Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Sono meglio i Testament o gli Slayer? Chi è più bravo tra Malmsteen e Brian May? Non siate timidi: aprite un sondaggio e chiedetelo alla community!

Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi robocoppola il gio mag 03, 18 16:56

Silvia ha scritto:@robocoppola, esatto, ma il "nuovo metal americano" NWOAHM (Trivium, Avenged etc etc) è comunque iniziato prima del 2010


Giustissimo.
Il problema è che un disco per essere una pietra miliare deve aver inventato o reinventato un genere. E gli ultimi a farlo son stati quei gruppi là. Il metal oggi, fa un po' male a dirlo, è derivativo e la colpa è degli ascoltatori che spesso sono intransigenti e restii ad accettare novità (io in primis che ascolto più che altro generi classici), per cui le case discografiche puntano sempre sulle solite solide formule (leggi: pubblicano sempre dischi simili a roba già sentita), meglio ancora se dai soliti gruppi con una fanbase ben consolidata

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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi Silvia il gio mag 03, 18 17:29

robocoppola ha scritto:Giustissimo.
Il problema è che un disco per essere una pietra miliare deve aver inventato o reinventato un genere. E gli ultimi a farlo son stati quei gruppi là. Il metal oggi, fa un po' male a dirlo, è derivativo e la colpa è degli ascoltatori che spesso sono intransigenti e restii ad accettare novità (io in primis che ascolto più che altro generi classici), per cui le case discografiche puntano sempre sulle solite solide formule (leggi: pubblicano sempre dischi simili a roba già sentita), meglio ancora se dai soliti gruppi con una fanbase ben consolidata

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A conferma di cio' che dici c'è anche il fatto che i gruppi che hanno portato le ultime grandi novità (nu metal prima e NWOAHM in seguito) sono stati (e sono tuttora a giudicare dai commenti sul sito e su altre piattaforme) sempre bersagliati dai puristi :roll:

È anche vero però che tanti giovani stanno spaziando in altri generi e infatti (esempio) sta venendo fuori tutta una serie di gruppi che partendo dal prog (o arrivandoci) si dirige in altri campi (come i già citati The Ocean) quindi chissà che non si aprano nuove frontiere in quel senso F:-
Come dico sempre bisogna avere fiducia, anche il rock duro (dinosaur rock :P ) stava morendo a fine anni 70 e poi sappiamo che successe :-H :yeah:

(Ho visto che sei presente sul forum da tanto tempo ma non avevo mai letto i tuoi messaggi :hello: )
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi robocoppola il gio mag 03, 18 18:36

Silvia ha scritto:
robocoppola ha scritto:Giustissimo.
Il problema è che un disco per essere una pietra miliare deve aver inventato o reinventato un genere. E gli ultimi a farlo son stati quei gruppi là. Il metal oggi, fa un po' male a dirlo, è derivativo e la colpa è degli ascoltatori che spesso sono intransigenti e restii ad accettare novità (io in primis che ascolto più che altro generi classici), per cui le case discografiche puntano sempre sulle solite solide formule (leggi: pubblicano sempre dischi simili a roba già sentita), meglio ancora se dai soliti gruppi con una fanbase ben consolidata

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A conferma di cio' che dici c'è anche il fatto che i gruppi che hanno portato le ultime grandi novità (nu metal prima e NWOAHM in seguito) sono stati (e sono tuttora a giudicare dai commenti sul sito e su altre piattaforme) sempre bersagliati dai puristi :roll:


Vero, infatti io ho sempre condotto delle battaglie contro i denigratori di generi più "giovani" e popolari. Chissà quanti ragazzini, attirati dall'attire degli Avenged Sevenfold o ragazzine attirate dai Bullet for My Valentine, sono passati poi ad ascoltare anche generi più old school...
Io stesso cominciai con roba come Offspring, Korn e Limp Bizkit, per poi passare ai Maiden e al rock classico (e praticamente ora ascolto solo rock e metal old school). Questa gente che inveisce contro nu metal e affini non capisce che c'è disperato bisogno di generi hard "popolari" che acchiappino i più giovani!

