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NOTE SU NOTE - Virtuosi a confronto: Edvin Marton e Lang Lang
23/04/2010 (5517 letture)
Quanto corrono le dita dei virtuosi, nella società che non accetta di fermarsi neanche per un istante? Due astri nascenti della musica classica, due prodigi strumentistici come il pianista cinese Lang Lang e il violinista ungherese Edvin Marton saranno le nostre cavie per scoprire quali conseguenze porta l’incontrollabile evoluzione in senso tecnico-velocistico della musica classica. Qual è il confine tra esecuzione perfetta e grande interpretazione? È uno dei pochi aspetti della musica che esula da un’interpretazione scientifica, peraltro nonostante gli interessantissimi studi del neurologo Robert Zatorre (McGill University, Montreal, Canada) sui “centri del piacere” all’interno del cervello, e quelli condotti da un team di ricercatori dell’Università di Washington sulle reazioni neurotiche a musiche di differenti culture. Tuttavia possiamo dire che i due artisti che andremo a trattare godono di considerazione ben diversa da parte di pubblico e critica: Lang Lang divide i giudizi, crea polemiche e discordie (e vedremo il perché), Edvin Marton riesce “solo” a strappare applausi unanimi. Prima ritengo però necessario un viaggio all’interno delle loro vite.

Lang Lang nasce nel 1982 a Shenyang, a nordest di Pechino, fatto che lo accomuna curiosamente alla grandissima attrice Gong Li; comincia a suonare il pianoforte alla notevole età di tre anni, vincendo due anni dopo la sua prima competizione. Entrare al conservatorio di Pechino non è però semplice: Lang Lang, sfiduciato da insegnanti severi che in lui non vedono talento, arriva addirittura a smettere di suonare, fino a quando, come ricorda nella sua autobiografia, non viene convinto dalla direttrice del coro scolastico ad eseguire una sonata di Mozart, la K 330. Da qui in avanti sono solo trionfi per il pianista cinese, che tra 1993 e 1999 non fa altro che vincere concorsi e premi varii, tanto in Cina quanto in Giappone, Russia e Germania. Quando, proprio nel ’99, sostituisce all’ultimo minuto la celebre pianista Andrè Watts al Ravinia Festival di Chicago, la stella è già nata. Nei dieci anni successivi tiene concerti in tutto il mondo, che vanno puntualmente sold-out (e ricordiamo il Lang Lang Festival a Roma), oltre a suonare alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Pechino, a due cerimonie di assegnazione di Premi Nobel (nel 2007 e nel 2009). Ulteriore motivo di (giustificato) vanto è la creazione, in collaborazione con UNICEF, della Fondazione Musicale Internazionale Lang Lang, che mira a portare la musica classica ai bambini di tutto il mondo e a sostenere a livello pratico e finanziario i nuovi talenti. La critica non si è mai contenuta parlando di lui, tanto in positivo quanto in negativo: basti pensare che è stato definito da alcuni troppo freddo e da altri eccessivamente emotivo!



Quello che è senz’altro innegabile è la sua abilità strettamente esecutiva: usa indifferentemente la mano destra e la sinistra a velocità supersoniche, ed è in grado di effettuare cambi tanto ritmici quanto dinamici spesso contrapposti tra loro. Se ci atteniamo allo stretto livello suonato, è il miglior pianista mai sentito, in grado di “sentire” i tasti e di approcciarvisi con naturalezza estrema, di eseguire sequenze di accordi che manderebbero al manicomio chiunque. L’esecuzione del Valse Brilliante di Chopin qui proposta evidenzia molti di questi aspetti, tenendo anche conto delle sue lievi difficoltà (!) con materiale romantico e contemporaneo, orientandosi maggiormente le sue preferenze verso composizioni settecentesche.



