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DIMMU BORGIR + TRIPTYKON - Alcatraz, Milano, 27/09/2010
03/10/2010 (5661 letture)
LA DOMANDA (RETORICA) E LE RELATIVE CONSIDERAZIONI

I Dimmu Borgir sono “alla moda”?

Presto detto: partendo dal concetto che un qualunque prodotto o atteggiamento atto a distinguere forzatamente un'appartenenza codificata (classe, raggruppamento, ecc...) e desiderabile dalla massa sia da considerarsi “alla moda", ritengo che i nostri norvegesi possano effettivamente rientrare in tale definizione.
Qualcuno più avvezzo del sottoscritto al fashion-world potrebbe anche storcere il naso, ma tant'è...
Non pensate anche voi che una band che annovera infatti migliaia di sostenitori pronti a difendere a spada tratta anche le prestazioni meno felici (chi ha detto "scivolate alla In Sorte Diaboli" e "porcate tipo re-release di Stormblast"?) e che -di contro- vanta detrattori, in numero almeno pari, consapevolmente disposti a fare la figura dei "cioccolatai" (massimo rispetto per la categoria) pur di condannare -tanto per farlo- ogni direzione artistica intrapresa dagli stessi (Abrahadabra, prima ancora di averlo ascoltato, ad esempio), sia da annoverare tra i fenomeni di costume di questi ultimi anni metallici?
Il fatto poi che, dalla Nuclear Blast fino ai singoli membri -presenti e passati-, ci si sia spinti in un'opera di proselitismo molto ragionata, non farebbe (e fa) altro che confermare la tesi per cui sul mercato è disponibile e sfruttabile un certo fanatismo nei confronti del marchio Dimmu Borgir.
Tutto ciò è un semplice caso? No, non credo... Semplicemente i Dimmu Borgir sono per davvero "alla moda"!
Ed è proprio con la consapevolezza di questa situazione, che si fonda sull'innata mancanza di mezze misure del fashion-world e delle fashion-victims -nello specifico, lato band, lato casa discografica, lato album e lato critica- che mi sono avvicinato all'Alcatraz lo scorso lunedì sera. Sapevo di trovare un ambiente "esageratamente" compiacente a fronte di uno spettacolo "esageratamente" appariscente che avrebbe "esageratamente" (!!!) acceso gli animi degli addetti ai lavori più intransigenti (categoria in cui molte volte tendo a confluire) e, proprio anteponendo questa convinzione, mi sono lasciato alle spalle un pregiudizio penalizzante.

IL CONCERTO
Il mio arrivo coincide con l'avvio della prestazione dei Triptykon, formazione capitanata da sua maestà Thomas Gabriel Fischer (Celtic Frost, Hellhammer), recentemente firmataria del debutto Eparistera Daimones, lavoro convincente per sincerità e facilità di ascolto. Vi confesso però che on-stage qualcosa non ha funzionato a dovere, probabilmente a livello emotivo: i suoni minimal prodotti dalla formazione di Zurigo mi sono sembrati avulsi in un contesto (psicologico) costruitosi nell'attesa dell'opulenza melodica dei Dimmu Borgir, così come la staticità dei musicisti e la monotona e risicata ricorrenza delle movenze di ognuno di essi si sono mal sposati con un parterre benevolente nei confronti della scostumata (anzi "costumatissima") operosità di Shagrath & Co. A distruggere definitivamente il mio gradimento un settaggio dei suoni troppo pulito e "raffinato" che ha letteralmente spazzato quella coltre fumosa che caratterizza l’ascolto dell'ottimo Eparistera Daimones richiamando alcune prove dei seminali Celtic Frost. Anche i volumi, ritoccati durante il corso dell'esibizione, mi sono sembrati inadeguati alla proposta, fondamentalmente sludge doom, dei Triptykon: troppo "pompati" ed adatti ad un rave-party imboscato nella periferia, più che ad un'apertura in un locale indoor; verso la fine le risonanze sono diventate a tratti insopportabili, rovinandomi completamente l'audizione. Va però detto che la prestazione intrinseca della band è stata davvero ineccepibile, soprattutto a livello strumentale (la voce qualche perplessità timbrica me l'ha lasciata): eccezionale e fedelissima la prova alle pelli di Norman Lonhard e quella alle corde "primarie" del solista V. Santura. Tom ovviamente non si può discutere (i suoi capelli di paglia svolazzante e la matita sotto gli occhi si, però...) ed anche la discreta Vanja Slajh ha fatto la sua parte, seppur letteralmente nascosta dall'ingombranza scenica (e fisica) dei propri colleghi.
L'Alcatraz ha applaudito e dispensato tantissimo calore nei confronti dei Triptykon. Di mio trovo che questi signori abbiano tutte le carte per giocarsi la partita negli anni a venire: qualcuno crede in loro ed il fatto è comprovato da questo tour europeo a supporto dei blasonati Dimmu Borgir. La moda oggi non sanno manco cos'è, ma un domani... forse...