È anche vero però che tanti giovani stanno spaziando in altri generi e infatti (esempio) sta venendo fuori tutta una serie di gruppi che partendo dal prog (o arrivandoci) si dirige in altri campi (come i già citati The Ocean) quindi chissà che non si aprano nuove frontiere in quel senso F:-
Come dico sempre bisogna avere fiducia, anche il rock duro (dinosaur rock :P ) stava morendo a fine anni 70 e poi sappiamo che successe :-H :yeah:


Erano tempi diversi eh! Negli anni 70/80 i dischi non avevano concorrenza. Se volevi un disco lo dovevi comprare, al massimo se conoscevi un amico che ce l'aveva e ti faceva la cassetta potevi risparmiartene qualcuno ma comunque i dischi avevano tutt'altro mercato rispetto a quello irrisorio di oggi, dove oltre alla distribuzione digitale (intendo acquisti di singoli mp3 che indubbiamente tolgono mercato ai cd/vinili) e in streaming, c'è ancora una forte componente di pirateria. E' anche per questo che le case discografiche vanno sull' "usato sicuro" invece di investire in prodotti innovativi. Ormai gli unici che pagano per i dischi sono i fan duri e puri, che però hanno gusti molto old school e quindi si investe sui prodotti derivativi

(Ho visto che sei presente sul forum da tanto tempo ma non avevo mai letto i tuoi messaggi :hello: )


Ero parecchio attivo fino a quattro anni fa, poi tra dottorato in astronomia e pigrizia sono stato piuttosto assente dal forum. In pratica oggi ho ripreso a postare dal 2015 :oops:

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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi nonchalance il gio mag 03, 18 18:56

robocoppola ha scritto:...
E' anche per questo che le case discografiche vanno sull' "usato sicuro" invece di investire in prodotti innovativi. Ormai gli unici che pagano per i dischi sono i fan duri e puri, che però hanno gusti molto old school e quindi si investe sui prodotti derivativi



Su questo io avrei una teoria..


Praticamente, ho notato che: ultimamente, sul mercato, abbiamo dei dischi standard che sono come i prodotti del supermercato. Ovvero con quel marchio..proprio per non avere la delusione che "quello che ci sta dentro" non sia diverso da quello che ci si aspetta!

Ed ecco che abbiamo gruppi che fanno un determinato genere a prescindere dal fatto che sia una novità oppure no: il "gusto" è quello e, alla fine, a chi piace quella roba lì è destinato.
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi tosaerba il gio mag 03, 18 19:31

robocoppola ha scritto:
Silvia ha scritto:
robocoppola ha scritto:E' anche per questo che le case discografiche vanno sull' "usato sicuro" invece di investire in prodotti innovativi. Ormai gli unici che pagano per i dischi sono i fan duri e puri, che però hanno gusti molto old school e quindi si investe sui prodotti derivativi

penso tu abbia detto una cosa giustissima, e che rivela i limiti della musica metal del 21 secolo. è un po' il discorso dell'uovo e della gallina: è il mercato che fa i consumatori, o è il mercato che si adegua ai consumatori? perché gli altri generi si evolvono e conoscono continue innovazioni, mentre il metal arranca nei soliti clichées da fin troppi anni? si potrebbe provare a dare qualche spiegazione:

- da una parte hai le etichette discografiche che devono vendere. se chi va ai concerti e acquista i cd ha tra i 30 e i 50 anni nella maggior parte dei casi sono appassionati di metal vecchio stampo. loro vogliono quel genere, e quel genere gli vendi

- sono cambiate le regole di mercato. piattaforme social, visualizzazioni, spotify, argomenti correlati, praticamente tutto ciò che è 'connesso' incoraggia l'emulazione e il conformismo

- la comunità hard rock/metal di cui sopra è notoriamente la più chiusa e meno incline al cambiamento e all'evoluzione. quando in un album si accenna all'elettronica o all'hip hop si parla subito di tradimento, di sell-out, di passo falso, si fanno le distinzioni tra gruppi 'true' e quelli 'falsi'. è un atteggiamento frivolo che finisce per accartocciarsi su sé stesso. c'è anche da dire che non tutte le band hanno le capacità di ulver e deftones, giusto per citarne due

quindi, colpa dei fans se il rock/metal annaspa? io non direi, non solo per quello almeno. direi più un insieme di fattori che si sono presentati in concomitanza. il pubblico di vent'anni fa non era di certo più istruito e aperto mentalmente di oggi. quello che manca, secondo me, sono gli stimoli e gli incentivi
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi robocoppola il gio mag 03, 18 19:56

In realtà è tutto riconducibile a un solo problema: i dischi non si vendono più!

