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20/04/24
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JETHRO TULL - Il flauto è rock
19/05/2010 (4472 letture)
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Il flauto è rock.
Non mi importa quali siano i vostri gusti, se siate fan delle sfuriate di un Hoglan, degli assoli di un Van Halen o dei vocalizzi di Kiske; quello che da oggi non potete più ignorare è che il flauto è intrinsecamente, stupendamente rock.
Pensavo di averlo sempre saputo, ascoltando i Jethro Tull da tempo, ma solo vedendoli dal vivo, in un Vaillant Palace gremito da almeno quattro generazioni di pubblico, mi sono profondamente reso conto di quanto questa band sia permeata di spirito rock.
A 42 anni dalla pubblicazione del primo disco e con un'età media vicina ai 60 anni (sebbene solo due membri siano quelli originari), i Jethro Tull sono ancora attivi e assolutamente in grado di reggere uno show di qualità (anche se con 20 minuti di pausa nel mezzo).
Forti di un pubblico decisamente reattivo, i nostri hanno spaziato, nelle quasi due ore di esibizione, tra brani più recenti e altri più classici, con l'immancabile presenza dei pezzi grossi come Bourée -fantastica dal vivo mille volte più che su disco e accolta con splendida partecipazione dal pubblico-, Acqualung, su cui l'intero Vaillant Palace è scattato in piedi creando un'atmosfera irripetibile, o la trascinante Locomotive Breath, brano irresistibile dalla splendida resa live, grazie ad una straordinaria prestazione di tutto il comparto "strumentistico" capace di rendere pienamente l'anima rock del pezzo.
Sul palco, gli occhi sono ovviamente tutti su di lui: Ian Anderson, istrionico trascinatore di folle, sempre in movimento, con la sua mimica immutata e autore di una scenetta esilarante -impossibile da rendere scrivendo, ma chi c'era ricorderà-; certo, gli anni incidono sulla voce, lo sappiamo, ma c'è da dire che per avere 63 anni Anderson può ancora permettersi buone prestazioni, per quanto su brani particolarmente impegnativi la differenza rispetto a trent'anni fa sia notevole (su Cross-Eyed Mary, brano particolarmente atteso dal sottoscritto, questa è stata davvero abissale, rovinandone pesantemente la qualità generale).
Davvero notevoli, comunque, tutti i suoi compagni di viaggio: particolarmente piacevole la sorpresa riservata dal tastierista/fisarmonicista John O'Hara, che nonostante la -relativa- giovane età sembra davvero essere completamente a suo agio nelle atmosfere settantiane dei brani più hard rock, mostrando un forte orientamento nel proprio sound verso i mostri sacri Deep Purple; molto bravo anche il drummer Doan Perry, che nonostante i suoi 56 anni non appare minimamente sfiancato dalle lunghe sezioni strumentali che lo tengono spesso impegnato in passaggi impegnativi, e nulla da eccepire anche per quanto riguarda il lavoro di David Goodier, che mostra di aver ben inteso il suo ruolo nella band: mai prevaricatore rispetto ai compagni ma sempre presente per riempire il sound del gruppo con il suo preziosissimo lavoro.
E su Martin Barre... beh, c'è davvero qualcosa da dire? 40 anni di carriera con i Jethro Tull gli hanno garantito una fama e una reputazione completamente meritate; Barre sa fare tutto quello che gli si chiede: accompagnamento, assoli, brani atmosferici ed eterei, pezzi di puro e tagliente hard rock; sempre con estrema classe.
Da citare tra i brani meglio riusciti, oltre a quelli di cui ho già parlato, anche la splendida My God e il brano scritto con la suonatrice di sitar indiana Anoushka Shankar, carico di atmosfere orientali e che testimonia le tendenze dei Jethro Tull negli ultimi anni; profondamente diversa come stile, ma ugualmente rivelatrice della grande cultura musicale con la quale i Jethro Tull possono mescolare nella loro musica le più disparate influenze, la bellissima Eurology.
Piccolo dettaglio "folkloristico" a parte: prima dell'esecuzione di Bourée, che concludeva la prima parte del concerto, Ian Anderson è stato premiato con il "mandolino genovese", un premio che viene conferito ogni anno ad un musicista che si sia contraddistinto nel panorama internazionale; un piccolo e simpatico intermezzo che rende il giusto tributo ad uno storico personaggio.
Detto onestamente, non ci è dato sapere quanto ancora i JT saranno sulla scena; questo mi costringe assolutamente a consigliare, a chiunque mi legga e non li abbia mai visti dal vivo, di approfittare della prossima calata italica della band, prevista a luglio e distribuita su ben 5 date.
Pensateci, potrete raccontare ai vostri nipoti di aver visto una band che suonava rock col flauto; e, vista la tendenza della musica moderna, li stupirete non poco.
SETLIST
Dun Ringill
Beggar's Farm
Life Is A Long Song
Jack-In-The-Green
Hare In The Wine Cup
Eurology
Nothing Is Easy
A New Day Yesterday
Cross-Eyed Mary
Songs From The Wood
Bouree
Intervallo
Pastime With Good Company (King Henry's Madrigal)
A Change Of Horses
My God
Budapest
Aqualung
Encore:
Locomotive Breath
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8
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Jan Anderson è il maestro del flauto Rock, è lui che ha inserito il flauto nel rock e tanti cercano di imitarlo, come me del resto. |
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7
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beh, ho visto i JT molti anni fa e già allora erano vecchietti e Anderson senza voce. A me erano sembrati la cover band di loro stessi...certo in fondo con loro ci sono cresciuto anche io e tutto sommato è meglio vederli così oggi che non vederli affatto. Per chi non era un fricchettone nei 70' becchiamoci i JT del 2010. Grandissimo gruppo comunque, mi inchino. |
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6
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Sono cresciuto ascoltando i Jethro Tull e ogni volta che posso me li vado a vedere dal vivo. E ne vale sempre la pena. |
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5
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C'ero anch'io! Bellissima serata!!! |
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4
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confermo che il flauto è molto rock, sia per aver visto i JT a taormina, sia perchè ho la fortuna di avere un emulo di Anderson in famiglia, dato che mio figlio suona il flauto traverso e canta in una prog band. Ormai da molti anni lo sento svisare in controtempo su pezzi dal pop al metal spinto, ed il flauto fa sempre la sua porca figura. |
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3
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Il flauto è rock.......sono tanti anni che lo suono e non me ne sono mai reso conto, e ciò che ha fatto Ian mi è sempre parsa come l'eccezione alla regola....mi sono perso un'altra occasione. |
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2
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Che mi son perso! per una volta che un gruppo del genere viene a zena...porca eva! |
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1
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Ho avuto occasione di vederli on stage una quindicina di anni fa e posso confermare tutto. Cercherò di rivederli alla prima occasione. |
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