Per concludere il discorso tecnico basti notare non tanto la mano destra -per quanto alcuni passaggi siano davvero strabilianti- quanto piuttosto l’uso della mano sinistra, che cerca spesso l’abbrivio staccandosi dai tasti, e talvolta sembra immobile (perlomeno in confronto all’altra) ma crea sempre tappeti ineguagliabili. Ma da questi due video avrete già notato una caratteristica di Lang Lang, ovvero la sua particolarissima mimica, che negli anni è stata oggetto di numerosissime critiche. Chi lo difende asserisce che l’espressività facciale sia parte integrante dell’interpretazione, e che il pianista cinese viva la musica dal profondo; d’altro canto, in molti fanno notare come alcune sue esibizioni siano condizionate da questo eccessivo istrionismo, che influenza anche lo stile esecutivo vero e proprio. Molti critici, evidenziando i ritmi a loro parere monotoni e le intensità spinte, lo hanno definito noioso, scarso (!) e un fenomeno da baraccone di breve durata, coniando anche il soprannome Bang Bang; altri hanno invece parlato di “velocità fiammante e potere di tuono” (sul Boston Globe), e Alex Ross del New Yorker ha notato i miglioramenti nelle performance di Lang Lang degli ultimi tempi. Questo non cancella tuttavia la pessima figura causata da una discutibilissima esecuzione della Rapsodia Ungherese numero 2 di Liszt, in teoria uno dei suoi pezzi forti.



Due sono state le colpe a lui imputate: per prima cosa, la velocità eccessiva, tanto che il brano è risultato più breve di due minuti rispetto all’esecuzione canonica; in seconda battuta, la mimica esagerata che in vari momenti ha suscitato le risa del pubblico. La verità è che Lang Lang suscita in ognuno un’emozione, principalmente stupore; ma il pianista cinese sembra vivere per questo stupore, bearsi degli occhi sgranati di fronte a lui. Vive la musica come chi debba dimostrare qualcosa, e sicuramente l’errore più grande è stato fargli credere di essere già il miglior pianista del mondo: c’è tempo e spazio per diventarlo, ma occorre capire quale sia la direzione giusta. La tecnica lo rende inarrivabile, l’interpretazione lo deve rendere umano, e il giusto equilibrio di queste due componenti, per ora ben lontano, lo farà grande.

Simile alla sua è la storia di Edvin Marton: nato Lajos Csűry da una famiglia di musicisti ungheresi trapiantata in Ucraina, ha preso in mano il violino a cinque anni e, anche se la sua ascesa è stata più ponderata (è nato nel 1974), si trova oggi ad essere, seppur ancora giovane, un vero e proprio punto di riferimento. La sua consacrazione è datata 1996: una banca svizzera mette in palio il violino Stradivari suonato da Niccolò Paganini per una competizione in Canada tra 350 violinisti. Marton risulta vincitore, e assurge a fama mondiale. Di quell’anno è il primo dei suoi quattro full-lengths, l’ultimo dei quali, Hollywood, è uscito nel febbraio 2010. Rispetto a Lang Lang, Edvin Marton ha maturato una maggiore attitudine alla composizione e una spiccata sensibilità verso la musica contemporanea, modernismo che lo ha fatto apprezzare dal grande pubblico; e giova in effetti ricordare quanto abbia influito la collaborazione con Evgeni Plushenko, forse uno dei più grandi pattinatori sul ghiaccio che la storia olimpica ricordi.



Questo videoclip mostra vari aspetti dello stile di Marton, in grado sia di infilare sequenze di note con grande facilità, mantenendo una pulizia invidiabile nell’uso dell’arco, sia di passare ad arrangiamenti solenni e lenti. Ciò che contraddistingue il violinista bulgaro, oltre alla tecnica mostruosa, è il grande gusto melodico, la capacità di non seppellire mai le linee tonali sotto partiture missilistiche -e non che non ne sarebbe capace, intendiamoci. Questo emerge anche quando si dedica a partiture classiche in senso stretto: ricordiamoci che Lang Lang è sovente accusato di violentare i brani aumentandone la velocità e adattandoli al suo gusto, a volte discutibile. Marton, grazie ad un uso maniacale di staccato e legato, dona respiro ai pentagrammi, enfatizza le trame melodiche iniettando passione alle note. Dalle sue esibizioni emerge una sacralità e un rispetto verso la musica come arte e verso il lavoro dei grandi compositori: Marton, come detto in apertura, crea consenso unanime.



Questo breve passo dell’Estate di Vivaldi evidenzia molto di quanto detto: Edvin Marton è un interprete meraviglioso, prima ancora che un grande esecutore. Ma passiamo ad osservare al microscopio l’aspetto compositivo del violinista ungherese. Abbiamo già accennato le tendenze moderniste, dunque è necessario precisare: melodie tradizionali o estratti di partiture classiche vengono inseriti in arrangiamenti freschi, spesso grazie all’uso di percussioni (ma Marton non ha disdegnato neanche qualche spunto elettronico), per esaltare il dinamismo proprio degli originali. Quando è lo stesso violinista a creare, queste suggestioni si fondono, e ampio rilievo è dato al patrimonio etnico misto (tanto slavo quanto ungherese) di cui è fiero portatore.