Una volta per ascoltare un disco c'era un solo modo: comprare il disco! Al massimo potevi ascoltare un singolo alla radio o su MTV, ma per il resto dell'album dovevi comprare il disco.

Un ragazzino di 15 anni, fino a diciamo fine anni 90 (mi metto in questa categoria visto che ho vissuto la transizione), metteva da parte i suoi risparmi o la sua paghetta per comprare il disco (vinile e poi negli anni successivi CD) dei suoi beniamini visti su MTV e quindi era più incline a provare, sperimentare, assaggiare.

Oggi è diverso, "grazie" ad anni in cui le case discografiche non hanno saputo proporre un'alternativa seria alla pirateria, la musica nella mente dei ragazzini ha perso completamente di valore. La musica si ascolta su Youtube, su Spotify (a gratis ovviamente) quando va bene, tramite torrent o altre cose simile quando va male. Non esiste oggi che un quindicenne o sedicenne rinunci a una birra per comprarsi un album. Chi glielo fa fare? Basta girare un po' online e trovi tutto.

Quindi un potenziale gruppo hit che ha quello come target si ritrova con molte vendite in meno. Una volta il mercato era trainato da quei gruppi là che proponevano musica più "giovane", oggi è il contrario!

I metallari duri e puri sono quelli che pagano per i dischi. Non siamo poi così pochi come crediamo, il problema è che siamo frammentati su milioni di sottogeneri. Allora che fare? Investire milioni di euro per una band che ha qualcosa di nuovo da dire e potenzialmente top ma che potrebbe portare a grosse perdite in caso di (probabile) flop? Meglio investire poco su decine di medio-piccole band che ti portano quelle poche migliaia (parlo di grosse label tipo NB, Napalm, Metal Blade o Century Media) di dischi sicuri no?

Secondo me quindi ha ragione nonchalance, il prodotto è sempre più orientato ad offrire all'utente quel che si aspetta di comprare e ascoltare. Purtroppo, per quanto a noi questo sistema possa piacere, non può portare a ricavi a lungo termine.

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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi AL1974 il gio mag 03, 18 20:01

tosaerba ha scritto:
quindi, colpa dei fans se il rock/metal annaspa? io non direi, non solo per quello almeno. direi più un insieme di fattori che si sono presentati in concomitanza. il pubblico di vent'anni fa non era di certo più istruito e aperto mentalmente di oggi. quello che manca, secondo me, sono gli stimoli e gli incentivi


vero. io sono un fan da cd fisico e ascolto tonnellate di old school però ogni tanto ho il momento dove vado a cercare e scoprire generi metal e gruppi diversi dai miei standard e mi butto su roba giovane. però lo stimolo devi avercelo dentro, le case discografiche vanno sul sicuro e il più delle volte ti propongono l'usato sicuro che però funziona. Prendo ad esempio gli overkill e io so che ogni due anni il loro album devo comprarlo.. altre band come loro non ce ne sono.
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi Carmine il gio mag 03, 18 20:44

Un anno fa sul forum scrissi più o meno le stesse cose che avete postato voi... con l'unica differenza che fui tacciato per truzzo e ad un tratto intervenne Raven a moderare :lol:

In tutto questo ho scordato l'ultimo album degli Ulver, The Assassination of Julius Caesar. Rygg e compagnia vertono sulla synth che tira ultimamente e fa contenti i metallari, soprattutto i duri e puri.

In fin dei conti tutti gli album che ho elencato sono soltanto degli ottimi album. Nessun 9 o 10... ma comunque grande musica fatta da grandi artisti.

EDIT
Vicino al 10 forse si piazzano i Gorguts, dato che la loro musica riesce ad essere fresca, oltre che atipica.
Sono quello sobrio!

