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JAPANESE VISUAL-KEI SCENE - # 2 – La “second wave”
24/06/2010 (7460 letture)
Eccoci a rispolverare le lontane terre del Sol Levante per tornare a far luce sul visual-kei, e precisamente quello degli anni '90. "Far luce" è il giusto termine perché:
1 - il genere musicale è in mano a talmente tante band, che un ascoltatore occasionale (soprattutto occidentale) rischierebbe di perdersi nel mare della mediocrità;
2 - in questi anni, il visual-kei è uno stile musicale alquanto oscuro, decadente e buio (salvo rari casi), e occorre una torcia metaforica per illuminare il proprio cammino in mezzo a queste orde di band.
Non dimentichiamoci poi che stiamo per conoscere formazioni che in quel contesto sarebbero paragonabili ai nostri cantautori dell’epoca (Masini, Nannini, 883, Litfiba, Jovanotti), ma che d’altro canto, potrebbero benissimo far parte di esotiche correnti gothic/dark metal, per la felicità dei lettori di Metallized.

È complicato dire oggi quali siano state le band che abbiano connesso la prima fase del visual-kei con la seconda.
Una tangibile e visibile "second-wave" è facilmente individuabile nel '94, quando decine e decine di nuove formazioni si fanno conoscere con i rispettivi platter, prodotti e rilasciati da altrettante etichette indie. Il periodo in questione è una sorta di lama a doppio taglio per il visual-kei: come dicevo nel precedente articolo, tutte le band pioniere di questo sound erano ormai approdate sotto le ali di major e piano piano stavano abbandonando il proprio status "visual" per approdare ad un look più casual e ad un suono più raffinato e meno elettrizzante rispetto a quello dei primi tempi.
A metà degli anni '90 il visual-kei diventa una sorta di movimento "alternative-gothic". Le influenze delle band positive-punk/proto-visual vengono totalmente ignorante per attingere a piene mani dai primissimi album dei Luna Sea, kuroyume e L'Arc-en-ciel.

Le prime band di transizione fra le due ondate potrebbero essere identificate nei Silver-Rose e nei Eins:vier, che ebbero per primi (forse solo grazie al tempismo) "l'onore" di condividere con le avanguardie, le prestigiose pagine dei vari magazine specializzati.
Gli Eins:vier danno alla luce un EP nel '90 caratterizzato dall'ampio uso di chitarre acustiche e semiacustiche e dalla predilezione di canzoni in mid-tempo (differenti dalle solite frenetiche composizioni che erano standard del visual-kei -soprattutto dei singoli-). La profonda voce di Yamasaki Takahisa ricalca vagamente i modi di Ryuichi (Luna Sea) ma senza sfociare nello scream. Il full-lenght viene rilasciato nel ’94, quando il combo prende finalmente corpo grazie ad una produzione decente: il suono si fa più caldo e gli strumenti emergono in maniera organica e distinta.
I Silver-Rose, diventano i secondi esponenti del Nagoya-kei (dopo kuroyume) pubblicando un paio di EP ed un full tutti nel ‘93. Lo stile è chiaramente simile a quello della band di kiyoharu e del primo disco dei Luna Sea: chitarre acustiche su fondo di blast-beat e stacchi hard-rock caratterizzati da una gutturale e cacofonica voce.
L'etichetta indipendente dei Silver-Rose (la Tears Music) si concentrerà su questo stile di visual-kei (in definitiva non così diverso da quello che in sviluppo negli anni a venire). Altre band come gli Sleep My Dear o i Baiser (che godranno in tempi successivi di grande successo) prendono alla lettera la lezione di Image dei Luna Sea, mentre il colpaccio della Tears sono i Deshabillz.