Possiamo dunque parlare di due modi diversi di approcciarsi al virtuosismo, e immagino che la mia preferenza sia già emersa. È innegabile che un’evoluzione della tecnica esecutiva aumenti le possibilità degli interpreti: così come Pat Metheny ha più potenzialità di Angus Young, così Lang Lang rispetto a Giovanni Allevi. Ma se queste possibilità non vengono sfruttate con il giusto feeling i risultati sono deludenti. Per rispondere al quesito iniziale, la differenza tra un esecutore e un interprete, questo lo sanno anche i bambini, la fa la passione. Ma non solo: il gusto melodico è qualcosa di estremamente raro, ed è il vero dono del musicista. Il gusto, ovvero le scelte compiute in fase di scrittura e di esecuzione, è il criterio per giudicare qualsiasi forma di musica e d’arte. Un assolo di chitarra, proprio come un brano di pianoforte, non è migliore perché più veloce, ma perché dotato di maggiore gusto: ha note più belle. Un violino può essere un contorno superfluo, uno strazio inascoltabile, o un frammento di poesia: tecnica e passione, abilità manuale e mentale. Gli errori sono evidenti, e il più grande è pensare che chiunque, con anni di esercizio, possa fare il musicista. Niente di più sbagliato, eppure riflettiamoci ogni volta che vediamo presunti baby fenomeni tempestati dai flash: pochi hanno l’arte nel sangue. Edvin Marton passerà alla storia, e Lang Lang ha ottime possibilità; ma la differenza tra i due è evidente, e forse difficilmente colmabile.



marco malpassi
Sabato 16 Settembre 2023, 10.16.52
7
ho letto altre critiche su siti you tube che riguardano Lang Lang la sua mi sembra la più equilibrata e ragionata anche se in fondo negativa. Io non so se Lang Lang è tra i migliori pianisti al mondo , ci vuole ben altro orecchio che il mio per poterlo affermare. Ma l\'impatto che ha sul pubblico mi dice di si . Bisogna considerare che buona parte del pubblico che affolla una grande sala da concerto di musica classica non solo è preparato, competente e appassionato , ma molti di loro sono musicisti o ex musicisti professionisti. Non credo che si possa arrivare lì solo con la tecnica e le smorfie! Da quanto mi sembra di capire Lang ci mette molto del suo nella interpretazione, a molti questo non piace, a moltissimi altri si!
Nikolas
Domenica 25 Aprile 2010, 20.53.32
6
Filippo... i miei più sentiti complimenti, per un profano come me certi articoli sono oro colato... ho apprezzato moltissimo la tua esposizione e i video ad essa correlati, Edvin Marton l'ho sentito per caso forse proprio quando è stato preso il secondo video che hai messo e mi aveva molto colpito, davvero un interprete sensazionale; ancora complimenti!
Filippo Festuccia
Venerdì 23 Aprile 2010, 19.52.06
5
@Arekusu: "neurotic" è dall'inglese, ho tradotto un po' così @ Tutti: grazie dei complimenti, in realtà io provengo dalla musica classica, quindi non è stato così difficile...
andrea
Venerdì 23 Aprile 2010, 15.33.11
4
complimentissimi, filippo. un articolo degno dei migliori critici (che, più classico è l'ambito in cui si muovono, più ampollosi, barocchi e incomprensibili diventano, quasi a volersi sostituire agli artisti stessi), e trattandosi di musica classica non deve certo essere stato facile!
Arekusu
Venerdì 23 Aprile 2010, 12.20.43
3
Bellissimo l'articolo, e sono decisamente d'accordo sul fatto che la vera discriminante per un grande musicista sia il gusto. Piccola nota: immagino che, essendo Zatorre un neurologo e non uno psicanalista, si parli di reazioni neurali.
RAven
Venerdì 23 Aprile 2010, 10.35.22
2
Esatto, e può servire anche a farne comprendere la valutazione in sede di recensione. IN ogni caso sposo in pieno la tesi espressa nell'articolo.
Renaz
Venerdì 23 Aprile 2010, 10.26.04
1
L'ultimo concetto si ricollega molto bene alle ultimissime diatribe sul valore dei Dragonforce
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23/04/2010
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Virtuosi a confronto: Edvin Marton e Lang Lang
 
 
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