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JAPANESE POST-PUNK SCENE - # 1 - Auto-Mod, Phaidia e tanti altri...
05/04/2010 (6623 letture)
Quest'articolo non parla di metal, forse lo tocca in maniera tangente solo per qualche gruppo; però l'oscuro mondo del post-punk (a livello mondiale) è stato una forza motrice per la nascita di moltissime band, per la nascita e lo sviluppo di molti concetti, e il post-punk gode di un certo successo stazionario oltre che un certo revival. Parlare del post-punk giapponese può sembrare una mossa azzardata: perchè non parlare di quello inglese? o di quello italiano? perchè non parlare esclusivamente di band che sono state fondamentali per un'estetica che poi sarà ripresa da gruppi metal (visto che Metallized tratta soprattutto metal)?
Ammetto che mentre da un lato questo articolo possa sembrare una mera masturbazione personale, dall'altro è veramente difficile trovare informazioni in italiano (e in inglese) a proposito di queste band -le quali nella maggior parte dei casi sono molto famose, nella minor parte, probabilmente sono state frutto della fortuna del sottoscritto- e oggettivamente mi sembra che hanno creato un mondo musicale anomalo ed esotico. Al di la di ogni esotismo, la maggior parte delle formaziouni citate sono state fondamentali per lo sviluppo della storia della musica giapponese, metal compreso.

Il mondo musicale giapponese è un enigma anche per i grandi ascoltatori occidentali. Vorrei tentare ("tentare" perchè la reperibilità -legale e non- del materiale è alquanto difficoltosa) di tracciare una linea sulla scena post-punk nipponica, la new-wave più decadente, il dark-rock degli anni 80, il positive-punk e i germi che nei primissimi anni '90 formeranno il visual-kei.

Il movimento punk in Giappone non è stato un giovanile -boato culturale-sociale come in Inghilterra; non c'era la "no-future-generation", e l'impatto sociale può forse paragonarsi (per quanto riguarda il vestiario e l'apparire) a quello del Regno Unito quando esplosero i Beatles (fu la ribellione della middle class, la rivolta del bel vestito e del bel taglio di capelli...) e questo eco non è stato ripreso neanche in brevissimo tempo (come nel resto d'Europa), ma arriva in Giappone poco prima del 1983-84 quando già si potevano sentire i grandi capolavori del post-punk europeo; inoltre l'accessibilità alla musica Giapponese è sempre stata frenata sia dall'uso della lingua madre, sia da una scarsissima esportazione.

La scena post-punk giapponese di scinde più o meno in questi generi:
new wave: precedente al movimento punk giapponese in quanto debitrice dei suoni elettronici di Tangerine Dream, David Bowie, Brian Eno, Talking Heads....
punk, hardcore punk: stile molto furioso ed è più simile alle proposte musicali dei Black Flag, Crass ed Exploited, piuttosto che a quelle dei Clash o dei Sex Pistols; spesso è urlato e ha punti di contatto col grind-core. weirdo: genere "matto", strano da classificare, che si accosta ad altri generi, tuttavia apprezzato nella terra del sol levante; spesso è composto da melodie bizzarre, accompagnate da voci schizofreniche ed allegre, molto acute e con presenza di falsetti.
japanoise: il Giappone è conosciuto in tutto il mondo per la sua sconfinata scena noise, ancora attiva e ultra-prolifica. post-punk/dark-rock: a metà anni '80 si sviluppa un'interessante ed oscura scena post-punk che fa dei propri influenti capisaldo i Joy Division, Bauhaus, Christian Death, Sisters of Mercy...
positive punk/psych-punk: il punk inteso come movimento di ribellione (quello accostabile alla scena inglese) in Giappone prenderà le vesti dell'hardcore e del grindcore. Il punk inteso come "musica veloce e ritmata" si conierà perfettamente con il pop-rock creando una sorta di punk-pop personalizzato con i suoni degli anni '80, ovvero con chitarre molto acide, batteria non pomposa, immaginario cyberpunk. Il positive punk diventerà l'anello di congiunzione fra il post-punk e il metal diventando poi un grande recipiente, contenitore di interessanti realtà sulla cui base nascerà il famigerato visual-kei. Praticamente tutte le band positive-punk possono essere annoverate come gruppi visual-kei. Molte di queste, infatti, condividevano palchi e riviste con gruppi visual-kei che all'epoca erano ancora di nicchia ma che negli anni successivi sarebbero stati messi sotto contratto con major aumentando così la propria visibilità.