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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi Fabio Yaaaaaaaahhhhh il ven mag 04, 18 0:11

è un discorso un pò lungo da fare, ma in linea generale mi trovo bene o male d'accordo con tutto quello che avete scritto, soprattutto sulla questione che la situazione di adesso è dovuta a tutta una serie di circostanze. Da un lato è vero che la pirateria spinge gli ascoltatori a non comprare più (che in certi casi comunque se le cercano, tipo un doppio cd di Antonacci a 40 euro e cinquanta che in realtà alla fine sono 8 tracce, quindi cinque euro a canzone) e la grossa fetta di chi compra ancora sono o coloro che sono rimasti affezionati al cd oppure penso siano i supergiovani che si sono appena affacciati alla musica e possono permetterselo. quindi per correre ai ripari le stesse case discografiche sono costrette a fare "£conomia" puntando sul sicuro cioè sugli artisti che possono raggiungere più compratori e portare ad un rientro sicuro delle spese.
Verò è anche che la comunità metal/rock, oltre a essere quella che compra maggiormente i cd visto che il metal per noi è vita, non musica, è allo stesso tempo la frangia più chiusa, non l'unica, ma un pò più di altre sì. Questo i discografici penso lo sappiano bene quindi danno un colpo al cerchio ed uno alla botte puntando sia su roba nuova sia sui "revival" per accontentare fan nuovi e vecchi (i gruppi storici tipo i Maiden faranno un album ogni cinque anni, ma buttano fuori un live ogni due, diciamoci la verità, così come tutte le edizioni anniversary che escono ultimamente).
Sono comunque piacevolmente sorpreso di vedere come nonostante robocoppola si definisca "oldschool" (non più di tanto comunque, da quello che scrivi avrai massimo 5-10 anni più di me) allo stesso tempo veda la cosa con ottica neutrale, tra l'altro il primo che sento scrivere che i generi "revival" siano studiati apposta per i nostalgici mentre di solito i gruppi "costruiti" sono solo quelli nuovi per i ragazzini e basta.
Che comunque secondo me le cose vanno prese molto con le pinze, tra i gruppi da "nostalgici" potrei metterci i Volbeat, che secondo me si riportano in auge stili "vintage" ma li ripropongono in chiave moderna. Come allo stesso tempo bisogna prendere casi singoli, per esempio visto che sono stati nominati i Sevenfold, vero che sono partiti come gruppo "moderno" ma hanno raggiunto il triplo della notorietà solo quando hanno iniziato la svolta "classica", quindi ogni caso è a sè stante secondo me.
Personalmente penso ci siano artisti che sono portati ad evolversi e reinventarsi ciclicamente mentre altri che, vuoi per volontà loro, vuoi per il genere che fanno, tendono a stagnare. Entrambe le cose hanno i loro pro e i loro contro, ma se la proposta rimane valida la questione "strada intrapresa" passa in secondo piano.
Comunque come scrissi a suo tempo per me artisti che hanno inventato o sperimentato qualcosa di davvero nuovo ci sono, purtroppo però non essendo seminale come i generi inventati i decenni scorsi rimane borderline.

Carmine ha scritto:Un anno fa sul forum scrissi più o meno le stesse cose che avete postato voi... con l'unica differenza che fui tacciato per truzzo e ad un tratto intervenne Raven a moderare :lol:


mi perdo sempre le robe più fighe

AL1974 ha scritto:però lo stimolo devi avercelo dentro, le case discografiche vanno sul sicuro e il più delle volte ti propongono l'usato sicuro che però funziona. Prendo ad esempio gli overkill e io so che ogni due anni il loro album devo comprarlo.. altre band come loro non ce ne sono.


Un'altra cosa importante per me è quella. Per esempio prima di avere internet compravo gli album dei gruppi "preferiti" sulla fiducia anche se poi potevano rivelarsipassi falsi, negli ultimi dieci anni prima scarico l'album e se dopo una serie di ascolti mi rendo conto che vale la pena comprarlo lo faccio, anche se non sono obbligatoriamente band di punta
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi tosaerba il ven mag 04, 18 0:43

