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CINEMA E MUSICA ESTREMA - # 1 - Lynch, Powermad e Rammstein: un avanguardistico e perverso manage a trois
13/06/2010 (15700 letture)
I lynchiani da una parte ed i rammsteniani dall’altra non avranno difficoltà a capire di cosa intendo parlare in questo articolo. Di powermadiani, ahimè, ce ne sono molti di meno, ma sono sicura che quei pochi hanno già afferrato l’argomento, vale a dire svelare le relazioni che sussistono tra l’eccentrico regista statunitense, balzato agli onori della cronaca/critica cinematografica con opere quali la serie TV degli anni Novanta Twin Peaks, e film ormai di culto come Mulholland Drive, Elephant Man, Lost Highways, Blue Velvet, Wild At Heart, e due bands decisamente differenti una dall’altra, come i tedeschi Rammstein e i thrashers americani Powermad.

Si potrebbe dire che tutto è nato da una colonna sonora.
O meglio, da due colonne sonore, in quanto i film in questione sono due: Wild At Heart (Cuore Selvaggio, del 1990), e Lost Highways (Strade Perdute, 1997).
Ma andiamo con ordine.
Nel 1990 David Lynch aveva quarantaquattro anni, e, alle sue spalle, la regia di quattro film e di una manciata di notevoli cortometraggi. Quattro anni prima, il successo gli aveva arriso in maniera particolare con Blue Velvet, un noir allucinato con la partecipazione di una delirante Isabella Rosellini: l’opera aveva addirittura ricevuto una nomination all’Oscar.
Non male, per un regista assolutamente trasversale, non inquadrabile negli standard hollywoodiani, geniale nelle sue scelte di montaggio e sceneggiatura, e davvero strabiliante nella sua costante capacità di rendere onirica la realtà e realmente reale ogni sogno e/o incubo.
Con l’affacciarsi del nuovo decennio, e dopo aver incrementato la sua fama presso il grande pubblico con la serie TV Twin Peaks (di cui, è comunque bene ricordarlo, firmò la regia solo di alcuni episodi) maturò in lui il desiderio di proporre un film dai tratti fiabeschi rivisitati in una duplice chiave: road movie da una parte e gangster movie dall’altra. Detto questo, acquistò i diritti del romanzo di Barry Gifford Wild At Heart e, con l’aiuto dello stesso autore, lo trasformò in un film che non esito a definire “coinvolgente da togliere il fiato”.
Ricevette infatti la Palma d’oro al 43° Festival del cinema di Cannes, e tuttavia non riscosse il plauso sperato, a causa, a quanto pare, delle numerose scene di violenza che costrinsero molti spettatori ad abbandonare le sale in cui veniva proiettato.
Violenza a parte, Cuore Selvaggio è, in fin dei conti, una sick love story: Sailor Ripley (interpretato da uno smagliante Nicolas Cage) e Lula Pace (la solare Laura Dern), sono due giovani amanti, ma la loro relazione sembra costretta ad una prematura fine dopo che Sailor viene incarcerato, accusato di un omicidio da lui commesso solo per legittima difesa.
Lula lo attende fedele durante il periodo di internamento ma, dopo il rilascio, i due violano le costrizioni date dalla libertà vigilata a cui Sailor deve sottostare per andare in California. I giovani amanti scoprono poi di essere inseguiti da un detective privato e da alcuni membri di una comunità criminale che hanno l’ordine di riportare la ragazza alla sua famiglia ed eliminare Sailor; la loro fuga si farà forsennata, allucinata e insensata, come il finale, di cui non svelo i dettagli.
Ebbene, al momento di scegliere i brani per la colonna sonora del film, evidentemente non sembrò assurdo a Lynch far ricadere la propria scelta (tra l’inserimento di Abendrot di Richard Strauss e le esecuzioni da parte di Nicolas Cage di brani di Elvis come Love Me Tender) sui thrashers di Minneapolis che rispondevano al nome di Powermad, e di cui, chissà in che modo, era venuto in possesso di alcune registrazioni.
La band, a quanto citato da Wikipedia, viene così considerata:

An innovative and often forgotten speed metal band...who infused progressive metal styles and European styles into abstract American speed metal.

