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DARK QUARTERER - Parla la band
01/03/2009 (3460 letture)
I DQ sono una formazione assolutamente storica per il panorama Epic italiano – anche internazionale – ma forse non sono conosciutissimi dai più giovani: Volete fare una storia del gruppo per questi ultimi partendo da Omega Erre?
Paolo Nipa Ninci: Dunque… partiamo dall’inizio! Nel 1970 Fulberto, Gianni ed io ancora non suonavamo insieme, ma avevamo già un qualcosa che ci legava: la passione per l’hard rock e le capacità tecniche necessarie per riprodurre cover dei Grand Funk Railroad, Black Sabbath, Led Zeppelin, Cream,… Ognuno di noi aveva un solo obiettivo: creare una band. Credo che ciò che ci fece incontrare fu sicuramente la nostra perseveranza e forza di volontà. Ci tengo a sottolineare la forza di volontà perché è proprio grazie a quest’ultima che ci è balenata l’idea del primo nome della band: Omega Erre. In verità dovrebbe essere scritto così: R, in quanto essa è la relazione matematica della forza centripeta e, in quel momento, il nostro “centro” era rappresentato dal rock.
Per dieci anni di seguito, almeno tre volte alla settimana, ci ritrovavamo per studiare e suonare insieme tutto il repertorio delle band sopra citate. Questo bagaglio culturale di musica rock risulta essere, ancora oggi, la nostra arma vincente. Quindi, l’unico consiglio che mi sento di dare ai giovani d’oggi è di aprirvi alla musica degli anni ’70 e: studiate, studiate, studiate…


Ho sempre trovato intrigante il vostro nome. Qual è la storia della scelta del moniker?
Gianni - Innanzitutto, quando abbiamo pensato DARK QUARTERER di gruppi con il nome DARK ce ne erano davvero pochi……… oggi una moltitudine tale che verrebbe voglia di cambiarlo !!!
Dark Quarterer sta per Squartatore delle tenebre col doppia significato di “colui che squarta le tenebre” o “colui che squarta nelle tenebre” l’ idea del nome parti senz’ altro da Duccio Marchi; l’ idea dell’ Icona è stata collettiva e io l’ ho poi disegnata rendendola quella che tutti conoscono.


Ricordo una recensione di ClaudioCubito sulle tre pagine metal di Rockerilla che vi definiva Epic- Progressive, (se ricordo bene). Fu lui a coniare quell’espressione o già voi vi ci riconoscevate da prima?
Gianni - Non pensavamo a un genere specifico, facevamo la musica che ci veniva più naturale e ci siamo riconosciuti abbastanza bene nel termine che il Sig Claudio Cubito coniò definendoci fondatori di un nuovo “Genere Musicale”. Che gli Dei gliene rendano merito !!!!

Non ricordo brutte recensioni su di voi, tranne una di Kerrang veramente vergognosa, quella rivista non perdeva occasione per attaccare i gruppi italiani, me ne volete parlare?
Gianni - Duccio volle spedire una copia dell’ album con estrema fiducia di obbiettività al mensile Inglese Kerrang, oltretutto specificando nella lettera di accompagnamento di non valutare il prodotto sulla base della qualità dell’ incisione, che noi sapevamo essere pessima, ma sui contenuti musicali.
Invece l’intera recensione parlava quasi esclusivamente della pessima qualità di registrazione…….


Nella vostra storia anche una collaborazione manageriale che può sembrare stranissima ai più giovani: quella col duo Teddy Reno/Rita Pavone. Come andarono le cose?
Paolo Nipa Ninci - In quel periodo Gianni e io, dopo l’addio di Fulberto ai Dark Quarterer, passavamo momenti di delusione seguiti da dispiaceri dati da sogni da sempre condivisi e purtroppo andati in fumo. La decisione di continuare fu molto sofferta, ma si sa, dopo i temporali viene sempre il sole. E così fu: sulla nostra strada trovammo Sandro Tersetti, un chitarrista della nostra età con uno stile diverso da Fulberto, molto più blues e meno dark, ma con un cuore musicale unico a mio avviso. Provammo a ripartire da zero, con nuove idee, fino alla nascita dei due brani War Tears e Out Of Line, rispettivamente scritti da Gianni e da me. Una mattina, leggendo una rivista musicale, trovai un coupon da compilare per partecipare al Festival degli Sconosciuti di Ariccia, Edizione 1991, e all’insaputa di Gianni e Sandro iscrissi la band. Da quel giorno cambiò ufficialmente il destino dei DQ, in quanto di lì a breve non solo vincemmo il Festival, ma fummo invitati qualche tempo dopo alla diretta televisiva di Rai2 direttamente da Rita Pavone e Teddy Reno che allora presentavano il programma stesso. Ne approfitto per salutare e ringraziare con affetto Teddy e Rita in quanto fu proprio grazie a loro che riuscimmo ad ottenere il contratto discografico tedesco (In Line Music) per la produzione di War Tears, il nostro 3° album.