AUTO-MOD
Una delle band post-punk/dark più famose del Giappone. Il progetto ruota attorno alla figura di Genet (mente del gruppo, compositore, produttore), il quale già affascinato dal movimento post-punk inglese, andò a Londra per un concerto dei Bauhaus e poi tornò in patria con l'idea di formare un gruppo del genere.
L'album di debutto (horobi yuku jidai he no) Requiem porta con se sia le influenze dei primi Bauhaus, sia le chitarre acide dei Virgin Prunes e dei Southern Death Cult. La voce di Genet può essere una variazione sul tema di quella di Ian Astbury: mentre quella del cantante inglese è profonda e gutturale, quella di Genet è cacofonica e spettrale. Entrambe giocano però in modo simile fra toni alti e bassi. Già con l'EP successivo, Bible, arrivano le prime novità: l'uso di tastiere e sintetizzatori. Le atmosfere si fanno più cupe e gotiche e le canzoni più veloci sono accompagnate da arpeggiatori elettronici (in stile Yellow Magic Orchestra). Nel 1985 gli AUTO-MOD mettono a segno ben tre album (Ceremony, Deathopia, Eestania) e il post-punk marziale dei primi anni viene abbandonato per lasciar spazio a un affine gothic rock dove le chitarre acide lasciano posto ai synth. Deathopia è una specie di colonna sonora gotica-vampiresca mentre Eestania si arricchisce di voci femminili e di sassofoni; il sound diventa più tribale ed esotico, senza mai abbandonare una certa oscurità di fondo.
Sciolta la band, Genet formerà altre band, fra le quali i Genetic Voodoo, formazione di culto dalle tinte new wave funkeggianti. Passate le soglie del 2000, egli riforma gli AUTO-MOD e fonda il Tokyo Dark Castle (l'equivalente orientale del New Wave Gothic Treffen), festival gothic-dark che propone le band più interessanti del momento.

PHAIDIA
Soprannominati i Christian Death del Giappone, i Phaidia sono una delle pochissime band post-punk a proporre un genere di musica estremamente derivativo ma d'impatto, senza influenze noise, jazzcore o improvvisazioni varie. Si formano nel 1983 grazie al mecenate polistrumentista Tatsuya Yoshida, e già dai primi EP dell' 83-94 propongono un deathrock formato da rullate tribali, e chitarre taglienti che fanno da fondo alla spettrale voce di Gilly (a metà fra Williams e Murphy). Il perfetto incrocio fra Bauhaus e Christian Death prende forma con il primo e unico full-lenght del 1985 intitolato In the Dark, nel quale i brani si alternano fra perfette canzoni post-punk, deliri di chitarre elettriche e urla dall'oltretomba. Dopo poco tempo dall'uscita del disco i Phaidia si sciolgono lasciando attorno a se una grande aura di culto. Il cantante Gilly formerà i Sex Android (che con il bell'album Planet Venus uniscono il dark al positive punk), mentre il chitarrista Nalquis si butta sul punk dei Coma.

