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AHAB + IN MOURNING - Kolony Metal Fest
15/12/2009 (4559 letture)
In genere la sola parola “festival” mi fa innervosire.

Perché? Perché da buon extreme metaller accetto di sobbarcarmi chilometri su chilometri per vedere qualcuno dei rarissimi gruppi che gli organizzatori fanno transitare nel nostro paese dovendomene sorbire almeno altri 4-5 di cui non mi importa assolutamente nulla. Ma se ciò è tollerabile quando i nomi delle bandlist sono perlomeno celebri, non lo è affatto quando per ammirare 2 stelle nascenti (peraltro operanti su panorami antitetici) mi toccano altre 4 insulse formazioni, 3 delle quali pure “ingenerosamente” nostrane, a disegnare una scena che francamente giudico parecchio migliore. Mi spiace essere tanto duro nei confronti di chi ci mette anima e corpo per sostenere un panorama sottovalutato dalla nascita, tuttavia ci terrei a far capire che, a volte, concentrare gli sforzi per fornire il richiesto senza aggiunta di fronzoli ed inutili orpelli potrebbe innalzare (e di molto) la soddisfazione di chi paga il biglietto (preciso che questo non è il mio caso, dato che la Kolony mi ha fornito -con grandissima signorilità- due graditissimi pass, di cui uno “foto”).
Qualcuno, sensibile alla critica, obietterà che il bill era ben noto nonché riportato sulle news che anche la nostra testata ha pubblicato in promozione all’evento: verissimo… peccato che il sottoscritto (come chiunque altro dotato di normale immaginazione) potesse supporre che prima di vedere gli headliner Ahab salire sul palco sarebbero passate quasi 6 ore dalla prima nota proferita dagli opener Sunpocrisy.
Vi pare normale?

Ma bando alle ciance.
In un capannone non più grande e non più caldo di quello del mio abituale gommista, sabato 28 novembre l’organizzazione facente capo alla Kolony Records ha invitato quali nomi di punta per lo spettacolo a proprio nome nientemeno che gli In Mourning, giovanissima tecno-prog-death metal band, e gli immensi Ahab, ultra slow doomster dalla Germania. Seppure insoddisfatto delle performance iniziali (da salvare, senza lode, solamente quella dei Black Sun Aeon) e totalmente narcotizzato dai superflui (per non dire irritanti) Grinning Shadows, fautori di un banalissimo sinpho doom/goth a due voci e beneficiari, prendendo atto anche della presenza di Simone Cirani dei più noti Dark Lunacy, di un generosissimo posizionamento di cui fatico a comprendere il motivo, mi appresto a godere dalla sbarra della prima fila lo spettacolo con la “S” maiuscola.