Che Lynch sia un grande appassionato di musica è cosa risaputa, ma l’utilizzo, o meglio, l’incastonamento che ha fatto della canzone Slaughterhouse del quartetto metal dell’Indiana all’interno del suo film è veramente spiazzante, bisogna dirlo. La scena in questione è la seguente: Sailor e Lula, finalmente insieme (anche se in un desolante motel), si recano in un locale in cui si stanno esibendo per l’appunto i Powermad, band di cui entrambi sono irriducibili fans. L’intro di Slaughterhouse (vero e proprio pezzo al fulmicotone) entra come musica extradiegetica (così viene definita, in gergo cinematografico, la musica abbinata alle sequenze come colonna sonora) nella scena in cui i due giovani esultano per l’imminente serata sui letti della loro squallida camera di motel, per sfociare poi, come musica diegetica (cioè la musica realmente performata all’interno di una data scena del film) nella sequenza in cui Sailor e Lula, insieme agli altri avventori, ballano davanti al palco dove al band sta suonando.
Esatto, ho scritto ballano. Infatti, inaspettatamente (e ve lo dico subito, la cosa vi lascerà a bocca aperta!) il pubblico non fa mosh, non si scatena in un headbanging sfrenato, ma balla come una massa di forsennati davanti al basso stage dove i Powermad ci danno dentro alla grande.



Rasenta davvero la soglia dell’inaspettato il fatto che in un film che, come ho detto, si delinea a metà tra il road movie e la crime story, costellato da una colonna sonora fatta di brani atmosferici, lenti e ben calibrati con le diverse scene, sia stato inserita questa Slaughterhouse dei Powermad, forse più adatta ad altri contesti.
E quindi come possiamo spiegarlo?
Innanzitutto, io credo sia inutile voler giungere a forzate spiegazioni, soprattutto quando si tratta di Lynch. In questo caso specifico, tuttavia, la ragione di questo abbinamento (scena di divertimento/Slaughterhouse by Powermad) è da ricercarsi nel modo in cui è stata realizzata la sequenza. Potremmo azzardarci a dire che la componente visiva influenza quella uditiva e viceversa. Mi spiego meglio.
Il ritmo sfrenato della canzone viene accostato al ballo: il tutto viene amalgamato in una regia tipica dell’action movie, fatta di inquadrature brevissime, punti di fuoco differenti, quasi flash abbaglianti (che riprendono ontologicamente gli strobo della discoteca), coadiuvato da un montaggio rapido, a tratti schizofrenico, che riflette il divertimento dei personaggi ma soprattutto l’adrenalina che affiora dai loro corpi e movenze.

Infatti, tutta la sequenza emana una carnalità irresistibile, carnalità che, anche se trattata in maniera differente, è egualmente presente in Strade Perdute, del 1997.
Strade Perdute è un film che nessuno ha capito fino in fondo, e forse nemmeno Lynch c’è riuscito.
È un’opera talmente malata, allucinata, schizofrenica, astratta e al contempo così atrocemente dolce da risultare uno dei lavori più ammalianti del regista.
Realizzato nel 1997, il film ha una trama intricata (la sceneggiatura vede ancora la collaborazione con Barry Gifford) che gioca molto sull’elemento del doppelgänger, ottenuto facendo ricorso agli stessi attori per ruoli differenti. L’opera cinematografica inizia con una frase emblematica e che è in realtà un “gancio” all’interno dell’intero film: Dick Laurent è morto.
Fred Madison (il bravo attore Bill Pullman) è un sassofonista che vive a Los Angeles con la moglie Renee (Patricia Arquette), ma la loro è una storia di passione e gelosia tormentata. Il già precario equilibrio dei due si incrina irrimediabilmente quando la coppia comincia a ricevere strani video che ritraggono Fred accanto al corpo della moglie morta. Costui viene poi arrestato per uxoricidio. Mentre si trova in carcere a scontare la pena, il viso di Fred si trasforma in quello di un giovane, il meccanico Pete Dayton, e viene rilasciato.
Inizia in questo modo una reazione a catena di eventi che si snodano tra la realtà e la sub realtà, tra il sogno e l’incubo, dove i contorni di tutto sono assolutamente inesistenti.
Riassumere ulteriormente la vicenda è del tutto impossibile, così come è arduo delineare in maniera più approfondita i personaggi e i loro doppi. Il film è pervaso da un’aura indefinita, accentuata da un montaggio frammentario che riprende gli stilemi del noir ma che risulta enfatizzato da una costante fotografia ad effetto flou caratteristica della dimensione onirica.
Gli incontri/scontri tra personaggi sono sottolineati da una colonna sonora rock che non esito a definire duro: si alternano, difatti, brani come I’m Deranged di Bowie, The Perfect Drug dei N.I.N., I Put A Spell On You dei Marilyn Manson (che compaiono in un cameo), Eye degli Smashing Pumpkins e, per concludere in linea, Rammstein dei Rammstein.
Come anticipato all’inizio dell’articolo, mi soffermo proprio sulla scelta di Lynch di inserire la band tedesca (allora quasi sconosciuta) nella colonna sonora del suo film.
Forse qualcuno ha già letto da qualche parte le modalità con cui il regista venne a conoscenza del sestetto: un giorno, mentre cercava la location adatta per alcune riprese di Lost Highways per l’appunto, inserì nell’autoradio l’album Herzeleid che la band gli aveva spedito (così come era solita fare con altri artisti) e ne rimase talmente colpito da far acquistare il giorno seguente tutte le copie presenti sul mercato americano per fornirlo a tutta la sua troupe. Alcuni tecnici, infatti, ricordano che durante le riprese la musica dei Rammstein, sparata a massimo volume, era incessante.
Da questo repentino amore, nacque quindi l’idea di abbinare alle maggiori scene di suspence presenti nel film (contraddistinto da momenti tipici del cinema horror, non solo di quello noir) il brano Rammstein: diretto, monolitico, possente, e arricchito da stacchi quasi doom, si incastonava alla perfezione nelle scene più thrilling, elettrizzando lo spettatore e accentuando l’aura perversa del film.



