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JAPANESE POST-PUNK SCENE - # 2 - Soft-Ballet, Buck Tick, The Zolge ed altri ancora...
15/04/2010 (5900 letture)
YELLOW MAGIC ORCHESTRA
Una delle band new wave di tendenza elettronica più conosciute in tutto il mondo, quasi al pari di Depeche Mode. Haruomi Hosono (bassista), Yukihiro Takahashi (batteria) e il più famoso Ryuichi Sakamoto (tastiere) formano gli YMO con il tentativo di comporre musica folkloristica orientale suonata con strumenti elettronici. Ne deriva una sorta di technopop allegro, strumentale e frizzante che segnerà il successo della band. L'elettronica fu utilizzata quanto i loro colleghi europei (Pink Floyd, Klaus Schulze, Tangerine Dream...), abbandonando chiaramente il fine musicale del "viaggio interiore e della riflessione", in favore di un aspetto più ludico. I componenti della band lasciarono i propri progetti solisti per concentrarsi sull'enorme successo del gruppo appena formato.
Nonostante siano ancora dichiarati attivi, dagli anni ‘80 ad oggi gli YMO, hanno rilasciato solo una manciata di album. A vantaggiarsi di questi lunghi periodi di pausa è stato chiaramente Sakamoto, il quale ha costruito intorno a se una carriera brillante più in occidente che in madre patria. Si è cimentato sia come attore (Furyo, accanto a David Bowie), come compositore di colonne sonore (con tanto di Oscar sui film di Bertolucci), come sessionist di infiniti artisti (da Iggy Pop, ai più famosi Japan da cui nacquero le future collaborazioni musicali con David Sylvian).

BARBEE BOYS
Un delicato incrocio fra gli Smiths e i Duran Duran. Così si può descrivere la musica dei Barbee Boys. La band si è formata nel 1980 ed è composta da cinque membri fra i quali la talentuosa Kyoko: cantante nonché sax soprano. Con ben otto album ufficiali, più una manciata di live e altrettanti “best of”, il loro suono può dirsi essere rimasto praticamente invariato nel corso degli anni. Un incalzante pop/jangle-pop in pieno stile The Smiths, primissimi R.E.M., con un retrogusto funky che sa di Duran Duran e la carenza di ballads, fanno si che il suono dei Barbee Boys sia sempre allegro e ballabile.

BOØWY
I BOØWY si formano a Takasaki dall'estroverso e ribelle Kyosuke Himuro. Quando erano un trio, suonavano in giro per Tokyo e si facevano chiamare Boi (pronunciato "boui"), ma alla fine degli anni ‘70 si trasformano nel fortunato quartetto conosciuto. Cambiano il nome in BOØWY (divenuto una traslitterazione più comprensibile di David Bowie), e vengono reclutati da una casa discografica punk grazie al loro modo -molto personale- di proporre il positive punk unito ad una grande vena pop e funk (udibile nel primo Moral). I risultati non sono però all'altezza delle previsioni e la band viene licenziata per poi passare alla EastWest che li lancerà verso il successo. Mentre nel successivo disco Instant Love si sentono ancora chiari riferimenti al primo album, già dall'omonimo Boøwy le tastiere cominciano a farsi spazio creando una specie di pop sinfonico che farà impazzire l'intera nazione. I BOØWY sono la prima band nella storia del Giappone a piazzare due album al primo posto della classifica: i loro concerti sono sempre sold-out; nell' '88 vendono 95.000 biglietti in 10 minuti con i fan più incalliti disposti a pagare l'equivalente di 4000 euro per un biglietto.

IPPU-DO
Anch'essi paragonabili ai Duran Duran, gli Ippu-do riprendono il concetto degli Yellow Magic Orchestra riadattandolo in chiave pop. Il loro intento è quello di prendere il modo di cantare giapponese degli anni ‘50-‘60 riadattandolo con l'elettronica contemporanea ed un'estetica new romantic. Il risultato è una pregevolissima miscela di canzoni tipicamente orientali (nella voce) con accompagnamenti che vanno dal technopop, al reggae, alla new wave, al synthpop. Molti gli effetti di realizzazione sonora, dal classico quartetto rock fino alla strumentistica folk permettono di realizzare atmosfere tipicamente orientali (perfino in una cover del tema Mission Impossible nel primo album Radio Fantasy)

UCHOTEN
Anche dagli Uchoten la lezione degli Yellow Magic Orchestra è ben imparata. Invece di ricreare sonorità folkloristiche, il suono degli Uchoten è riconducibile alle colonne sonore e alle ambientazioni più fantascientifiche (che noi occidentali abbiamo sempre sentito accompagnate agli anime dei vari Jeeg, Mazinga, Goldrake...). La new wave proposta degli Uchoten è quindi un tripudio di sonorità colme di suoni meccanici e spaziali inseriti in un contesto a metà tra il pop e il weirdo (le voci di Kera sono spesso filtrate ed altrettanto frequentemente si propongono in strani acuti e falsetti). Con il corso dei dischi il suono della band diventa più organico, mantenendo però lo stile che li caratterizzerà sempre.