Formatasi nel ‘92 a Yokohama, la band sarà l'esempio del visual-kei più gotico e decadente. La personalissima voce di Shun si staglia sui distorti e spettrali fraseggi di Shi-no. I primi lavori (Shin Juusha e Seishin Ridatsusha) sono proprio caratterizzati da questa componente malinconica e barocca: le chitarre soliste vengono trattate come strumenti ad arco mentre le sei-corde in flanger scandiscono il tempo in levare; la batteria, in perfetto stile gothic-rock, riecheggia sullo sfondo mentre la voce piagnucolante di Shun fa il resto. I seguenti EP (toumeimayu e Hakuga no tsubasa) passano sotto la supervisione della più famosa Enamell Records (di cui la Tears era una sezione) e colgono impronte differenti: il primo molto guitar-oriented, il secondo invece (del ‘96) decisamente più minimale e malinconico -molto improntato sulle prestazioni vocali; entrambe le chitarre si intrecciano in orecchiabili ma non scontati orditi fra arpeggi acustici e riff thrasheggianti; gli assoli e i soliloqui della solista rimangono in primo piano sulle composizioni conferendo una certa magia mistica alle poche tracce che, nel corso degli anni, i Deshabillz vanno a rilasciare. Nel '98 però, mentre tutta la scena visual-kei si reca al funerale di Hide (leggendario chitarrista degli X-Japan), il bassista Hizumi rimane vittima di un incidente mortale che scioglie inevitabilmente la band. Shi-No e Shun formeranno poi una specia di band-fantasma chiamata Rasen-Virus, solo per pubblicare le ultimissime canzoni scritte a sei mani con il bassista appena scomparso.

Altro successone della Tears Music è stata la promozione degli Shazna. Un look incredibilmente sconvolgente, grazie al cantante Izam (i suoi lineamenti fortemente femminili hanno permesso agli stilisti di sperimentare -vincendo- su di lui il gothic-lolita-style, laddove nessun altro si era mai spinto) mixato ad una capacità compositiva orientata verso il pop, ha lanciato gli Shazna direttamente nel mondo del j-rock sotto l'ala della Toshiba/EMI (e prima ancora della Sony/BMG). Partendo da uno stile debitore da quello di nagoya, gli Shazna si differenziano subito dal resto della scena, grazie alla vena melodica ed easy-listening. Le radici più metal vengono presto spente e la voce dissonante di Izam verrà ridimensionata varie volte sino alle corde più acute e sensuali. Sin dall'esperienza discografica indipendente, rilasciano un paio di singoli tormentoni (Melty Love e Topaz) -che verrano ri-registrati e modificati un altro paio di volte negli album successivi- che fanno il giro del Giappone facendo diventare la band popolare e portandola all'attenzione delle major. Il primo album Gold Sun And Silver Moon è infarcito di canzoni soft-rock e ballad, e anche quando fa capolino qualche chitarra distorta e qualche assolo, i piatti della bilancia vengono subito riallineati da una voce cinguettante e da melodie "tormentoni". Pure Hearsè la definitiva consacrazione al pop, abbracciando anche piccoli inserti di elettronica e drum'n'bass (il singolo Love is Alive).

Intanto i Silver-Rose si sciolgono e da una loro costola nascono i Rouage. Lo stile non si discosta molto dalla band-madre, ma questa nuova incarnazione, oltre a passare sotto l'occhio di molti più fan, comincia a infarcire il proprio sound con una moltitudine di effetti chitarristici che vanno oltre al classico delay e flanger. Gli effetti tipo-organo, così come quelli “robotici”, diventeranno parti integranti del visual-kei di fine anni '90. Dopo un classico e ben fatto omonimo debut, i nostri si ri-propongono con il successivo Bible: una sorta di cambio pelle per la band, che alleggerisce il proprio suono aggiungendo qualche synth e moderando la sezione ritmica.