IN MOURNING
I 5 ragazzotti svedesi, dietro un abbigliamento insolito per dei deathster, salgono sul palco con quella “puzza sotto il naso” che, vuoi per la forma (troppo giovani), vuoi per la sostanza (1 solo album è un po’ poco per sentirsi arrivati), mi suscita a pelle un’inaspettata antipatia. Con una lentezza che definire esasperante è quasi un complimento, gli In Mourning estraggono dalle enormi custodie una strumentazione da far impallidire qualunque negoziante della zona ed iniziano un settaggio dei suoni che avrei meglio digerito se effettuato a porte chiuse. Ma è solo questione di attimi (che tuttavia con le lancette vicine alla mezzanotte diventano lunghissimi) prima che la furia della (quasi) title-track The Shrouded Divine si scateni in questa nebbiosa notte bresciana. L’avvio tranquillo sembra presagire la violenza che sta per uscire dalle 3 chitarre di Netzell, Pettersson e Nedergard.
Purtroppo il brano, piuttosto articolato sia in termini di ritmica sia di impianto melodico, è sporcato dall’inefficacia dei suoni, impastati più che mai proprio a causa della sproporzionata potenza delle 3 chitarre che deforma, schiacciandolo nelle varie armoniche, lo spettro sonoro. Ciò incide soprattutto nei momenti in cui dalle fantasmagoriche pedaliere i nostri selezionano i suoni più ovattati ed inconsueti. Fortunatamente quasi tutti conoscono alla perfezione l’album d’esordio: si canticchia sulle parti darkeggianti e si grida a squarciagola quando i fratelli Netzell e i loro compagni cavalcano in velocità. Il vocalism è anch’esso torchiato dalla “ciambella senza buco” infornata dalla zona mixer, anche se giunge facilmente all’orecchio una certa difficoltà nel riproporre perfettamente le linee tonali costruite in sala prove.
Fino ad ora sarò sembrato molto antipatico e dunque voglio dire, con sufficiente chiarezza, che proseguendo nella setlist gli In Mourning mi hanno preso sempre di più, dimostrandosi capaci di uno show adeguato alle aspettative: il bilanciamento via via assestato, il mio nuovo posizionamento -lontano dalle casse- ed un po’ più di concentrazione hanno finalmente permesso un’assimilazione quasi totale della grande bravura esecutiva posseduta dalla formazione. Riguardo all’aspetto meramente stilistico dei loro lavori, nulla può intaccare il giudizio che diedi in fase recensoria: i pezzi di Shrouded Divine coinvolgono e piacciono perché sono vari, cattivi ed intelligenti nel mixare i vari contributi alla Opeth, Katatonia e primi Dark Tranquillity ed è proprio questo grande risultato a rendere ancor più curioso l’ascolto dei nuovi brani, proposti in anteprima all’uscita del nuovo Monolith -in pubblicazione a febbraio 2010 per Pulverised Records. Il primo dei due, intitolato The Smoke e posizionato dopo la sofferente In The Failing Hour, appare lanciato in un vigore molto swedish death pur sempre addizionato di quelle porzioni tecnichal che danno rilevanza all’amalgama; il secondo, di cui invece ignoro il nome, mi è sembrato un deja-vu inasprito dei titoli del debut. Ovviamente mi riservo di aggiustare il tiro una volta disponibile lo studio-work.
Amnesia, By Others Considered e Grand Denial sono snocciolate con una velocità inaudita mentre il quintetto pare divertirsi e divertire. Un cenno sullo stare on-stage: staticissimi Tobias Netzell (costretto all’asta del microfono) e Pettersson; scatenati Nedergard e Stam. Ottimo l’appeal live di Christian Netzell che si dimostra drummer dalle buone capacità naturali.
La performance si conclude con la fantastica The Black Lodge che, fin dal mio primo contatto recensorio, predestinavo quale perla tra le perle.
Qualche difficoltà, un orario improbabile… una prestazione encomiabile!
Bravissimi! La gente applaude. Giasse pure!