Un indice significativo del fatto che il mondo rock fatica ad andare avanti sono le copertine delle riviste musicali (Rolling Stone e simili). In prima pagina non è affatto raro leggere i nomi di gruppi appartenenti agli anni '70-'80. Possibile che nel 2018 ancora si parli di Led Zeppelin? Di Sex Pistols? Di Ozzy Osbourne? Di Alice Cooper? Ma basta porca miseria! Possibile che senza Robert Plant in copertina la rivista non vende? Che tristezza

Ovviamente chi legge Rolling Stone vuole leggere le solite cose dette e ridette, le solite interviste alla solita gente, le solite classifiche sui soliti migliori chitarristi, insomma, CHE PALLE (a parte che adesso se non sbaglio il direttore è la Lucarelli quindi è probabile cominceranno a parlare di reality show :lol: )
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi robocoppola il ven mag 04, 18 1:13

Fabio Yaaaaaaaahhhhh ha scritto:Sono comunque piacevolmente sorpreso di vedere come nonostante robocoppola si definisca "oldschool" (non più di tanto comunque, da quello che scrivi avrai massimo 5-10 anni più di me) allo stesso tempo veda la cosa con ottica neutrale, tra l'altro il primo che sento scrivere che i generi "revival" siano studiati apposta per i nostalgici mentre di solito i gruppi "costruiti" sono solo quelli nuovi per i ragazzini e basta.


Sicuramente mi sono espresso male.
Chi fa quel tipo di musica "old school" non è certo gente che lo fa per chissà quale ritorno economico. Sono veramente poche le band che riescono a campare di musica, e certo non sono gli Striker, i Monument o i Blood Ceremony. Quindi nessuno sano di mente farebbe quel genere per soldi.

Quel che dico io è che le case discografiche ci puntano perché portano un introito piccolo ma solido. Queste band "revival" (che però a me piacciono moltissimo ci tengo a precisarlo), magari limitandoci a quelle delle scuderie delle major metal tipo NB, Century Media, Napalm e Metal Blade, hanno una fanbase ampia e garantiscono buone vendite. Non clamorose, ma buone e costanti. Quindi questi generi sono pompati dalle case discografiche con - ammettiamolo - una buona dose di abbondanza di materiale. I trend, spesso, li fanno proprio le case discografiche pubblicizzando le band che vogliono loro.

Ripeto, come ho detto io adoro Blues Pills, Orchid, Enforcer, Purson, Graveyard e un sacco di roba occult doom/stoner ma è chiaro che parliamo di prodotti che la casa discografica produce perché globalmente vende meglio di roba più originale, visto che la maggior parte dei soldi li sborsa il metallaro medio (=età più elevata, gusti più classici, restio alle novità) piuttosto che il ragazzino (=pochi soldi in tasca, smanetta col pc, in genere non paga per la musica o non è interessato a comprarla).

Poi ecco, a me va bene perché mi piacciono prevalentemente quei generi là, però ci vorrebbe un ricambio generazionale che un po' manca, e non è pensabile attirare i più giovani se continuiamo a proporre solo roba che andava forte 35-45 anni fa. Ci vuole sempre quel genere più popolare per attirare il pubblico più generale (anni 80=hair metal, anni 90=grunge/nu metal, anni 2000=new wave of american heavy metal ecc) che poi dopo sceglierà se passare a gusti più classici o meno.

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PS. Ho 34 anni, ma sono old school inside! :P
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi Beta il ven mag 04, 18 14:53