Una parentesi particolare va aperta per Tatsuya Yoshida.
Prolifico batterista della scena noise/industrial/sperimentale giapponese, nel corso degli anni '80 è attivo con una decina di band underground con le quali si toglie gli sfizi di ogni genere. La summa dei suoi lavori è raccolta nell'interessante album Devil from the East -a decade of Yoshida Tatsuya-. In questo dischetto sono presenti canzoni delle band di Yoshida. Dal jazzcore dei famosi Ruins, alle lamentele etereee dei Malinconia (con una strana canzone intitolata non ho leta), al gruppo culto YBO2 (che dovrebbe stare per Yhwh... Black Omen II) -già attivi dall'86 con 2-3 album di malata new wave noise-. Dal primo album sperimentale intitolato Alienation, il successivo Starship racchiude canzoni più concrete e facilmente assimilabili che uniscono new wave a leggero jazzcore, senza troppi deliri schizofrenici.
Yoshida diventerà membro stabile anche dei Dissecting Table (furiosa band grindcore industrial) e farà qualche comparsata dietro le pelli dei The Gerogerigegege, band punk/noise piuttosto prolifica.
L'amore per le musiche più occulte non si estingue con i Phaidia, e verso la fine degli anni '80 Yoshida si unisce ai Vasilisk.
Interessante progetto post-punk (solo di nome, poiché di fatto è un progetto darkwave/new-age) oscuro ed etereo, nato da una costola dei noise White Hospital, i Vasilisk uniscono al loro suono esotici strumenti africani e tamburi tibetani che conferiscono un certo aspetto "voodoo" ai primi album (nel primo disco c'è anche un'inusuale cover di Suzanne Vega, riadattata in stile Cocteau Twins); le canzoni si alternano fra pezzi rilassanti ed altri industrial. Cambiata etichetta (la cultissima Eskimo records), la band propone una musica ambient più rilassata, più debitrice dai Dead Can Dance registrando il platter successivo (Acqua), fra Londra e Napoli. Dopo Liberation and Ecstasy, uno dei componente fondatori (Tomo Kuwabara) si prende una pausa di cinque anni viaggiando per tutta l'asia e tentando di "riscoprire la sua identità". Questo viaggio si conclude musicalmente con un disco goa-trance (!!!) nel '98 e la successiva fine dei Vasilisk.
Yoshida Tatsuya placa anche la sua voglia di suonare rock, che si concretizza nella collaborazione con gli High Rise, moniker che unisce modicamente stoner, doom, rock psychedelico e momenti di punk. Importante anche la collaborazione con gli Zeni Geva, gruppo noise metal-doom dietro il cui microfono si cela il santone del noise K.K. Null (fra le cui collaborazioni ne vanta anche quella con Jim O'Rourke).
Insieme ai membri dei Ruins e YBO2, Yoshida suona dal vivo con i Torture Garden, ensemble grind-metal/jazz-core che si avvale del famoso sassofonista John Zorn. Altra band famosa (sempre della compilation Devil from the East), gli Z.O.A. che propongono una sorta di acid hard rock dalle tinte progressive.

MADAME EDWARDA
Zin-François-Angeliqué, o semplicemente ZIN, è la matriarca della scena gothic giapponese. Considerata una specie di Siouxsie Sioux del Sol Levante, ZIN forma i Madame Edwarda a Tokyo nel 1980, diventando la cantante di punta della scena positive punk. Interessanti erano i suoi live (La Danse Macabre), dove fra trucco pesante, giochi di luci e ombre, manichini e sangue, il gruppo cominciò a far parlare di se. La consacrazione nazionale arriva nel 1984 quando aprono i concerti in Giappone per gli Alien Sex Fiend. Musicalmente i Madame Edwarda rilasciano nel 1984 un rarissimo LP intitolato Marquise Hysterique per l'etichetta City Rocker Records (la stessa dei Phaidia e dei Sex Android). Il genere proposto è un acido positive-punk con chitarre dissonanti fra le quali la voce mascolina e profonda di ZIN concede i suoi sproloqui.
Nel 1985 si ricorda il noto 12" Lorelei, contenente tre tracce di gothic rock più armonioso e leggermente più orecchiabile. Diventata una celebrità, ZIN, forma a Tokyo il Gothic Club, locale che diverrà il fulcro artistico e borderline della metropoli negli anni '80. Il ritrovo divenne leggendario, tanto che perfino i The Cult e Nick Cave lo visitarono durante le loro turneè.
I Madame Edwarda si sciolgono e ZIN forma un paio di altri gruppi: prima i Marie Louise, poi i Lucifer Rizing, meteore che lasciano presto spazio ai già più conosciuti Zeus Machina, nel cui stile le sonorità gothic spariscono in favore di un synth-rock a metà fra Simple Minds e Siouxsie.
I Madame Edwarda si sono riformati di recente e fanno quasi da presenza fissa al Tokyo Dark Castle di Genet.