AHAB
Lo sapevo…
Sta per succedere quello che avevo profetizzato al mio compagno d’armi Giovanni “Giangi” De Vecchi (grazie per le splendide foto): dopo gli In Mourning, all’alba dell’una di notte passata, l’Olden Live Club di Lonate del Garda si svuota, stanco della lunghissima kermesse metallica e pure un po’ brillo sotto i colpi delle tante consumazioni offerte finalmente ad un prezzo abbordabile e dunque super-invitante (un grande plauso alla zona bar).
Mentre Daniel Droste e soci si preparano all’esibizione, vengo colto dallo sconforto: da una rapida occhiata noto più gente rivolta verso l’uscita di quella diretta ai piedi del palco. Inconcepibile! A pochi minuti ci saranno gli Ahab, una delle formazioni ultra-slow doom più importanti della scena e la gente prende la via di casa... Appena pubblicato il nuovo The Divinity Of Oceans mi aspetto una setilist pungente e penetrante, conclusiva di una serata che mi ha sfiancato, ma anche finalmente divertito.
E così è. Un cedevole arpeggio della 6 corde introduce l’opener dell’ultima release che si sviluppa, una volta afferrate le distorsioni, con una lentezza bradipica e per questo ai limiti dell’umana sopportazione. I suoni, grazie alla formazione 4 pezzi, risultano ora chiarissimi e di una potenza inaudita; ogni pennata, ogni grugnito, ogni rintocco paiono provenire da quel grande cuore nero che guida le formazioni di doom estremo e che mal si cela dietro l’aspetto ostentatamente hippie del frontman Daniel. Il vocalism è effettatissimo, ma praticamente identico alle performance ascoltabili su stereo; stessa sorte per la chitarra, la cui restituzione è perfettamente aderente al sound impostato nelle release ufficiali e dunque semplicemente “micidiale”.
L’esibizione degli Ahab è una delle migliori a cui abbia mai assistito in ambito doom, indebolita solo da un impianto luci totalmente inadeguato allo scopo (ricordo quanto fu azzeccata la spirale cromatica di contorno allo spettacolo degli Esoteric nel lontano 2007): parlare di tecnica nel doom iper-estremo saprebbe una pretesa parossistica, così come diverrebbe superfluo soffermarsi sulle capacità on-stage, evidentemente represse in una staticità che è istituto fondamentale dell’approccio strumentale, figuriamoci di quello iconografico. Ciò che invece posso giudicare (iperbolicamente esaltate dalla mia predisposizione naturale) sono al più le sensazioni che la musica della baleniera Ahab è in grado di procurare: strazio, solennità, immensa introspezione in un sound che trae dalla metafora marina il più importante dei propri contributi; l’oceano, immensa incolore distesa d’acqua, è tanto potente e tanto misterioso quanto le note di sincopate di Old Thunder che, con un ritmo leggermente più “vivo”, desta dalla dolorosissima Yet Another Raft Of The Medusa (Pollard's Weakness), brano in cui l’assolo centrale (su cui è inizialmente armonizzato il cantato in clean) spicca per indolenza e spirito d’abbandono.
Sembrerà strano, ma la ricetta funerea degli Ahab ben si sposa con la dimensione live: lontani dall’essere destrutturati come molti esponenti della nuova avanguardia ambient/funeral, i tedeschi miscelano contributi acustici e molto atmosferici a momenti di pura deviazione sonora, pur sempre adagiata su percussioni al limite dell’ipossia ritmica. Droste è poi bravissimo ad alternare il registro distorto, spaventoso, con quello pulito, d’altro canto quasi “sermonico”: sono proprio i momenti in clean ad emozionare di più e a permettere un’estasi che vedo trasparire dagli occhi fiacchi e lucidi dei pochissimi rimasti e che diviene massima con la doppietta The Divinity Of Oceans e Below The Sun. Semplicemente inconcepibile!!
Con un aurea sempre più soprannaturale i 4 proseguono nella nottata più “profonda” e divina che abbia mai vissuto, concludendo nei suoni umidi di O Father Sea prima e The Hunt, poi, il manifesto della propria grandezza.
Per quanto mi concerne ricorderò a lungo questa ulteriore ora passata all’interno dell’Olden Live Club che mi ripaga di tutta la certosina sopportazione che ho dovuto liberare per arrivare sin qui; gli Ahab sono indiscutibilmente una delle migliori sorprese (ma neanche tanto inaspettata) che questo 2009 mi ha regalato: uno studio-work tra i migliori (se non IL migliore) in ambito extreme ed un concerto “chicca” in cui certificare la loro virtuale pole-position.
Peccato solo non aver potuto godere di Redemption Lost e di The Sermon, brani che più amo nella breve discografia dei doomster tedeschi. Detto questo… mi inginocchio!

Ovviamente i concerti di In Mourning e Ahab vanno considerati positivi… estremamente positivi.
Tanto positivi da bilanciare abbondantemente i capitomboli organizzativi di cui vi ho fatto nota in avvio all’articolo; e ciò vale la seguente riflessione: se si fossero evitati i dispendi di energia e tempo iniziali concentrandosi su gli headliners, magari sostenuti da tempi un po’ più consistenti e da un unico supporter da scegliersi tra i tanti meritevoli della zona, non sarebbe stato meglio?
Alla futura edizione l’ardua risposta.

SETLIST IN MOURNING
Shrouded Divine
In The Failing Hour
The Smoke (dal nuovo disco)
Amnesia
By Others Considered
Grand Denial
Inedito (dal nuovo disco)
The Black Lodge


SETLIST AHAB
Yet Another Raft Of The Medusa (Pollard's Weakness)
Old Thunder
The Divinity Of Oceans
Below The Sun
O Father Sea
The Hunt