A proposito di novità chitarristiche all’interno del panorama visual, bisogna necessariamente spendere due parole per il già citato Hide. Dopo la pausa di metà anni '90 degli X-Japan, Hide è il primo musicista visual-kei ad intraprendere una carriera solista di successo e, soprattutto, non basata sui fondamenti della figura del guitar-hero. In Hide Your Face la componente heavy metal, decisamente presente, è camuffata da passaggi rock, sezioni di fiati e brani di sola chitarra acustica. Quello che in passato era un semplice (seppur talentuoso) musicista settorializzato, ora diventa un compositore ed un frontman a tutti gli effetti (un passaggio che poi sarà quasi obbligatorio per il 90% dei membri delle prime band visual-kei). I "vari modi di intendere la chitarra" di Hide vengono immediatamente presi in considerazione dalla scena visual e j-rock (i passaggi ska-rock degli ultimi kuroyume, i molteplici effetti che venivano applicati alle chitarre di fine anni '90), arricchendo, seppur di poco, una scena che per quanto sia orecchiabile, rischia ora di divenire stantia.

Una band che sembra aver appreso bene la lezione di Hide sono i FANATIC-CRISIS. Cambiando decisamente gli elementi del nagoya-kei, questa nuova realtà finisce sulla bocca di tutti, sia per il nuovo stile proposto, sia per la calda voce del cantante Tsutomu. Kuroi Taiyou è subito riconoscibile (e distinguibile) per le chitarre elettrizzanti in stile BUCK-TICK, che spesso mutano in forme più psichedeliche rimarcando a volte sinfonie folkloristiche. Sopra una sezione ritmica soft-metal, le chitarre robotiche e i synth di aria cyber-punk creano la strada a deliri vocali e cacofonici; il variegato stile dell'album pizzica qua e la dallo ska al metal estremo al funky, il tutto filtrato nel tipico modo (oramai di moda) del visual-kei contemporaneo. Rientrando nella ristretta cerchia di band dei primi anni '90 ad aver sconfinato attivamente le soglie del 2000, i FANATIC-CRISIS superano alla grande lo status di indie-band, senza però approdare in etichette major. Il loro stile si è piano piano imposto nel mondo della musica rock giapponese senza finire sotto i riflettori. Già con l'album One, c'è un chiaro segno di ammorbidimento: gli strumenti si abbassano di volume (continuando però a svolgere incredibilmente il rispettivo lavoro), lasciando alla voce una posizione privilegiata. Dall'album The Lost Innocent, la band comincia a farsi strada nel mondo del digitale: il rock proposto prende dei forti connotati electro pur non disdegnando l'amore per i brani "old-school style".

Stessa sorte per i JILS. Il combo si forma a fine degli anni '90 ma deve la sua fortuna in parte ai gruppi che esistevano prima di quest'ultima formazione. La carriera dei membri dei JILS comincia nel 94-95 quando misero in piedi un'oscura formazione chiamata D=SIRE. Come la maggior parte delle band in circolazione, questo combo riesce a pubblicare concretamente un solo full-lenght accerchiato da una vasta costellazione di demo, EP, raccolte di b-side e pubblicazioni postume. Shuumatsu No Joukei è uno dei gioiellini più sottovalutati del sottobosco visual-kei anni'90. Le composizioni in pieno stile Luna Sea fanno risaltare il guitarsim limpido ed i solos, sempre dediti alla melodia. Doppie chitarre e doppie voci arricchiscono la trama dell'album senza snaturare la sua vena gotica. Molti brani atmosferici (di scarsa durata e di sola tastiera) andranno ad arricchire le raccolte di b-side che vengono ancor’oggi pubblicate. La band è capace di pubblicizzare se stessa senza uscire dal circolo indie. Il cantante Yukiya è anche il manager dell'etichetta Kreis (che produce ovviamente i D=SIRE e le sue future incarnazioni, oltre che una manciata di altre visual-kei bands), e sa promuovere adeguatamente ogni singolo/EP del gruppo. Sciolti i D=SIRE nel '98, i membri si riformano sotto il nome di JILS. I fan della vecchia band sono ben accetti al mutamento di sound (d’altronde gli stessi D=SIRE avevano salutato i propri ascoltatori con una sorta di doppio best con canzoni ri-registrate in chiave soft e semi-acustica) che la nuova incarnazione propone: una specie di elettrizzante funk-rock dal canto calmo e dagli assoli iper-melodici (in piena tradizione anime).