Il tempo di disinfiammare le orecchie dagli stridii simil drone dell'ultima parte di concerto dei Triptykon ed il locale si riempie. Vero che per questa puntata italiana dei Dimmu Borgir l'Alcatraz ha concesso solo metà locale (destinando il palco secondario invece che quello principale), tuttavia la risposta è positiva e certamente adeguata alle aspettative di un marchio di tale importanza.
Lo stage è bellissimo e lascia intravedere un investimento non indifferente da parte dell'enturage norvegese. La batteria, che sovrasta il locale, fa bella mostra della doppia cassa con inciso il nome del gruppo; ai lati, leggermente sollevato dal piano su cui si muovono Galder, Silenoz e Shagrath -come fosse una sorta di podio-, lo spazio per il bassista ed il tastierista (quest’ultimo circondato da un’impalcatura visibilmente posticcia che riproduce un enorme pianoforte gotico). In tal modo la divisione tra “Dimmu Borgir” e “non Dimmu Borgir” è presto fatta!
Allo spegnersi delle luci, l’invocazione “Dimmu-Dimmu” si fa potente ed insistente. Via via prendono posto i turnisti e, all’avvio di Xibir (l’intro del nuovo album) ecco arrivare la coppia di axemen. A questo punto mi immagino già il teatrino dello show: al ringhio della chitarra di Galder, Shagrath entra di corsa per intonare quel:

With defiance and resistance
I burn the bridges and their names
Will I ever comprehend
My own spells and games?


che apre la bella Born Treacherous, primo brano di Abrahadabra. Ma non è così!
Shagrath lascia le retrovie con passo felpato in una mise bianca sfrangiata da urlo (di Munch) e le parole sono le seguenti:

You have returned to the torture-chambers
To find peace among the rotting corpses
You have returned to the execution place
To inhale the smell of blood


Si parte dunque con quel capolavoro di Spellbound (By The Devil) dal lontano Enthrone Darkness Triumphant del 1997. Se è vero che qualcuno rimane spiazzato (i più giovani), altri -come me- trattengono a stento l’emozione. Le orchestrazioni squarciano il muro dei frontisti che paiono ritmare il proprio delirio con la furia di Shagrath. Il suono regge bene la quantità immensa di linee montate sui campionamenti, anche se noto da subito (situazione che si manterrà per tutta la durata dello spettacolo) che il drumming indugia poiché soffocato dalla zona mixer che, per dare il giusto peso alle keys, alle chitarre ed alle vocals distorte, sceglie di penalizzare proprio le pelli. Discorso diverso per il quattro corde, tenuto su livelli intelligenti e perfettamente bilanciato e compresso.
L’autocelebrazione continua con The Chosen Legacy ed Indoctrination, prima di stagliarsi sul vero brano simbolo del nuovo lavoro, quell’omonima Dimmu Borgir che rappresenta la vera essenza del gruppo in questa nuova era (altro che Gateways): la colonna sonora dell’inferno è presto servita. Da qui parte la porzione di spettacolo dedicata alla promozione di Abrahadabra e gli animi un po’ si raffreddano, nonostante -per mantenere la setlist carica di pathos- i nostri scelgano la cinquina più orecchiabile e pomposa. L’album esce proprio oggi e molti lo esibiscono -come un inedito trofeo- impacchettato nel sacchetto di un noto negozio milanese in cui, solo poche ore prima, si è svolta una riuscitissima signing-session con Silenoz e Galder (a tal proposito la proprietà mi ha riferito di una disponibilità dei due chitarristi davvero fuori dal comune). Il pubblico pretende con affanno l’anteprima Gateways, ma l’attesa non viene pienamente ripagata dato che la traccia suona un po’ confusionaria anche a causa della perdita delle voci femminili di Agnete Maria Forfang Kjølsrud. Chess With The Abyss, Born Treacherius e A Jewel Traced Through Coal concludono il “lavoro sporco” prima che i Dimmu Borgir ritornino a crogiolarsi sui capolavori della loro carriera.
Pure lo spento In Sorte Diaboli trova posto con l’opener The Serpentine Offering (In Sorte Diaboli), che avvia il filotto dei “bis”. Con Puritania l’Alcatraz si muove all’unisono, come un cuore pulsante, ed anche le rimanenti Progenies Of The Great Apocalypse, Mourning Palace e Perfection Or Vanity vengono accolte con grande passione da tutto il pubblico presente.
L’uscita di scena, biasimata da tutti, è una marcia trionfale.