Avete tirato in ballo un discorso molto interessante :D

Anche io sono abbastanza d'accordo con voi (in particolare mi ritrovo molto nel discorso fatto da Fabio). Però non credo che il rock e il metal stiano stagnando. In realtà io penso che siano dei generi che si stanno rinnovando e ci sono svariate band che propongono sound nuovi, ma il problema è proprio quello che dicevate voi: a quanta gente interessa? Io ascolto un sacco di band validissime che non vivono di musica, perché con qul tipo di proposta non si fanno i soldi (mi riallaccio al discorso di robocoppola). Il problema quindi è, a mio avviso, la gente: l'interessante c'è, ma pochi hanno voglia di andare a cercarlo.
Io penso che tutte le piattaforme che abbiamo a disposizione siano una miniera d'oro, perché, se bene usate, ci permettono di conoscere gruppi inusuali e di arrivare a scoprire le proposte più interessanti del ventunesimo secolo; il problema è che, purtroppo, spesso vengono usate male. Spotify è fantastico, ma ci sono due modi per usarlo: l'uno è ascoltare la musica lì e basta; l'altro e farne uno strumento per conoscere gruppi e poi, se piacciono, andare a comprare il disco (preciso che io faccio spesso come Fabio, cioè prima ascolto un disco e, se poi mi prende e regge, lo vado a comprare). Poi il mercato si adatta ai gusti della gente, e ne segue tutto quello che dicevate voi (cioè il fatto che l'innovativo interessa poco, quindi non viene incentivato, e, allora, la casa discografica punta più sul live degli Iron, che resta un incasso sicuro), il che, per quello che vedo io in giro, è fomentato da un lato dalla mancanza di volontà dei più giovani di comprare dischi (io conosco un sacco di gente della mia età che i dischi non li compra :shock: cosa per me inconcepibile, perché io piuttosto mi faccio insultare da mia madre con un "ma compri un altro disco???", ma lo prendo) e dall'altro dalla mancanza di volontà da parte dei più maturi di staccarsi dal paradigma de "il metal andava bene fino agli anni '80, poi declino".
Ovviamente ci tengo a precisare che non sto facendo di tutta l'erba un fascio: esattamente come non tutti i giovani non comprano (oltre a gente che non compra, ne conosco anche molta altra della mia età che risparmia sulla birra per comprare il disco, e io sono una di queste ;) ), nemmeno tutti i maturi non si aprono al nuovo. Mio padre, per esempio, si ascolta tranquillamente i Led, i Muse, i Nightwish e gli Iron Maiden (tanto per fare qualche nome a caso). Qui che vince, purtroppo, è la legge dei grandi numeri, la quale è a sfavore dell'innovativo. Ma secondo me tutto questo è da attribuirsi a chi ascolta, non tanto al genere in sè che, come dicevo all'inizio di questo topic col mio post, della roba bella, valida e che (almeno a mio parere) verrà ricordata ce ne abbiamo eccome ... basta saperla cercare e trovare.
Chiudo con una piccola riflessione che si riallaccia al titolo de topic: la roba innovativa di cui parlo sopra probabilmente non verrà ricordata proprio perché nessuno si fila la roba innovativa. Quindi il fatto di ricordare un album tra 30 anni e il fatto che quell'album sia o meno fresco, seminale o innovativo penso che siano due cose scollegate. Magari ci ricorderemo di 13 semplicemente perché è l'ultimo dei Sabbath (indipendentemente dalla qualità, che, ripeto, per me c'è) piuttosto che di un All is One per le sue qualità musicali intrinseche, e questo proprio perché ultimamente gran parte della platea guarda di più l'apparenza che l'essenza. Ovviamente spero di sbagliarmi e spero che tra 30 anni ci ricorderemo ancora di dischi che hanno detto davvero qualcosa in questo periodo che stiamo vivendo, anche se magari adesso stanno passando più in sordina, perché finora la storia ha dato ragione ad album più difficili, ma che avevano qualcosa di interessante (The Wall, tanto per dirne uno), piuttosto che album più facili all'ascolto e spopolanti sul momento che poi adesso vengono ricordati di meno.
"Molti vogliono insegnare ad altri ciò che loro stessi non conoscono" - Cicerone
"Posso credere a tutto, purché sia assolutamente incredibile" - Oscar Wilde
"Mi hanno chiamato folle, ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto" - Edgar Allan Poe
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi tosaerba il ven mag 04, 18 15:30