Sulla stessa barca si trovano i Pierrot. Il primo disco del ‘94 è caratterizzato più che da un genere nuovo, da una line-up instabile. Kikurui Pierrot è un classico album visual-kei, enfatizzato dalla personale voce di Kirito. Dopo un paio di anni, la band trova finalmente una formazione stabile (che manterrà fino ai giorni nostri) diventando una delle band più longeve della scena. Musicalmente non siamo così distanti dai D=SIRE o dai FANATIC-CRISIS, ma i Pierrot godranno di una caratteristica che poche altre band hanno: la tenacia. Il corpo musicale dei Pierrot prende una forma solida con Celluloid (del ‘97), nel quale un metal dai leggeri connotati industrial (in stile Marilyn Manson) separa, anche se di poco, lo status della band dal mare nel quale nuotano la maggior parte delle altre formazioni visual-kei. Freeze (del 2007), soprattutto, è un album che unisce l'approccio nu-metal (accordature abbassate) con elementi tipicamente folk (sitar, flauti tibetani), rinnovando il sound sia della band sia del movimento. L'aver superato gli anni zero ha quindi consentito al combo di Nagano di manipolare il sound digitale, prendendo influenze dal nu-metal ma rimanendo in uno stile leggero e orecchiabile. Nonostante il contratto con Toshiba/EMI e Sony/BMG poi, i nostri non usciranno mai da un certo status indie.

Questa specie di "working on" sullo stile nagoya-kei verrà intrapreso da moltissime band; fra le tante vale la pena citare:
i Baiser, considerati uno dei gruppi più influenti della scena, sia per i “francesismi” usati nelle lyrics, sia perché sono stati tra i primi a precisare i dettami di un certo abbigliamento visual (o l'abito tradizionale completo, o l'abito cyber-punk, o quello dark, senza troppi copia/incolla), sia -soprattutto- per il modo di usare le due chitarre. In pieno stile i Luna Sea, le chitarre dei i Baiser si alternano fra tempi normali e in levare, separate nei due canali; i synth sono inoltre utilizzati con una migliore cura rispetto a quello che si era sentito fino ad ora.
i Penicillin, altra longevissima band che dalla nascita (‘94) non ha mai smesso di rilasciare album, arrivando fino ai giorni nostri. Capitanata dal carismatico e attraente Hakuei, i nostri si sono subito cimentati a proporre una sorta di metal/ska in stile i kuroyume, portando però più attenzione sulle chitarre.

La fine del 1994 ed il 1995 sono anni importanti per il visual-kei per due motivi.
1- il nagoya-kei è lo stile che sta andando per la maggiore: grazie ai kuroyume, tutto ciò che non è rock/metal ma ancora non j-rock ha dei connotati tipici del "nagoya-style". Il mood dark, distorsioni e ritmiche estreme, ma anche melodie (come sempre). I vari moniker (e gli album che rilasciano) incorporano elementi esplicitati dalla band di kiyoharu (che a sua volta è debitrice nei confronti dei primi due album dei Luna Sea); le atmosfere più ariose dei L'Arc-en-ciel (così come le influenze più pop dei Glay) raramente vengono rielaborate a inizio carriera, ma rientreranno con il passaggio delle band dallo status indie a quello major.
2 - Piano piano si forma un ulteriore style che fino ad ora era stato solo accennato grazie a photo-session tematiche: il kotekote-kei. Uno stile gotico e decadente, ispirato all'Europa settecentesca (per i costumi) e all'immaginario letterario ottecentesco (come feeling e coreografie). Questa espressione, benché , considerata un’evoluzione di un ramo visual-kei, dominerà il secondo lustro degli anni '90 e sarà rappresentata soprattutto dai Malice Mizer, band che prenderà lo scettro di "paradigma del visual-kei degli anni '90".

