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PARADISE LOST + SAMAEL - Paradisi perduti, occasioni sprecate
13/01/2010 (4158 letture)
SAMAEL
Un’ora scarsa. Questo è il tempo, molto più che sufficiente, a disposizione dei Samael per presentarsi alla Milano gotica. Essere supporter significa riscaldare l’ambiente, creare l’atmosfera, fare gli onori di casa. La regola impone anche che i supporter debbano accontentare i fan degli headliners scontentando contemporaneamente i propri? No, non direi! Allora, se ciò è vero, ai Magazzini Generali si è consumato un “reato” (in senso metaforico) bello e buono di cui intendo mostrare la logica.

Spiego.
La setlist marcatamente oscura, pacata e dunque in totale controtendenza con l’ultimo, caotico episodio discografico -quell’Above che ha rimescolato il sound degli elvetici trascinandolo nuovamente verso il black industrial della prima era- non ha saputo infiammare le altissime aspettative che riponevo nel concerto dei Samael, band della quale sono grandissimo estimatore fin dai tempi del maligno Worship Him. La successione delle canzoni scelte per l’esibizione mi è sembrata forzata e principalmente votata a non disomogeneizzarsi rispetto allo stile dei capofila Paradise Lost. Intendiamoci, non che sia di per se vergognoso proporre capolavori come Reign Of Light, Ceremony Of Opposites, Infra Galaxia e via discorrendo (anzi), tuttavia trovo assurdo presentarsi dopo una recente release (apprezzatissima) dedicando a quest’ultima un solo, seppur appassionante, brano (Black Hole). Come se ciò non bastasse i Samael sono reduci da un’altra tappa milanese –quando furono quasi “co-headliner” dei Deicide- in cui l’imminente Above fu totalmente disconosciuto a beneficio di una scaletta comunque ben più vivace di quella oggetto del presente articolo.
Oramai l’avrete capito: sto bellamente gettando la croce sulla scelta dei brani, troppo troppo (e ancora una volta “troppo”) scarica.
Qualcuno obietterà la mia visione menzionando che i nostri:
1) hanno aperto con Rain – senza accorgersi che relegarla ai margini ne svilisce tragicamente l’impatto nativo;
2) hanno rispolverato nientemeno che Into The Pentagram (dal primo Worship Him) – senza accorgersi che la scelta, in virtù del pronunciato carattere atmosferico, risulta evidentemente artificiosa e facente parte del progetto “delittuoso” che sto cercando di dimostrare;
3) hanno spaziato su tutta la discografia (tralasciando solo Blood Ritual) – senza accorgersi che sono stati scientemente ignorati tutti i momenti carichi di ogni singolo platter.
Sarò probabilmente arrogante, antipatico e supponente -non me ne vogliate- ma a me, che li ho visti perlomeno una decina di volte, questa condotta proprio non è piaciuta, sembrandomi null’altro che un inutile lecchinaggio nei confronti di un pubblico intelligente che avrebbe potuto apprezzarli in tutte le camaleontiche nuance di cui possono vantarsi, quelle violente incluse.

Premesso tutto ciò e consapevole della severità del giudizio che ai più parrà eccessivo, ricordo di aver percepito ottime sensazioni. Bisogna infatti ammettere che la capacità on stage è rimasta immutata negli anni, grazie ai conosciutissimi ma divertenti atteggiamenti space-industrial che prevedono il curioso abbigliamento di Vorph ed i tanti movimenti studiati che mantengono la band in una perfetta e meccanica (svizzera, appunto) sincronia corporea; un combo veterano che sa come muoversi e come stimolare il proprio pubblico, solo un po’ freddino per l’occasione; ho scorto infatti pochissimi fan incalliti ai quali mi sono prontamente unito per dare vita ad un vigoroso headbanging di massa.
Anche dal punto di vista meramente esecutivo non è possibile eccepire alcunché: le tastiere di Xy hanno echeggiato con solennità artificiale nell’angusto spazio del locale (comunque sufficiente ad ospitare un buon numero di venuti), ma nonostante ciò l’apporto chitarristico non è stato assolutamente sminuito; buona la voce, effettata al punto giusto, ed ottimo il tiro del basso, corposo e martellante come da tradizione. L’utilizzo delle luci, abbinato ad una più che sufficiente resa dell’impianto sonoro, ha poi favorito la riuscita d'insieme dello spettacolo che, tra illuminazioni purpuree ed abbagli apocalittici, mi è volato in un battibaleno.
La chiusura con la doppietta Slavocracy e The Ones Who Came Before è stata divertente (perché inaspettata), ma mi ha definitivamente asciugato la saliva, confermando la tesi del “crimine” intenzionale.