SOFT-BALLET
Meravigliosa versione dei New Order in versione nipponica. Provenienti da un background punk, i Soft Ballet traslano i loro piaceri musicali in un personale e orecchiabile synthpop a tratti marziale, a tratti pomposo. I caratteri leggermente industrial/EBM del primo disco (Earth Born) saranno leggermente estremizzati nel successivo Document, con l'aggiunta di parti electrofunky; negli album successivi i suoni si calmano puntando sulla produzione e sull'avvicinamento stilistico ad un sound paragonabile a quello dei New Order (in particolare quello presente nei dischi degli anni ‘90). Sul finire degli anni ‘80 i Soft Ballet furono inclusi nelle riviste specializzate in visual kei proprio per la teatralità della band e per i loro camaleontici cambi di look.

MORRIE
Cantante della band hard-rock/proto-visual-kei Dead End, Morrie è una sorta di oscuro David Bowie (the Dark Duke mi verrebbe di dire) dei primissimi ‘90. Abbandonando totalmente le sonorità hard rock in favore della fredda comunicabilità dei synth, il carismatico e tenebroso cantante mette a segno dal ‘90 al ‘92, tre perle di oscuro synthpop. Consigliatissimo il debut Ignorance, con canzoni di chiara matrice new romantic abbelliti con misteriosi sapori urbani e notturni.

ISSAY
Se Morrie è il lato oscuro del cantautore synthpop anni ‘80 del Giappone, Issay potrebbe benissimo rappresentare quello più chiaro. Allontanatosi temporaneamente dai Der Zibet, Issay ci regala un disco (Flowers) fatto di elettronico ambient-pop che si alterna fra parti jazz e folk, condito da interessanti personalità quali quelle dei chitarristi di Luna Sea e di X-Japan, e del cantante dei Kuroyume.

--POSITIVE-PUNK, CYBER-PUNK, PROTO-VISUAL--

BUCK-TICK
I BUCK-TICK sono sicuramente il gruppo pioniere di quello strano genere che unisce new-wave, proto-visual e punk. Si formano nel 1985 grazie al chitarrista Higuchi Yukata, al bassista Hoshino Hidehiko ed al cantante Araki. Ingaggiano Sakurai Atsushi alla batteria e il gruppo è al completo. Si formano ufficialmente i BUCK-TICK (il nome è un vezzeggiativo per indicare le capigliature dritte e rigide come tavolette, che i componenti del gruppo utilizzavano). Dopo essersi diplomati il gruppo si divide perché tutti si trasferiscono a Tokyo salvo Araki. Da questo momento Atsushi passa alla voce e Yukata piazza suo fratello dietro le pelli. La carriera musicale della band ha inizio nel 1987 con il primo LP Hurry Up Mode. Lo stile è un punk-pop con chiare influenze new-wave: le chitarre flangerate e neanche troppo distorte potrebbero richiamare una pazza versione orientale (e velocizzata) dei primissimi U2. Il gruppo auto-conia lo stile "happy-punk" per descrivere la loro musica ed in effetti le atmosfere spensierate e le parti vocali orecchiabilissime ne conferiscono appieno il termine. Il gruppo ha subito un discreto successo e sempre nello stesso anno i nostri rilasciano il secondo LP per l'etichetta major Victor; il prodotto in questione è SEXUAL xxxxx ! che non si discosta molto dalle sonorità del primo disco; la band insiste nel separare i suoni delle chitarre e si comincia a sentire meglio quella distorta in opposizione a quella semi-acustica. Il disco successivo (Seventh Heaven) ha un suono molto più omogeneo, e proietta i BUCK-TICK nell'universo delle band new-wave grazie ad un trademark praticamente unico. L'orecchiabilità la fa sempre da padrona, le chitarre sono più coordinate e compare qualche tastiera fra le canzoni del platter; cominciano a girare i primi videoclip e i primi lunghissimi tour. Altro anno, altro disco: nel 1989 i BUCK-TICK rilasciano il titolo che rappresenta la perfezione della loro carriera. Taboo si distingue per il suo suono marziale, le chitarre ultraeffettate, i primi accenni di "chitarre gemelle" e una voce più dark; in definitiva uno degli album post-punk più belli della storia. Con gli anni '90 i BUCK-TICK rivoluzioneranno ulteriormente il proprio stile, soprattutto visivo/visuale. La band entra definitivamente nell'olimpo dei gruppi visual-kei e l’immaginario cambia conseguentemente direzione. Il gruppo diventa più "dark-oriented" e con esso la musica (senza mai mancare però della loro solita orecchiabilità).