Foto a cura di Giovanni “Giangi” De Vecchi



waste of air
Martedì 10 Aprile 2012, 19.57.07
13
Ahahah non sapevo che c'era questo report! Beh, con l'insulsaggine del mio gruppo mi sono divertito!
Giasse
Sabato 12 Giugno 2010, 9.33.39
12
Ciao Dianne. Contattami pure in privato all'indirizzo che trovi dalla pagina "redazione".
dianne
Sabato 12 Giugno 2010, 0.27.17
11
ciao giasse! sono un'amica dei grinning shadows..mi dispiace vedere che li trovi addirittura irritanti..io mi sono sempre divertita ai loro concerti...vorrei sentire una tua opinione anche sul nuovo cd appena pubblicato..lo trovi sulla pagina di facebook se ti va di dirmi la tua...
AngelSlayer
Lunedì 25 Gennaio 2010, 22.13.46
10
Quello di Lupo è stato un commento decisamente insensato ed è giusto difendere il sito/forum e chi ne fa parte asd
Giasse
Lunedì 25 Gennaio 2010, 21.43.00
9
Grazie Angel per il supporto, apprezzatissimo. Rivolgo critiche assolutamente costruttive e non legate al costo del biglietto o altro: ho bocciato/promosso indipendentemente da quello. Ho 35 anni e non mi mancano 15 euro per vedere un concerto o comprare un disco, cosa che peraltro faccio abitualmente, più di quanto Lupo possa immaginare. Tra l'altro credo che i ragazzi della Kolony, con cui la redazione ha buoni rapporti, abbiano perfettamente inteso lo spirito del mio report volto ad evidenziare i punti da migliorare per la prossima, attesissima edizione in cui non mi risparmierò eventuali complimenti. Riguardo all'autocelebrazione passerei oltre, dato che firmando con nome e cognome mi espongo al pubblico giudizio tanto quanto i gruppi che recensisco. Prova ne è, Lupo, che tu non mi "celebri"...
AngelSlayer
Lunedì 25 Gennaio 2010, 21.18.54
8
Secondo me, nonostante, purtroppo, non ci sia stato al concerto ( gli In Mourning e gli Ahab me li sarei visti con piacere, pure i Black Sun Aeon perchè no ), Giasse ha dato una perfetta descrizione di com'è stato il concerto dicendo che i suoni hanno fatto piùttosto pena e un buon report se non puntualizza sulle cose importanti come puoi chiamarlo report? Poi riguardo alle band son punti di vista e se non gli piacciono, credo, abbia il diritto ( oppure no? ) di dare le sue opinioni riguardo ad esse. Oltretutto ci si sbatte il culo per muoversi e vedere un concerto per poi ritrovarsi un impasto di suoni?
AngelSlayer
Lunedì 25 Gennaio 2010, 21.04.20
7
Mi spieghi cos'ha detto di male Giasse? Io non capisco lol
Nikolas
Lunedì 25 Gennaio 2010, 20.54.02
6
Forse ti sfugge che moltissimi dei concerti di cui parliamo li andiamo a vedere anche senza pass, magari pagando anche un bel po' di soldi per viaggio ed alloggio Inoltre, sei fermamente sicuro di aver compreso il senso del termine "autocelebrativo"? No perché in tal caso converrai con me che il suo utilizzo da parte tua è stato abbastanza fuori luogo... mi viene un sospetto... ma credo non ci sia bisogno di palesarlo, le tue parole bastano e avanzano
Lupo
Lunedì 25 Gennaio 2010, 20.26.47
5
Cazzo...andate ai concerti solo perchè avete i pass...non pagate...e non fate altro che lamentarvi...ma per piacere state a casa a leggere i porno invece di scriveri report assurdamente vuoti e prolissi, pieni solo di critiche verso chi si fa veramente il culo (bands, organizzatori, staff ecc..) e inutilmente autocelebrativi..tanti paroloni per non dire un cazzo. E abbiate un minimo di rispetto per la gente che paga. Ma andate ULTRA - LENTAMENTE E SERMONICAMENTE a cagare!!
Giangi
Mercoledì 16 Dicembre 2009, 16.52.06
4
Grazie a te dell'invito e della compagnia. Come giustamente hai sottolineato, è assurdo aspettare 6 ore prima di veder salire sul palco gli headliner. O meglio : è assurdo quando si è costretti non solo a sorbirsi dei gruppi, a mio parere, del tutto inadeguati, ma anche il sound check degli stessi gruppi che in alcuni casi è durato più del concerto . Grandissima prestazione degli In Mourning e ottima quella degli Ahab. Giasse applaude e Giangi anche. Alla prossima.
Raven
Mercoledì 16 Dicembre 2009, 8.51.48
3
concordo con renaz, (e a tal proposito hai un mp )
Pandemonium
Mercoledì 16 Dicembre 2009, 1.54.39
2
Invidiaaaaa!!! Mitico Giasse, rimpiango già di non esser potuto venire con te per gli Ahab. Complimenti per il report!
Renaz
Mercoledì 16 Dicembre 2009, 0.34.58
1
Bella felpa e bel report. E bella felpa.
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