Sforzandomi di essere lucido, anche per per un solo attimo, comprendo che se fosse stata la mia prima volta avrei probabilmente benedetto questa fonte miracolosa, ma non è il caso: razionalmente dovrei esaltare la band per l’esemplare capacità d’adattamento, per la lucida interpretazione e per l’estetica dello spettacolo; emotivamente provo invece un odio infinito per l’ipocrisia inaspettatamente dimostrata.
Poco importa se a molti sono piaciuti. Poco importa se lo show si è ben amalgamato con quello successivo. Poco importa se è bello anche il lato riflessivo dei Samael.
Sono tutte storie che non avrei voluto raccontare…
E che amarezza parlar male di loro!!!

SETLIST SAMAEL
Rain
Solar Soul
Reign Of Light
Infra Galaxia
Ceremony Of Opposites
Black Hole
Into The Pentagram
Slavocracy
The Ones Who Came Before


PARADISE LOST
E' stata una serata particolare quella dell'otto dicembre per il sottoscritto, a cominciare dal morboso piacere di potersi gustare un concerto dei “Paradiso Perduto” nel giorno dell'Immacolata Concezione, per continuare con la sorpresa di essere accompagnati al concerto in questione da un amico con il quale non parlavo più da anni e che mai avrei osato immaginare di poter reincontrare in tali circostanze, ma questa è un'altra storia...
La storia di quell'otto dicembre è invece iniziata con un anonimo foglio bianco appeso a lato dello stand del merchandise ufficiale, il quale recitava (peraltro in un italiano ineccepibile) suppergiù così: “Per poter stare vicino al padre malato terminale, Greg Mackintosh non prenderà parte a questo tour dei Paradise Lost. Confidiamo nella vostra comprensione ecc. ecc.”.
Che dire, veramente dei Lord inglesi, ho apprezzato molto. In sua sotituzione, Milly Evans, già tecnico delle chitarre degli inglesi per molto tempo nonché tastierista nei Terrorvision.