D'ERLANGER
Gruppo autoconiatosi come sadistic-punk, i D'ERLANGER si formano nel 1985 quando i componenti andavano ancora al liceo. Dopo sporadici live riescono a comporre un paio di tormentoni che gli fanno guadagnare una pubblicazione nel 1989. La Vie En Rose è un disco punk-rock psichedelico, elettrico e veloce. Gli effetti sonori sono tipici di quegli anni (flanger, delay, overdrive) e la band spazia da canzoni positive-punk a pezzi ska-rock. L'album successivo (e l'ultimo) Basilisk, può paragonarsi a Taboo dei BUCK-TICK -come produzione-, ma le vene più elettriche e nevrotiche dei D'ERLANGER ne fanno una piccola stella brillante di luce propria. Le canzoni cominciano a sfiorare l'hard-rock se non fosse per la resa sonora totalmente cibernetica ed industriale, infarcita di chitarre acide e voci cacofoniche. I D'ERLANGER si sciolgono nel 1991 per riformarsi nel 2007.

BY-SEXUAL
I By-Sexual sono un altro gruppo molto trasversale, alla stessa maniera dei BUCK-TICK, con una lunga carriera che si è sviluppata in modo più lento e graduale. Benché il look dei By-Sexual sia tipicamente visual-kei di fine anni '80 (con spudorati rimandi agli X-Japan), non si può dire lo stesso della musica. La band è forse l'unica del calderone positive-punk a proporre uno stile di musica vicino al punk inglese o americano. Salvo gli assoli di chitarra (che stranamente fanno parte fissa in quasi tutte le canzoni di gruppi giapponesi), il cantato di Ryo è accompagnato dai consueti cori punk/hardcore; le chitarre sono di derivazione blues ma la produzione non le fa mai decollare, spingendo in primo piano sempre la voce. Dopo il debut lture Shock, sempre nello stesso anno (il 1990) rilasciano il secondo album, Sexuality, che continua esattamente sullo stesso stile, aggiungendo influenze hard-rock soprattutto nella batteria e palm-muting alle chitarre. Leggero cambio di marcia con il lodevole Cracker in cui i suoni si ammorbidiscono un po' senza tuttavia nuocere al trademark della band. Lo stile dei By-Sexual diventa simile a quello dei BUCK-TICK, ma con le attitudini punk dei loro primi dischi. L'album crea delle elettriche linee di tensione orecchiabili e spensierate sempre più tendenti verso il pop-punk. Come i compagni di stile BUCK-TICK, anche i By-Sexual condividono gli spazi visual-kei, mentre il look con il tempo si trasforma da uno stile cyber-sadomaso ad uno più casual; la musica invece cambia ben poco, sempre più orientata al pop-punk. A metà anni ‘90 il gruppo si scioglie.

Altri esempi di positive-punk, proto-visual-kei

OF-J
Formazione misconosciuta che rilascia nel '94 un piccolo gioiellino "retroattivo", riportando le sonorità new-wave in un panorama ormai intozzato di visual-kei fino al collo. Con Anamorphosis, gli OF-J riprendono le prime sonorità dei By-Sexual e dei BUCK-TICK, in un momento storico in cui questo tipo di positive-punk è praticamente dimenticato, filtrandole nella new-wave europea (U2, Duran Duran). Le canzoni del disco sono molto eterogenee ed in esse si possono sentire chiarissimi esempi provenienti dalle band pioniere del positive-punk; la differente produzione degli anni '90 fa in modo che il risultato sia un po' diverso: più fresco, più convesso, con una maggiore caratterizzazione e corpo dei suoni.

GILLES DE RAIS
Maniaci esponenti del più genuino cyberpunk nipponico, i Gilles de Rais si collocano a cavallo del positive-punk, del visual kei e dell'hard-rock al vetriolo. Sin dal primo EP (Damned Picture del 1990) era chiaro il suono della band: sezioni ritmiche votate all'hard rock, mentre le acide chitarre facevano d'accompagnamento. Musicalmente i Gilles de Rais non si discostano tanto dai D'Erlanger se non per il fatto della prevalenza della componente hard rock, della frenesia delle canzoni e dei puntuali assoli. Il gruppo comunque attira l'attenzione di Yoshiki degli X-Japan che li recluta sotto la propria etichetta (la Extasy Records). Il disco successivo, Satsui concretizza quanto già fatto in precedenza, accelerando ancora di più i pezzi ed avvalendosi della collaborazione di Lucifer Luscious come guest-vocal. L'anno successivo (1992) viene rilasciato un ulteriore full-lenght (Because) e la band presenzia nei vari festival visual-kei di quegli anni. Con il titolo, i Gilles de Rais perdono un po' di personalità per adeguarsi ad uno stile più simile a quello degli X-Japan.