Andiamo a Symbols: come avete ottenuto il contratto con la MyGraveyard e quanto conta un personaggio come Mazzardi rispetto alla realtà italiana?
Gianni - Giuliano aveva contattato noi per ristampare “War Tears” che lui riteneva un Capolavoro, il contratto per “Symbols” è stato praticamente una conseguenza di un “Felicissimo” rapporto.
Giuliano è una persona splendida, solare, pulita, amante ed ascoltatore attento e sofisticato di tutta la buona musica. Si divide tra mille impegni che spesso lo travolgono ma riesce sempre a trovare uno spazio per noi (penso che sia così anche per le altre bands che hanno un contratto con la Mygraveyard), una telefonata, una e-mail, ed è sempre aperto e disponibile ad ascoltare proposte, idee.


Il disco mi sembra più orientato verso il prog rispetto alle prove precedenti, siete d’accordo? Ed in generale: avete intenzione di rinnovare ulteriormente il vostro sound?
Sozzi - Questo disco ha sì delle influenze progressive,ma solo perché è il nostro background musicale da sempre,e comunque in ogni disco dei D.Q. ci sono influenze progressive. La nostra filosofia è quella di non fermarsi,di non adagiarsi su schemi già costruiti,tendiamo sempre a ricercare le sonorità più adatte per descrivere musicalmente le emozioni e gli argomenti di ogni brano.Questo sistema non ci permette di sapere quale sarà la strada che intraprenderemo con il prossimo lavoro,possiamo però affermare che sarà sempre dedito alla ricerca e quindi al rinnovo del nostro sound.

Si tratta di un concept. Quale è stata la sua genesi? Quanto avete lavorato sui testi ?
Gianni - L’ idea di trattare vari personaggi storici è nata da Paolo…poi ognuno ha ricercato nella propria ispirazione quali fossero i temi musicali (armonie, melodie, ritmi) che maggiormente si potessero sposare con questi argomenti così diversi. Il primo brano è stato Shadows of the night, quindi Pyramids of Skulls e gli altri in un ordine che non ricordo. L’ ultimo sicuramente Crazy White Race.
Credo di aver trascorso decine di nottate a leggermi testi su Giulio Cesare, o su Gengis Khan per non dire Giovanna d’ Arco o Geronimo.
L’ obbiettivo finale era quello di cercare di trovare quale fosse un momento della loro vita che rispecchiasse al massimo il loro sentimento più forte.
Poi la scrittura dei testi e l’ adattamento alla melodia ed infine la consultazione con la Professoressa d’inglese Alessandra Levorato, per definire e migliorare il tutto. Mesi di lavoro comunque.


Quanto conta l’inserimento in pianta stabile di Longhi e delle sue tastiere nel nuovo corso DQ?
Gianni - A parte l’ amicizia che ci lega e la simpatia che rendono ogni momento, ogni concerto un’ occasione per divertirci insieme, Francesco Longhi ci ha dato la possibilità di ampliare maggiormente le nostre idee , di realizzare progetti musicali altrimenti impossibili e la sua grande musicalità e bravura sullo strumento hanno fatto si che si realizzassero nel migliore dei modi !!!

Nella mia rece ho parlato di personalità da parte vostra. Ma che cos’è per voi la personalità in musica?
Gianni - Personalità è la capacità di essere “diversi” dalla massa, di essere difficilmente etichettabili, di sapersi rinnovare ogni volta senza perdere in originalità, freschezza di idee e contenuti. Insomma mai uguali a se stessi e in questo essere sempre se stessi.

C’è qualche retroscena gustoso che ha accompagnato la realizzazione dell’album?
Sozzi - Si, ce ne è uno che riguarda il missaggio del disco,in pratica ci siamo ritrovati a dover fare il mix dei brani esattamente il giorno prima della consegna del master,per questo abbiamo dovuto lavorare dal pomeriggio intorno alle 17,00,fino alle 8,30 del mattino seguente senza nemmeno una pausa,cenando a panini o pizza,questo ha comportato il fatto che intorno alle 4,00 del mattino abbiamo iniziato a non sopportarci più(bonariamente),eravamo arrivati al punto di mandarci a fare in culo per un semplice “puoi alzare un po’ la chitarra qui?”…e gli altri…..”hai rotto i co…oni,ora basta!!!!” e subito dopo….”il basso è un po’ sotto…”…….”ma non dire ca..ate,sei diventato sordo?”…insomma abbiamo mixato in un clima “calmo e disteso”….ed alle 8,00 quando credevamo di avere finito e non avevamo più fiato nemmeno per sbadigliare….una voce:”ma abbiamo fatto i fade su the Blind Church?”…silenzo agghiacciante….ed a suon di infamate ed offese varie è trascorsa un’altra bellissima mezz’oretta di riposante lavoro.

A proposito dell’uomo Vitruviano in copertina: è una sintesi storica?
Gianni - L’uomo Vitruviano come sintesi di centralità dell’umanità sia nella perfezione fisica che in quella spirituale.