Ancora esaltato dalla perdita della mia verginità di live dei Samael (per la cronaca sono tra quelli che, per citare il caro Giasse, hanno benedetto quella fonte miracolosa) ho notato che per l'occasione i Magazzini Generali (locale abbastanza orrido per i concerti in effetti) han dimostrato un'affluenza di pubblico più che consona e sufficientemente assortita (in età e genere) per il nome coinvolto. L'acustica ha un po' sofferto dello sviluppo in orizzontale del locale meneghino, il quale ha creato inevitabilmente punti di ascolto pessimo (con voce letteralmente inesistente) ed altri più che buoni: nessun problema, con un po' di slalom tra i presenti non è stato difficile trovare il punto ottimale.
Qualche problema l'ha invece avuto Nick Holmes: diciamolo subito, il ritrovato capellone di Halifax (con tanto di soprendente t-shirt griffata Smashing Pumpkins!) è sembrato fin dai primi pezzi svogliato e, quel che è peggio, parecchio affaticato e decisamente non in palla, passando il microfono in molte occasioni ad un pubblico che, se non altro, l'ha presa come un invito ad essere pienamente coinvolto. Hai voglia caro Nick ad inveire chiedendo “più casino” quando sei proprio tu a sembrare con la testa altrove...
Ciò che mi ha lasciato parecchio stupito è come il pubblico si sia scaldato molto (ma molto!) di più sui brani tratti dai dischi non certo migliori del combo inglese: le esplosioni di entusiasmo più clamorose si sono infatti avute su One Second e la conclusiva Say Just Words e non, con mio grosso rammarico, sulle deliziose Enchantment, As I Die (l'unica vera sorpresa in positivo della scaletta) oppure The Last Time. In effetti tutta la setlist è stata parecchio discutibile, con i grandi classici della prima era sparati tutti all'inizio: le sole As I Die e Pity The Sadness non bastano (e non devono bastare!) a sfamare l'orecchio di un fan che si rispetti (non che avessi grandi velleità di ascoltare qualcosa da Lost Paradise o da Gothic, però escludere totalmente Icon mi è parso un grosso errore).
Per il resto grande spazio è stato prevedibilmente dato all'ultimo Faith Divides Us – Death Unites Us con ben 5 brani (su un totale di 15): l'apertura infelice ad opera di The Rise Of Denial (pezzo poco adeguato, il pubblico è rimasto immobile, io avrei puntato a colpo sicuro su As Horizons End, colpevolmente lasciata fuori) è stata riscattata dalle ottime I Remain, First Light, Frailty (che il mio amico totalmente ignorante in materia Paradise Lost ha ritenuto la migliore della serata) e la meravigliosa title track in posizione di primo encore.
Un altro problema, cui ancora non mi capacito di come possa essere ancora trascurato, è quello della mancanza di un tastierista nei live della band di Halifax: ascoltare l'intro di Enchantment come pure le tastiere di Say Just Words e One Second ed i vari arrangiamenti sintetici sparsi nei loro pezzi tutti freddamente campionati e riprodotti con tanto di fruscii è davvero imbarazzante per un gruppo della loro caratura (reclutare un turnista durante i tour è così dispendioso?).
Ad ogni modo, il concerto è stato piacevole ma mai veramente trascinante; i musicisti (Holmes escluso) hanno offerto tutti una buona prova (Evans compreso) e la perenne aria vagamente “scazzata” dei nostri fa oramai parte dei personaggi (solo Aedy si è imbarcato ogni tanto nella mission impossible di sfoggiare qualche sorriso).
E così, dopo un'ora e dieci minuti d'orologio la band ha lasciato il palco: “E' la solita storia, adesso si faranno chiamare e poi rientreranno per dei nuovi encore” era la frase che sostava più di ogni altra sulle bocche dei presenti. Poveri illusi, perchè il concerto era veramente finito lì.
Che dire, veramente dei mascalzoni inglesi, non ho apprezzato per niente.

In seguito a mente più lucida ho provato a darmi delle spiegazioni riguardo a questo minutaggio così ridotto (il concerto è finito alle 22 e 10, con ancora 50 minuti a disposizione per i concerti milanesi): in primo luogo i Paradise Lost non hanno mai amato setlist lunghe, e questo si sapeva; più plausibilmente ho però pensato che la ragione principale fosse che Evans non avesse ancora avuto modo di impararsi bene tutti pezzi (il ragazzo è stato introdotto da un giorno all'altro e già non sarà stato facile per lui impararsi di botto anche solo quei pochi pezzi, parti soliste incluse), nel qual caso sarei anche pronto a capire; altra ragione potrebbe essere stata la scarsa tenuta delle corde vocali di Holmes (e qua, volenti o nolenti, non ci si può far niente).

Insomma, se su disco sono tornati grandi, dal vivo, pur non essendo mai stati come si dice dalle mie parti dei “fulmini di guerra”, si sono fatti piccoli.
Quindi, per quanto mi riguarda: “il disco ci unisce – il live ci divide”. Galeotto fu quel live, da quel giorno più non li vedrò avante.