Questo percorso comincia con i Laputa, ennesima band di Nagoya (che prese il nome dai Viaggi di Gulliver) che impone la propria musica sotto 3 fondamentali dettami: "Dark, Hard and Melodic". Le acute prestazioni vocali di Aki sottolineano i bellissimi e articolati arpeggi di Kouichi. Dopo il contratto con la Toshiba/EMI, il loro sound si ammorbidisce registrando Kagerou per poi sfociare ancora in un delirio di metal estremo col successivo Emadara. Jakou invece contiene sia il lato più trasognato dei Laputa, sia quello più ferale e punk.

I Malice Mizer rappresentano la mosca bianca del panorama visual-kei. Attivi discograficamente dal '94, con un fantastico e disarmante EP chiamato Memoire, la band -capitanata dal chitarrista/deus-ex-machina Mana- sorprende tutto il panorama "indie" rock nipponico per la forte componente sinfonica dei propri brani. Fino ad ora le tastiere sono sempre state usate come sottofondo e non come strumento principale. I Malice Mizer, oltre a questo, adottano un particolare modo di comporre la propria musica, che ricalca la musica classica e barocca (con citazioni anche di Per Elisa di Beethoven). Mentre l'EP può ancora considerarsi un disco "rock" e la band ha dei chiari connotati nagoya-kei (nonostante la voce di Testu si sia sposta su tonalità alte), con l'album successivo (Memoire - Voyage Sans Retour-) si cambia (quasi) totalmente musica. Dopo l'abbandono di Tetsu, viene reclutato dietro al microfono il giovanissimo, sconosciuto ma talentuoso Gackt. Già dai singoli che precedono la release ufficiale si può ascoltare la nuova strada intrapresa: un incrocio di musica gotica, classica e bossanova. Con il full-lenght non ci sarà più alcun dubbio: i Malice Mizer rinunciano alla classificazione di "rock band". Memoire è più che altro una colonna sonora di musica vittoriana, con influenze francesi decorate di fisarmoniche e di balli regali. Gli stornelli sono più debitori verso il progressive e la classica che non verso il panorama rock dato che partendo da una sezione ritmica piuttosto convenzionale, Gackt muove la sua elegante ugola affiancato da violini, violoncelli, organi e clavicembali. Nonostante Mana risulti essere il compositore principale, nonché chitarrista, le sue sei-corde compariranno in 3 canzoni su 10 prendendo le sembianze (e toccando le scale) di violini, in un retrogusto tipicamente heavy-metal ma immerso in un panorama rococò. La rivoluzione dell'abito non è da meno: Mana, che è anche stilista, rinuncia a vestire i propri compagni con il classico vestiario visual e pretende di forgiare una specie di banda in costume d’alta moda. Abiti francesi settecenteschi e maschere veneziane ornano la band che sembra provenire dalla corte del Re Sole piuttosto che dalla terra del sol levante. Con una line-up stabile i Malice Mizer registrano il secondo full-lenght (Merveilles), in cui essi cambiano ulteriormente le carte in tavola. La componente progressivo/sinfonica viene ancora più accentuata; Gackt sembra essere il protagonista di un'opera teatrale composta da Mana, il quale intreccia le chitarre come violini (Bel Air), oppure compone sinfonie industrial ed elettro-barocche. Mai una band si era spinta a tanto, rafforzando la propria immagine (esoticissima per gli orientali) anche nei live-set, curati in ogni dettaglio per portare sullo stage le tracce dell'Europa del secolo passato. Il successo è ovviamente immediato e l’unicità della proposta permetterà nel corso degli anni di mantenere stabile lo stile, senza alleggerimenti di sorta.
La rivalità manichea fra i due frontman (Mana, creatore, ideatore e compositore contro Gackt, cantante, messaggero e manifesto del gruppo) porta il chitarrista a cacciare il cantante facendo cadere la band in una situazione instabile da cui si riprenderà solo con l'assunzione di una nuova figura dietro ai microfoni. Il reclutamento del nuovo Klaha (proveniente dal mondo goth/darkwave) porta i Malice Mizer nella direzione che voleva Mana sin dall'inizio: il gruppo si è finalmente trasformato in una fucina di musica classica e darkwave, addizionata di influenze astratte e industrial. Sempre più distanti dall'essere un gruppo rock in favore di una mini-orchestra, i Malice registrano il terzo full Bara No Seidou in cui Klaha è spesso accompagnato da cori liturgici (le atmosfere ricordano tanto Castlevania, o comunque uno sfondo castellano-vampiresco da far impallidire i Cradle of Filth).
Dopo i primi anni del 2000, mentre Gackt vanta una brillante carriera solista (è diventato una specie di Robbie Williams giapponese), i Malice Mizer si prendono un momento di pausa (tutt'ora in corso). Mana (che tra le altre cose è l'inventore della moda gothic-lolita) riconquista la sua passione per la darkwave e per l'industrial anni '80 e forma i Moi Dix Mois, formazione industrial metal nella stessa vena di Rammstein e KMFDM che riscuoterà più successo in Europa che in Giappone (difatti la band esordisce suonando a Monaco, Parigi e Londra e ad un New Wave Gotik Treffen prima di approdare nella propria terra-natìa).