G-SCHMITT
Delicata edirrequieta creatura degli anni '80, i G-Schmitt ruotano attorno alla cantante Syoko che nel 1984 rilascia un paio di 7" con una proposta musicale di dark-pop minimale e abbastanza allegrotta. Anche nel 12" dell' 85, Modern Gypsies c'è un qualcosa degli Smiths nella proposta musicale, solo con la voce angelica di Syoko accompagnata da qualche violino. Un deciso cambio di sonorità avviene l'anno seguente con la pubblicazione di Sin, Secret & Desire: i suoni si fanno più cupi, le tastiere orientaleggianti, i synth sono arpeggiatori non più in primo piano e la voce di Syoko si fa seria e tediosa fra le acide chitarre e il basso serrante. Piccola gemma musicale, paragonabile a The Scream di Siouxsie & the Banshees, il suono dei G-Schmitt viene ulteriormente cambiato nel successivo Struggle to Survive. Le chitarre si ammorbidiscono e i synth prendono il sopravvento riuscendo però a dar vita ad un disco piacevole di dark synth-pop. gArNeT conclude la discografia (nel 1988) dei G-Schmitt diventando il canto del cigno; il titolo è una sorta di mix fra Cure e i Banshees: le prove vocali di Syoko variano sempre di più, dai sospiri di sollievo ai gorgheggi gutturali. Una versione alternative mix di questo album uscirà l'anno seguente. Syoko viene intanto messa sotto contratto dalla WEA per pubblicare due album da solista, Soil e Turbulence (di sconosciuta fattura poichè introvabili).

JACK or JIVE
Gruppo di rara bellezza. Le forze elementali che si uniscono e danno vita a strane creature sulle musiche dei Cocteau Twins ma con un fascino più unico che raro ed uno charme del tutto orientale e folkloristico. I Jack or Jive si formano nel 1990, dando vita ad un demo chiamato Transmission, prodotto che non genera (stranamente) frutti in terra madre, venendo così viene spedito in Germania. Nella terra dell'industrial nascente e della fiorente sperimentazione, il gruppo viene messo sotto contratto. Transmission nasce dalle ceneri del post-punk malleandolo ed addolcendolo sulle melodie di Chako, la quale sembra edulcorare perfino gli acuti del teatro no. Il lavoro dei Jack or Jive si concretizza in una serie di album ambient ed eterei, facilmente paragonabili ai Cocteau Twins, ma senza la componente shoegaze. Infiniti synth che creano la trama principale, scanditi dalle voci sovrapposte di Chako e da pianoforti in stile Dead Can Dance; questo è il trademark dei Jack or Jive. La band che negli anni a seguire guadagna meritatamente una certa notorietà sia in Giappone ma soprattutto in Europa, dove le riviste specializzate cominciano a recensirli e ad intervistarli. Lavorando fra Germania, Francia ed Italia, i Jack or Jive rilasciano album con cadenza regolare e sono tutt'ora attivi.

DER ZIBET
Una band famosissima, che unì post-punk alla Bauhaus e glam-rock ispirato da David Bowie. Si formano grazie al cantante Issay e al bassista Hal.
Dopo un periodo di live, vengono notati dalla Sixty Records che li recluta fra le sue file. Violetter Ball esce nell'85 e lo stile fresco e leggero, virato verso il pop, fa saltare i Der Zibet in cima alle classifiche. D'ora in poi ogni album sarà un successo e la band comincerà ad essere annoverata fra i gruppi della primissima ondata visual-kei, anche se il loro stile musicale rimarrà sempre abbastanza distante sia dal visual, sia dal positive-punk (genere motore del visual-kei). La batteria digitalizzata, le chitarre acide e il basso prepotente, mantengono chiaramente lo stile post-punk dei Der Zibet, ma l'aspetto e l'atteggiamento camaleontico e "pop" di Issay garantisce alla band una grande notorietà, diventando (praticamente) i Duran Duran del Giappone. Le capacità di Issay dal vivo sono notevoli: egli prende Bowie come esempio, studia recitazione e cambia spesso maschere nella prima parte della sua carriera. Con l'avvento degli anni '90, il suono verte più in territori positive punk con l'aggiunta di synth. La band è ancora attiva.

