Ci sono musiche e canzoni che smuovono l'anima. Ci sono e ci sono stati personaggi che con "poco" e senza particolari intenti, hanno raccontano le loro impressioni e i loro sentimenti attraverso un'arte immortale, ma soprattutto attraverso il cuore. Una di queste è un artista sotto tutti i punti di vista, figlio di un padre chitarrista e portatore di quello spirito intraprendente nella lotta per i Diritti Civili in stati che, ancora oggi, faticano ad assimilarli. Questa persona è J.B. Lenoir.
Nato a Monticello, nel Mississippi, nei primi anni '40 viene istruito dal padre indirizzandolo nel magico mondo del blues e del rock, ispirandosi in seguito alla tecnica e agli acuti di Blind Lemon Jefferson, assieme ad altri grandi nomi come Lightin' Hopkins, Arthur Crudup, Leadbelly e Sunnyland Slim (per quanto riguarda il primo sound) e tutta l'atmosfera tipica r'n'b anni '50 di Chicago.
Infatti nel '50 incise il suo primo lavoro, contenente, a seguito della Guerra di Corea, una delle prime canzoni di stampo pacifista più struggenti della sua carriera: "Korea Blues".
Ma il suo repertorio non si limita esclusivamente alla scena bellica. Lenoir si sente coinvolto dal menefreghismo, dall'oppresione e dall'odio razziale che infervora in special modo nel sud degli Stati Uniti, tant'è che compone pezzi del calibro di "Livin' in the White House" e la sconvolgente "Eisenhower Blues", questa modificata dal titolo "Tax Paying Blues".
Lenoir è un uomo esuberante, pieno di vitalità e bizzarro nel suo modo di esporsi al pubblico, con pantaloni e giacche zebrate o eccentriche che lo distinguono, non solo dal tipico "black guy" di strada, ma dal modo di concepire la musica dell'epoca, con pezzi talvolta malinconici e gospeliani come "The Whale has Swallowed Me" e "Alabama March", al rock/boogie e rythm sfrenato come ad esempio "The Mojo Boogie".
Lenoir morirà nell'Illinois di arresto cardiaco, conseguenza di un grave incidente stradale avvenuto settimane prima, ma la sua eredità , sia a livello tecnico che vocale, lo porterà a generare altri grandi tra cui Bob Dylan, Bonnie Raitt...
Tutto questo preso un po' da Wiki, un po' dal film-documentario The Soul of a Man, un po' da conoscenze personali.
Non so a quanti di voi piaccia lo spiritual e la "musica nera", ma a me moltissimo, pur non essendo di parte - e per "di parte" intendo sotto l'aspetto religioso.
Ma credo che qui il senso di religione centri molto poco, importante è il coinvolgimento, la sensibilità e la passione cantata da uno come tanti che ha saputo inciderla nel ricordo e nella memoria.