Sottolineo, inoltre, che la scelta di Lynch contribuì a far conoscere maggiormente la band dell’ex Berlino Est sul territorio statunitense.
Ed ora siamo arrivati al termine del percorso; le scelte fatte da Lynch in questi due film possono non essere comprese nella loro integrità, ma senz’altro spiazzano e non lasciano indifferenti chi si “cala” nelle dimensioni sempre differenti dei suoi film. La sua lungimiranza come film maker lo ha portato e porta tutt’ora a seguire strade poco battute, a tratteggiare lost highways di notte di cui (come nei titoli di testa del medesimo film) non ne si individua la fine. O forse la fine non c’è, e quindi ogni opera, e con essa le due molteplici componenti (sceneggiatura, regia, montaggio, e -non meno importante- il tessuto della colonna sonora) sono tanti uroboro. Tanti serpenti che si mangiano la coda, in un ciclo dell’eterno ritorno.

L'idea è tutto. Non tradirla e ti dirà tutto ciò che c'è da sapere, sul serio. Basta che continui a impegnarti perché il risultato abbia lo stesso aspetto, la stessa atmosfera, gli stessi suoni e sia preciso identico all'idea. È strano, quando ti allontani dal percorso, in qualche modo lo sai. Capisci che stai facendo qualcosa di sbagliato, perché lo senti. (David Lynch)



Vulgar Puppet
Martedì 11 Agosto 2015, 12.27.24
9
In generale, ho visto spesso Blob omaggiare il (bel) cinema...
Tatore
Lunedì 10 Agosto 2015, 14.16.41
8
Qualche mese fa ho conosciuto i Powermad (anche se Slaughterhouse la conoscevo dalle pubblicità del motocicilsmo su Italia 1 degli anni '90) proprio grazie a 'Cuore Selvaggio'. Ammetto che però il film, rivisto una 10ina giorni fa, non è tra i miei preferiti di Lynch. Discorso diverso per 'Strade Perdute', film malatissimo e per me ancora oggi incomprensibile. Non mi resta che rivederlo e approfondire i Rammstein.
Sambalzalzal
Lunedì 10 Agosto 2015, 8.32.31
7
Bell'articolo e si ricordo anche io nei blob i Powermad, li conobbi proprio grazie a quello, al film ci arrivai dopo
Lizard
Domenica 9 Agosto 2015, 23.33.00
6
L'attacco di Slaughterhouse è stato usato per anni periodicamente nelle sigle di Blob. Immagino proprio per omaggiare il cinema di Lynch.
Blacksoul
Domenica 9 Agosto 2015, 22.34.58
5
Wow, complimenti per l'articolo, molto interessante (e ora vado ad approfondirmi questi Powermad)!
Vulgar Puppet
Domenica 9 Agosto 2015, 19.33.01
4
Ho (ri)pescato questo bellissimo articolo per caso. Complimenti! L'aneddoto sui Rammstein mi è totalmente nuovo.
Raven
Lunedì 14 Giugno 2010, 8.43.04
3
Pezzo interessante. La scelta di analizzare L'accoppiata Lynch/Rammstein è molto azzaccata.
fabriziomagno
Domenica 13 Giugno 2010, 14.05.44
2
mi piace molto come scrivi...complimenti per l'articolo!
Filippo Festuccia
Domenica 13 Giugno 2010, 12.23.12
1
Mi inchino sia agli artisti che all'articolo.
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