In questi giorni sto preparando una intervista con Fulberto Serena, al quale ho domandato ovviamente cosa accadde all’epoca della sua fuoriuscita dal gruppo: Volete darmi la vostra versione?
Paolo Nipa Ninci: Dopo circa un anno di piccole incomprensioni e malintesi con Fulberto, Gianni ed io organizzammo una riunione a casa mia per decidere cosa farne del nostro futuro. Le idee mie e di Gianni si trovarono in totale disaccordo con quelle di Fulberto. Per noi suonare dal vivo era fondamentale, mentre a suo avviso non era necessario, così come le prove: noi necessitavamo di continuità e regolarità, ma Fulberto non era della stessa opinione. A tutto questo possiamo aggiungere problematiche relative alle spese sostenute dalla band: affitto della sala prove, bollette per la corrente, viaggi….La conclusione fu sofferta, ma non ci dette alcuna possibilità se non quella di cessare la nostra attività musicale insieme. In quel momento era e fu l’unica soluzione possibile.
Con il passare del tempo, poi, le nostre strade si divisero ancora di più.
Io e Fulberto abitiamo ancora oggi nella stessa città, ma, in 22 anni circa, credo ci saremo incontrati non più di 5 volte, e ad essere sinceri, sono sempre stato io ad andarlo a trovare con molta cordialità, ma con la consapevolezza di non poter ricucire mai più gli strappi esistenti tra di noi. Comunque ho ascoltato il suo nuovo lavoro “EtrusGrave”: denoto che lo stile Serena è inconfondibile! Colgo l’occasione per salutarlo con stima e simpatia e gli auguro di recuperare il tempo che ha perduto…
Vorrei spendere le ultime parole per il quarto “componente” dei vecchi DQ, Duccio Marchi, che ha deciso di non seguire più le nostre evoluzioni dopo l’abbandono di Fulberto. Nonostante io abbia avuto sempre la volontà di informarlo sugli sviluppi dei nuovi DQ, ho percepito un certo distacco, e me ne rammarico, però non sempre si può desiderare ed ottenere tutto! Gli lancio un sassolino adesso, se mai leggerà queste righe: dove proviamo e dove suoniamo lo sa. Oggi esiste Internet! Avrei piacere di bere una birra anche con lui, magari dopo un nostro concerto.
I DQ sono sempre lì a lottare, a studiare, a comporre e a dedicare sempre più impegno nella ricerca musicale.


Ho fatto la stessa domanda anche a lui: cosa è cambiato in meglio e cosa in peggio dagli 80 ad oggi? E cosa assolutamente vorreste rivedere di quegli anni?
Gianni - Dagli anni 70 vorrai dire perché io, Paolo e Fulberto abbiamo iniziato a suonare insieme nel 1972 !
In meglio è cambiato Internet che ci ha permesso di conoscere anche altre band e di poterci confrontare con loro e apprezzarsi reciprocamente sia come musicisti che come persone (Adramelch, Manilla Road, Battleroar, Assedium, Holy Martyr) e poi gli studi di registrazione, gli amplificatori, gli strumenti.
In peggio è cambiata la genuinità di parte di molti gruppi, che non avendo ascoltato niente degli anni 70 e 80 si rifanno a stereotipi di un metal del 2000 che già di per se stesso è derivato da una musica derivata. Nessuno risale alle origini. Alla musica classica, popolare, Blues, Rock.
Insomma il derivato del derivato del derivato.
E’ come se un nuovo scrittore pretendeesse di poter scrivere senza aver letto Platone o Pirandello o Shakespeare o Dante Alighieri. Sarebbe solo un ignorante.
Se per rivedere intendi cambiare nel nostro operato ti direi che sicuramente rifarei tutto quello che ho fatto.
Se per rivedere intendi cose che allora c’ erano e oggi non ci sono più ti direi I MIEI CAPELLI !!

Secondo me siete sempre stati penalizzati anche da una troppo ridotta attività live, come siete orientati per il futuro in questo settore?
Gianni - Suonare, suonare, suonare, suonare, suonare e ancora suonare.

Un tempo ogni gruppo era quasi completamente isolato dagli altri e dalla scena internazionale, oggi c’è internet e tutto ciò che ne consegue. Cosa sarebbe cambiato per voi se i DQ fossero nati con qualche anno di ritardo? Pensate che sarebbe stato decisivo per voi?
Gianni - Difficile da dire….ogni cosa nel suo tempo….forse gli stessi DQ con le stesse idee e la stessa musica 20 anni dopo avrebbero avuto un maggior seguito, ma sinceramente non mi sono mai posto in tutte le cose della vita la domanda: cosa sarebbe successo se……..perchè ogni risposta sarebbe sempre discutibile…..
Siamo enormemente soddisfatti delle decine di migliaia di persone che sia in Italia che all’ estero ci conoscono, ascoltano la nostra musica, comprano i nostri albums e ci dimostrano continuamente il loro appagamento nel sentire le nostre composizioni.
Per un musicista questo è davvero IL MASSIMO !!!
E noi daremo sempre il massimo per contraccambiare…….



Raven
Giovedì 26 Marzo 2009, 13.26.03
2
Gruppo grande e, come quasi sempre accade, sottovalutato.
NoRemorse
Giovedì 26 Marzo 2009, 13.00.49
1
Un gruppo Enorme! Symbols è un capolavoro!
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