stavo anche pensando che c'è una variabile psicologica di cui tenere conto, l'identificazione. mai come nell'ambito metal la frangia degli ascoltatori si identifica con un proprio epiteto e assume coscienza di sé: un appassionato di musica metal si identifica come metallaro, si veste come tale, bazzica nei posti adibiti alla musica metal, in un certo senso 'vive' il metal. è per questo che, come dicevo qualche post sopra, è anche l'ambiente più ostile al cambiamento. tutto ciò non si può dire per altri generi musicali, tranne in parte il rap. dico in parte perché negli anni '90 c'era già la distinzione tra nuovo (tupac, ice cube, snoop dogg) e old school (public enemy, brand nubian, eazy e). tra l'altro il termine old school in musica credo sia stato utilizzato per la prima volta proprio in riferimento all'hip hop, ma non sono sicuro al 100% F:- distinzione, dicevo, che all'epoca pareva potesse avere un senso: oh mio dio il nuovo che avanza parla solo di troie e soldi, dov'è finito il messaggio? ormai lo spirito si è estinto, morte ai poser, vi siete venduti, ora corro ad ascoltarmi gli album vecchi, quelli sì che sono belli. ecco, a posteriori discorsi del genere fanno ridere, perché in mezzo ad un mercato inflazionato sono usciti album e artisti notevoli, e continuano ad uscirne anche nel 21 secolo (kendrick lamar su tutti, my beautiful dark twisted fantasy di kanye west, madvillain, tyler the creator, run the jewels, death grips, eccetera)

la presa di coscienza dell'ambiente metal è un po' croce e delizia: un metallaro incallito deve assumere le novità col cucchiaino, un passo alla volta, senza esagerare. il rischio di cadere nel poseraggio (sia mai) è sempre dietro l'angolo...
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi AL1974 il ven mag 04, 18 15:58

Beta ha scritto:Avete tirato in ballo un discorso molto interessante :D

Anche io sono abbastanza d'accordo con voi (in particolare mi ritrovo molto nel discorso fatto da Fabio). Però non credo che il rock e il metal stiano stagnando. In realtà io penso che siano dei generi che si stanno rinnovando e ci sono svariate band che propongono sound nuovi, ma il problema è proprio quello che dicevate voi: a quanta gente interessa? Io ascolto un sacco di band validissime che non vivono di musica, perché con qul tipo di proposta non si fanno i soldi (mi riallaccio al discorso di robocoppola). Il problema quindi è, a mio avviso, la gente: l'interessante c'è, ma pochi hanno voglia di andare a cercarlo.
Io penso che tutte le piattaforme che abbiamo a disposizione siano una miniera d'oro, perché, se bene usate, ci permettono di conoscere gruppi inusuali e di arrivare a scoprire le proposte più interessanti del ventunesimo secolo; il problema è che, purtroppo, spesso vengono usate male. Spotify è fantastico, ma ci sono due modi per usarlo: l'uno è ascoltare la musica lì e basta; l'altro e farne uno strumento per conoscere gruppi e poi, se piacciono, andare a comprare il disco (preciso che io faccio spesso come Fabio, cioè prima ascolto un disco e, se poi mi prende e regge, lo vado a comprare). Poi il mercato si adatta ai gusti della gente, e ne segue tutto quello che dicevate voi (cioè il fatto che l'innovativo interessa poco, quindi non viene incentivato, e, allora, la casa discografica punta più sul live degli Iron, che resta un incasso sicuro), il che, per quello che vedo io in giro, è fomentato da un lato dalla mancanza di volontà dei più giovani di comprare dischi (io conosco un sacco di gente della mia età che i dischi non li compra :shock: cosa per me inconcepibile, perché io piuttosto mi faccio insultare da mia madre con un "ma compri un altro disco???", ma lo prendo) e dall'altro dalla mancanza di volontà da parte dei più maturi di staccarsi dal paradigma de "il metal andava bene fino agli anni '80, poi declino".
Ovviamente ci tengo a precisare che non sto facendo di tutta l'erba un fascio: esattamente come non tutti i giovani non comprano (oltre a gente che non compra, ne conosco anche molta altra della mia età che risparmia sulla birra per comprare il disco, e io sono una di queste ;) ), nemmeno tutti i maturi non si aprono al nuovo. Mio padre, per esempio, si ascolta tranquillamente i Led, i Muse, i Nightwish e gli Iron Maiden (tanto per fare qualche nome a caso). Qui che vince, purtroppo, è la legge dei grandi numeri, la quale è a sfavore dell'innovativo. Ma secondo me tutto questo è da attribuirsi a chi ascolta, non tanto al genere in sè che, come dicevo all'inizio di questo topic col mio post, della roba bella, valida e che (almeno a mio parere) verrà ricordata ce ne abbiamo eccome ... basta saperla cercare e trovare.
Chiudo con una piccola riflessione che si riallaccia al titolo de topic: la roba innovativa di cui parlo sopra probabilmente non verrà ricordata proprio perché nessuno si fila la roba innovativa. Quindi il fatto di ricordare un album tra 30 anni e il fatto che quell'album sia o meno fresco, seminale o innovativo penso che siano due cose scollegate. Magari ci ricorderemo di 13 semplicemente perché è l'ultimo dei Sabbath (indipendentemente dalla qualità, che, ripeto, per me c'è) piuttosto che di un All is One per le sue qualità musicali intrinseche, e questo proprio perché ultimamente gran parte della platea guarda di più l'apparenza che l'essenza. Ovviamente spero di sbagliarmi e spero che tra 30 anni ci ricorderemo ancora di dischi che hanno detto davvero qualcosa in questo periodo che stiamo vivendo, anche se magari adesso stanno passando più in sordina, perché finora la storia ha dato ragione ad album più difficili, ma che avevano qualcosa di interessante (The Wall, tanto per dirne uno), piuttosto che album più facili all'ascolto e spopolanti sul momento che poi adesso vengono ricordati di meno.