SETLIST PARADISE LOST
The Rise of Denial
Pity the Sadness
Erased
I Remain
As I Die
The Enemy
First Light
Enchantment
Frailty
One Second
No Celebration
Requiem
ENCORES
Faith Divides Us – Death Unites Us
The Last Time
Say Just Words



Testo dei Paradise Lost a cura di Stefano "Autumn" Asti; testo dei Samael a cura di Massimiliano "Giasse" Giaresti



Giasse
Sabato 16 Gennaio 2010, 11.16.38
10
Che sia stato povocatoriamente "cattivello" con i Samael è un dato di fatto riportato anche nel testo. Ma mi hanno deluso, non so che dirvi. p.s.: e la setlist del Winterfest era più carica, dai...
AngelSlayer
Venerdì 15 Gennaio 2010, 17.15.23
9
Ho fatto bene a perdermelo con 'sta setlist, in cambio mi son visto gli Swallow The Sun e gli Insomnium 3 giorni dopo.
Kuolema666
Venerdì 15 Gennaio 2010, 16.56.46
8
Io ero a Roma, dove secondo il mio parere è stato veramente un bel concerto..E' strano che non abbiano suonato Eternal anche a Milano :/...prima dello show i PL hanno anche fatto autografi. Sono stati davvero gentili e simpatic(Aaron è un mito). Holmes secndo me non ha cantato male. Purtroppo ogni tanto non si sentiva granchè perchè l'acustica non era eccelsa( e forse anche perchè ero in prima fila). Il resto della band ha eseguito il suo compito egregiamente(anche Evans, che tra l'altro sono 10 anni che fa il loro tecnico delle chitarre, per cui il repertorio della band lo conosceva eccome): Aaron è stata l'energia atomica della serata!.XD La setlist alla fine mi è piaciuta: certo, sono rimasta male che non abbiano suonato qualche pezzo di Icon o di Paradise Lost(che avrebbero potuto tranquillamente eseguire, dato che giustamente di tempo c'era), però non è stata male(non mi dispiace affatto il loro periodo musicale intermedio). Era la prima volta che li vedevo dal vivo, ma sono rimasta contenta. Anche i Samael hanno fatto un bellissimo show. Peccato che il povero Vorph alla fine dell'ultima canzone sia caduto. X°D
NeuRath
Giovedì 14 Gennaio 2010, 17.48.50
7
Per quanto riguarda i Samael: Non sei stato un po' troppo cattivo? Above è un disco molto al di fuori del loro standard, è stato un esperimento che inizialmente non doveva neanche uscire come Samael ("Above" doveva essere il nome della band), per cui mi è sembrato normale che lo trascurassero... la scaletta mi sembrava più o meno la loro solita (anch'io li ho visti un sacco di volte) e con i Decide hanno fatto più o meno gli stessi pezzi (compresa Into the pentagram)... Io li ho visti benone sul palco, peccato che i suoni facevano schifo... Per i PL hai ragionissima, non avevano un cxxxo di voglia, soprattutto Holmes... (e i suoni facevano ancira schifo)
Rolf Baffobiondo
Giovedì 14 Gennaio 2010, 17.00.51
6
concerto e pubblico di merda, nient'altro
Pandemonium
Giovedì 14 Gennaio 2010, 12.33.44
5
il disco ci unisce – il live ci divide buahahahh!!! Mitico Autumn. Sui Samael non posso esprimermi dato che sono ignorante, ma la scaletta dei Paradise non mi fa rimpiangere la mia assenza all'evento. Che dire, dimenticarsi di Lost Paradise, Gothic o Icon è un peccato capitale (per non dire che l'era mediana dei Paradise non la sopporto), capisco e approvo la vostra amarezza.
un passante
Mercoledì 13 Gennaio 2010, 22.52.04
4
Mah..io ero alla data romana(grande show tra l'altro) ed hanno suonato anche Eternal...
polenta violenta
Mercoledì 13 Gennaio 2010, 12.59.48
3
guarda giasse che con i deicide la scaletta dei samael non era tanto diversa, non sarai stato un tantino cattivello
Tiziano
Mercoledì 13 Gennaio 2010, 10.10.02
2
Ammazza nessun pezzo tratto da Gothic (W la t-shirt griffata Smashing Pumpkins!) xD
Renaz
Mercoledì 13 Gennaio 2010, 9.38.52
1
Io, che ho gusti molto delicati (o controversi) riguardo ai Samael, invece avrei proprio apprezzato un sacco quella scaletta... perlomeno Reign Of Light e Infra Galaxia le avrei viste molto molto volentieri...
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