SODOM
Carriera estremamente variegata quella dei Sodom. Nati nei primi anni '80 come gruppo punk, nonostante il discreto successo che ebbero, trasformarono il loro suono in una specie di post-punk sperimentale influenzato dagli Einstürzede Neübauten, anche se sul loro secondo album (TV Murder) è possibile ascoltare sia canzoni tribali-minimali, sia brani di chiaro stampo JoyDivisioniano, sia (ancora) sperimentazioni con synth. Benchè la loro attività live prosegua senza sosta, il gruppo cambia ulteriormente sound, approdando sulle rive dell'house music (!!!). King ov House è un disco di electro-house minimale e cantata. Dopo un breve split nel 1987, il gruppo si riforma su questa strada vincente e, anche grazie alla fisionomia del cantante Zaji, sfornano altri due album house (Lemon e Orange).

ZELDA
Famosissimo combo di sole donne impegnate in un post-punk/new wave (molto punk e molto pop) in pieno stile Blondie. Il primo omonimo album contiene, fra stornelli orecchaibili, interessanti brani di sperimentale post-punk segnato dagli overdrive psichedelici delle chitarre e qualche inserimento di strumento a fiato; il tutto sopra la batteria marziale e il martellante ed alienante basso. I successivi album delle Zelda proseguono su un sentiero misto fra il pop e il weirdo, fra gli arpeggi cantilenosi e ripetitivi e multiple sovrapposizioni vocali.

Altri esempi minori ma rilevanti di gruppi post-punk/dark/deathrock

SINS OF THE FLESH
Forse una delle band deathrock orientali più conosciute, per metà giapponese e per metà londinese. I Sins of the Flesh si formano a Londra sul finire degli anni '80. Nel 1990 rilasciano il primo album, First Communion, disco influenzato dai Sisters of Mercy, Bauhaus, Killing Joke. Poi la band si sposta ad Osaka dove tutt'ora risiede stabilmente.
SADIE SADS
Band di culto benchè discograficamente carente. All'attivo con un 7" nel 1984 e poi con un doppio LP (Box with Little Doll ) l'anno seguente, i Sadie Sads propongono un post-punk minimale e marziale, scandito dalle ritmiche digitali e dal basso deciso, da urla sgraziate e da gorgheggi a metà fra Ian Curtis e Peter Murphy. Grazie all'etichetta Wechselbalg, la band compare anche in qualche compilation.

GILLE'LOVES
Band dark-rock degli anni '90, formata dalla femminile leggenda dark/visual chiamata Luci'fer Luscious Violenoue. I Gille'Loves creano due album di raffinato dark/gothic rock oscuro ma etereo, fortemente debitore dei Siouxsie & the Banshees e dei primissimi Cocteau Twins. Mentre il primo album barairo no kyuuketsuki, del 93, vanta una certa genuinità sia nella composizione, sia nella scorrevolezza delle canzoni, il successivo My Bloody Valentine, si fa carico del carrozzone darkwave europeo, perdendo la tipica esoticità della musica nipponica. Il secondo disco perde l'oscura leggerezza del primo album, a causa delle ritmiche digitali e del suono più piatto. Lucifer Luscious godrà di maggiori apprezzamenti nell'underground, con il progetto dark/visual-kei chiamato Fiction: uno dei rarissimi casi di visual-kei al femminile.

ROSENKREUZ
Questo omonimo sorprendente disco dei Rosenkreuz è una specie di colonna sonora post-atomica ed apocalittica. Industrial malata in un perfetto incrocio fra i primissimi Nine inch Nails con le follie degli Einstürzende che sfocia in maledette ballate post-punk.
MIZUTAMA SHOBODAN
Band post-punk tutta al femminile, dedita a una strana e grottesca vena del genere. Basso compulsivo e synth schizofrenici. Anche la pungente tonsillica voce di Tenko è decisa e onnipresente. Il primo album, Maid's Prayer sounds Like Da-Da-Da! è caratterizzato da sonorità oscure, dal basso funkeggiante e dalle tastiere che si muovono su melodie orientali. Interessante anche il secondo episodio, Red Petals full in the Sky, che perde leggermente di oscurità, ma offre prestazioni vocali più variegate.