A fine concerto debbo considerarmi soddisfatto:
1) lo spettacolo (nel significato letterale del termine) è stato certamente di livello superiore alla media: un concerto dei Dimmu Borgir deve essere sfarzoso, scenografico e molto movimentato, caratteristiche che possono anche non piacere, ma che rappresentano il loro modo naturale di intendere il momento live. E così è stato! Impossibile annoiarsi, anche se certi atteggiamenti (soprattutto di Galder) potrebbero far sorridere i più attempati come il sottoscritto. Anche Shagrath è molto “ammiccante” e “piacione”, tuttavia non scade mai nel ridicolo, portando ben alta la bandiera del rocker ombroso che lo riveste: che ci sia o che ci faccia... questa parte gli riesce davvero bene; respect! Silenoz invece è (in) un mondo a se, estraniato in tutto e per tutto.
2) la musica mi è piaciuta: il sound è stato ben equalizzato e tecnicamente ho notato solo delle sbavature su alcuni attacchi di chitarra (una volta per colpa di Galder ed un’altra imputabile a Silenoz); la setlist ha inoltre retto sia alle pretese dei fini conoscitori del gruppo, sia a quella dei fan più recenti dimostrando una certa intelligenza nella scelta;
3) un'ora e mezza di show è un tempo giusto: né troppo né troppo poco.
4) l’opening-act (Triptykon), seppure non perfetto, ha dato un contributo importante preparando la serata e scaldando la gente a suon di metal sano e pesante.

Nulla da eccepire, se non una piccola nota stonata che voglio però lasciare agli atti. Tra i Triptykon e i Dimmu Borgir ho speso sei euro per una bionda tanto annacquata da diventare imbevibile. I gestori dei locali sono pregati di fornire consumazioni almeno decenti ed adeguate al prezzo! Thank you boys!

Concludiamo. Con 30 euro (mica niente) mi sono accaparrato un capo che a questo punto non esiterei a definire di “alta moda”; magari criticabile, secondo canoni che davvero inizio a non comprendere, ma certamente efficace! Un coccodrillo con la bocca spalancata? No, i Dimmu Borgir!
Che, una volta tanto, siano benedetti!

SETLIST DIMMU BORGIR
01 Xibir
02 Spellbound (By The Devil)
03 The Chosen Legacy
04 Indoctrination
05 Dimmu Borgir
06 Gateways
07 Chess With The Abyss
08 Born Treacherous
09 A Jewel Traced Through Coal
10 The Blazing Monoliths Of Defiance
11 Vredesbyrd
12 The Serpentine Offering (In Sorte Diaboli)
13 Puritania
14 Progenies Of The Great Apocalypse (Death Cult Armageddon)
15 Mourning Palace
16 Perfection Or Vanity