Pochi riescono ad equipararsi ai Malice Mizer, sia livello compositivo, sia a livello scenografico (nonostante molte band contemporanee abbiano cercato, con effetti decisamente artificiosi, live-set basati su costumi analoghic), eppure l'effetto di questo "nuovo" movimento romantico, gotico e barocco sembra avere facile proselitismo. Kamijo e Mayu, che facevano parte dello staff dei Malice Mizer, decisero di formare una nuova realtà influenzata dai maestri, ma arricchita di input personali.
La lunga, travagliata ma fortunata carriera dei Lareine comincia nel ‘96 con l'EP Blue Romance. Il sound si ispira a Memoire dei Malice Mizer, ma la neonata band da prova al mondo visual di essere in grado di superare i maestri: canzoni lunghe, articolate ouverture e mini-suite compongono i loro primi lavori. La sensuale e malinconica voce di Kamijo sembra raccontare storie antiche dei secoli passati, immerse in un immaginario fiabesco gotico-romantico. Benché tutti questi elementi siano distanti dal panorama orientale, è interessante notare come certe atmosfere non siano state per niente toccate dai nostri gruppi rock/metal se non per scadere in un più popolano e spesso scontato power-metal.
Eppure i nostri sembrano conoscere bene l'heavy-metal o il power-metal... Nonostante alle fine degli anni '90 tutti i musicisti dei Lareine abbandonano la lineup, il cantante/frontman Kamijo non si da per vinto e continua a mantenerla in vita quale one-man project (non è inusuale che un musicista nipponico sappia maneggiare tutti gli strumenti). Da questo fortunato colpo di testa venne fuori Fierte No Umi To Tomo Ni Kieyu, dischetto pieno zeppo di influenze heavy (dagli Iron Maiden agli Helloween) filtrato all'insegna di un'epica e modica melodia. L'unico "strumento" ad essere sempre sopra le righe in questa particolare vision è la voce con le sue melodie orecchiabili. Scream, invece, è un album decisamente più j-rock, privo di inserti sinfonici e di influenze gotiche. I fan rimangono entusiasti ed i vecchi membri tornano con Kamijo per proseguire da dove avevano lasciato. Nasce subito una serie di EP ispirata ad una storia principesca, (Knight, Majesty e Princess; ossia i Lareine Story Series parte I, II, e III); se però il concept (titoli e testi) è improntato su di un mondo perduto, con la porzione strumentale ci troviamo invece nell'attualità più contemporanea: i Lareine abbandonano i momenti più romantici in favore di un rock/metal più accessibile. Escono varie ri-registrazioni di vecchi brani, ri-editi comunque in un mood principesco, segno del fatto che la band prosegue su due direzioni parallele e contigue: musicalmente sono ora più sobri, ma visivamente rimangono quelli di una volta; è questo il loro punto forte che consente di accumulare nuovi fan mantenendo i vecchi.
Questo spiega anche il famigerato successo dei Versailles, l'attuale band di Kamijo, dedita a un extreme-power metal sempre dai connotati ottocenteschi.

