste emotività attraverso le mani di tutti noi componenti, ognuno con la sua sensibilità, che nascono le nostre canzoni.

Durante la composizione di materiale nuovo cercate dei riferimenti in quelle che sono le band che maggiormente ispirano il vostro sound oppure cercate di evitare un approccio del genere? Quali sono queste band?
Siamo alle porte del 2009, ormai i gruppi che hanno fatto la storia lasciano i loro monumenti e vuoi o non vuoi comunque ti ritrovi in un genere, quindi alcuni accorgimentii possono sembrare talvolta già sentiti. Pur avendo ciascuno i suoi gruppi preferiti, siamo accomunati dalla passione per gruppi quali Anathema, Dissection, Death, Sentenced, Novembre, Dark Tranquillity, At The Gates anche se potrei allungare ancora la lista delle formazioni che hanno contribuito, con gli ascolti, a modellare il nostro sound. E’ grazie a questa eterogeneità di ascolti (death svedese e americano, doom, black, classici ecc) che crediamo di ispirarci a tanti senza pero’ suonare uguale a nessuno.

Ho trovato il vostro ultimo lavoro più maturo di “An Eternal Memory”, è un processo cosciente o si tratta di una naturale evoluzione? Quali erano i vostri obiettivi per “Forget Every Sunrise”?
In FES, stile a parte, le composizioni sono diverse, più mature ed omogenee rispetto al precedente lavoro da cui si distingue anche sotto l’aspetto tecnico e grafico: il suono è molto più curato ed è stato fatto del nostro meglio per quanto concerne la presentazione dell’oggetto tutto. La virata è stata senza dubbio naturale ed inevitabile... come ho già detto sopra, An Eternal Memory ha fotografato un periodo di passaggio, una parentesi che ci ha permesso di conoscerci meglio e sperimentare nuovi approcci in sala. I nostri obiettivi per ora sono rivolti alla presenza fisica sul territorio italiano per farci conoscere un po’ di più e naturalmente cercare una label che creda nei nostri sforzi e ci produca, magari con una buona dose di fortuna.

Anche dal punto di vista della resa acustica il nuovo disco è decisamente progredito rispetto al passato. Sembra il frutto di un lavoro piuttosto accurato in studio di registrazione.
E’ vero, il suono è decisamente cambiato rispetto al lavoro d’esordio, come ho appena detto, l’obiettivo che prefiggiamo con FES è proprio quello di puntare al contratto e ad una buona risposta di critica e pubblico, che fino ad ora è giunta forte e chiara e la cosa può solo che farci piacere. Sappiamo che autorprodurre un buon CD oggi è la portata di molti e siamo convinti che per distinguersi dalla moltitudine di gruppi in cerca di una etichetta sia necessario dimostare maggiore professionalità e convinzione nei propri mezzi anche da un semplice punto di presentazione. E’ per questo che abbiamo affidato la grafica ad un professionista (Luca Minieri, mastermind degli Illogicist nonche’ eccellente grafico e fonico con i suoi Dissonant Studios), e la stessa cosa è stata fatta con le foto (scattate dal nostro amico fotografo Enrico Furlan), la stampa, e, ovviamente, la registrazione. Questa volta abbiamo perso più tempo in studio, sia in fase di registrazione (basti pensare che le tracce di chitarra ritmica, contanto le sovraincisioni e i vari microfoni, sono 12, eheheheh) che di missaggio: Christian Ice è stato bravissimo e disponibilissimo nel consentirci di ottenere il sound che volevamo senza avere alle spalle un budget che solo un’etichetta importante può consentire. A prodotto ultimato non possiamo che essere più che soddisfatti del lavoro svolto.

Puntando verso sonorità così lontane dagli standard del mainstream contemporaneo solitamente risulta complicato riuscire a ritagliarsi la propria fetta di pubblico nel panorama italiano, e spesso questo si trasforma in una reale difficoltà nel trovare palchi su cui suonare. Com’è la scena musicale dalle vostre parti?
Fortunatamente a Roma abbiamo l’appoggio e il supporto del buon Baffo Jorg – storica figura per il metal romano underground e non - e gli sforzi di MetalloCoatto. Inoltre nei nei dintorni abbiamo comunque modo di esibirci in festival, come ad esempio l’Underworld festival e i vari eventi che si tengono al Jailbreak. La scena qui a Roma è forte, se ci fosse solo più organizzazione e fiducia nel genere, tutti sentirebbero parlare molto di più di gruppi underground validi e attivi nel contesto, che non hanno nulla da invidiare a molti gruppi stranieri.