Matteo Cagnola
Domenica 26 Dicembre 2010, 21.16.37
13
Io ero lì sotto il palco per i TRIPTYKON che sono un pezzo di storia (chi può dimenticare i Celtic Frost) e mi sono piaciuti molto, peccato che erano un pò sacrificati sul palco come spazio ma sono stati GRANDIOSI )). Anche i Dimmu Borgir non erano male anche se preferisco i Dark Fortress (due gruppi che si chiamano "fortezza oscura" ma in due lingue diverse). La prossima volta vorrei vedere i Dark Fortress con i Triptykon (così V.Santura dovrà suonare per tutti e due i gruppi uno dopo l'altro ))) ).
dimmuforever
Mercoledì 24 Novembre 2010, 15.08.56
12
grazie x tutto quello ke fai Giasse.. fortunato ki ci è andato.. ciaoo darkiss
Gommax
Venerdì 5 Novembre 2010, 13.44.26
11
I Dimmu borgir sono la chiave che hanno aperto la porta dell'infinito al black metal..Abracadabra puo' nn esser digerito (nn x me) ma e' cmq un turbine di emozione che nessuno mai prima e' riuscito a creare ! Li ascolto dal 92 o oggi come oggi LI AMO PIU CHE MAI !! RESPECT THE DARK CASTLE !!!
Lorenzo
Domenica 17 Ottobre 2010, 15.00.44
10
La scaletta riprpone più che altro pezzi degli album precedentie
Moro
Lunedì 4 Ottobre 2010, 11.20.43
9
si, avete ragione su Vredesbyrd, pensavo fosse il brano inedito di Stormblast MMV.
One~Eye
Lunedì 4 Ottobre 2010, 7.36.36
8
I DIMMU ci piacciono così.. belli pomposi !! Lo sono sempre stati, per distinguersi e distinguere il loro black raffinato e melodico da quello più grezzo e classico. Questo concerto me lo son perso, ma avendoli visti più volte e in varie circostanze il live report ha rispecchiato esattamente il loro classico live show. Devo dire peccato per Vortex e Mustis, che secondo me sul palco davano il loro contributo, il primo soprattutto anche per le linee vocali di canzoni magnifiche. Li aspetto con ottimismo al Wacken dell'anno prossimo
Emiliano
Domenica 3 Ottobre 2010, 19.43.10
7
@mariamaligno..No no vredesbyrd è proprio da death cult,ho letto solo ora gli altri commenti..guarda io li ho sempre amati alla follia,almeno sino ad in sorte diaboli,quell'album per me segnava un netto passo indietro per la band norvegese,capace sempre di reinventarsi e toppando alla grande l'album della definitiva svolta stilistica..il problema è che si giudica una band sempre guardando al suo,in questo caso ingombrante,passato..ma questa band ha sempre avuto il coraggio di sperimentare,di cercare nuove soluzioni..avrebbero potuto comporre lo stesso album all'infinito dopo puritanical,ma non l'hanno fatto..abrahadabra è la naturale evoluzione di death cult,sarebbe dovuto uscire già 3 anni fa..se posso darti un consiglio,continua ad ascoltarlo,all'inizio anch'io non ne ero preso,come lo sono ora..ma questo è un album che cresce pian piano,ascolto dopo ascolto..prova a fare una cosa che ho fatto anch'io per comprenderlo al meglio..ascoltati death cult armageddon e subito dopo abrahadabra..vedrai che riuscirai a capire che altro non è che la sua naturale evoluzione,come ti dicevo prima..se tra un paio di week continuerà a non piacerti..bè come dico sempre io..de gustibus..
mariamaligno
Domenica 3 Ottobre 2010, 19.31.32
6
Ahn un'altra cosa @Moro..ma Vredesbyrd non e' da Death Cult? Sono io ignorante?
mariamaligno
Domenica 3 Ottobre 2010, 19.21.52
5
Emiliano...quanto li stimi sti Dimmu???? Vorrei essere come te ti assicuro, senza sarcasmo, li ho amati alla folli ma questo Abrahadabra proprio non riesco a farmelo piacere
Emiliano
Domenica 3 Ottobre 2010, 14.52.16
4
grandissimi dimmu,li ho visti 2volte a milano,ma questa volta non sono potuto andare,gran bella recensione live giasse,molto dettagliata..spero presto arrivi anche la recensione dell'album..
DevizKK(1991)
Domenica 3 Ottobre 2010, 14.18.51
3
Il batterista del "mio" gruppo è andato giù e mi ha detto che hanno spaccato i culi.....Unica pecca la batteria che nei pezzi veloci si sentiva poco....MORO: credo che pezzi come Spellbound,mourning palace,entrance etc etc per i veri fan sono impossibili da dimenticare!!!
HeavyGabry
Domenica 3 Ottobre 2010, 14.10.30
2
Gran bel report spiace solo vedere che i Dimmu abbiano suonato una sola canzone da quel capolavoro che è "Spiritual...". Ma se un giorno verranno a Roma, credo che sarò comunque in prima fila!
Moro
Domenica 3 Ottobre 2010, 12.23.19
1
L'unica cosa interessante è che col passare del tempo, i DImmu possono suonare delle canzoni del passato praticamente mai suonate (spellbound, The Blazing Monolith). Il peccato è che i "cavalli di battaglia" difficilmente potranno farli (vai a rimpiazzare Vortex sui suoi puliti !). Inoltre per ovvie scelte "progressiste", si darà sempre più spazio a brani nuovi facendo dimenticare totalmente i vecchi. Insomma, fare da Stormblast proprio Vredesbyrd è una mossa troppo comoda; poi boh... For all Tid non gli piacerà proprio, non ho mai sentito brani di quel disco dal vivo..
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