TemnozorOrgoglio Folk/Black dalla Russia, i Temnozor sono una delle band più conosciute del suo paese, e con merito.
Il primo full arriva nel 2003, è il già ottimo "Horizons", nel quale ad un assalto Black decisamente raw si mescolano melodie folkeggianti a tratti malinconiche a tratti battagliere, col loro culmine nella monumentale "White thunder roars", un inno di grande spessore. Insomma si fanno conoscere a livello internazionale, nonostante la pressoché nulla commerciabilità della propria ideologia, che pesca a piene mani non solo dal paganesimo e dalla tradizione nordica, ma anche dal nazismo, senza tentativi di nasconderlo (vedi i testi della già citata "White thunder roars").
Nel 2005 esce il punto più alto della loro discografia, ovvero "Folkstorm of the azure nights", album spettacolare, vero mix di melodie tradizionali e Black d'alta classe, con un sentore a tratti epico ed arcaico a tratti più cupo e pessimista. Su tutte, spicca "Pagan Metal war", altro inno irresistibile.
Nel 2010 pubblicano quello che per ora è il loro ultimo album, "Hunted dreamscapes", più morbido ed al contempo più complesso dei precedenti, per me una spanna sotto, ma comunque apprezzabile. Sono ancora attivi, ed ultimamente è entrato alla voce Alexey dei M8l8th, speriamo che possa dare nuova linfa ad un progetto molto buono ma che pare bloccato.
Full album di HorizonsFull album di Folkstorm of the azure nightsM8l8thMIlitant Black Metal. Dalla Russia, una delle band in assoluto più interessanti degli ultimi anni, nonché tra le più intransigenti. Esordiscono col botto nel 2004 con "By the wings of black", un disco che definire spettacolare è dire poco, mezz'ora circa di Black epico e tragico, guidato da melodie trascinanti e dalla voce folle del leader Alexey. I testi non lasciano spazio ad interpretazioni: neopaganesimo ferocemente anti-cristiano, e pura apologia del nazismo, resa evidente anche tramite alcuni samples oltre che attraverso l'iconografia della band. Non mancano, però, momenti più intimi e sofferti. In ogni caso è già un capolavoro
Segue "Unbreakable faith" (2009), che pur essendo un bell'album è nettamente al di sotto del precedente, melodie a tratti un po' scontate e ispirazione non molto alta, restano però pezzi bellissimi come "My native land".
C'è poi uno split coi Nezhegol, non brutto ma trascurabile nella loro discografia, tra l'altro senza il mastermind Alexey alla voce. Questi però ritorna nel loro capolavoro assoluto, ovvero "Saga of the black march" (2013). Il concept dell'album si basa sull'Operazione Barbarossa, vista ovviamente dalla parte dei tedeschi. L'album è gestito magistralmente, con vari intermezzi che contribuiscono l'atmosfera, la produzione è perfetta, compaiono anche vari assoli puliti, l'epicità e l'esaltazione sono alle stelle, mitigate però, soprattutto nel finale, dall'amarezza che segue una bruciante sconfitta. Anche i testi sono ottimi e decisamente centrati, e nel finale dell'album vedono la band smettere di narrare i fatti storici e rilanciare la propria sfida al mondo. Da notare come in varie canzoni alle urla possedute di Alexey si combini una voce pulita, dai toni stentorei, esperimento particolare e molto ben riuscito.
Dopo quest'album, sono usciti 2 singoli molto promettenti, ed un nuovo album dovrebbe vedere la luce a fine anno, teneteli d'occhio dunque, perché sono una grandissima band con ancora molte cartucce da sparare.
Qui trovate tutto dei M8l8th (e non solo)Dark FuryEd arriviamo a questa grande band polacca. I Dark Fury nascono nel lontano 1997, e fanno uscire il primo album vero e proprio nel 2004, con "Vae Victis!", che introduce il loro stile di Black ferale ed ipnotico, con un tocco epico che compare a tratti. Seguono il più diretto "Slavonic Thunder" e "Final solution", con il primo costituiscono un trittico discreto, ma è nel 2008 che i nostri fanno il botto, con "Fortress of eagles". La loro vena epica e la capacità di creare composizioni quasi ariose, seppur abbastanza brevi, raggiungono alti livelli, producendo un disco di Black puro che si discosta sia dal classico stile scandinavo a cui comunque si ispira.
Segue il meno ispirato e più ripetitivo, senza molto mordente, "The price of treason", dopo il quale però abbiamo un altro capolavoro, "Saligia". Decisamente il loro disco più tetro, retto da una musica senza pietà ed una voce disumana, sostanzialmente incomprensibile, il disco risputa in faccia al clero cattolico ed al cristianesimo più in generale i suoi sette peccati capitali, dei quali essi vengono impietosamente accusati.
Abbiamo quindi "W.A.R.", che parte molto bene ma si perde un po' nella seconda parte, e "Synningthwait", buon album cantato tutto in polacco che però non porta nulla di nuovo. E' nel 2016 che fanno però uscire il loro miglior album in assoluto, almeno a mio parere. Si tratta di "This story happened before", album bellissimo nel quale troviamo tutto ciò che ha reso grande la band, migliorato. Riff come rasoiate, atmosfera minacciosa, che ricrea bene l'attesa dell'ora in cui scoppia la violenza, voce aggressivissima. I testi, da sempre guidati dall'ideologia neopagana e di suprematismo bianco che la band non ha mai nascosto, in questo caso attaccano decisamente anche l'immigrazione islamica in europa, profetizzando uno scontro imminente. Album molto consigliato.
Full album di Fortress of eaglesFull album di SaligaFull album di This story happened before