DIE IN CRIES
Le maggiori prestazioni creative dei Die in Cries risiedono senza alcun dubbio nel primo EP del 1991, Nothingness to Revolution. Benchè il cantante sia Kyo dei D'Erlanger, siamo di fronte ad una band strana che mischia rock ad elettronica, con inserti jazz e house. Ogni canzone è diversissima e sembra essere composta da moniker diversi. Il discorso cambia notevolmente nel successivo, Visage. La formazione propone ora una sorta di hard-funk-rock acido infarcito di elementi elettronici e drum-machine; le parti vocali sono gutturali e urlate ma sempre orecchiabili. Negli anni successivi i Die in Cries alleggeriranno il proprio sound in favore di una specie di art-rock dalle tinte acide ma non eccessive, e soprattutto dalla primaria componente synthpop e dall'utilizzo sempre più costante di ballads.

THE ZOLGE
Elettrica band di punk/hard-rock, gli Zolge si ispirano per la propria musica tanto dagli Iron Maiden quanto dai Sex Pistols. Accordi semplici e basilari in pieno stile punk con in sottofondo una nevrotica batteria, voce rauca e stacchetti heavy metal. Questi sono gli elementi basilari del sound degli Zolge che iniziano la loro carriera col punkeggiante A Prayer For The Dying (indovinate da chi è stato trafugato il titolo dell'album?), ispirandosi musicalmente e concettualmente proprio ai primissimi dischi degli Iron. Col passare del tempo e delle release, il suono diventa sempre più acido ma con qualche tinta atmosferica di pianoforte o sassofono. Gli Zolge si sciolgono nel ‘93. Nel 1999 il cantante Haruhiko Ash forma gli Eve of Destiny assieme a Közi (chitarrista dei Malice Mizer), un progetto industrial-rock in stile Nine Inch Nails che godrà di un discreto successo, soprattutto in Europa.

Concludo l'articolo sottolineando un paio di punti:
- Chi ha pregiudizi verso la musica giapponese, perché gli ricorda le sigle dei cartoni animati, forse troverà ottimi motivi per scardinare le proprie idee proprio nella sezione post-punk/dark/deathrock. Poi potrà arrivare per stadi al positive-punk e di conseguenza al visual-kei. E ancora, di conseguenza, il fruitore avrà tutti i mezzi per apprezzare la musica rock contemporanea nipponica che, a mio avviso, è l'unica ad essere "rock" in senso stretto (con poche contaminazioni ma efficaci) e allo stesso tempo attualissima e viva.
- Accanto ai nomi delle band c'è la loro traslitterazione giapponese. I più audaci (come il sottoscritto) che volessero reperire più informazioni e soprattutto gli album originali, potranno tentare di ricercare le band con tutti e due i tipi di nomi.

Un ringraziamento particolare va all'utente Die Kälte del forum gothica.it, all'amico Lucifer Malilith e al suo Dance†Macabre (R.I.P.).



Electric Warrior
Venerdì 16 Aprile 2010, 19.09.05
5
Appena ho visto la foto degli Yellow Magic mi sono catapultato a leggere l'articolo. Geniali! Ottimo articolo, veramente molto interessante.
AdemaFilth
Giovedì 15 Aprile 2010, 21.05.14
4
Ah non vedo l'ora di leggere l'articolo sul Visual Kei! Sono sempre stato un amante della cultura nipponica e anzi penso che qualche album degli X Japan non starebbe affatto male fra le recensioni dei classici rispolverati. Hide poi, sarebbe potuto benissimo entrare a far parte dei guitar hero.
NeuRath
Giovedì 15 Aprile 2010, 20.58.04
3
Ho sempre associato il visual-kei con gruppi come gli Orange Range. Però devo dire che la mia ignoranza in tale ambito è abissale...
Moro
Giovedì 15 Aprile 2010, 15.37.14
2
@BloodyKarma: al metal estremo no, in quanto è veramente derivativo dal metal estremo del resto del mondo. Sto scrivendo un articolo sul visual-kei. Praticamente una specie di gothicmetal spesso dalle tinte estreme (thrash, death, metalcore) che in Giappone spessissimo entra in classifica. Sono tutte band paragonabili ai nostri cantanti pop-rock (in senso popolare), solo che fanno della musica abbastanza pesante.
Bloody Karma
Giovedì 15 Aprile 2010, 14.44.47
1
Complimenti bell'articolo...una curiosità ci saranno altre puntate in futuro magari dedicate al metal estremo in Giappone?
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