concordo. faccio anche io come te e Fabio. uso Spotify come dici tu. io in alcuni casi vado addirittura prima a vedere una band live e poi si mi prende allora compro il cd e la maglietta al banchetto (soprattutto quando suonano band italiane).
il problema è che a volte si è pigri (e si hanno mille altre cose da fare) e quindi non ci si attiva a dovere per andare a scovare le novità, oppure una volta trovata la novità non la supporta a dovere.
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Re: Di quali album ci ricorderemo tra 30 anni?

Messaggiodi Fabio Yaaaaaaaahhhhh il ven mag 04, 18 18:31

robocoppola ha scritto:
Sicuramente mi sono espresso male.
Chi fa quel tipo di musica "old school" non è certo gente che lo fa per chissà quale ritorno economico. Sono veramente poche le band che riescono a campare di musica, e certo non sono gli Striker, i Monument o i Blood Ceremony. Quindi nessuno sano di mente farebbe quel genere per soldi.


Sì anch'io quando mi riferisco a "operazioni con secondi fini" di solito mi riferisco alle case discografiche, specialmente una in particolare. Ogni volta che si leggono commenti tipo "sono venduti, lo fanno per soldi" appena un gruppo vira leggermente sonorità prendo tutto con le pinze, dubito che uno si sia fatto dieci quindici anni di esercizio sullo strumento solo per guadagnare e non perchè gli piace quello che fa

Comunque in realtà si possono tranquillamente proporre anche artisti saliti alla ribalta una trentina di anni fa, visto che in realtà molti hanno saputo reinventarsi bene col passare degli anni, più che altro il problema è depennare a prescindere quello che esce perchè si tende ad andare sul sicuro. Allo stesso tempo penso anch'io come dice Beta che non tutti gli ascoltatori "old school" siano rimasti fossilizzati a 30-40 anni fa, basta vedere qui sul forum di Metallized dove hai gente che si dichiara "vecchia" ma passa dai Maiden ai Morbid Angel per poi spararsi gruppi relativamente nuovi e anche di genere diverso. Quando di solito dico che si tende a sminuire le band nuove in partenza mi baso sulla tendenza generale che si legge in giro.

tosaerba ha scritto:ra l'altro il termine old school in musica credo sia stato utilizzato per la prima volta proprio in riferimento all'hip hop, ma non sono sicuro al 100% F:-


sembra anche a me, occhio che 2pac fa un pò da spartiacque tra rap alla Run Dmc e quello nuovo, anche perchè non parla solo di troie e soldi :_DD interessante comunque il paragone che fai con il rap dal momento che anche lì è dato per morto da anni quando artisti validi ci sono ancora, solo che non passano per radio e tv quindi uno che vede le cose da fuori pensa che per essere un rapper basta che sei rincoglionito fare rima è un optional

AL1974 ha scritto:io in alcuni casi vado addirittura prima a vedere una band live e poi si mi prende allora compro il cd e la maglietta al banchetto (soprattutto quando suonano band italiane).


esatto, specialmente quelle un pò più extreme ultimamente, ne stanno uscendo di valide
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