Non va dimenticato che in questi anni i Glay sono la band più famosa del momento: sono sulla bocca di tutti e provengono dal mondo visual-kei. Circostanze che creano terreno fertile per questo tipo di genere.
Senza spingerci nel mondo pop/rock, ma rimanendo nel panorama visual-kei che si è avvalso della melodicissima e fortunata vena dei Glay, è opportuno spendere una parolina per i La'cryma Christi.
Band non proprio giovanissima, tenta il colpaccio con un genere a metà fra i Glay e il visual-kei più soft di quegli anni. E il colpo riesce: mini-live strapieni di gente e un cantante DJ, sono elementi che attirano l'attenzione della Polydor; viene organizzato un mini-tour di tre date e si realizza un incredibile sold-out. Continuando a proporre una musica fresca e orecchiabile, i La'cryma Christi registrano il tutto esaurito anche per il tour successivo e così via fino al 2005, anno in cui la band smette di suonare e di registrare. L'epilogo, è un felicissimo concerto nel 2007 per salutare definitivamente i propri fans.
Altri alfieri del pop/rock di qualità sono i Sophia. Annoverati anche loro tra le pagine dei vari magazines visual-kei, seppur non abbiano mai fatto sfoggio di un look estremo o accostabile a qualsiasi altra band in circolazione, sono attivi dal 1998 con un accattivante e melodico pop/rock in stile Glay a cui si aggiungono synth ed effetti vari (flauti, archi, pianoforti, electro). Entrano nelle orecchie di tutto il Giappone seppure la voce di Matsuoka sfiori costantemente la dissonanza.

Un'ultima panoramica può essere dedicata ad paio di realtà neo-progressive.
I Siam Shade (famosi in America per la sigla del manga Rurouni Kenshin) diventano famosi grazie a Ryuichi dei Luna Sea che li promuove nel suo spazio radio. Musicalmente però sono lontani anni luce: assoli complessi e ritmi sincopati sono la cornice progressive per un rock votato all'easy-listening, grazie anche alla poliedrica voce di Hideki. La band diviene famosa anche per la scarsa cura della propria immagine.
Altro astro divenuto immortale nel cielo del rock nipponico coincide con i Janne da Arc. Giudicati dai puristi, come dei "copioni dei Siam Shade", i loro unici punti in comune riguardano il fatto di proporre un genere analogo e alieno al mondo glitterato circostante. Nati come una band visual-kei (attentissimi al loro look), i Janne da Arc enfatizzano la componente progressive molto più dei Siam Shade, creando album ed EP neo-prog di finissima fattura.

Con questa manciata di realtà e di album, ho tentato di dipanare gli anni del visual-kei che vanno dal 93 al 2000.
Con l’inizio del nuovo millennio, il genere ha degli sconvolgenti esiti positivi in tutto il mondo (grazie ad internet) smettendo di essere un fenomeno nazionale. L’arrivo dell’editing digitale porta nuova linfa vitale alle band emergenti che sempre più spesso si dividono fra metal estremo e pop/rock in stile “pop/punk” americano.
Difficile indicare un gruppo degli ultimi ’90 divenuto simbolo nuove band: sicuramente, tra molti, ci sono i Dir en grey.