GARA
Oscura creatura a metà fra performace e punk eclettico e marziale, penalizzata dalla sola produzione di un 8" composto però da venti minuti di genuina oscurità urbana.

Compilation/label post-punk/dark da tenere in considerazione
La Wechselbalgs Records è l'etichetta di culto per eccellenza del post-punk giapponese. Fra le sue file militavano i Phaidia, i G-Schmitt, i Madame Edwarda e la sua grandissima produzione di compilation, ha dato luce a moltissimi micro-gruppi del sottosuolo giapponese. Si ricordano gli interessanti album-raccolta: Alchemism/Alchemism2 per la presenza di underground band punk, post-punk/noise. Le compilation Trans Craze, Bloody Valentine e Revenge of Wechselbalg racchiudono gruppi del calibro di YBO2, Sadie Sads, G-Schmitt, AUTO-MOD e Sodom.

Le compilation Dead Tech (vol. I, II, III), edite dalla casa discografica tedesca Dossier, sono interessanti per quanto riguarda la scena noise connessa al movimento post-punk (praticamente tutti i progetti paralleli di Tatsuya Yoshida).

La compilation Tokyo Dead Lines è interessante per la proposta di gruppi minori del movimento gothic-rock di fine anni '80 (interessanti i The Nirvana e i Neurotic Doll).

Satori - Tribute to Bauhaus oltre che ad essere un tributo, è un specchio della camaleontica scena gothic, deathrock giapponese di metà anni '90, entro la quale potevano far parte sia gruppi visual/positive punk, sia leggende del dark (come ZIN dei Madame Edwarda o Genet degli AUTO-MOD).

(continua nella prossima puntata...)



Khaine
Giovedì 8 Aprile 2010, 23.05.00
12
LOL può essere!
Giasse
Giovedì 8 Aprile 2010, 22.58.10
11
Roba giapponese come il surimi, il chirachi, il sashimi? l'astemi? ))
Khaine
Giovedì 8 Aprile 2010, 22.11.43
10
astemi? Cos'è, si mangia?
LAMBRUSCORE
Giovedì 8 Aprile 2010, 20.27.43
9
sono ignorante in materia (e non solo) ed intendo rimanerlo, comunque rispetto chi è appassionato di questo genere cosi' fuori moda. a volte mi capita di parlare con persone che hanno gusti musicali (e sessuali) diversi dai miei, basta che non siano astemi pero', eheh....
Nikolas
Mercoledì 7 Aprile 2010, 14.51.54
8
Sono assolutamente ignorante in materia, ma l'articolo mi ha interessato molto, è una cosa che dovrò assolutamente approfondire!
Moro
Mercoledì 7 Aprile 2010, 0.45.39
7
@AdemaFilth: si si non preoccuparti, è già in programma. Dovrebbe uscire fra un mese.
AdemaFilth
Martedì 6 Aprile 2010, 19.47.49
6
Concordo, davvero interessante. Anche qualcosa sul visual kei di oggi sarebbe davvero grandioso!
tribal axis
Martedì 6 Aprile 2010, 11.58.51
5
molto interessante come articolo e come genere trattato! complimenti per una passione così originale!
hm is the law
Lunedì 5 Aprile 2010, 18.07.47
4
Accidenti che articolo!!!! Bellissimo ed interessante!!
Raven
Lunedì 5 Aprile 2010, 13.40.26
3
da lettore dico: molto interessante.
Khaine
Lunedì 5 Aprile 2010, 12.50.33
2
Assolutamente concorde!
Filippo Festuccia
Lunedì 5 Aprile 2010, 12.44.37
1
Fantastico. Sono gli articoli che chiunque vorrebbe leggere. Nel rock è vero più che altrove, non si finisce mai di imparare.
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