Una band che suona ciò che voi suonate non può non aver passato una discreta porzione della propria infanzia ad ascoltare band come i Metallica. Ora che “Death Magnetic” è uscito, il popolo metallico si divide tra critici e sostenitori del ritorno della band di Frisco. Qual è il vostro parere? Avete già ascoltato il disco?
Sono un collezionista di CD rigorosamente originali ma in questo caso il disco l’ho ascoltato solamente senza comprarlo. I Metallica non hanno più molto da dire a mio giudizio, l’ultimo loro lavoro lo testimonia (figuriamoci, io sono per Kill’Em All): l’importante è che si divertano loro.

Parliamo di “disco-mercato”: gli ottimi feedback ricevuti dai vostri ultimi lavori hanno portato qualche novità nei vostri rapporti con etichette e case discografiche?
Questo successivo all’uscita di FES è un periodo molto attivo in cui ci stiamo muovendo il più possibile per fare arrivare il nostro disco non solo a riviste e webzine, ma anche a molte etichette. Le nostre intenzioni sono serie almeno quanto i nostri obiettivi e la nostra passione, valuteremo con calma tutte le opzioni che ci verranno proposte (speriamo innumerevoli ehehehe) e sceglieremo quella che è più consona al raggiungimento dei nostri obbiettivi. Qualcosa si sta già muovendo, speriamo di trovare presto quello che stiamo cercando.

Sotto questo punto di vista (labels, discografici…) la situazione è, secondo molti, disastrosa qui in Italia. Quali sono a vostro parere i difetti di questo sistema così marcio?
Vorrei sapere quali sono gli “altri” che non la vedono buia questa situazione... Un gruppo di ragazzi ha la passione per il metal, c’è chi studia e chi lavora e provare ed entrare in studio costa; una volta registrato del buon materiale con una certa qualità e ricercatezza nel suono e aver speso bei soldi per tutte le fasi – dalla registrazione al bollino siae sul jewel case - rimane comunque difficile riuscire a trovare la “svolta” economica, la crisi del mercato discografico rende praticamente impossibile quello che una volta era il sogno di molti: riuscire a sopravvivere solo con la musica. Qui in Italia certo la situazione non è tra le migliori e anche se qualcosa comincia a muoversi è ancora troppo poco e gli sforzi di un gruppo sono sostenuti principalmente da una grande passione per la musica.

Qual è la dimensione naturale dei Lahmia: lavoro in studio oppure sul palco?
Sono due momenti complementari. Veder nascere i propri pezzi in studio è un’esperienza molto gratificante e poter dare il 100% in fase di arrangiamento, realizzare tutte le idee che si hanno e anche sperimentare qualcosa è estremamente creativo e divertente. Siamo tutti amanti dell’oggetto CD e riteniamo che una buona registrazione siano le basi di un progetto serio. Al contempo nulla per un musicista è bello come esibirsi live, specie quando il pubblico partecipa alla tua musica e si dimostra coinvolto... è un’esperienza unica e insostituibile. In futuro speriamo di poter suonare sempre di più dal vivo, crediamo che la nostra proposta si presti molto alle resa live e cerchiamo sempre di dare il massimo sul palco.

La stagione invernale vi porterà in giro per l’Italia a promuovere il nuovo materiale? Quali sono i vostri progetti futuri?
I nostri progetti futuri sono rivolti ai concerti in tutta Italia (stiamo organizzando in questi giorni dei mini-tour per poter girare la penisola), magari qualche scambio con gruppi esteri non ci dispiacerebbe, e come già detto, alla ricerca di una label che ci produca. Quest’ultimo è sicuramente il nostro principale obiettivo al momento e potrebbe rappresentare il viatico per realizzare gli altri con maggior facilità.

Bene, potete concludere l’intervista come preferite.
Ringrazio i lettori e tutto lo staff di metallized per lo spazio e il tempo concessoci; ricordo a chi sia interessato la nostra pagina www.myspace.com/lahmia da cui è possibile ascoltare la nostra musica e mettersi in contatto con noi. Un saluto speciale a tutti coloro che supportano la scena underground: STAY DEATH!



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