I Dir en grey partono inizialmente in sordina, ma nel corso degli anni esplodono sia in patria sia nel resto del mondo. Messi sotto contratto dalla Free Will (che in quegli anni non stava proprio andando a gonfie vele), rilasciano una serie di EP e singoli e nel ‘97-‘98 diventano il gruppo indie più famoso del Giappone. Vengono aiutati da Yoshiki degli X-Japan a rilasciare il primo full-lenght che li catapulta direttamente sotto l'ala della EastWest. Lo stile personale (abbastanza lontano dagli standard visual-kei contemporanei), pregno di influenze metal europee con inserti industrial, fa guadagnare alla band ulteriore visibilità. Elementi crossover e nu-metal sono presenti nelle releases di fine anni '90, mentre passata la soglia dell’anno 2000, i Dir en grey compongono brani molto diversi fra loro passando da episodi strumentali distorte a suite acustico/melodiche. Il gruppo, apprezzato anche in Europa, si esibisce in contesti importanti quali Wacken Open Air, Sweden Rock, Roskilde, ecc…



Francesca
Domenica 16 Gennaio 2011, 12.34.09
11
Consiglio di andare a vedere DJ Shiru in una delle prossime date, ogni sua serata e' una lezione di musica giapponese, inclusi molti dei gruppi qua sopra citati.
Moro
Lunedì 28 Giugno 2010, 16.03.21
10
@hab666: come è stato ribadito più volte (e se hai letto l'articolo all'inizio), questo speciale è il secondo di più parti (probabilmente tre). e Va dal 93-94 fino al 99-2000. Questo è il motivo perchè non ci sono ne' i Merry, ne' Miyavi, ne' i D'espairsRay. Questi ultimi soprattutto sono uno dei gruppi più interessanti del Giappone (insieme ai D, i miei preferiti in assoluto) e vedrò di analizzarli nel successivo articolo.
hab666
Lunedì 28 Giugno 2010, 7.11.57
9
Tra i gruppi citati quelli che credo valgano di più sono gli X-Japan, i Mucc, i Dir en grey e i D'espairsRay. Tra i non citati metterei sicuramente Miyavi e i Merry, sicuramente meritano più di molte band menzionate nei due articoli. Per chi ama il genere ne consiglio l'ascolto.
AdemaFilth
Domenica 27 Giugno 2010, 21.30.45
8
??? se proprio vuoi gruppi come i Tokio Hotel o i Cinema Bizzarre prendono spunto dal Visual Kei per aggiustarsi i capelli, ma purtroppo non ci riescono. Per il resto direi proprio di no.
???
Sabato 26 Giugno 2010, 23.45.24
7
ma sono tutti parenti del cantante dei TokioHotel?
AdemaFilth
Sabato 26 Giugno 2010, 15.39.40
6
Complimenti per l'articolo, forse le band visual kei stanno diventando un pò troppo ripetitive ma la loro originalità gioverebbe molto alla nostra scena occidentale.
the heller
Sabato 26 Giugno 2010, 11.34.46
5
certo che mi piace, é stata il primo rock/heavy che ho sentito in vita mia quello degli x e da li sono saltati fuori altri gruppi che per quanto mi riguarda non riescono a raggiungerli minimamente. Hanno fatto album che ancora adesso non mi stanco di sentire neanche se li metto in loop per 4 volte di fila. Leggo leggo
Giasse
Venerdì 25 Giugno 2010, 12.35.02
4
Se ti piace la scena nipponica, abbiamo anche 2 articoli riguardanti il Japanese post-punk, sempre di Moro. Basta che li cerchi nella sezione "articoli".
the heller
Venerdì 25 Giugno 2010, 11.28.34
3
ops, scusate allora, ritiro tutto
Giasse
Venerdì 25 Giugno 2010, 10.38.40
2
Ciao The Heller. Moro ha dedicato un primo articolo in cui c'è spazio anche e soprattutto agli X-Japan. Trovi il link diretto in fondo alla colonna di dx.
the heller
Venerdì 25 Giugno 2010, 10.23.17
1
bellissimo articolo, credo solo che avresti dovuto dedicare + spazio nel parlare degli xjapan dei primi periodi
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Visual Kei
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